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Cosa non va nel modo in cui trattiamo Wanda Nara
15 feb 2019
15 feb 2019
Una riflessione sul modo in cui è stato raccontato il caso della fascia di capitano tolta a Icardi.
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Leggendo le novità sul caso Icardi/Wanda Nara e riflettendo sull’interpretazione che se ne sta dando in Italia, mi è venuta voglia di andare a riguardare la figura di Circe, descritta da Omero come “dea terribile”. Chissà perché, il mio ricordo era più negativo di quanto ho potuto rileggere nell’Odissea. All’inizio Circe trasforma i compagni di Ulisse in porci, e quando questo la affronta con la spada in mano lei reagisce invitandolo a letto: «Dopo esserci uniti in amore, possiamo infine fidarci l’uno dell’altra», gli dice. Da quel momento, Circe non fa altro che offrire ospitalità a Ulisse e ai suoi finché non decidono di andarsene.

 

In quanto dea, Circe non può avere veramente paura della spada di Ulisse, eppure nel mio ricordo è rimasta come una seduttrice che usa il sesso per il proprio interesse. E forse non è solo un problema mio se, quando avevo vent’anni e la mia prima fidanzata mi stava facendo impazzire, un amico mi disse di stare attento “a quella Circe”.

 

Tutto questo per dire che nel nostro immaginario la donna forte, con potere - anche se non magico - e una sessualità attiva, è al tempo stesso attraente e spaventosa.

 

Per chiarezza anticipo che in questo breve pezzo sosterrò due tesi: (1) sappiamo troppo poco di cosa sia successo veramente per prendere una posizione precisa, e in particolare contro Wanda Nara; (2) il modo in cui viene descritta la situazione è rivelatorio di una cultura misogina a cui partecipano praticamente tutti gli attori in gioco, compresi i media e i tifosi.

 

Se sto scrivendo non è per posizionarmi in un punto del Risiko che si combatte quotidianamente nel discorso pubblico, ma perché la sola cosa che mi viene da fare in casi come questo è riflettere su cosa dice di noi.

 

https://twitter.com/Inter/status/1095647359604850689

 

Quello che mi interessa in questo pezzo, quindi, è il modo in cui si sta parlando della questione Icardi. Anzitutto, se ne sta parlando

. Almeno rispetto a quello che sappiamo.

 

Riassumo brevemente: meno di 48 ore fa l’Inter ha comunicato di aver scelto un nuovo capitano, Samir Handanovic. Nel comunicato di una riga non è mai nominato il precedente capitano, Mauro Icardi, né vengono chiarite le ragioni; il contesto però è quello in cui si parla da tempo ormai di un possibile rinnovo contrattuale e l’agente e moglie di Icardi, Wanda Nara, ha parlato spesso pubblicamente della situazione.

 

Dopo il comunicato, Icardi si è rifiutato di salire sull’aereo che lo avrebbe portato a Vienna insieme al resto della squadra per giocare una partita di Europa League contro il Rapid. Questo lo sappiamo perché ce lo ha detto Spalletti, e prima che intervenisse si pensava che la società lo avesse escluso dai convocati.

 

Se questa fosse una serie TV e noi fossimo gli investigatori dovremmo ammettere di trovarci davanti a un corpo (la fascia da capitano di Icardi, come simbolo della rottura) senza però sapere chi è l’assassino (cioè, chi ha preso la decisione: i dirigenti, l’allenatore, lo spogliatoio? O,

, tutti insieme come in

?); quale è stata l’arma del delitto e la dinamica (ovvero: come è stato comunicato al giocatore? Come si è arrivati a compiere un gesto così forte?); né la motivazione (perché proprio adesso? Cosa vuole ottenere l’Inter?).

 

Il mio magari è solo un esercizio retorico, ma pensate all’ambiguità con cui si stanno esprimendo gli attori principali. Ieri sera, prima della partita con il Rapid Vienna, il Direttore Sportivo dell’Inter, Piero Ausilio, ha detto che è stata una decisione «dolorosa» presa da tutte le parti in gioco, senza specificare quali però, alludendo a «motivi seri» e all’«imbarazzo» creato da Icardi. Per poi rifugiarsi in una formula vaga come «il

viene prima dell’

, che forse è la traduzione italiana dall’inglese “

” di qualche manuale corporate.

 

Ovviamente sarebbe ingenuo aspettarsi che Ausilio ci dica per filo e per segno come è andata ma, ad esempio, fa la differenza sapere se lo spogliatoio ha manifestato consenso o se, addirittura, abbia dato l’impulso alla decisione.

, il nuovo capitano dell’Inter, dopo la partita ha parlato di «cosa inaspettata», quindi sembrerebbe di no (anche se ovviamente non possiamo sapere come siano andate le cose).

 

E mentre i quotidiani online davano la

del silenzio di Wanda Nara sui social (ha pubblicato una foto dei figli col cane, ricevendo insulti), Icardi è stato ancora più vago pubblicando un suo primo piano e una citazione: «È meglio stare zitti e sembrare stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio», attribuendola a Mark Twain.

 

Anche in questo caso regna la confusione: chi è che fa meglio a stare zitto? Chi è lo stupido? Leggendola letteralmente sembrerebbe un’autocritica, ma dubito fortemente che fosse quella l’intenzione di Icardi (a proposito, la citazione

).

 




 

A questo punto, da bravi investigatori costretti a presentarci davanti al giudice prima di aver preparato bene il caso, dobbiamo tirare fuori la prova principale. E cioè quella dichiarazione di Wanda Nara che per molti è da considerare come

.

 

Interrogata sulla situazione del rinnovo, Nara ha detto: «Se mi date da scegliere tra il rinnovo e l’arrivo di uno che gli mette cinque palloni buoni, forse preferisco che Mauro abbia un aiuto in più».

 

La gravità della frase per alcuni risiede nella velata accusa ai compagni di squadra di Icardi, in un momento di difficoltà generale in cui Icardi fatica a fare gol. Quando un attaccante prolifico come Icardi fatica a fare gol, la sua squadra fatica a fare punti: il suo destino è intimamente legato a quello della sua squadra. Normale, quindi, che per qualcuno ci sia una relazione di causa ed effetto: la scarsa forma dell’attaccante è all’origine del momento di appannamento della squadra, o viceversa. Wanda Nara in questo caso sta dicendo:

.

 

Ovviamente chiunque perturbi l’equilibrio delicato di uno spogliatoio (delicatissimo nel caso dell’Inter) sta danneggiando la squadra stessa, e

, nel tempo, che avrebbero potuto perturbare lo spogliatoio. Per alcuni questa è una ragione sufficiente per chiudere il caso: l’Inter ha fatto bene a dare un segnale, è il nuovo corso di Marotta (la cui mano si vedrebbe anche nella decisione di mettere fuori squadra Nainggolan di due mesi fa), eccetera eccetera.

 

In questo senso, per alcuni non c’entra niente neanche il rinnovo contrattuale di Icardi. Il fatto, cioè, che se ne parli da più di un anno e che ci siano nove giocatori a guadagnare più di lui in Serie A. Oppure che, sempre se le cifre

sono quelle giuste, Nainggolan prenda quanto prende Icardi, Higuaín il doppio e Cristiano Ronaldo quasi otto volte tanto.

 

Il problema con un’interpretazione del genere - oltre alla rigidità con cui applica la logica aziendale al mondo del calcio - è che è molto probabile che queste cose c’entrino con le “frecciatine” di Wanda Nara, per quanto ingiustificabili. E non possiamo non tenere conto del fatto che l’Inter, in fondo, ha il coltello dalla parte del manico, nonostante l’attaccante argentino abbia per forza di cose un peso contrattuale molto forte, visto il suo peso sugli equilibri dell’Inter. Il contratto attuale di Icardi (firmato nell’autunno 2016, più di due anni fa) scade nel 2021 e, teoricamente, Wanda Nara potrebbe andare avanti per altri due anni e mezzo a spararla grossa in TV o sui social senza che cambi assolutamente nulla. Anzi, diciamo un anno e mezzo, perché poi dovrebbero accordarsi per non far andare via il giocatore a parametro zero.

 

https://twitter.com/capuanogio/status/1095916537842753536

 

Il contesto, insomma, non può essere semplificato e la decisione dell’Inter potrebbe avere conseguenze di media o lunga durata, soprattutto di natura economica. Per questo già ieri qualcuno parlava di un possibile deprezzamento del giocatore e Spalletti si è affrettato a dire che secondo lui

, anche se in realtà già ci sono stati.

 

Non solo è difficile capire cosa sperava di ottenere l’Inter, ma anche cosa pretendesse da Icardi

di togliergli la fascia da capitano e gridarlo dalla finestra.

 

Molti danno per scontato che gli abbiano chiesto di “prendere le distanze” dalle parole di sua moglie, che è anche il suo agente, ma che diritto avrebbe avuto l’Inter di farlo? L’agente, appunto, rappresenta gli interessi del calciatore, e se dovesse essere il calciatore a parlare per l’agente le parti sarebbero invertite, no? Allora, tanto varrebbe discutere direttamente con lui del contratto.

 

E qui veniamo al secondo punto per me interessante, il fatto che alla base del nostro modo di parlare della questione ci sia la negazione del ruolo di Wanda Nara. La sola cosa di cui sembra poter essere certi è che Wanda Nara si è comportata fuori dai limiti consentiti, che

avrebbe reagito alle sue provocazioni, e che se le cose sono precipitate la colpa è solo sua che

.

 

Adesso, non bisogna usare troppa fantasia per farsi venire in mente degli agenti con ancora meno scrupoli di Wanda Nara. Basta pensare a quando nell’estate del 2017, uno tra i più potenti agenti al mondo, Mino Raiola, ha tirato per le lunghe le trattative tra il Milan e Donnarumma.

 

Anche in quel caso il DS, Mirabelli, rese pubblica la vicenda, dicendo che era il giocatore a non voler firmare il contratto, ma alla fine ne uscì con un contratto molto vantaggioso per il giocatore (6 milioni, a un diciottenne, più un milione al fratello per fare da terzo portiere) senza commissione per Raiola. Che durante la stagione successiva ha continuato a lasciare dichiarazioni destabilizzanti, arrivando addirittura a minacciare di annullare il contratto firmato sotto pressione.

 

I tifosi del Milan pubblicarono

che, a quanto si dice, ha ferito Donnarumma ma nessuno pretese delle scuse pubbliche o il cambio di agente. Forse perché l’opinione comune è che Raiola magari sarà pure un avido manipolatore, ma in fondo sta facendo il suo lavoro.

 

Oppure pensate a quando

, molto meno potente e credibile di Raiola, disse chiaramente che il suo assistito non sarebbe rimasto alla Roma finché l’allenatore fosse stato Spalletti.

 

Nessuno però considera quella di Wanda Nara come una semplice strategia, per quanto magari cinica ed egoista. Nessuno la prende sul serio come agente perché la considera prima di tutto una moglie. È un cortocircuito culturale messo nero su bianco negli articoli usciti in queste ore, in cui se Wanda Nara viene definita “agente” c’è sempre prima

e la parola “moglie”; in cui si parla di Icardi che rifiuta di salire sull’aereo e

«dalla sua Wanda, per trascorrere le ore più dure vicino agli affetti più cari». E non è l’agente, bensì «la moglie» a «cercare un modo per uscire da questa situazione esplosiva».

 

, per dire, sul

la chiama prima «la signora Icardi», e poi la definisce «passionaria francamente un po’ scomposta».

è l’immaginario che si può leggere su praticamente tutti i giornali italiani, a cui fanno eco i social (per una volta sembrano essere tutti d’accordo): «L’ingombrante ruolo di Wanda, insomma, non mette a proprio agio i possibili acquirenti. Il passaparola non si ferma certo alle nostre frontiere. Nei mesi scorsi anche a Madrid veniva ripetuto un ritornello: "Florentino non si mette in casa Icardi con sua moglie". Esagerazioni? Può essere».

 

Anche se si parla di una fascia “da capitano”, è ingenuo pensare che il mondo del calcio sia davvero

marziale, e non mi sembra affatto che regni quel rispetto reciproco che sembra sottintendere chi pensa che Wanda Nara si sia spinta davvero troppo oltre. Eppure, per Sconcerti, il fatto che Nara abbia dichiarato che il proprio assistito avrebbe bisogno di compagni in grado di offrirgli più palle gol è eccessivo, persino in un «mondo nudo» come quello del calcio.

 

Ecco, questo mi sembra palesemente falso e svela inequivocabilmente l’applicazione di un doppio standard. Se fosse stato il “fratello” di Icardi a dire una frase del genere sarebbe scoppiato uno scandalo? Avrebbe definito anche Raiola passionario scomposto in un caso simile? E poi non è vero che il mondo del calcio è “nudo”: anzi semmai è fin troppo coperto da un linguaggio sempre ambiguo e scivoloso, persino da parte dei media.

 

Nel frattempo i tifosi, che sono spettatori e partecipanti al coro di fondo al tempo stesso, tendono sempre di più ad accettare che nella cultura sportiva entri prepotentemente quella del mondo del lavoro, per cui i calciatori sono solo i dipendenti di un’azienda e il bene della squadra è totalmente sovrapponibile con il bene del brand.

 

Una cultura cannibale e volutamente ambigua che nel caso di Wanda Nara usa un linguaggio in cui non esiste distinzione dei ruoli per le donne, e in cui, quando parla, lo fa come donna dello spettacolo, agente di Icardi e moglie di Icardi. Sempre tutto insieme. Quando però dice che «l’offerta dell’Inter non esiste» non si considera il suo ruolo di agente - che dice una cosa magari vera, magari no, ma nei limiti di una comunicazione conflittuale e non aggressiva - e la sua diventa una “frecciatina”.

 

Wanda Nara è descritta come una manipolatrice, come Circe. Icardi è al tempo stesso vittima e responsabile, perché se non prende le distanze dalle parole della moglie significa che le condivide. Perché, sottinteso, Icardi non può considerare che Wanda Nara sta facendo il suo lavoro e che con il lavoro della moglie non deve interferire. Perché forse per qualcuno è impossibile immaginare una moglie che prende delle decisioni indipendenti, o un marito che non la mette a tacere se esagera. E se succede, è colpa del sesso (come sembra pensare Sconcerti che nel suo pezzo si chiede esplicitamente se Icardi si sta comportando “da maschio latino”).

 

Ma la contraddizione più forte di questo tipo di ragionamenti è quella secondo cui Wanda Nara in realtà si sta comportando da show girl, da “soubrette”, e non da agente, sporcando un mondo di cavalieri tutti senza macchia come quello del calcio. Nessuno ci trova niente di male, però, a vivere in una cultura sportiva in cui ogni giorno le fidanzate dei calciatori, le sorelle dei calciatori (in alcuni rari casi di fenomeni precoci persino le madri dei calciatori), vengono date in pasto ai lettori sotto forma di gallery fotografiche in un discorso disarticolato che ha sempre meno a che fare con il calcio e con lo sport. Una cultura che di fatto è ossessionata da donne come Wanda Nara.

 

Però non sta più bene a nessuno se è all’interno di quel discorso, proprio una di quelle donne, acquisisce potere e apre la bocca. Magari imitando gli uomini più di successo.

 

Non sto dicendo che Wanda Nara è un’icona femminista - ma non sto dicendo neanche il contrario, non sta a me come a nessun maschio dirlo - ma l’atteggiamento comune,

, dello sport italiano, è così profondamente misogino da chiedere esplicitamente alle donne che hanno a che fare con il mondo del calcio di restare in disparte, meglio se in costume, in abito da sera o comunque sotto forma di immagine muta che in qualche modo ci faccia pensare al sesso, ma poi si scandalizza se una donna usa quello stesso codice per farsi strada e curare i propri interessi e quelli dei loro assistiti, che poi possono anche essere loro familiari.

 

Ma come, Circe, prima ci porti a letto e poi ci trasformi in dei porci?

 

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