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cultura Fulvio Paglialunga 2 ottobre 2018 6'

La prima squadra fantasma del calcio italiano

La storia della Virtus Entella è paradigmatica del caos del calcio nel nostro paese.

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Chissà di cosa discutono nei bar di Chiavari. Se ridono, se credono che stia davvero capitando a loro, se sognano una promozione o una salvezza. Di certo non parlano di partite, perché al momento è tutto grottesco: non si sa di quali partite discutere, ma si è molto informati su ricorsi, tribunali sportivi, Tar e incapacità assortite.

 

Il caos del calcio italiano ha preso la residenza a meno di quaranta chilometri da Genova, in un paese di poco più di 27mila abitanti che non sa comprendere il suo presente, figurarsi se riesce a ipotizzare il futuro. L’Entella non sta giocando, sospesa in attesa di giustizia e sommersa da documenti e carte bollate.

 

L’Entella ha già giocato: il 17 settembre, prima giornata di una LegaPro che doveva cominciare il 26 agosto e ha rinviato perché c’era troppo disordine e non poteva partire senza sapere con quali squadre farlo.

 

L’Entella giocherà: non si sa ancora quando e, soprattutto, non si sa ancora dove. Può tornare in serie B, e quindi annullare la gara già giocata e trovarsene sette da recuperare, oppure restare dov’è, e questo punto chiedersi per quale motivo è stata ferma, accumulando allenamenti senza obiettivi, prolungando la preparazione come non si dovesse giocare mai e giocando solo amichevoli anche nei primi giorni d’autunno.

 

Una storia seria
L’Entella è retrocesso dalla serie B il 31 maggio, dopo due 0-0 nei playout contro l’Ascoli, salvo per il miglior piazzamento in campionato. In un paese dove il calcio è una cosa semplice e soprattutto seria sarebbe al corrente dal primo giugno del proprio destino: giocare nel campionato di sotto, in LegaPro, programmare la risalita, avendone la forza e la voglia.

 

Invece qui la LegaPro balla ogni anno, e da un po’ anche la serie B, tra società che non ce la fanno e altri motivi di disordine. Saltano le squadre, scricchiola tutto il sistema e traballano le certezze: così finisci un campionato a maggio e non sai dove giocherai a giugno.

 

L’Entella già a fine giugno aveva cominciato a sperare nel ritorno in B: la Procura Federale aveva chiesto la retrocessione del Foggia, coinvolto in un’inchiesta su riciclaggio di denaro e pagamenti in nero ai propri tesserati, l’Entella era ammesso al dibattimento proprio perché parte interessata (sarebbe stata riammessa). Poi, però, il Tribunale Federale ha deciso che per il Foggia bastava una penalizzazione di 15 punti, senza tuttavia pensare al principio afflittivo contemplato dalla Giustizia Sportiva. Ha cioè stabilito che la penalizzazione sarebbe stata scontato nella nuova stagione (quella attuale) e non nel campionato disputato mentre si commetteva l’illecito, cosa che avrebbe salvato l’Entella, che aveva finito la stagione regolare con 13 punti in meno del Foggia – poi la Corte Federale ha ridotto a 8 i punti di penalizzazione dei “dauni”, ma l’errore commesso prima resta tale e soprattutto l’intero processo sportivo permette la salvezza di una società che ha «reimpiegato nell’attività gestionale e sportiva nel corso delle stagioni sportive 2015/16 e 2016/17 un importo monetario molto ingente, sia a mezzo di bonifici, sia a mezzo di denaro contante, proventi di attività illecite di evasione e/o elusione fiscale, alcune delle quali integranti anche reato».

 

A questo punto, nel paese di cui si parlava prima, quello dove il calcio è una cosa semplice e soprattutto seria, una squadra avrebbe avuto il tempo di assorbire la delusione e programmare il campionato successivo. Anche in questo caso, però, dobbiamo prendere la consapevolezza di non essere nel luogo di fantasia in cui il calcio fila liscio. Infatti la B si ingarbuglia, ogni giorno: quando tre società (Cesena, Bari e Avellino) non sono state ammesse al campionato, l’Entella non si è trovata tra quelle che potevano ambire del ripescaggio, avendone già usufruito nel 2015.

 

In realtà poi la B non ha nemmeno deciso di procedere ai ripescaggi, partendo a 19 squadre e forzando la mano su quello che apparentemente è un giusto cambio di format (ridurre le squadre, visto lo stato dei conti e le sofferenze di molte società), ma con modi e tempi sbagliati al punto che tutto è ancora sospeso e solo lunedì il Tar ha deciso che forse basta così, con ricorsi, appelli e proteste: si procede con la riduzione, avanti in 19. Forse.

 

Gozzano vs Entella - Campionato Serie C 2018/2019

L’ultima partita dell’Entella. Foto di Dany Mota / LaPresse.

 

Una storia ancora più complessa
Non è però su questo che l’Entella riprende la sua battaglia. Ritiene di essere dentro un altro sopruso, che ancora una volta mette in discussione il funzionamento della giustizia sportiva. Si parla del Cesena e del caso delle plusvalenze fittizie con il Chievo, di una penalizzazione da ridere: perché anche qui, dopo tutti i giri dei tribunali sportivi, il Cesena è stato penalizzato di 15 punti senza modalità afflittiva. Quindi, 15 punti da scontare in questo campionato e non in quello passato. Con un particolare non da poco: quel Cesena non esiste più e quindi di fatto non è stato penalizzato nessuno.

 

Per questo l’Entella ha ripreso a reclamare le sue ragioni: con il Cesena penalizzato nello scorso campionato la classifica sarebbe cambiata e i liguri sarebbero ancora in serie B. Invece, tra un ricorso, una discussione al Tar e un altro giro di carte bollate, l’Entella dovrebbe essere destinato alla LegaPro, perché nello scorso campionato ha fatto meno punti di chi aveva costruito squadre che non poteva permettersi (come il Bari o il Cesena), o per restare a galla aveva fatto ricorso a fideiussioni di compagnie rumene inibite in Italia (come l’Avellino) oppure evadendo il fisco e pagando in nero (come il Foggia).

 

Va vista come una questione etica, oltre che di giustizia sportiva: per questo mentre un’Entella si allenava, un’altra continuava la sua battaglia legale. Così si è arrivati, due giorni dopo la prima (e fin qui unica) partita giocata, il Collegio di Garanzia del Coni ha deciso che la società aveva ragione a impugnare la sentenza della Corte Federale e che il Cesena doveva essere penalizzato nel campionato precedente, non in quello che non giocherà mai.

 

Stadio_Comunale_di_Chiavari_Tribuna

Lo stadio Comunale di Chiavari.

 

Cosa può succedere ancora?
Esistesse il sillogismo nella giustizia sportiva, la “retrocessione” del Cesena salverebbe l’Entella. Invece al momento le retrocesse dalla B sono di fatto cinque, perché per la riammissione in B della squadra di Chiavari servirebbe un provvedimento della Figc. Così, mentre l’Entella ha smesso di giocare, ma si allena, potrebbe acquistare giocatori (persino Cassano, si dice), ma non ha una Lega dove depositare i contratti, Chiavari vive questa sospensione senza sapere di cosa parlare.

 

I tifosi vanno allo stadio, ma solo in settimana. Cercano il calcio prendendolo dalla sua fonte più noiosa: gli allenamenti. Senza l’emozione di una partita, qualunque sia, con qualunque risultato. Senza poter litigare sulla sostituzione sbagliata o sul gol subito, senza potersi dare pacche sulle spalle perché hai visto che partita abbiamo vinto? Perché, ecco l’ultimo dei paradossi, la Figc e la Lega non vogliono che l’Entella torni in B.

 

Al punto che la Federazione, commissariata dal presidente del Coni Giovanni Malagò, ha impugnato la sentenza del Coni stesso. Una sorta di ricorso contro se stessa, l’avvitamento definitivo della giustizia sportiva che però ha fatto perdere la pazienza al Governo, ora fermamente convinto dell’urgenza di una riforma che demandi al Tar (con rito abbreviato) le discussioni sull’ammissione ai campionati senza passare dai tre gradi (e oltre) previsti dall’ordinamento sportivo. Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega allo sport, senza che nessuno abbia storto il naso per l’intervento della politica sull’autonomia del pallone. Perché è stato il calcio a non avercela fatta da solo.

 

L’Entella aspetta, ormai ci ha fatto l’abitudine. Almeno da qualche giorno ha una data limite: il 9 ottobre il Tar del Lazio deciderà sulla riammissione, dopo che Lega e Figc hanno impugnato la sentenza del Coni.

 

Finalmente si saprà dove giocherà la prima squadra fantasma del calcio italiano, a Chiavari sapranno di cosa parlare e i tifosi potranno restare a casa nei giorni della settimana che adesso utilizzavano fingendo che fosse domenica, fingendo che fosse tutto normale. Chiedendosi perché questo non è n paese dove il calcio è una cosa semplice e soprattutto seria.

 

Intanto, conviene imparare a memoria il tabellino di Gozzano-Entella (1-3) del 17 settembre 2018, prima giornata del girone A di LegaPro. Può diventare una specie di Gronchi rosa, per appassionati.

 

 

Tags : virtus entella

Fulvio Paglialunga è nato a Taranto, vive a Roma. Scrive per la tv ed è autore dei libri “Un giorno questo calcio sarà tuo. Storie di padri e figli, e di pallone” (Baldini&Castoldi, 2017) e “Ogni Benedetta Domenica" (ADD editore, 2013), tratto dalla trasmissione ideata e condotta su Radio Rai.

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