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Si stava meglio quando erano tutti zero a zero
16 nov 2020
16 nov 2020
Ode al pareggio a reti bianche, ora che siamo inondati di gol.
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Uno spettro si aggira per il calcio europeo, ha la forma di una sirena che col suo canto distrae i difensori e rende spietati gli attaccanti. I risultati delle partite di calcio, uno sport basato sulla rassicurazione dei punteggi bassi, sono impazziti, sembrano equazioni matematiche: 3-3; 4-2; 8-2. I poteri forti hanno fatto di tutto per aumentare il numero di gol, per tenere il calcio al passo degli altri prodotti di intrattenimento della nostra società isterica. I palloni più volatili, regole sempre più stringenti per i difensori e poi le fanfare mediatiche su Guardiola e il gioco offensivo (il famoso tiqui-taka). Hanno distrutto questo gioco.


 

Ora le grandi squadre licenziano gli allenatori che curano la fase difensiva, Mourinho passa per pazzo perché non vuole subire gol e si assumono tecnici dallo stile spregiudicato che non vincono mai. Gli analisti - gli stessi che si definiscono “Sarristi”, “Dezerbisti” - si chiedono come sia possibile, da dove vengono, tutti questi gol (qui nel 2012, qui nel 2016). Nelle ultime settimane le domande si tingono di terrore e coinvolgono anche l’Italia, il paese che ha reso grande la fase difensiva. Già ad agosto il Corriere della Sera constatava amaramente il record di gol in Serie A e si chiedeva cosa stesse succedendo. I difensori erano diventati all’improvviso tutti scarsi? Oppure gli attaccanti tutti formidabili? Una conclusione consolatoria era che i tanti rigori fischiati per fallo di mano avevano gonfiato il numero di gol segnati, ma poi è ricominciata la stagione, la regola sui falli di mano è cambiata, e i gol sono aumentati come in un incubo. Un incubo di scale escheriane di gol da cui non si riesce a uscire. Dicono c’entri anche il calcio a porte chiuse. Gli stadi deserti creano un vuoto emotivo che pare disperdere la tensione mentale dei giocatori. Le partite vanno fuori controllo, può succedere di tutto in qualsiasi momento. E noi sul divano a subirci questa overdose di gol inutili e scadenti.


 

In Serie A e Premier League non si era mai segnato così tanto come in queste prime giornate. Si arriverà al punto in cui, come nel basket secondo il saggio Maurizio Mosca, dovremo sintonizzarci sulle partite solo negli ultimi minuti perché tutti i gol segnati prima non conteranno niente? Arriverà il momento in cui si segnerà dopo ogni azione d’attacco e i difensori saranno ridotti a flebili fogli di carta velina contro attaccanti sempre più potenti e veloci?


 

Per noi italiani, lasciatecelo dire, tutti questi gol sono un attacco ai nostri valori. La nostra identità non solo calcistica ma di nazione è fondata sul non prenderle, mentre il globalismo mercatistico deterritorializzato precario - per citare il grande filosofo Diego Fusaro - ci convince che dobbiamo diventare brillanti e spregiudicati. Dobbiamo cambiare, scimmiottare gli altri. L’aveva capito il grande Gianni Brera, che ci ricordava che noi italiani per DNA non potevamo provare a giocare in attacco. Che il nostro fisico di gente povera, esile e malnutrita ci costringeva a pensare innanzitutto a una difesa arcigna, per poi cavarcela nelle difficoltà e in trincea.


 

Ora ci vogliono come loro, e pretendono pure che ci divertiamo. Ma come facciamo a divertirci se il gol, raro per definizione, diventa frequente e perde di senso e valore. Il risultato perfetto, diceva Brera, è lo zero a zero. In uno zero a zero non ci sono errori, solo purezza e ascetismo. Una tensione verso il nulla che è sacra.


 

In questo pezzo quindi voglio celebrare il miglior frutto del nostro calcio, quello di cui più sentiamo la mancanza in queste settimane piene di gol: gli 0-0 in campionato. Un nostro prodotto DOCG come il parmigiano reggiano, la mozzarella di bufala o le arancine. Ho raccolto dieci zero a zero dagli ultimi dieci anni; ho cercato di tenerne uno per stagione con qualche eccezione. Non ho scelto i più “belli” o i più “emozionanti”, altrimenti non sarebbe una celebrazione dell’insignificanza. Qualche nostalgico dirà che gli zero a zero degli anni ’90 erano comunque migliori di quelli degli anni 2000. Forse ha ragione ma questa è la storia: una progressiva, inesorabile perdita di valori. Vi assicuro che io ho visto personalmente tutti questi zero a zero per intero, ma per vostra comodità commenteremo solo gli highlights.


 

Eccoveli: beveteli come un’ottima tisana al finocchio dopo un’indigestione.


 

 

 

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