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Emanuele Mongiardo
Perché Adli ha cominciato a giocare
02 ott 2023
02 ott 2023
Dopo una stagione in ombra sembra finalmente arrivato il suo momento.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / Nicolo Campo
(foto) IMAGO / Nicolo Campo
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Sono trascorse poco più di due settimane dalla sconfitta per 5-1 del Milan contro l’Inter, una disfatta che aveva messo i tifosi rossoneri di nuovo di fronte all’ennesimo derby perso con lo stesso copione. La vittoria di sabato contro la Lazio, però, ha allontanato quel momento nel tempo e oggi sembra lontanissimo. Da quando Sarri guida i biancocelesti, infatti, il Milan sembra raggiungere il massimo della sua efficacia e giocare sempre la stessa partita: pressing alto che rende faticoso e sterile il possesso della Lazio; lo spazio concesso sulle fasce che diventa terra di conquista per gli esterni rossoneri. Per il terzo anno di fila a San Siro la squadra di Pioli ha superato quella di Sarri per 2-0, un dato davvero curioso se si pensa a quanto siano cambiate queste squadre nel corso delle ultime due stagioni.

Di solito, a fare la differenza per il Milan, era l’aggressività dei suoi centrocampisti sui pari ruolo laziali: contro il pressing rossonero aveva sofferto persino un giocatore del calibro di Milinkovic-Savic. Con l’infortunio di Bennacer e la cessione di Tonali, quest’estate il Milan si è visto costretto a stravolgere la mediana. Sono arrivati tanti volti nuovi, ma in generale l’attitudine dei singoli non è cambiata, e la vittoria con la Lazio ne è una prova. Tutti i centrocampisti del Milan sono portati al pressing e, col pallone tra i piedi, vorrebbero accelerare il gioco, chi con le conduzioni (Musah, Loftus-Cheek), chi scambiando il pallone nello stretto (Reijnders). Nel Milan, insomma, non sembrava esserci un vero e proprio regista. Di sicuro non lo era Krunic, nonostante sia stato impiegato da metodista, e negli ultimi tempi non lo era nemmeno Bennacer, schierato da trequartista e comunque meno influente, lo scorso anno, in una squadra troppo diretta con il pallone. In questo contesto Yacine Adli è un'eccezione, rivelandosi una piacevole sorpresa nelle ultime due partite.

Giunto a Milanello dopo la retrocessione col Bordeaux, lo scorso anno Adli ha accumulato meno di duecento minuti. Nonostante fino a qualche giorno fa non ci fosse proprio spazio per lui, il francese aveva saputo catturare la benevolenza dei tifosi, con un atteggiamento sempre devoto alla causa e positivo nei confronti dei compagni. La standing ovation di San Siro, più che il tributo per una buon prestazione, è sembrata la giusta ricompensa per la sua tenacia.

Qualche anno fa Adli era uno dei nomi più interessanti delle giovanili del Paris Saint-Germain. Da trequartista, catturava l’attenzione il suo modo di coniugare il fisico slanciato con eccellenti qualità tecniche, declinate soprattutto in dribbling e conduzioni. Anche al Bordeaux, probabilmente, era stato il suo modo di portare palla ad attirare gli scout del Milan. A due anni di distanza dal suo acquisto, però, Adli si è riscoperto utile in una veste inedita per la sua carriera. Già in amichevole Pioli lo aveva schierato davanti alla difesa, ma l’esperimento non sembrava poter reggere l’impatto della Serie A. L’assenza di Krunic, però, ha spinto il tecnico emiliano a lanciarlo contro il Cagliari e in questo modo il centrocampo del Milan sembra aver trovato una nuova risorsa.

I passaggi di Adli

Milan-Lazio è stata una gara intensa, con un metro arbitrale più permissivo del solito che ha fatto emergere l’atletismo delle due squadre. Il francese ha uno stile compassato, che poco si addice ai ritmi del calcio d’élite e che gli ha impedito di riproporre tra i grandi le qualità che aveva mostrato nelle giovanili. Anche per questo, farlo arretrare in regia si è rivelata una mossa intelligente e alla fine Adli, filiforme e ingobbito come un adolescente che passa troppo tempo con lo zaino sulle spalle, non ha risentito dei giri alti della partita.

Pioli ai microfoni lo ha elogiato nonostante, a suo dire, all’inizio avesse sofferto un po’ la pressione di San Siro. In effetti, rispetto alla gara col Cagliari, Adli è intervenuto di meno e ha anche abbassato la sua percentuale di passaggi riusciti. C’entra non solo un palcoscenico esigente come il Meazza, ma anche il modo di difendere della Lazio, che nel primo tempo ha saputo ingabbiarlo con il contributo di Castellanos e delle due mezzali.

Nonostante ciò, Adli ancora una volta ha saputo migliorare la manovra del Milan ed è stato decisivo anche nella costruzione dell’1-0. Dopo la partita col Cagliari, in molti avevano messo in evidenza la percentuale di riuscita dei suoi tocchi, completando 74 passaggi col 97% di precisione. Il dato sulla quantità di passaggi, però, di per sé non dice molto della partita né dell’influenza di un giocatore su di essa. Nel caso di Adli, più che sulla quantità, bisognerebbe riflettere sulla qualità con cui i suoi passaggi raggiungono i compagni.

Krunic è un soldato di cui Pioli si fida ad occhi chiusi, duttile e in grado di coprire tanto campo in una squadra che spesso si allunga. In fase di possesso, però, la palla esce dai piedi di Adli in modo molto più pulito di quanto non possa fare il bosniaco, i giri del pallone sono migliori, lo si nota da come ricevono i compagni. Al Milan, fino ad oggi, era mancato un centrocampista che migliorasse la qualità della circolazione. Krunic offre molto altro, ha disputato un buon inizio di stagione, ma la gestione dei ritmi non è nelle sue corde: esistono varie sfumature di passaggio, non solo appoggi ai difensori o verticalizzazioni, e Adli, a differenza di Krunic, sembra più abituato a ricercarle. Un esempio sono quei tocchi corti che magari nel flusso della partita non rubano l’occhio, ma che superano una linea avversaria e aprono nuove porte alla manovra.

Loftus-Cheek si smarca tra le linee e Adli lo trova con un filtrante non banale, visto che la linea di passaggio era stretta.

La partita di un regista basso, soprattutto nel calcio moderno dove non ha più un ruolo così accentratore, è fatta di tante piccole cose con la palla che cambiano il senso delle azioni. Adli nel Milan, in queste ultime due gare, ha svolto un lavoro di interpunzione che ha reso più scorrevole il discorso offensivo dei rossoneri. L’esempio migliore è il filtrante corto con cui avvia l’azione del gol di Pulisic. Riceve da Theo sulla trequarti laziale e individua Reijnders tra le linee, alle spalle di Guendouzi che sta per uscire in pressione su di lui. Così Adli controlla di destro e imbuca di sinistro. La differenza, in questo caso, la fa l’accuratezza con cui il francese serve Reijnders sul piede giusto: non si limita a passargli il pallone, ma stringe l’angolo del passaggio e glielo recapita sull'interno, così che il centrocampista olandese con lo stop possa girarsi verso la porta e proiettarsi per il filtrante sulla corsa di Leao.

Il numero sette rossonero ha aggiunto un pizzico in più di calma, molte più ricezioni tra le linee – perché legge bene gli smarcamenti da servire – e anche qualche bella apertura. Non si può dire che abbia condizionato in maniera radicale la manovra di Pioli, ma i suoi interventi spesso l’hanno migliorata. Bennacer escluso, forse solo Reijnders potrebbe garantire qualcosa di simile, e infatti dopo la sostituzione ha preso il suo posto da metodista. Adli porta palla con grande naturalezza, per questo può giocare sempre a testa alta e cambiare più facilmente l’orientamento del corpo, dettaglio fondamentale per garantirsi più soluzioni, scegliere la migliore o eventualmente cambiare idea.

Il contributo difensivo

Non bastasse il contributo con la palla, il centrocampista francese è stato puntuale anche in fase difensiva, soprattutto nel pressing. Adli era incaricato di aggredire da subito Guendouzi per costringerlo a ricevere di spalle ed eventualmente rubargli palla. In un’occasione ci è anche riuscito, dando il via a una transizione corta vanificata da Leao alla mezz’ora del primo tempo.

Il pressing di Adli su Guendouzi in prima costruzione.

Difendere in avanti è probabilmente il modo migliore per utilizzare un giocatore che solo da poco tempo si è trasformato in un metodista. Orientarsi sull’uomo come ha fatto il Milan è più immediato. La Lazio di Sarri, come detto, ha grandi difficoltà a far circolare il pallone contro il sistema di Pioli e Adli ha trovato la partita ideale per non far rimpiangere Krunic nemmeno in fase di non possesso.

Da quel che si è visto, Adli è un giocatore a cui piace provare l'intervento per cercare di rubare la palla e quelle gambe lunghe possono essere molto utili nei tackle e negli intercetti. Un vero metodista, però, deve essere più temperato nei tentativi di recupero palla e in alcune occasioni capire quando scambiare la marcatura coi compagni senza farsi attrarre troppo dall’uomo. Qualche volta, invece, Adli è sembrato non interessarsi troppo di ciò che accadeva alle sue spalle, un dettaglio che il Milan non potrà assolutamente permettersi contro avversari in grado di giocare attraverso il suo pressing. Anche perché Adli non sembra proprio a suo agio nel correre all’indietro, né sa tappare buchi come invece fa Krunic.

In generale, il recupero del francese allunga ulteriormente la rosa di Pioli. Certo, bisognerà testarlo in contesti meno favorevoli, ma aver trovato un regista potrebbe essere davvero un’ottima notizia per i rossoneri. Sappiamo quante difficoltà abbia il Milan contro avversari chiusi. In campionato quasi tutte le squadre saranno contente di difendere posizionalmente contro il Milan e allora la capacità di Adli di dare qualità al possesso potrà tornare utile.

Tra due giorni, invece, ad aspettare i rossoneri ci sarà il Borussia Dortmund, in un’altra partita che si prospetta intensa e contro un avversario che di certo vorrà aggredire il Milan. Se Pioli darà di nuovo fiducia ad Adli, senza dover ripiegare su Pobega come ha spesso fatto in Champions, allora vorrà dire che l’ex PSG ha davvero scalato le gerarchie.

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