
1. Il PSG è ancora la superfavorita?
Ovviamente si. A livello puramente tecnico la rosa del PSG non è comparabile a nessuna delle altre in Ligue 1 e questo alla fine finisce sempre per contare sul lungo periodo. Nonostante ciò, abbiamo già visto l’anno scorso quanto la supremazia del PSG sia molto più fragile di quanto non sembri all’apparenza. La scorsa stagione la squadra di Blanc riuscì a vincere il titolo solamente nell’ultimissima parte di campionato, insidiato prima dal Marsiglia e poi dal Lione, e dimostrò grandi difficoltà quando impegnata su più fronti (il PSG riuscì a riportare il campionato sui binari giusti solo una volta uscito dalla Champions League). A questo vanno aggiunti i suoi problemi strutturali, che quest’anno sembrano essere più pressanti che mai: il mercato non risponde ad un progetto tecnico preciso (che non sia quello di comprare più stelle possibile) e dà vita ad una squadra che nella maggior parte dei casi Blanc non sa gestire. Una parte importante della rosa ha espresso più di un prurito (Cavani, Lavezzi, Ibrahimovic e Thiago Motta, principalmente) e non si capisce come l’eventuale arrivo di Di Maria possa migliorare le cose, in tutti i sensi. Alla luce di tutto ciò, questo potrebbe davvero essere l’anno che metterà fine al ciclo di Blanc al PSG, al di là della vittoria finale del titolo.

Nonostante ciò, il PSG rimane la squadra da battere, se non altro per tutto ciò che significa allegoricamente in un campionato “povero” come quello francese.
Sì. È arrivato Ángel Di María in una squadra già fortissima. El Fideo ha deluso sia a Manchester che in Copa América con l’Argentina, ma solo un anno fa era stato il miglior giocatore della Champions League, e probabilmente il miglior giocatore del mondiale brasiliano. Bisogna valutare la sua resa nel centrocampo ultra-statico di Blanc e in generale del PSG: potrebbe rivoluzionarlo, portando quella rapidità di sviluppo che in Europa è mancata, potrebbe costringersi nuovamente ala per difficoltà di coesistenza, più o meno come successo con Van Gaal, o ancora potrebbe ridursi a “semplice” Matuidi, cui comunque sembra difficile rinunciare. Qualunque sarà lo scenario, il solo importare uno dei dieci (sicuramente venti) calciatori più forti al mondo in una lega meno competitiva della Premier romperà ulteriormente gli equilibri.
Daniele Manusia
Per il PSG il campionato è un obbligo settimanale, una scomodità che li tiene occupati nelle pause della Champions League. Non hanno altra scelta che vincere, e vincere senza mostrare debolezze, qualsiasi altra opzione attirerà le solite critiche, che poi sono l'unica cosa che potrebbe veramente destabilizzare una squadra che può scendere in campo da sola. Ha ragione Dario sui pruriti ma a mio avviso qualcuno partirà prima della fine del mercato. Sono curioso come Francesco di vedere dove giocherà Di Maria, un centrocampo a 3 con Motta e Verratti sarebbe uno dei migliori d'Europa (lo so, a voi non piace Motta a me sì), ma credo che verrà schierato davanti come Pastore, su una delle fasce, probabilmente al posto di Lavezzi. A proposito: credo che Ibra resterà quest'anno: il PSG è già la squadra in cui ha passato più tempo e anche immaginando che abbia ancora ambizione credo che se non può vincere la Champions lì non la può vincere da nessuna parte, e magari il prossimo andrà in Qatar, tanto le persone con cui trattare sono le stesse. Così, Di Maria e Cavani, a girargli intorno e riempire il buco alle sue spalle quando viene incontro, formerebbero la più bella "strana coppia" del calcio Europeo.
2. Chi potrebbe metterlo in difficoltà?
Dario Saltari
Se dovessi puntare un euro, lo metterei sul Lione. È l’unica tra le “grandi” ad aver salvato totalmente la squadra dal calciomercato (persino il PSG ha perso qualche pezzo, come Cabaye e con ogni probabilità Thiago Motta). L’anno scorso col PSG non ha mai perso e durante tutto il campionato ha dimostrato di avere le idee molto più chiare della squadra di Blanc. L’impalcatura dell’OL è solida al di là del talento dei singoli (il Lione è riuscito a resuscitare un giocatore come Malbranque, tanto per dirne una) e questo in una competizione lunga e difficile come un campionato è una sorta d’assicurazione. Dopo gli errori dell’anno scorso che gli sono costati il titolo, confido nel fatto che gli uomini di Fournier abbiano acquisito l’esperienza per non cadere sul rettilineo finale.
E hanno Lacazette.
Daniele Manusia
Sì, anche in Francia stanno vendendo il dualismo Parigi-Lione come la nuova sfida per il campionato. Francamente non mi sembra verosimile una corsa a due, con tutto il rispetto per Fournier e per giocatori come Fekir, che l'anno prossimo credo vedremo in qualche squadra più importante. Credo sia più verosimile che il nemico del PSG sia l'innalzamento della qualità generale del campionato. Nonostante i predoni inglesi che hanno saccheggiato in lungo e in largo (già solo senza il miglior assistman dello scorso anno Payet il campionato perde molto... invece Cabaye secondo me è più vittima di Verratti e Matuidi che altro, è andato dove era sicuro di giocare) il gioco è più brillante di anno in anno e ci sono parecchie squadre che possono mettere in difficoltà il PSG. Mi piacerebbe se si giocasse qualche piazzamento alto il Monaco di El Sharaawy, Bernando Silva ecc.
Francesco Lisanti
Premetto subito che per me, sull’arco delle trentotto partite, la risposta è: nessuno. Possiamo però considerare le partite singole, che inevitabilmente orienteranno i sentimenti del tifoso parigino a fine stagione al di là del numero di trofei nazionali vinti. Il Lione e il Marsiglia giocano un calcio molto aggressivo, che tendenzialmente il PSG soffre, con la differenza che i primi hanno dimostrato di avere le idee più chiare nella gestione del possesso e una maggiore lucidità nel controllo dei momenti-chiave della partita, ma entrambe creeranno difficoltà al PSG, che qualche punto specialmente fuori casa potrebbe perderlo. In Supercoppa, la condizione atletica non ottimale del Lione ha permesso al PSG di attaccare anche a difesa schierata arrivando in porta con pochi tocchi, data l’inadeguata densità centrale e la grande qualità dei passaggi dei parigini. Ad oggi è facile e soprattutto sensato scommettere sulla vittoria finale del PSG, ma è auspicabile e altrettanto ragionevole pensare che, a stagione inoltrata, almeno le partite di cartello garantiranno equilibrio.
3. Il Lione è tornato stabilmente tra le grandi?
Dario Saltari
Dipenderà molto da come cambieranno le prospettive della società nel prossimo futuro. L’attuale politica di fare totale affidamento sui prodotti delle giovanili è romantica (nonché finanziariamente lungimirante) ma non infallibile. Nel breve periodo non è affatto scontato che la generazione d’oro che ha fatto la fortuna del Lione fino ad adesso (oltre ai due già citati, i vari Ferri, Tolisso, Lopes, Umtiti e Gonalons) regga l’impatto dei grandi impegni europei e, più in generale, dell’impennata di aspettative intorno alla squadra. Nel lungo periodo, invece, l’incertezza è legata al successo del ricambio generazionale e cioè della capacità del vivaio di produrre costantemente grandi talenti (gli “scartati”, come Martial del Monaco, fanno ben sperare, a dire la verità). La differenza tra uno “stabilmente” e un “temporaneamente” starà nella capacità della società di reagire agli inevitabili scompensi generati da queste due variabili.
Francesco Lisanti
No, ma ha tantissima voglia di tornarci, e lo dimostra l’ostinazione con cui da un paio d’anni a questa parte trattiene il nucleo di talenti cresciuti orgogliosamente in casa, si ricordi l’estenuante trattativa Gonalons-Napoli. In Supercoppa, al novantatreesimo e con un uomo in meno, dopo un errore di Ibrahimovic lasciato libero di concludere, le telecamere hanno ripreso il portiere Anthony Lopes urlare chiaramente «Bagnate la maglietta!». Un istinto nevrotico che contiene tutta la sete del Lione.
La sconfitta in Supercoppa rimarca forse ancora le distanze tra il Lione e il PSG.
Per l’impegno in Europa, però, la squadra non è completa. Per riempire il vuoto nel posto di trequartista titolare (Grenier si rivedrà nel 2016) si parla di Valbuena e Belhanda, che sarebbero due usati poco sicuri, dopo le esperienze in Russia e Ucraina, ma molto suggestivi. Sono arrivati due esterni di difesa, a sinistra Morel dal Marsiglia, a destra Rafael dallo United, e probabilmente manca ancora un centrale di piede destro forte da affiancare a Umtiti, dato che Bisevac è sempre infortunato e sia Rose che Koné non si sono mai dimostrati abbastanza affidabili per giocare titolari in una squadra da Champions League. La massima competizione europea sarà il grande banco di prova di questa generazione lyonnaise, che non è ancora stabilmente una grande, ma almenopotrà dirci che tipo di grande è.
Daniele Manusia
Credo che il successo del Lione sia legato a questa particolare generazione di giovani (diciamo dai nati nel '90 al '94-'95) cresciuti in casa, non è scontato che si ripeta anche con le prossime. Intanto la società dimostra di voler puntellare i talenti gratuiti con alcune scommesse interessanti, oltre a Morel è arrivato Beauvue che a Guingamp aveva fatto bene e che ha le caratteristiche perfette da prima punta mobile per combinare con Lacazette. Forse avrebbero potuto trovare un accordo con Gourcuff, anche solo per ridurre l'impatto dell'investimento iniziale, e con Grenier infortunato (da buon erede di Gourcuff appunto...) potrebbe mancare chi decide il ritmo in mezzo al campo. Tolisso è di un anno più piccolo di Fekir e sarebbe bellissimo se mostrasse carattere da subito, sarebbe bello se il Lione tornasse grande tirando fuori talenti dalla cantera.
4. La scelta di puntare sui giovani del Monaco ti piace o è un sintomo di decadenza?
Dario Saltari
A me piace, anche se so che gli hater del Calcio Moderno mi odieranno per questo. Sono consapevole del fatto che il Monaco non punti sui giovani in maniera disinteressata (ormai la squadra e la città hanno assunto gli stessi connotati, con la dirigenza dei monegaschi che ogni anno punta centinaia di fiches sulle scommesse più rischiose) ma è anche vero che senza di esso noi appassionati di calcio non avremmo mai potuto vedere all’opera giovani gemme provenienti da tutto il mondo come Bernardo Silva, Kondogbia, Kurzawa, Ferreira-Carrasco e Martial. Anche quest’anno il mercato del Monaco è stato molto affascinante, nonostante la perdita di molti protagonisti dell’anno scorso (Kondogbia, Ferreira-Carrasco e probabilmente Berbatov). Dalle trattative è arrivata la solita truppa portoghese (Ivan Cavaleiro, Gil Dias e Helder Costa: leggi alla voce Jorge Mendes) nonché altri prospetti interessanti come la punta argentina Guido Carrillo e il trequartista franco-algerino Farès Bahlouli.
In generale non penso che ci sia decadenza nel trattare giovani calciatori per trarne profitto (finanziario e sportivo), se non quella morale della trasformazione capitalistica del calcio da sport a industria. Ma quella non è certo una colpa del Monaco.
Francesco Lisanti
È esaltante. Il pubblico monegasco non è quello folle del Saint-Etienne, fedele nella buona e nella cattiva sorte, e qualcosa bisogna offrirgli. Se proprio non si può competere per il titolo, la narrativa della squadra piena di attaccanti giovani e talentuosi funziona benissimo. Poi è un reparto incredibilmente assortito, ha un che di franchise di supereroi.
Ci sono Carrillo che è un nueve vero e Martial che è incontenibile in progressione, Bernardo Silva che si sposta in tutte le direzioni con la palla perfettamente aderente al sinistro ed El Sharaawy che ha una qualità della corsa rara e può fare gol assurdi, Dirar che è un freestyler e Ivan Cavaleiro che invece ha il passo pesante e tira appena ha l’occasione (ma l’intesa con Bernardo pare già esserci). Jardim non è esattamente Nick Fury ma ha quella pacatezza necessaria a gestire il tutto.
Sono rimasti Kurzawa e Fabinho, a testimonianza che l’investimento sui giovani è concreto e che la compravendita di talento (che comunque rimane il fine ultimo, non che sia biasimabile) è razionale e non frenetica, che almeno non si sta tentando di liquidare subito e scappare. E chissà, adesso che Rybolovlev ha recuperato oltre quattro miliardi di dollari nell’appello della causa di divorzio con l’ex-moglie, che il desiderio di acquistare Cristiano Ronaldo non gli ritorni.
Daniele Manusia
La cosa interessante del Monaco è proprio il modo in cui sono riusciti a cambiare politica in corsa trasformando la decadenza nell'opportunità di fare una squadra di giovani. Ai nomi fatti aggiungo Adama Traoré, e sottolineo come al centro (simbolico e non) del gioco ci sia ancora uno dei giocatori più sensibili d'Europa: Joao Moutinho, e in difesa il mio centrale sinistro preferito (o terzino, ma io lo preferisco a centrale): Aymen Abdennour, ammesso che il Barcellona non lo acquisti prima della fine del mercato, una specie di Benatia meno dominante nell'uno contro uno ma più aggressivo, irrazionale, scomposto ma in qualche modo sempre coordinato nel modo giusto nel momento giusto.
5. Che stagione ci dobbiamo aspettare dell'OM di Bielsa?
Dario Saltari
L’OM è per me la più grande delle incognite tra le squadre principali. Il mercato ha smantellato la squadra privandola degli attori principali della scorsa stagione (Gignac, Payet, Imbula e Ayew) senza rimpiazzarli in maniera adeguata (in attacco, tanto per fare un esempio, ancora non è arrivato nessuno se non Ocampos che era stato già preso a gennaio) e Bielsa sembra essere costantemente in contrasto con la società. L’anno prossimo il Marsiglia parteciperà all’Europa League, una competizione che toglierà ulteriori forze fisiche e nervose ad una squadra che è già sollecitata fortemente da un gioco bello ma estremamente impegnativo come quello di Bielsa.

Già l’anno scorso, senza coppe europee, l’OM scontò la splendida prima parte di stagione con un finale in forte calando. Quest’anno, con l’Europa League e la panchina cortissima, potrebbe andare ancora peggio. La speranza, almeno per i tifosi dell’OM, risiede nella capacità di stupire del Loco attraverso la sua capacità di lavorare con i giovani. Se anche Bielsa dovesse andarsene (secondo alcuni, la federazione messicana starebbe pensando a lui per la successione di Herrera), allora la debacle potrebbe essere inevitabile.
Daniele Manusia
È vero che sono partiti in molti, ma l'OM ha fatto un mercato interessante. Lemina può sostituire Imbula e potenzialmente è più completo, Alessandrini può colmare il vuoto lasciato da Payet, mentre su Ayew non potevano fare niente, visto che tempo prima aveva rifiutato un'offerta sempre dello Swansea solo per accordarsi su un salario più alto con il trasferimento a parametro zero. Inutile dire che siamo tutti dalla parte di Diaby, ma anche di Diarra, ma il futuro dell'OM dipende più dai giovani tipo Ocampos, che potenzialmente potrebbe diventare davvero "una cosa grossa", Thauvin e Michy Batshuyai che hanno tenuto, aggiungendo in difesa Rekik. Più che da Bielsa e da un gioco che ha dei limiti e delle qualità fin troppo evidenti (un mio amico tifoso ha detto: "Ma non potrebbe giocare una volta con 4 difensori così non prendiamo 5 gol?"), l'OM dipende dall'evoluzione di questi giovani. Io mi aspetto una stagione migliore dello scorso anno, ma chi lo sa.
Francesco Lisanti
Ci dobbiamo aspettare una stagione come quella dell’anno scorso, ovvero non sarei tragico sulle partenze. Per qualche motivo l’OM si è trovato con quattro titolari in scadenza di contratto nella stessa estate (oltre a Gignac e Ayew, anche Fanni e Morel) e seguendo valutazioni diverse ha deciso di non rinnovare nessuno. Marsiglia è sostanzialmente la Portland del calcio europeo. Le offerte per Payet e Imbula erano onestamente irrinunciabili per la dimensione finanziaria della società (35 milioni complessivi), quindi si può anche assumerne che la dirigenza si sia mossa bene. A centrocampo, come detto, sono arrivati Abou Diaby e Lassana Diarra, e qui c’è un libro di scenari possibili, ma anche un ragionevole hype.
Il nuovo trio d’attacco titolare era già in casa (Alessandrini-Batshuayi-Thauvin), ci sono due rincalzi di vent’anni, tanti difetti e tanto talento (Ocampos e Nkoudou), e c’è Bielsa per assemblare tutto. In un sistema in cui l’esplosività dei più giovani viene valorizzata e in cui gli automatismi aumentano la fiducia in se stessi e nel collettivo, non è detto che perdere qualità nei singoli mini il risultato finale. Che non sarà il titolo, questo bisogna chiarirlo, però anche una rosa indebolita può facilmente ripetere il quarto posto dell’anno scorso, perché rafforzata dalle idee e dall’entusiasmo del Loco. Divertendosi nel tragitto.
6. Chi ha fatto meglio sul mercato?
Dario Saltari
In termini assoluti (contando quindi anche le mancate cessioni) dico Lione. Riuscire a mantenere in toto la squadra dell’anno scorso non era né semplice né scontato, soprattutto se si considerano le stagioni straordinarie di Lacazette e Fekir. A mancare è stato il mercato in entrata, come previsto dalla rigida politica societaria che impone di puntare unicamente sul vivaio, con l’unica eccezione dell’ottimo Claudio Beauvue che col Guingamp l’anno scorso segnò 17 goal. Con Beauvue, il Lione completa in modo intelligente il reparto offensivo affiancando alle due stelle un maestro dei movimenti senza palla e degli inserimenti. L’unica ombra è stata il fallimento dell’esperimento Gourcuff (ha chiuso la sua esperienza a Lione non rinnovando il contratto) che, insieme al grave infortunio di Grenier, potrebbe aprire qualche problema nel ruolo di trequartista centrale, fondamentale nel modulo del Lione.
Francesco Lisanti
Difficile stilare una classifica assoluta, anche in virtù di un mercato (ad oggi) sostanzialmente piatto. Ogni squadra va valutata nell’ambito della rispettiva strategia di mercato. Il PSG ha comprato il calciatore più forte: l’acquisto di Di María ha contribuito più di qualunque altro a creare interesse verso il campionato. Il Lione, anche solo non vendendo, forse è la squadra che esce più rafforzata da questo mercato.
Il Marsiglia scommette sull’integrità di Lass Diarra e Diaby e sulla crescita dei giovani. Avrebbe potuto incassare l’anno scorso per i calciatori in scadenza, ma ha preferito lasciare a Bielsa una squadra più competitiva, e ora riparte come può.
Accanto a Diaby e Diarra poi c’è il conte Lemina.
Il Monaco ha dovuto drasticamente virare strategie diverse volte nel giro di pochi anni sia in termini di bilancio che di scouting, e sarebbe difficile per qualunque azienda al mondo. Ciò nonostante è riuscito a ricavarne plusvalenze importanti (Kondogbia, Ferreira Carrasco), a liberarsi per il secondo anno dell’ingaggio di Falcao e a mantenere alto il livello di interesse intorno al club. Il supporto di Mendes è stato decisivo, ma è solo un’altra prova del suo genio.
(Acquisto-simpatia al Saint Etienne che sostituisce Tabanou con Assou-Ekotto. Acquisto-ubriaco invece Goicoechea al Tolosa.)
Daniele Manusia
Secondo me Marsiglia e Monaco. Se per fare bene sul mercato si intende accrescere il valore della propria rosa e migliorare i conti. Secondo me il Lione flopperà la corsa con il PSG e il principale motivo di interessa della Ligue 1 starà nei giovani. Marsiglia e Monaco secondo me sono i progetti più interessanti. Poi ok, se si parla di premi simpatia, vince il Nizza che ha tenuto Ben Arfa sei mesi all'ingrasso e adesso siamo tutti con i pop-corn pronti per la sua rinascita. Pollice verso per il Lione che ha scaricato Gourcuff. Si capisce che non sono d'accordo con il fatto che hanno scaricato Gourcuff?
7. Quale tra le squadre principali potrebbe deludere?
Dario Saltari
Direi l’OM e non solo per questioni prettamente calcistiche. Il bielsismo, con tutto il carico di mitologia che si porta dietro, porta ad un innalzamento vertiginoso delle aspettative, non solo tra i tifosi della squadra in particolare ma anche tra tutto il resto del pubblico neutrale. Anche in questo stesso articolo noi mettiamo tra le “squadre principali” il Marsiglia e non il Saint-Etienne che la scorsa stagione fece lo stesso identico numero di punti. Questo fa sì che se le aspettative non vengano rispettate, anche minimamente, la ricaduta di delusione è molto più forte che in qualunque altro caso. È quello che succedeva in Italia con Zeman, ad esempio, dove a risultati e prestazioni mediocri ma non totalmente fallimentari corrispondeva un sentimento generalizzato di disastro.
Francesco Lisanti
Solo il PSG è nella condizione di deludere. In Francia sono così demoralizzati per la scarsa competitività della lega, dopo la netta vittoria per 2-0 sul Lione nel Trophée des Champions, che l’allenatore del Montpellier ha dichiarato a France Football che quest’anno il campionato potrebbe già essere deciso a febbraio. Qualunque risultato dal secondo posto in giù, sarebbe un clamoroso fallimento. Le “altre” (Lione, Marsiglia, Monaco) si sono tutte allineate sullo sviluppare rose giovani e dalle visibili potenzialità, e si giocheranno i due posti rimanenti per l’accesso alla Champions League. Al momento vedo il Marsiglia un gradino sotto le altre, ma come detto, dovesse confermarsi la quarta forza del campionato non avrebbe affatto deluso in relazione alla politica di bilancio attuata.
Daniele Manusia
Se Lione e Marsiglia finissero dietro Monaco sarebbe una bella beffa. Il PSG magari deluderà sul piano del gioco, verrà criticato, vincerà 1-0 contro squadre che costano quanto l'equipaggiamento da caccia di Ibrahimovic, ma difficilmente potrà sorprendere sul piano dei risultati. Ma Bielsa non potrebbe allenare il PSG solo per la Champions League? Credo che potrebbe chiudere un'occhio sulla staticità di Ibra...
8. Quale squadre di quelle che non avete nominato potrebbero sorpendere?
Dario Saltari
Secondo me il Lille potrebbe fare bene, o almeno molto meglio di quanto fece l’anno scorso (ottava a 56 punti). La rosa è di buon livello nonostante abbia perso molti giovani interessanti (Adama Traoré, Idrissa Gueye e Divock Origi). Tra i nomi spicca quello di Djibril Sidibé, a mio modo di vedere il terzino destro più interessante di tutto il campionato francese dopo Aurier. Sulla panchina è stato messo Hervé Renard, un allenatore esperto e vincente (è l’unico ad aver vinto la Coppa d’Africa con due nazionali diverse).
Il Lille, inoltre, è l’unico club in tutta la Ligue 1 ad aver cambiato allenatore e questo paradossalmente potrebbe giocare a suo favore potendo sfruttare, almeno nella prima parte di campionato, l’inevitabile effetto sorpresa.
Francesco Lisanti
Spero col cuore il Nizza, anche perché un exploit del Nizza vorrebbe quasi certamente dire un exploit di Ben Arfa, che aspetta da sei mesi di poterci giocare, indosserà un romanticissimo numero 9 sui chili in sovrappeso e a detta dei suoi compagni sembra avere le motivazioni giuste. Il primo gol contro il Napoli è una sua invenzione: sterzata, ruleta, cambio di gioco, si muove per ricevere al centro e serve subito in profondità. Il terzo gol dà un’idea più chiara del “nuovo” Ben Arfa, giocherà da riferimento centrale nel tridente offensivo di Puel, pronto a farsi trovare negli spazi, guadagnare metri in progressione e lanciare gli esterni.
Potrebbe poi finalmente esplodere Pléa, prodotto lyonnais come HBA, che giocherà esterno offensivo puro, mentre per l’altra fascia è arrivato Germain in prestito dal Monaco, prima punta mobile e disposta al sacrificio che dovrebbe essere perfettamente complementare all’estro anarchico di Ben Arfa. Dietro di loro tantissimo talento dall’età media poco superiore ai vent’anni (Mendy, Seri, Eysseric) e davanti due rincalzi di neanche vent’anni (Maupay, Benrahma) che nel precampionato hanno impressionato. Motivi per seguire il Nizza ce ne sono tanti, al di là di Ben Arfa.
Daniele Manusia
Seguirò il Nantes (oltre che per la storia gloriosa del Nantes dei primi anni '90) per Sigthorsson che secondo me ha la caratteristiche per fare bene anche fuori dall'Ajax (non è sempre così) e per Adryan, arrivato in prestito dal Flamengo. De Zarkarian, l'allenatore, è quello che ha subito il fallaccio di Cantona che ogni tanto gira sui social.
9. La Ligue 1 fornisce talenti alle grandi europei con continuità, un giocatore che il prossimo anno potrebbe fare il salto?
Dario Saltari
Io credo che non si possa non fare il nome di Nabil Fekir. A livello di talento puro è l’unico, insieme a Bernardo Silva, che potrebbe essere inserito direttamente in una grande squadra europea. Al contrario del portoghese, però, Fekir soddisfa davvero tutti i palati, unendo il fisico piazzato alle doti tecniche fuori dal comune. Se dovesse ripetere la stagione dell’anno scorso, potendo farsi notare tra l’altro in una competizione come la Champions League, per il Lione diventerà davvero complesso trattenerlo nonostante le nobilissime intenzioni del presidente Aulas. Fekir avrebbe grande domanda anche da un punto di vista tattico essendo un calciatore moderno che può giocare praticamente in tutti i ruoli offensivi (prima punta, seconda punta, trequartista o ala). Non so perché ma lo vedrei bene all’Arsenal.
Francesco Lisanti
Posto che il PSG è già “grande europea”, Fekir è sicuramente il giovane più forte nella squadra più forte. Dove però immagino le grandi europee cercare attentamente possibili acquisti è nel reparto difensori centrali, un ruolo sempre più difficile da ricoprire a causa dell’evoluzione del gioco. Umtiti e N’Koulou, prima dell’infortunio, nell’ultima stagione hanno avuto un rendimento degno di qualunque grande europea, e non a caso Aulas sogna proprio di creare la coppia a Lione, possibilmente senza attendere il contratto in scadenza nel 2016, ma a quel punto non oso immaginare la reazione che avrebbe Bielsa.
Daniele Manusia
Fuori dal dubbio che Fekir (vive ancora con i genitori) sia il più vicino a seguire le orme di Hazard e finire in una grande europea. Se riesce ad essere costante per una stagione anche Thauvin non è lontano. Secondo me seguono Ocampos e Bernardo Silva. Lemina lo prenderei domani, di qualsiasi squadra fossi direttore sportivo.