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Il potenziale di Yves Bissouma
26 apr 2022
Uno dei migliori mediani della Premier League.
(articolo)
8 min
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Nell’estate del 1978 Michel Hidalgo si apprestava a disputare il suo primo mondiale da allenatore della Francia, inaugurando un ciclo culminato sei anni dopo con la vittoria del titolo europeo nel segno della stella di Michel Platini. Al mondiale argentino Platini era già parte del gruppo ma il “suo” numero 10 era sulle spalle di un altro talento, meno scintillante e più esperto di lui: Jean-Marc Guillou. Quando il suo allora giovane compagno di reparto arriverà al trionfo continentale, Guillou aveva già smesso di giocare e si era spostato in panchina, cominciando un viaggio che lo porterà prima in Svizzera e poi in Costa d’Avorio.

Ad Abidjan Guillou arriva nel 1993 e qui conosce Roger Ouegnin, presidente dell’ASEC Mimosas che da anni dominava il calcio ivoriano. Guillou diventerà la mano tramite cui Ouegnin riuscirà a realizzre il suo progetto di un’accademia che potesse avere un impatto anche sociale nella sua Abidjan. Ouegnin e Guillou saranno quindi i due nomi grazie a cui nascerà l’accademia di Sol Béni da cui emergerà una gran parte della golden generation ivoriana degli anni seguenti, lanciando nel mondo del calcio personaggi come Zokora, i fratelli Touré fino ad arrivare a Gervinho. La storia di Sol Béni, però, avrà un finale amaro per via delle divergenze tra Ouegnin e Guillou, che costringeranno quest’ultimo ad andarsene dalla Costa d’Avorio. Questo però non gli impedirà di partire e aprire altre accademie; nasceranno così le JMG Academy in Thailandia, poi in Egitto e infine a Bamako, in Mali.

Il viaggio da Abidjan a Bamako è stato quello che ha segnato la vita del tredicenne Yves Bissouma. Guillou è tangenzialmente parte anche di questa storia visto che saranno proprio gli osservatori della JMG Academy di Bamako a scovare il talento di Yves, che nella capitale maliana era andato, nonostante la riluttanza dei suoi genitori, per disputare un torneo giovanile con la sua squadra, il Majestic SC. Spostarsi a Bamako sarà particolarmente duro per lui, che anni dopo ammetterà come a volte faticasse anche ad addormentarsi pensando ai suoi genitori rimasti ad Abidjan.

Intanto, cinque anni dopo quella partita con il Majestic, il diciottenne Bissouma si trova a calcare i campi del Mali con il Real Bamako, squadra espressione della JMG Academy. Gli basta appena un anno per ottenere una chiamata dall’Europa. La squadra che ha messo gli occhi su di lui è il Lille, che a marzo 2016 lo porta nel nord della Francia insieme al suo amico Rominigue Kouame, con cui aveva condiviso tutto il viaggio sin da Abidjan. «Era sempre freddo, ho dovuto abituarmi», dice Yves, «È come un mondo nuovo perché quando ti sposti dall’Africa all’Europa cambia tutto, ma dopo quattro mesi ero già in prima squadra e la gente mi conosceva».

Da Lille a Brighton

Nel 2017 le strade di Bissouma si incrociano con quelle di Marcelo Bielsa, che dopo i tragicomici giorni romani con la Lazio aveva deciso di rilanciarsi nel nord della Francia; l’esperienza a Lille non sarà però fortunata e durerà solo pochi mesi. Il rapporto di Bissouma con il loco sarà abbastanza complesso; lui stesso ammetterà di aver faticato a capire alcune scelte tattiche di Bielsa, che in lui vedeva un terzino destro.

A dicembre, però, Bielsa viene allontanato e sostituito da Christophe Galtier; per Bissouma questa sembra la chance per rilanciarsi, ma prima che possa vedere il campo stabilmente ci vorranno diversi mesi. Yves riuscirà a ritrovare centralità ad aprile, quando la squadra è in piena lotta salvezza ma il suo rientro sarà vitale per Les Dogues. Grazie a due suoi gol il Lille trova le due vittorie contro Metz e Tolosa che riescono a tirarlo fuori dalla zona retrocessione. Il fatto che sia riuscito a trovare due gol in una manciata di partite è quasi miracoloso, visto che è lo stesso numero di reti fatte in tutta la sua esperienza francese.

A Lille Bissouma è un giocatore spettacolare, che nonostante un fisico molto asciutto e longilineo in campo ha un peso specifico enorme in entrambe le fasi. Senza palla è iper-aggressivo, ai limiti dell'irruenza – uno dei giocatori più fallosi della Ligue 1 – ma gli consente di recuperare un volume di palloni a dir poco spaventoso. In fase di possesso, invece, ha un grande impatto soprattutto grazie alle sue spettacolari progressioni solitarie, in cui mostra un uso intelligente del fisico e un dribbling essenziale ma utile per resistere al meglio alla pressione.

I numeri mostrano la sua capacità di abbinare le due fasi: nel suo ultimo anno in Ligue 1, Bissouma domina tutte le metriche di contrasti e palloni intercettati. Al tempo stesso, però, è tra i migliori centrocampisti della Ligue 1 per distanza progressiva in conduzione, dribbling tentati e, sorprendentemente, anche per tiri. Nel gol che segna al Tolosa ma anche in altri prima e dopo, Bissouma mostra una tecnica di calcio fuori dal comune. Un paradosso, se pensiamo che in due anni di Ligue 1 ha raccolto solo 4 gol, tirando più di qualsiasi altro suo pari ruolo. Il suo problema, allora, è soprattutto nella selezione dei tiri, quasi sempre da distanze lunghe, e che producono pochi e spettacolari gol durante una stagione.

Il finale di stagione da sogno con il Lille porta il suo nome alla ribalta in Europa; nell’estate del 2018 viene accostato a numerosi club, tra cui Inter e Tottenham, ma alla fine lo prende il Brighton, confermandosi un club maestro di programmazione in Inghilterra e in Europa.

Bissouma a Brighton trova un contesto più esigente, dal punto di vista fisico e tecnico. Chris Houghton lo inserisce gradualmente nell’undici titolare e in un ruolo a lui congeniale sul lato sinistro del centrocampo. Il suo inserimento, quindi, è positivo e la stagione seguente doveva essere quella della sua consacrazione; ma nel momento in cui Graham Potter sostituisce Houghton sulla panchina dei Seagulls Bissouma è fermo a causa delle conseguenze di un’operazione alla spalla. Due anni dopo racconterà come questa operazione stesse per costargli la vita, costringendolo poi a una lunga e complicata riabilitazione che gli farà saltare la Coppa d’Africa prima e la preparazione estiva poi. Sempre in questo periodo si consuma anche una grave lite con il CT maliano Magassouba, che secondo lui lo avrebbe continuato a convocare in Nazionale da infortunato per metterlo in cattiva luce.

Centralità difensiva

In generale la parte finale del 2019 resta molto complessa e il suo inserimento nel sistema di Potter viene rallentato. Quando la Premier League riprende dopo lo stop per la pandemia, Bissouma trova una centralità inedita, partendo titolare per 7 volte su 9. Il ruolo che Potter gli cuce addosso è più orientato a valorizzarne le qualità difensive. Nella stagione 2020/21, Bissouma è l’unico centrocampista con compiti marcatamente difensivi del Brighton e nel reparto è quasi sempre affiancato da giocatori di impostazione offensiva come Adam Lallana e Pascal Groß.

Dal suo ritorno in campo Bissouma assume un’importanza strategica impareggiabile. In una squadra che porta stabilmente cinque o sei giocatori avanti in fase di possesso, il maliano diventa fondamentale per assorbire le transizioni difensive. Al tempo stesso, Bissouma tiene una posizione bloccata e la sua qualità nel coprire il campo lo rende cruciale per rinforzare la fascia centrale. Il risultato del lavoro di Potter è la conversione di Bissouma da un interessante box-to-box a un formidabile mediano.

Qui alcune sue giocate contro il Liverpool nell’ottobre 2021.

Se avete colto lo spirito del giocatore non dovrebbe stupirvi sapere che anche in Premier League è uno dei migliori giocatori per quasi tutte le statistiche difensive, un dato che non possiamo dare per scontato, dato il livello circostante e il fatto che Bissouma non nasce in quella posizione. E nel consentirgli di riproporre tutte le sue qualità in un contesto così complesso ha sicuramente giocato un ruolo chiave il modo in cui i suoi allenatori hanno saputo gestirlo. Prima Houghton e poi Potter sono stati decisivi prima nel consentirgli di prendere gradualmente contatto con la realtà della Premier League e con le sue intrinseche difficoltà e poi nel permettergli di crearsi la sua comfort zone in campo.

I margini con il pallone

Nella sua intervista al sito del Brighton di inizio stagione ricorda come il suo impatto con l’Inghilterra sia stato complesso: «Pensavo che sarebbe stato come giocare in Francia ma non è così, l’intensità è a un altro livello». In particolare, cita la sua seconda partita in Premier, quando, su un controllo apparentemente semplice, Milner gli strappa il pallone dai piedi generando il gol, poi decisivo, di Salah. Bissouma, insomma, ha avuto bisogno di tempo per inserirsi e nel farlo abbia poi iniziato a recuperare, consolidare e migliorare il suo gioco. In particolare, nella sua stagione di rivelazione in Premier League, Bissouma ha mostrato di essere un giocatore anche molto pulito con il pallone, sia pure in modo molto – forse troppo – essenziale. Nei numeri è risultato uno dei migliori centrocampisti per passaggi riusciti nella metà bassa della Premier League – al netto di un volume non proprio esaltante. È sotto l’aspetto della distribuzione del pallone che il suo livello sembra cresciuto maggiormente in questa stagione, il volume di passaggi è leggermente aumentato e la lunghezza diminuita. Il risultato è un giocatore con una gestione del pallone meno ambiziosa ma in generale più ordinata e generalmente migliore.

Questo miglioramento è leggibile anche nelle parole di Potter, che già un anno fa aveva riconosciuto in lui un giocatore ancora in corso di maturazione e il cui estremo superiore è a un livello molto alto, ma il cui estremo inferiore è a un livello forse troppo basso. È questo forse il motivo per cui nessuna grande squadra ha ancora puntato su di lui. L’aspetto della continuità è stato fin qui il suo punto debole principale, ed è forse riconducibile anche ad aspetti extra-campo non edificanti come i due processi in cui è stato coinvolto; uno per ripetuti eccessi di velocità e uno per una presunta violenza sessuale.

Aspetti che rendono ancora più difficile decifrare il valore reale di Yves Bissouma. Da un lato c’è una personalità difficile da gestire e il cui futuro resta incerto, dall’altro c’è un giocatore di alto livello che, se ben gestito, potrebbe essere un valore aggiunto per qualsiasi squadra anche ai massimi livelli, e con ancora un potenziale da sviluppare.

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