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Nicholas Gineprini
La leggenda del calcio cinese che forse non conoscete
09 gen 2019
09 gen 2019
La storia e la carriera di Wu Lei, MVP della Chinese Super League e idolo del calcio cinese.
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Nicholas Gineprini
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Anche se probabilmente non lo conoscete, Wu Lei è un'icona vivente del calcio cinese, o 中国足球 (letteralmente "calcio della Terra di Mezzo"), per cui la celebrità non dura quel semplice e frettoloso quarto d’ora che, a sentire Andy Warhol, spetta a tutti noi, quali comparse effimere della contemporaneità. Una fama che non è esplosa certo quest'anno, in cui lo Shanghai SIPG ha vinto il campionato, ma si è estesa per tutto intero l’arco della sua lunga carriera calcistica nei campi di Chinese Super League.

 

Da anni, senza nessun dubbio di sorta, la "Fenice di Nanchino", come viene chiamato, è il calciatore più in luce del panorama calcistico cinese, costretto ad una visibilità mediatica quasi full time, almeno nel suo paese. Donando un pizzico di magia anche all'etimologia, che sembra contenere per certi aspetti una specie di predestinazione onomastica, l'ideogramma del suo nome,

, può essere ragionevolmente tradotto in: combattivo, valoroso, fiero. E forse non può essere altrimenti, quando ogni sabato scendi in campo, sapendo di essere il giocatore più rappresentativo ed amato della nazione più popolosa al mondo.

 

All’età di 27 anni Wu Lei è stato l’autentico leader nella vittoria dell’ultima Chinese Super League da parte dello Shanghai Sipg (conosciuto in Europa come il club di Oscar e Hulk), ponendo fine all’egemonia del Guangzhou Evergrande, che lo aveva vinto negli ultimi 7 anni consecutivi, e vincendo addirittura il titolo di capocannoniere della lega con 27 gol in 29 gare.

 



 



Lo scorso novembre, durante gli awards di fine anno, Wu Lei è stato anche eletto come MVP della Chinese Super League 2018, riconoscimento che un calciatore cinese non vinceva dal 2007 (fu l’ala sinistra Du Zhenyu quell’anno, che trionfò in CSL con lo Changcun Yatai). A conferire il premio a Wu Lei è stato il suo maestro e mentore, Xu Genbao. «Non mi aspettavo di vincere questo riconoscimento», ha dichiarato l’attaccante dello Shanghai Sipg nel suo discorso di ringraziamento. «I miei ringraziamenti vanno al direttore del club, Xu Genbao, lo staff degli allenatori, i miei compagni di squadra e tutti i fan»



 

Ma tornando alle radici della sua carriera, si potrebbe dire che la stessa storia di Wu Lei coincide con quella dello Shanghai Sipg. Il club fu fondato nel 2000 nell’isola di Chongming (Shanghai) da

, autentica leggenda del calcio cinese, ex allenatore della Nazionale Olimpica e del Dalian Shide, e recentemente anche proprietario del

in Spagna. Quello che all’epoca era conosciuto come Shanghai Dongya, partecipò al primo campionato professionistico nel 2006 in terza divisione, con una squadra formata da giovanissimi atleti tra i 14 ai 17 anni. Proprio Wu Lei esordirà in prima squadra a 14 anni e 287 giorni, diventando, a dispetto della sua giovane età, nel giro di pochissimo tempo, la colonna portante della squadra.

 

Lo scopo dichiarato di Xu Genbao era quello di creare il Manchester United d’Asia, ma partendo dal basso, basando cioè la propria crescita sui prodotti del settore giovanile, ispirandosi in un certo senso all’epopea della ‘Classe 92’ dei Red Devils della quale facevano parte Scholes, Ryan Giggs e David Beckham. Le “

” di Shanghai conquistano la promozione in seconda divisione l’anno successivo.

 

È in China League One (seconda divisione), che Wu Lei, ancora minorenne, diventa un titolare fisso nel club di Shanghai, migliorando di anno in anno il proprio score. Nel 2009 le "

" concludono il campionato al quarto posto, mancando la promozione per soli tre punti. Ma il risultato viene considerato eccellente dato che lo Shanghai Dongya era l’unico club a non aver tesserato stranieri in rosa. Nel 2010 arriverà invece la prima convocazione in nazionale sotto la guida tecnica di Gao Hongbo, con debutto nel terzo ed ultimo match della East Asian Championship (competizione riservata alle compagini dell’est asiatico), vinto per 2-0 contro Hong Kong, risultato che sarà fondamentale per la vittoria della Cina nella manifestazione.

 

La stagione della consacrazione è quella del 2012, lo Shanghai che vince il campionato e conquista la promozione, con Wu Lei che diventa capocannoniere del club con 17 reti segnate.

 

Da quel momento in poi la storia delle "

" e di Wu Lei cambia. Il club viene rilevato dallo Shanghai International Port Group (Sipg), ovvero l’autorità portuale della municipalità cinese, e per la “Fenice di Nanchino” inizia un percorso di crescita esponenziale che lo porta, dal 2014 ad oggi, a vincere costantemente, e senza rivali all’altezza, il premio di capocannoniere della Chinese Super League.

 

Con l’acquisizione da parte dello Shanghai International Port Group arrivani anche grandi investimenti, con gli ingaggi di allenatori dall’appeal internazionale come Sven Goran Eriksson e Villas Boas, e giocatori in grado di portare il club a lottare per le posizioni di vertice, come i veterani della Chinese Super League,

ed Elkeson (entrambi ex Evergrande), l’ex capitano del Ghana, Asamoah Gyan, fino alle già citate star brasiliane Oscar e Hulk.

 

Ma, nonostante i milioni di euro investiti nell’ingaggio di calciatori, l’impronta della squadra rimane quella uscita dalla Academy di Xu Genbao (oggi direttore dell’academy del club), con i difensori Wang Shenchao e Fu Huan, il portiere Yan Junling, il mediano Cai Huikang e l’ala offensiva Lu Wenjun. Più che mai, dunque, il primo scudetto dello Shanghai Sipg è la realizzazione di un progetto ambizioso iniziato 18 anni fa da Xu Genbao e portato a sua maturazione dall'allenatore portoghese Vitor Pereira.

 



Ma il simbolo del lavoro di Xu Genbao è soprattutto la crescita di Wu Lei che, dal suo esordio in Chinese Super League nel marzo del 2013, è continua e costante: migliorano con il passare degli anni le statistiche e le prestazioni, riuscendo stagione dopo stagione, a realizzare sempre un maggior numero di gol, fino ad arrivare alla meritata vittoria di quest'anno dell’ambito titolo nazionale.

 

Una carriera che possiede la stessa inarrestabile bellezza di un crescendo rossiniano, e che sembra essere la trasposizione su un campo da calcio di una retta inclinata verso l’alto che può crescere fino all'infinito. Sarebbe però impossibile parlare delle sue prestazioni senza dare il giusto peso anche al contributo di Hulk ed Oscar, senza i quali la stagione della “Fenice di Nanchino” non sarebbe stata di certo uguale.

 

Hulk ha un dominio fisico e tecnico del campionato cinese che pochi altri possono vantare. Uscito tra i fischi che hanno accompagnato la storica delusione del Mondiale giocato in Brasile nel 2014, ha deciso di elaborare il lutto della cocente sconfitta, mutando il corso della sua esistenza, scegliendo una via di fuga rapida, quanto conveniente, nella Chinese Super League, accettando un'offerta di 19.5 milioni l'anno, che lo ha reso per qualche mese





Con l’arrivo di Vitor Pereira sulla panchina delle "

", il brasiliano è stato maggiormente responsabilizzato con la fascia da capitano ed adattato spesso come mezzala destra quando la squadra si schierava con il 4-3-3, formando il trio di centrocampo con Oscar e il mediano di rottura Cai Huikang. Una posizione inedita che ha messo Hulk al servizio della squadra e non viceversa come era stato nelle scorse due stagioni a Shanghai.

 

Anche Oscar, un giocatore spesso criticato per la sua apparente scarsa applicazione in partita, sembra aver trovato a Shangai la sua dimensione. In questa stagione Oscar ha messo a segno addirittura 22 assist (stabilendo così il record in una singola edizione della Chinese Super League) e, in una dimensione meno competitiva, sembra poter finalmente cogliere i frutti del suo stile di gioco poco appariscente, appartato, quasi silenzioso.

 



 

In questo senso, è particolarmente impressionante il feeling dentro e fuori dal campo fra Wu Lei e Oscar. Secondo i dati Whoscored, i due compongono la miglior coppia d’attacco dell’intera Chinese Super League (addirittura dieci gli assist del brasiliano che hanno portato a un gol della punta cinese). «Penso che Wu Lei sia un attaccante top a livello mondiale»

in un’intervista. «Mi piace servirgli occasioni da gol e apprezzo molto quando riesce a finalizzarle. Spero di poter contribuire alla sua crescita».

 

Il numero 7 dello Shanghai Sipg

rilasciata nel maggio dello scorso anno ha ricambiato il favore spiegando come, con Oscar ed Hulk in campo, sia libero da pressioni e responsabilità di pura fatica fisica, che gli garantiscono una libertà pressoché totale sul fronte offensivo del campo.

 

I due giocatori brasiliani, in questo senso, hanno rifiutato l'etichetta tutta cinese del:

 (

) che consiste nel prestare la propria "occidentalità", in questo caso esperienza nei massimi campionati Europei, al business di turno senza fare nulla di rilevante. Anzi, entrambi hanno trasformato la Chinese Super League in un'opportunità di rilancio e conquista. Hulk, tra l'altro, è diventato, nel giro di un paio di stagioni, capitano ed autentica bandiera della giovane società con sede a Shanghai, e, in questo senso,

dopo il gol decisivo nel 24° turno contro i rivali del Guoan ne è in qualche modo la certificazione.

 

Le parole di elogio per Wu Lei non provengono solo dai compagni di squadra, ma anche dallo staff tecnico. Sul proprio profilo twitter, il direttore tecnico dell’Sipg, Mads Davidsen (che lascerà l’incarico a fine stagione), più volte ha messo in evidenza le prestazioni dell’attaccante cinese, definendo scontato il riconoscimento come MVP della stagione.

 

https://twitter.com/MadsRDavidsen/status/1065291856307806209

 

C’è da dire che nel corso delle stagioni il gioco di Wu Lei si è evoluto radicalmente: il giocatore è stato dirottato sulla fascia sinistra, sfruttando la sua capacità nell’uno contro uno di saltare l’avversario e di rientrare sul piede destro per andare al tiro. Pereira, però, lo ha utilizzato anche come prima punta, considerando la sua dote nello smarcarsi, ma anche di ricevere cross in mezzo all’area di rigore e concludere di testa. Forse non avrà gli strappi di Son o la visione di gioco di Kagawa, ma Wu Lei può comunque essere annoverato tra i migliori giocatori asiatici offensivi contemporanei.

 

L’evoluzione di Wu Lei è avvenuta in maniera esponenziale in questo 2018, anche dal punto di vista psicologico: se nelle precedenti stagioni spesso nelle occasioni cruciali scompariva (come in occasione della finale di Chinese FA Cup persa lo scorso anno contro lo Shenhua), quest’anno con il suo club è stato sempre decisivo, segnando gol fondamentali in entrambi i match vinti in campionato contro il Guangzhou Evergrande.

 

Ci sono poi altri fattori che potrebbero aver influito sulla crescita del rendimento di Wu Lei, passato dai 14 gol del 2016, fino ai 20 della stagione successiva e i 27 di quella appena conclusa. Ad esempio, potrebbe aver avuto un peso anche il graduale peggioramento difensivo della Chinese Super League. Dal 2017, con le restrizioni sugli stranieri schierabili (da 4 a 3), la quasi totalità delle squadre ha rinunciato al centrale difensivo straniero, contribuendo ad un declino qualitativo delle retroguardie, tanto che, si è passati da una media di 2.67 gol a partita nel 2016, con quattro stranieri, fino ai 3.05 del 2017 e i 3.20 di quest’anno, che rappresenta il record nella storia della CSL.

 

Nonostante tutto, Wu Lei rimane l’unico vero cannoniere cinese dato che, nella classifica dei marcatori locali, solo Dong Xuesheng dell’Hebei Fortune (la squadra di Mascherano e Lavezzi) è andato in doppia cifra con 11 centri.

 



Sotto questa luce è difficile capire perché, in tutti questi anni, Wu Lei non abbia mai accettato un trasferimento in Europa, mettendosi alla prova in un campionato più competitivo. Si è parlato, ad esempio, di un interesse di squadre inglesi come il

 (di proprietà della cinese Fosun) che, a quanto pare, ha fatto il possibile nella scorsa estate per assicurarsi le prestazioni della stella dello Shanghai Sipg.

 

La caparbietà con cui Wu Lei ha scelto di rimanere in Chinese Super League pare dettata soprattutto dalla volontà di non uscire dalla routine consolidata di una comfort zone che, per forza di cose, non è facile lasciare, viste anche le fallimentari esperienze di connazionali che, in tempi recenti, hanno tentato la fortuna in Europa.

 

A inizio millennio sono stati molti i cinesi, in particolar modo dopo il Mondiale del 2002, che hanno tentato la fortuna in Europa, qualcuno anche con buoni risultati. È il caso, ad esempio, di Sun Jihai, 130 presenze con il Manchester City fra Championship e Premier League; o Li Tie, vero e proprio valore aggiunto alla sua prima stagione all’Everton (poi scomparso dai radar per una lunga serie di infortuni); o ancora Fan Zhiyi, ex pallone d’oro d’Asia, con 88 presenze al Crystal Palace fra il 1998 e il 2001, Yan Cheng (Eintracht Frankfurt) e Shao Jiayi (Monaco 1860).

 

Dopo questa prima mandata di calciatori a livello europeo, che riscattavano nello stesso periodo storico le brutte parentesi di Ma Mingyu a Perugia e di Dong Fangzhuo allo United, la Cina ha smesso di trasferire giocatori verso l’Europa. La ragione è di tipo economico: con la corsa agli investimenti in Chinese Super League iniziata dal Guangzhou Evergrande, i salari dei calciatori cinesi e il prezzo del loro cartellino sono cresciuti esponenzialmente rendendo impossibile un loro trasferimento nel Vecchio Continente. Nel 2017 Zheng Chengdong è diventato il calciatore cinese più costoso di sempre passando dal Beijing Guoan all’Hebei Fortune per 20 milioni di euro.

 

Negli ultimi anni hanno provato l’assalto all’Europa, fallendo, Zhang Xizhe e Zhang Chengdong, rispettivamente al Wolfsburg ed al Rayo Vallecano. Entrambe le operazioni di mercato sono state probabilmente dettate dagli sponsor: il primo trasferimento fu molto influenzata dalla Volkswagen, attivissima sul mercato cinese; mentre nel secondo ci fu quasi sicuramente l’intervento della società cinese Qbao (società di servizi internet platform, che era sponsor anche della Real Sociedad, caduta in disgrazia dopo l’arresto del fondatore), che al tempo era al tempo lo sponsor di maglia del club spagnolo. Entrambi i giocatori sono stati rispediti al mittente dopo solo sei mesi con Xizhe che ha concluso la sua avventura in Germania con zero presenze, mentre Chengdong con appena 24 minuti disputati. Le due operazioni, insomma, avevano anche uno scopo commerciale, e questo in parte spiega il loro fallimento tecnico.

 

Ma con Wu Lei il discorso deve essere per forza di cose diverso (anche se avrebbe ovviamente anch'esso le sue ragioni commerciali). Forse la punta cinese prima di passare per i principali club inglesi, spagnoli, tedeschi o italiani potrebbe provare per qualche campionato intermedio, come quello portoghese o belga, per ammorbidire l’impatto con il calcio europeo.

 



 

Recentemente il giocatore cinese ha aperto uno spiraglio per un suo trasferimento nel vecchio continente, come rivelato recentemente ad un’intervista a 

 «Se ci sarà un’opportunità giocherò all’es

tero. Di sicuro devo considerare vari fattori, data la mia età devo essere sicuro di poter giocare in un club straniero, questa è la cosa più importante. Le partite della Premier League sono sempre disponibili in TV, e guardo anche la Bundesliga, sin da quando ero piccolo. Mi piace molto lo stile dei due campionati, e sono speranzoso del fatto di poter sopportare la pressione per figurare bene».

 



L’incapacità di Wu Lei nel riuscire a imporsi anche al di fuori del contesto della Chinese Super League è ancora più visibile quando l’attaccante dello Shangai SIPG gioca in Nazionale.

 

Deng Xiaoping, vero padre della svolta capitalista della Cina, diceva

«Il calcio mi piace, ma quando vedo giocare la Cina mi sento soffocare». È un aforisma che in un certo senso si può applicare anche ai giorni nostri. Nonostante la guida di Marcello Lippi e i ricchi investimenti della Chinese Football Federation, infatti, la Nazionale cinese continua a non ottenere risultati soddisfacenti: l’unica qualificazione ad un Mondiale risale al lontanissimo 2002, quando la rosa allenata da Bora Milutinovic venne eliminata al primo turno senza riuscire a segnare nemmeno un gol.

 

Gli ultimi risultati delle ultime amichevoli internazionali allo stesso modo non sono stati del tutto confortanti per un Paese che, almeno nelle intenzioni,

nei prossimi anni. Oltre alle 2 vittorie contro Thailandia e Siria, nelle ultime 6 amichevoli, sono arrivati 2 pareggi a reti bianche contro India e Bahrein, una sconfitta, pesante, contro il Qatar ed un 1-0 risicato contro la Birmania. La Coppa d'Asia che si sta tenendo in questi giorni negli Emirati Arabi Uniti è iniziata invece con una faticosa vittoria contro il Kirghizistan per 2-1, in cui però la "Fenice di Nanchino" non è riuscito a segnare.

 

Wu Lei, in questo contesto, sembra in primo luogo poco capace a sopportare la pressione dei palcoscenici internazionali. Marcello Lippi sembra, però, averlo aiutato a migliorare le sue prestazioni. Solo qualche mese fa l'allenatore toscano

come il talento di Wu Lei fosse “abbastanza notevole”, pur ammettendo che ci fosse ancora "molta strada da fare".

 

Sulle sue prestazioni in nazionale è stato molto critico anche il suo mentore

, che ha dichiarato la scorsa estate: «Il mio obiettivo era di allenare una star, e Wu Lei non è una star, spero che possa diventare determinante per la nazionale e aiutarla a raggiungere la qualificazione a Qatar 2022, ma nell’ultima campagna mondiale ha segnato solo un gol in dieci partite».

 

13 gol in 59 presenze con la Nazionale sono comunque un bottino troppo magro per uno dei migliori marcatori della storia del campionato cinese e forse indicano la presenza di un problema di natura psicologica. In questo senso, superare la paura di affrontare un'esperienza europea, lontana dalla comfort zone della Chinese Super League, potrebbe aiutarlo a maturare.

 

È quasi ovvio dire che la Coppa d’Asia dirà molto sul suo futuro e sul suo impatto sulla Nazionale cinese. Chissà magari in futuro ci ricorderemo proprio di questa competizione come il momento in cui Wu Lei è passato da essere un grande pesce in un piccolo acquario a uno dei giocatori più forti del panorama asiatico degli ultimi anni.

 

 

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