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Daniele V. Morrone
Perché Zidane è tornato al Real Madrid?
17 mar 2019
17 mar 2019
Francesco ci ha chiesto cosa ha spinto Zinedine Zidane a tornare sulla panchina del Real Madrid. Risponde Daniele V. Morrone.
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Daniele V. Morrone
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Ciao a tutti, non riesco a capire qual è il motivo che ha spinto Zinedine Zidane a tornare al Real Madrid. Sembrava aver scelto i tempi perfetti per vincere tutto, lasciare all’apice e voltare pagina, e invece è tornato per prendersi la pratica di un Real Madrid che sembra in macerie. Magari voi ci capite più di me.

 

Francesco

 



 

Hai ragione Francesco: il ritorno di Zidane al Real Madrid ha sorpreso tutti: gli stessi giornalisti madrileni sembravano sicuri del ritorno di Mourinho pochi giorni prima che il nome di Zidane diventasse realtà. A prima vista la scelta di tornare ora è strana, tutti concordavano sul fatto che lasciare il Real Madrid dopo la vittoria della Champions League a Kiev fosse stato un colpo di genio di Zizou. La squadra aveva compiuto un’impresa incredibile e però nella Liga dava tutti i segni di stanchezza mentale. Come detto dallo stesso Zidane è il campionato il torneo dove si misura la reale forza di una squadra perché c’è la necessità di essere continui nella prestazione. Quel Madrid invece funzionava con l’interruttore, accendendosi solo dopo l’inno della Champions League.

 

Difficilmente si poteva fare di più che vincere tre volte consecutive la competizione.

 Le parole di Zidane al momento del secondo insediamento hanno voluto rispondere al quesito, partendo dall’ufficializzare il motivo del suo addio: «Era il momento necessario e lo necessitavano i giocatori. Me ne sono andato perché pensavo che dopo due anni e mezzo vincendo quasi tutto c’era bisogno di cambiare qualcosa. Sapevo che non era facile ma la decisione dovevo prenderla e adesso ho preso quest’altra perché serve. Ho ricevuto varie proposte però non ho voluto andare ad altre squadre. Ora bisogna concentrarsi nel finire bene questa stagione e preparare bene la prossima».

 

Nel suo discorso Zidane ha puntato soprattutto sul valore affettivo: «Torno perché mi ha chiamato il presidente e visto che voglio bene al presidente e al club sono qui» e sulla necessità di ricaricare mentalmente: «Ho vissuto qui a Madrid, facendo le mie cose. Ma ho ricaricato le batterie, sono pronto per allenare nuovamente questo grande club». 

Noi sappiamo poco o nulla di offerte di altre squadre precedenti a quella del Madrid, ma da Zidane sappiamo che ci sono state e che sono state rifiutate. Sappiamo anche altre cose, e cioè che Zidane ama la città, che sua moglie è spagnola e da sempre ama la vita madrilena (era uno dei motivi del suo trasferimento dalla Juventus ormai ere geologiche fa).

 

Lei è sempre stata restia a lasciare la Spagna e lì è rimasta tutta la famiglia anche quando Zidane ha lasciato il calcio giocato. Forse quindi nella sua idea c’era quella di fare un anno sabbatico, rifiutando quindi le altre opzioni arrivategli (viene da pensare allo United post-Mourinho). Solo quando il presidente lo ha chiamato in preda al panico per l’eliminazione del Madrid dalla Champions League, potrebbe aver pensato che per amore del Real Madrid era il caso di tornare prima del previsto ad allenare. Dato che altre offerte gli sono arrivate e le ha rifiutate, o è perché non gli è arrivata quella che voleva lui (ma quale voleva? Tornare all’Olympique Marsiglia? La Juventus?). Forse effettivamente lui non voleva comunque lasciare Madrid in tempi brevi.

Volendo uscire dalla versione ufficiale dei fatti, provando a trovare una strada diversa per spiegare il ritorno, ho cercato sui vari giornali madrileni le versioni più disparate. A scrivere la versione più interessante è stato Santiago Siguero su Marca (principale giornale sportivo madrileno: «I tifosi sanno che Zidane torna per fare un lifting che la squadra necessitava dopo la finale di Kiev. (…) Il francese voleva fare una rivoluzione a caldo dopo Kiev. Non gliel’hanno permesso, non ha potuto o non ha saputo. Non è passata però neanche una stagione che questa necessità di rinnovamento si è fatta palese». Semplicemente, Zidane sapeva che dopo Kiev il Real Madrid aveva bisogno di cominciare un nuovo ciclo. Il tecnico non è però riuscito a farlo capire a Florentino, che lo ha capito solo in coda a una stagione disastrosa.

 

Una delle teorie più accreditate a Madrid, insomma, dice che il motivo del suo addio era arrivato non tanto dalla consapevolezza di aver vinto già tutto, ma nell’incapacità di trasformare questo prestigio in potere contrattuale, e quindi poter decidere come formare la rosa della squadra. A Madrid sono certi ad esempio che Bale abbia detto a Florentino un fatidico “o me o lui” dopo che Zidane non gli aveva dato la titolarità nella finale di Kiev. Zidane da parte sua dicono avesse chiesto la cessione estiva del gallese, cosa negata da Florentino. 

Come dice Santiago Segurola su El País (nome simile ma giornalista diverso dal primo): «torna con un prestigio clamoroso e un potere illimitato. E questo suggerisce tre fattori essenziali: controllo totale, denaro abbondante, acquisti a comando». Quella di Zidane quindi più che un addio definitivo, potrebbe essere stata la più classica delle power move: lasciare l’anno di transizione ad altri, per tornare come salvatore della patria al momento giusto con tutti i poteri del mondo per iniziare un uovo ciclo a modo suo. Per dire, a pochi giorni dal suo arrivo poi il Madrid ha ufficializzato già il primo acquisto del rinnovamento estivo, il difensore Militao dal Porto. Il giornale madrileno

ha poi aggiunto che Florentino avrebbe promesso tre grandissimi acquisti estivi. Dovesse essere anche ceduto Bale in estate ecco che questa teoria avrebbe molte fondamenta.

 

Il dominio in Champions League del Real Madrid è arrivato grazie a un gruppo speciale, che però già prima di Kiev aveva dato segni di essere arrivato però a fine ciclo. Cristiano Ronaldo si è tirato fuori addirittura ai microfoni mentre gli altri festeggiavano. La partenza dell’asso portoghese però non ha portato ad altre partenze, anzi: il rinnovamento in atto con l’arrivo di giovani nelle ultime stagioni è stato così soft che lo stesso Zidane, per la sua cavalcata in Champions, ha utilizzato alla fine sempre lo stesso gruppo di 13 giocatori.

 

Tolto Asensio, nessuno dei tanti giovani comprati negli anni si è mai preso veramente il posto nel gruppo ristretto. Lo stesso Lopetegui era arrivato con l’idea di cambiare ciclo, prima di scontrarsi con l’impossibilità di muovere i senatori dello spogliatoio dalla loro visione di come vanno fatte le cose e senza avere il coraggio di metterli veramente da parte in favore di chi ne doveva ereditare il posto come ad esempio Asensio e Ceballos. Nonostante l’inizio di stagione disastroso giocatori come Kroos, Marcelo, Varane e Casemiro sono rimasti intoccabili. Ora che Solari a modo suo ha rotto il tabù con Vinicius e Reguilón a scapito di Bale e Marcelo, Zidane può avere mano libera per completare l’opera di rinnovamento come meglio crede, senza neanche l’assillo del risultato visto che la squadra è già fuori dalle competizioni.

 

Insomma, Francesco, noi non possiamo davvero sapere perché Zidane sia tornato, ma in fondo più ci ragioniamo e più sembra avere senso dal suo punto di vista. Quella che sembrava una mossa impulsiva e priva di logica, da parte di uno degli allenatori meno impulsivi e più razionali nelle sue scelte, in realtà potrebbe coerente col suo stile. Per saperne di più, in ogni caso, dobbiamo aspettare il mercato estivo.

 

 

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