
Zirkzee si è rivelato al mondo entrando dalla panchina. All’ultimo minuto di un Bayern Monaco-Friburgo, al primo pallone toccato della sua carriera, Joshua Zirkzee ha fatto gol. Un assist di Gnabry, lui arriva in area e non affretta la conclusione: fa un passo in più per caricare il tiro e calciare tra le gambe del portiere.
Da quel momento diventa l’amuleto magico del Bayern Monaco, che deve vincere il titolo ma fatica a vincere le partite, e quando ha bisogno tira fuori dalla panchina questo attaccante freak dalle giovanili. Pochi giorni dopo il suo primo gol, ne segna un altro, al Wolfbsurg, di nuovo al primo pallone toccato. Diventa il giocatore più veloce della storia della Bundesliga a segnare i suoi primi due gol. E pochi giorni dopo ne segna un altro, in cui possiamo già riconoscere la fisionomia del suo talento: la calma con cui stoppa la palla, ruota col corpo, tira con leggerezza quasi scazzata nell’angolo vuoto della porta.
In quel momento si parla molto di Zirkzee. Marco Van Basten critica la sua scelta di essere andato via dall’Olanda, per andare a giocare in Germania. «È un attaccante difficile da trovare nel calcio moderno: alto, possente, ma abile nei movimenti. Ambidestro, forte nell’uno contro uno» dice Sebastian Hoeness. Salihamidzic lo definisce «Uno dei più grandi talenti della nostra accademia», usa la parola “classe” per descriverlo; Alaba lancia già un ammonimento: «Ha un talento che non tutti hanno, ma il talento da solo non basta, deve lavorare sempre di più».
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