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Nicola Palmiotto
La prima volta degli Houston Astros
02 nov 2017
02 nov 2017
Alla fine di una delle World Series più strane degli ultimi anni, con il record di home run e il mistero delle palline scivolose, i texani hanno trionfato per la prima volta nella loro storia.
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Nicola Palmiotto
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Gli Houston Astros nella notte sono diventati campioni della Major League Baseball per la prima volta nella loro storia, in una delle serie più pazze e assurde degli ultimi anni, dove partivano piuttosto sfavoriti. Gli Astros hanno vinto battendo in trasferta in gara-7 i Los Angeles Dodgers per 5-1. La partita finale della serie, entrata t

, in realtà si è rivelata quasi fin troppo semplice per Houston. I texani si sono portati avanti 5-0 dopo due inning affondando Yu Darwish, il lanciatore partente dei Dodgers, grazie all’home-run da tre punti di Springer, agli Rbi di Altuve e McCullers e all’errore in assistenza di Bellinger. L’ingresso in campo di Kershaw, entrato al 3° inning per provare a salvare la baracca, ha spento gli ardori dei battitori avversari (4 inning, 2 valide, 4k) ma non è servito per la rimonta. L’opera per gli Astros l’ha completata Charlie Morton che ha lanciato 4 inning perfetti.

 



Il riassunto di gara-7.

 

Così, per la prima volta in 55 anni di storia Houston ha vinto le World Series, facendo sì che si avverasse la profezia di Sports Illustrated, che già tre anni fa aveva previsto il titolo dei texani nel 2017. Il progetto degli Astros resta sensazionale, basti pensare che in quattro stagioni sono stati capaci di passare da squadra peggiore della lega (111 partite perse) alla vittoria del titolo. Un processo studiato a tavolino, che vi avevamo raccontato un po’ di tempo fa, centrato sull’approccio data-driven e sull'importanza del draft. Quest'ultimo viene inteso dagli Astros come mezzo più veloce per ricostruire la squadra, dal quale sono arrivati alcuni dei protagonisti del successo finale, come Alex Bregman, Lance McCullers, Carlos Correa e George Springer, l’Mvp delle World Series.

 

Con calma, però: com’è andata? Il recap della serie

Ai Dodgers resta invece l’amarezza per aver sprecato l’occasione buona per mettere le mani su un titolo che a LA manca dal 1988. I californiani si erano presentati alle World Series da primi della classe (104 partite vinte in stagione), sfiorando diversi record storici e i più maligni già immaginavano al modo con cui avrebbero rovinato il loro anno di grazie. I californiani ce l'hanno in effetti messa tutta: sciupato diverse possibilità, indipendentemente dall’esito di gara-7. I Dodgers in realtà sono partiti con il piede giusto e nella gara di esordio in casa (in cui si sono sfiorati i 40° di temperatura) hanno vinto 3-1, con gli home-run (leadoff) di Taylor e quello di Turner. Los Angeles ha anche approfittato dell’ottima prova sul monte di lancio di Clayton Kersahw (7 inning, 1.29 Era, 11k) che ha vinto la sfida con Keuchel anche grazie ad alcune splendide palle curve.

 


«La linea retta è la linea degli uomini, quella curva la linea di Dio». Antoni Gaudì.

 

In gara-2 si sono però scatenati i battitori, che hanno tirato 8 fuori campo complessivi. Questo nonostante i lanciatori partenti (Verlander e Hill) non siano stati poi così disastrosi. Alla fine gli Astros l’hanno spuntata in rimonta (dopo 7 riprese erano sotto 3-1) agli extra inning con un fuoricampo da due punti di Springer, che ha firmato così la prima vittoria (7-6) di Houston alle World Series. Pesa però la salvezza mancata di Jansen e la brutta prova del bullpen dei Dodgers, fino ad allora capace nei playoff di giocare 25 inning senza subire nemmeno un punto.

 

Houston si è ripetuta in gara-3, la prima della serie giocata in casa. Gli Astros hanno vinto 5-3, costruendo gran parte del proprio vantaggio nel 2° inning, dove hanno messo a segno 4 punti, sfruttando i problemi sul monte di Yu Darwish (21,60 Era). I Dodgers hanno ricambiato il favore in gara-4 (6-2) ponendo fine alla striscia positiva degli Astros al Minute Maid Park nei playoff (7-0). A dispetto delle aspettative i partenti Morton e Wood per 5 inning hanno zittito entrambi gli attacchi. Poi Houston ha segnato per prima con un home-run di Springer. I californiani però hanno messo a segno il sorpasso al 9° inning con 5 punti (doppio di un redivivo Bellinger, volata di sacrificio di Barnes e home-run da 3 punti di Pederson).

 

Con la serie in parità si è arrivati a gara-5, l’ultima a Houston, nonché fondamentale nell’economia della serie (chi è avanti 3-2 nel 66,7 per cento dei casi ha poi vinto le World Series). In realtà si è trattato di un romanzo, più che di una partita, lungo cinque ore e 17 minuti e finito solo al 10° inning con un singolo walk-off di Bregman che ha regalato la vittoria 13-12 agli Astros. I Dodgers due volte in vantaggio (di 4 punti al 4° inning e di 3 al 5°), non sono stati in grado di contenere il ritorno di Houston, nonostante sul monte ci fosse Kershaw. Gurriel, il solito Springer, Altuve e Correa, hanno guidato la rimonta degli Astros. Con i padroni di casa avanti 11-8 al 7° inning sembrava finita, ma i Dodgers hanno trovato la forza di rientrare in partita, pareggiando i conti al 9° inning con un home run di Puig e un singolo di Taylor. Ma non è bastato.

 





Il film di gara-5. Cinque ore a mangiare noccioline, ma che spettacolo. Chissà cosa ne pensa Allegri.


 

Prima di gara-6 il vento sembrava effettivamente soffiare in favore degli Astros. I texani sul monte hanno schierato Verlander, il loro partente più forte. Attorno alla prova del lanciatore ex Detroit (1 sola valida e 8k in 5 inning) e all’ennesimo home-run di Springer, Houston ha costruito per cinque inning la gara perfetta. Poi al 6° un doppio di Taylor e una volata di sacrificio di Seager hanno dato il vantaggio 2-1 a Los Angeles. Un inning dopo Pederson (3° home-run) ha siglato il 3-1 definitivo, difeso da Jansen con due inning perfetti sul monte di lancio. Sembrava il canto del cigno degli Astros, invece il meglio doveva ancora venire.

 



Per tutta la stagione si è discusso dell'era delle flyball, e ci si era chiesti se invece i playoff sarebbero stati - come più da tradizione - il regno dei lanciatori. Ma se le World Series 2017 sono state particolarmente eccitanti, molto lo si deve all’esplosione del numero degli home-run, che alla fine ha raggiunto la cifra record di 25. Il buongiorno si è visto già dal mattino: al primo lancio del primo inning l’esterno centro dei Dodgers Chris Taylor ha spedito fuori campo la fastball di Dallas Keuchel.

 






 

La pioggia di home-run ha continuato a cadere incessante sia in gara-1 (tutti i punti sono stati ottenuti con dei fuori campo) che nelle altre partite; tanto che già in gara-5 è stato superato il 

di home run di una singola World Series (21), che apparteneva alla serie del 2002 tra Anaheim e San Francisco. Un fatto che rappresenta la naturale prosecuzione di ciò che è accaduto in stagione regolare con la cifra mostruosa di 6.105 fuori campo battuti, ben 412 in più del precedente record, che risaliva alla stagione 2000, il culmine della famigerata 

. Stavolta però dietro le quinte non c’è il trucco del doping ma probabilmente una questione di 

. Qualcuno (guardando attentamente i dati di 

, introdotto dall’Mlb nel 2015) si è accorto che alzando l’angolo di lancio e aggiungendoci la giusta dose di velocità le palline vanno fuori campo. Chi ha saputo adeguarsi rapidamente al cambiamento è passato da carneade a stella nel breve volgere di qualche mese. Justin Turner, come 

, è uno degli esempi più eclatanti di questo processo. Questa vicenda però rappresenta anche un sostanziale cambiamento nell’impostazione del gioco, che si sta orientando sempre di più verso una competizione muscolare in cui linee e rimbalzanti (e tutto ciò che ne consegue a livello di strategia) sono state soppiantate da, appunto, la 

 delle flyball.

 

 

Ma dietro il record di home run potrebbe nascondersi un vero e proprio caso, quello delle palline scivolose. A lanciare l’allarme è stato Tom Verducci che in un 

pubblicato su 

 ha riportato le opinioni di giocatori e allenatori, secondo i quali la pelle che avvolge le palline delle World Series sarebbe diversa rispetto a quella usata in stagione regolare.

 

Un fenomeno che, sopratutto nel caso delle 

, finirebbe per avvantaggiare i battitori.  Slider infatti era il lancio di Verlander (che fino ad allora aveva mandato in bianco tutti i battitori affrontati) spedito fuori campo da Pederson al 5° inning di gara-2; slider è il lancio preferito da Yu Darwish, autore di una prova catastrofica in gara-3 (14 slider lanciate senza ottenere nemmeno un giro di mazza a vuoto). Delle 96 slider lanciate in stagione da Kenley Jansen (peraltro 

) una sola è stata battuta fuori campo: quella di Bregman in gara-4. La battaglia sul monte tra Charlie Morton e Alex Wood in gara-4 (il primo non ha concesso un punto fino al 7° inning, il secondo autore di una no-hitter per quasi 6 riprese) è stata combattuta senza ricorrere all’uso delle slider. Ma anche in gara-5 una slider di Keuchel ha causato il doppio di Forsythe, che ha portato i primi due punti ai Dodgers. Numeri che dunque sembrano qualcosa di più di una semplice serie di combinazioni. Naturalmente l’Mlb si è affrettata a smentire la teoria, sostenendo che l’unica differenza tra le palline usate in stagione regolare e quelle delle World Series, consisterebbe nel colore dello stemma che da blu è diventato oro. Ma dubbi sull’incremento del numero degli home-run causate dalle presunte palline scivolose sono stati avanzati anche da

, secondo cui il fenomeno si porrebbe sulla scia di quello che è accaduto in stagione regolare.

 



Se queste sono state le permesse, il titolo di MVP non poteva non finire a chi ha battuto il numero maggiore di home-run, ovvero George Springer. L’esterno centro degli Astros ha collezionato 5 fuori campo, 3 doppi e 7 Rbi, con 1.471 di 

, stabilendo il record nelle World Series per numero di basi totali (29) e per partite consecutive con un home run (4). Ma sono stati tanti i protagonisti tra gli Astros: Bregman, l’autore della battuta decisiva di gara-5, Altuve (7 home-run nei playoff, uno in meno del record assoluto), e Correa (8/29 in battuta). Quest’ultimo per non farsi mancare proprio niente, dopo la partita ha chiesto la mano della sua fidanzata.

 





 

Sul monte hanno fatto benissimo McCullers, Morton, Verlander (nonostante una sconfitta in due partite) e Peacock con la salvezza in gara-3. Tra i Dodgers si sono distinti Pederson (3 home run), Forsythe e Taylor, rispettivamente 2° e 3° nella 

 delle World Series. Tra i peggiori non si può non citare Yu Darwish, che con le due sconfitte in altrettante partenze (in totale è restato in campo per poco più di 3 inning) e una Era di 21.60, ha senz’altro contribuito a determinare il destino di Los Angeles. Dall’altro lato del piatto tra i californiani non hanno brillato Bellinger (4/28 in battuta, 17 volte strike out) e Seager (6/27 in battuta, 9 volt strike out).

Un posto tra i flop va però anche a Yuli Gurriel, il prima base di Houston titolare di un acconciatura stile 

. Nonostante i 2 home run, in gara-3 è stato beccato dalle telecamere mentre 

 Yu Darwish. Nonostante le scuse, il gesto gli è costato 5 partite di squalifica da scontare nella prossima stagione.

 

La vittoria degli Houston Astros, al di là dell'evento storico, ha un significato che va al di là del successo in sé. I texani hanno dimostrato di poter costruire una vittoria delle World Series su un attacco formidabile, che in stagione regolare ha primeggiato per punti segnati, battute valide e media battuto. Gli Astros, insomma, hanno vinto soprattutto perché hanno capito prima degli altri dove sta andando il gioco del baseball. Ora il loro esempio è sotto gli occhi di tutti.

 

 

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