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Emanuele Atturo
Vogliamo solo vedere Zirkzee giocare a calcio
21 dic 2023
21 dic 2023
Contro l'Inter altre due giocate sontuose.
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Emanuele Atturo
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Zirkzee si è rivelato al mondo entrando dalla panchina. All’ultimo minuto di un Bayern Monaco-Friburgo, al primo pallone toccato della sua carriera, Joshua Zirkzee ha fatto gol. Un assist di Gnabry, lui arriva in area e non affretta la conclusione: fa un passo in più per caricare il tiro e calciare tra le gambe del portiere.

Da quel momento diventa l’amuleto magico del Bayern Monaco, che deve vincere il titolo ma fatica a vincere le partite, e quando ha bisogno tira fuori dalla panchina questo attaccante freak dalle giovanili. Pochi giorni dopo il suo primo gol, ne segna un altro, al Wolfbsurg, di nuovo al primo pallone toccato. Diventa il giocatore più veloce della storia della Bundesliga a segnare i suoi primi due gol. E pochi giorni dopo ne segna un altro, in cui possiamo già riconoscere la fisionomia del suo talento: la calma con cui stoppa la palla, ruota col corpo, tira con leggerezza quasi scazzata nell’angolo vuoto della porta.

In quel momento si parla molto di Zirkzee. Marco Van Basten critica la sua scelta di essere andato via dall’Olanda, per andare a giocare in Germania. «È un attaccante difficile da trovare nel calcio moderno: alto, possente, ma abile nei movimenti. Ambidestro, forte nell’uno contro uno» dice Sebastian Hoeness. Salihamidzic lo definisce «Uno dei più grandi talenti della nostra accademia», usa la parola “classe” per descriverlo; Alaba lancia già un ammonimento: «Ha un talento che non tutti hanno, ma il talento da solo non basta, deve lavorare sempre di più».

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In quel momento ogni tiro era un gol. Zirkzee ha segnato tre gol con i primi tre tiri della sua carriera, con un tasso d’efficienza che oggi ci sembra strano da associare a lui, criticato soprattutto per essere un giocatore “leggero” e poco pragmatico. La sua carriera ha preso una piega bizzarra, tra Belgio ed Emilia Romagna, con un’apparizione aliena a Parma nel 2021. Non si era ancora capito che giocatore fosse, Joshua Zirkzee.

Quando ieri sera lo abbiamo visto a bordo campo, pronto a entrare, a un quarto d’ora dalla fine di Inter-Bologna di Coppa Italia, abbiamo sentito un brivido d’eccitazione. Non tanto perché pensavamo che avrebbe potuto far gol, o essere decisivo in quel modo da deus ex machina che hanno gli attaccanti, e com’era stato coi primi tre tiri della carriera. È passato del tempo, e abbiamo capito meglio chi è Zirkzee: un giocatore che da solo può dare un senso estetico a una partita. Una partita che, fino a quel momento, non aveva avuto niente di interessante. Uno zero a zero che si stava stancamente trascinando ai supplementari. Nonostante Inter e Bologna siano due tra le squadre che giocano meglio in Italia, era prevalsa l’ossessione per l’ordine di entrambi gli allenatori.

Zirkzee è oggi la cosa più bella del campionato italiano, il giocatore che si guarda per aspettarsi qualcosa di nuovo e fantastico, che non riusciamo nemmeno a immaginare. Questo è uno dei suoi pregi: quando gioca riesce a mettere in sospensione la nostra ossessione per il risultato, e ci ricorda che il calcio può confinare facilmente con l’arte. Ci fa concentrare sulla bellezza, facendoci dimenticare i problemi: la sensazione che si ha guardando una bella mostra in un museo. Era stato uno spreco, averlo avuto in panchina per tutto quel tempo.

Entra al posto di Sidney Van Hoijdonk, figlio di Pierre, a cui inizio carriera era stato paragonato. Eppure non sembrava la sua partita. L’Inter, dopo aver sbagliato un rigore, aveva messo dentro l’artiglieria pesante. Una volta entrati Dimarco e soprattutto Thuram, il peso gravitazionale della partita si era pericolosamente sportato attorno all’area del Bologna, finché Carlos Augusto non era stato lasciato libero di colpire per il gol dell’1-0, di testa. Il brasiliano era completamente solo, il Bologna forse si era addormentato all’implacabilità degli eventi. Ci aspettavamo quel gol come il primo caldo a marzo. Era già successo lo scorso anno, esattamente allo stesso modo: ai quarti di finale di Coppa Italia il Bologna aveva portato l’Inter ai supplementari e la squadra di Inzaghi - con la sua mistica da Coppa Italia - l’aveva sbloccata poco oltre il centesimo minuto con un colpo di testa di Acerbi.

Insomma, la partita era ben incanalata sui binari dell’inevitabile, finché Zirkzee non l’ha resa imprevedibile con due giocate che, da sole, hanno cambiato un corso degli eventi che pareva irreversibile. Il calcio d’angolo di Lykogiannis sorvola tutta l’area e con un effetto e rientrare pare andare verso il fondo. Zirkzee sbuca all’improvviso, e di tacco la rimette dentro. Stacca i piedi da terra, e spinge con la gamba all’indietro. Beukema ha un lieve riflesso per mettere dentro il gol dell’1-1 di piatto, al centro della porta, con Audero fuori posizione. Tutti i giocatori dell’Inter si erano schiacciati verso la riga di fondo e, fermi, avevano atteso che la palla uscisse. C’è stato un momento dell’azione in cui solo Zirkzee aveva creduto ancora di poter fare qualcosa con quel pallone. È un colpo di tacco su cui è difficile non far risuonare il gioco acrobatico ed estroso di Zlatan Ibrahimovic, anche se forse rimanda di più a un colpo di tacco di Roberto Baggio con la maglia dell’Italia. Un assist che costrinse Melli a contorcersi in un’intricata rovesciata. In realtà, più semplicemente, potremmo paragonare questo assist a un altro che lo stesso Zirkzee fece ai tempi delle giovanili del Bayern Monaco: lancio lungo e colpo di tacco per il tiro del compagno a rimorchio.

Il calcio d’angolo nasce peraltro da una combinazione tra Zirkzee e Ndoye, oggi imprescindibili per una squadra che non genera facilmente le sue occasioni. Quell’assist, il gol del’1-1 del Bologna, fa cambiare la temperatura della partita. Ci sembra a quel punto che con Zirkzee in campo tutto sia possibile; che possa prendere il banale, l’insignificante di una partita, e creare giocate magnifiche che esistono nella gara come oggetti estetici a sé stanti. È questo ciò che rende speciale Zirkzee: più del peculiare abbinamento tra doti fisiche e tecniche, più del casco di capelli ricci, più del modo squisito con cui gioca con i compagni. Il fatto che sia capace di creare qualcosa di originale in qualsiasi momento, assecondando un pensiero sempre angolato e laterale.

Quattro minuti dopo riceve una palla all’altezza del centrocampo. L’Inter ha rialzato il baricentro dopo il pareggio, e la linea difensiva gli sta già addosso. Francesco Acerbi, uno dei difensori più esperti del nostro campionato, accorcia le distanze. È una palla davvero insignificante. Quando diciamo che Zirkzee crea dal nulla pare un’espressione vuota, iperbolica. Allora guardate questo screenshot, del momento in cui riceve palla al 114’. Cosa ci aspettiamo che possa fare un giocatore in questa situazione?

Poco prima che gli arrivi palla, come i grandi giocatori, Zirkzee gira la testa per mappare il campo. Cerca soprattutto Ndoye, che è molto veloce, e forse spera che abbia già iniziato a correre per servirlo con un filtrante in profondità; ma Ndoye è ancora lì. Acerbi non gli sta proprio addosso, ed è difficile capire esattamente dov’è. Zirkzee, però, ha quel tipo di percezioni alterate dei campioni sportivi geniali e in stato si grazia; allora fa quella cosa assurda. Controlla con l’esterno sinistro all’improvviso, facendo passare la palla tra le gambe di Acerbi. È un tunnel di incredibile complessità, per la rotazione che deve fare Zirkzee, per il controllo con l’esterno sinistro (il piede debole), per la distanza di Acerbi - su cui, con un istinto magico, deve prevedere movimento e incrocio delle gambe. Dopo quel tunnel il campo cambia di pendenza. È a quel punto che Ndoye scatta. Zirkzee si prende qualche secondo, da grande rifinitore, per servirgli un filtrante con cui sia il più facile possibile arrivare in porta. Ndoye ha un brutto controllo, che però lo invita a una grande giocata, al cucchiaio con cui supera Audero.

Il Bologna, quindi, dopo aver battuto la Roma pochi giorni fa, batte anche l’Inter fuori casa, a San Siro, dove in campionato aveva già ottenuto un significativo pareggio per 2-2 poche settimane fa. Anche in quell’occasione aveva segnato Zirkzee, un gol che ha dato l’avvio a questo incredibile periodo di forma. Il Bologna, allora, elimina la squadra favorita della competizione, quella di un allenatore che ha già sollevato tre volte questo trofeo e che aveva vinto le ultime due edizioni. Il Bologna invece, da parte sua, non centrava i quarti da dieci anni; in panchina c’era Stefano Pioli e la squadra venne poi eliminata proprio dall’Inter, con un colpo di testa di Andrea Ranocchia ai tempi supplementari.

Anche ieri sera i nerazzurri ha disputato una partita solida, e in fondo sufficiente per vincere. Hanno tenuto di più palla e mantenuto il dominio territoriale. Hanno creato più occasioni, sbagliato un calcio di rigore, ed erano passati in vantaggio meritatamente. Poi, però, è entrato Zirkzee, e da solo è riuscito a cambiare il corso degli eventi. Quanti giocatori ci riescono, a San Siro, in casa dell’Inter? Soprattutto, quanti ci riescono con quell’originalità?

Zirkzee ha vinto il premio di Calciatore del mese AIC a novembre. Dalla rete contro l’Inter del 7 ottobre ha segnato 6 gol in 9 partite. Soprattutto, però, ha iniziato a esprimere il suo genio creativo in modo costante, con una continuità che quasi fa passare in secondo piano i gol - che restano, forse, l’aspetto su cui si deciderà il valore di Zirkzee da qui alla fine del campionato. Il dubbio che continua ad aleggiare su di lui è quello pratico. Tendiamo sempre a mettere in contrapposizione estetica ed efficacia in campo, sebbene giocatori come Zirkzee ci ricordino quanto le due cose non solo possano andare a braccetto, ma possano alimentarsi a vicenda. L’olandese è uno di quei calciatori che hanno bisogno di giocare in maniera ispirata per essere anche efficaci: la ricerca del bel gesto diventa funzionale alle associazioni nel corto con i compagni, all’ultimo passaggio, ai dribbling che gli aprono il campo; insomma, a quei momenti che rendono Zirkzee un’esperienza unica da guardare, ma anche un attaccante molto difficile da marcare - perché è forte fisicamente, ma anche perché non si sa mai bene cosa farà. La sua abilità di resistere alla pressione, eludere i marcatori con un gioco barocco e semplice al tempo stesso, è ciò che lo rende così adatto calcio di oggi. Sandro Sabatini, negli studi di Mediaset, ieri sera lo ha paragonato ad Amauri e Ibrahimovic: due paragoni non campati in aria, anzi. L'ossessione di Zirkzee per il gioco palla a terra, la capacità di uso della suola, la propriocezione del corpo e dello spazio attorno a sé, la creatività sopra le righe, l'uso di entrambi i piedi soprattutto in conduzione e nei piccoli spostamenti. Tutte cose che lo fanno davvero somigliare alla prima versione di Ibrahimovic, quando giocava all'Ajax e sembrava un'ala brasiliana cresciuta giocando a Futsal, ma alta quasi due metri. Zirkzee non ha la sua potenza fisica, la ruvidezza nei contatti, ma a 22 anni sono cose che può migliorare, come la sua tecnica di tiro, oggi scadente se paragonata al resto del suo gioco. Da questi miglioramenti passerà la possibilità di diventare un attaccante da più di venti gol a stagione.

Nel frattempo il pubblico italiano è impazzito. Forse non c’è un tifoso che non lo sogni nella propria squadra. DAZN ha pubblicato un video di dieci minuti con le sue giocate più incredibili, tra la fine dello scorso anno e l’inizio di questo, e a dicembre la collezione è già piena. La sterzata improvvisa col tacco contro il Monza, quel doppio dribbling in spazi congestionati contro la Fiorentina, l’assist d’esterno per Orsolini, quello per Ferguson allo Juventus Stadium, il modo in cui ha fatto uscire di testa Demiral contro l’Atalanta. Quel gol favoloso al Sassuolo, con vibes ronaldesche.

Non ci bastano e torniamo indietro, a quando Zirkzee giocava nel Bayern Monaco e già era questo strano, illeggibile giocatore. Ci gustiamo questo assist classico e delizioso, o la coolness con cui gestisce la pressione di avversari in affano, più piccoli e sgraziati di lui. I tocchi di suola di questo attaccante particolarmente sovradimensionato, eppure freddo, elegante, lucido e folle.

Insomma, vorremmo licenziarci, tagliare le amicizie e le relazioni, mollare persino il Fantacalcio, per passare la vita a vedere Zirkzee giocare a calcio.

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