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Firenze: il Duomo, gli Uffizi, il Viola Park
06 ago 2025
I complimenti più entusiasti al nuovo centro sportivo della Fiorentina.
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13 min
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IMAGO / ABACAPRESS
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“Basta affacciarsi alla balaustra di piazzale Michelangelo e ammirare lo skyline di Firenze”, scrive La Nazione il giorno dell’inaugurazione del nuovo centro sportivo della Fiorentina “Una volta ci si accontentava del Duomo, di Palazzo Vecchio e S. Croce, con qualcuno che sbirciava l’orizzonte cercando di intravedere lo stadio. Oggi si vedono il Palazzo di Giustizia (ahimè) e anche il Viola Park”.

Dall’undici ottobre del 2023 questo nome è diventato un punto fermo nel discorso intorno alla Fiorentina. Viola Park: già il nome è irresistibile e viene voglia di ripeterlo, con quel suono caldo e sensuale, che unisce in tre sillabe il colore della tradizione con la lingua della globalizzazione. “Fiorentina, ecco Pioli al Viola Park”; “Fiorentina, al Viola Park una standing ovation per Pioli”; “Fiorentina, il nuovo programma di Pioli: dieta, allenamento e slogan al Viola Park”. Anche il SEO di Google, da cui i titoli degli articoli prendono la propria forma, conferma che la Fiorentina ha trovato il pezzo mancante per completare il suo nome. Oggi non si può dire Fiorentina senza dire Viola Park (sentite come suona bene).

Voluto da Rocco Commisso - anzi, da Rocco B. Commisso, com’è intitolato ufficialmente il centro sportivo - il Viola Park è quasi letteralmente un sogno avverato. Quello di un centro sportivo all’avanguardia è un chiodo fisso nella storia della Fiorentina. Il club toscano ci aveva provato già negli anni ’70, durante la gestione Baglini-Ugolini, individuando dei terreni nei pressi di Sesto Fiorentino. Circa un decennio dopo ci riprovarono i Pontello, che avevano pensato addirittura a delle obbligazioni da far sottoscrivere ai tifosi per finanziarlo. Questa volta si era pensato a Santa Brigida, frazione del comune di Pontassieve, che però non diede la sua autorizzazione, facendo sfumare il progetto. Poi fu il turno di Diego e Andrea della Valle, che nel 2003, dopo una lunga ricerca, spesero circa tre milioni di euro per dei terreni a Incisa in Val d’Arno. Anche in questo caso non se ne fece niente, secondo il sito violanews.com per via di “carenze idriche nella gestione di tanti campi da gioco”, e a quel punto i Della Valle optarono per trasformarli in una tenuta agricola. Al quarto tentativo, finalmente, questa lunga rincorsa ha avuto la sua fine.

Come vuole la storia della Fiorentina, non sono mancate le complicazioni. Per vedere la luce, il Viola Park ha dovuto superare la scoperta di due necropoli (una villanoviana e una romana, individuate da alcuni tifosi come l’origine della “maledizione delle tre finali perse”), un ricorso al TAR da parte di un’organizzazione a tutela del patrimonio artistico, l’esplosione di due guerre che hanno scombinato l’assetto geopolitico internazionale e fatto lievitare i costi di costruzione fino a circa 110 milioni di euro.

Oggi, però, il Viola Park è realtà e adesso la Fiorentina può vantare un complesso che include due piccoli stadi (rispettivamente da tremila e 1500 posti), otto campi da calcio regolamentari, vari altri campi d’allenamento, uffici, due foresterie (per le squadre femminili e giovanili), un auditorium, un Fiorentina store, uno studio televisivo, un’area wellness, tre parcheggi (tra cui il “Viola Parking”) e tre saloni di bellezza, tra le altre cose. Il tutto in armonia con il tipico paesaggio collinare toscano, sotto la sorveglianza degli alberi da frutto e degli ulivi. In poche parole: un centro sportivo funzionale e all’avanguardia, dove si allena tutta la Fiorentina, e dove giocano la squadra femminile e il settore giovanile.

Il Viola Park è un investimento importante in Italia, dove quelli per le infrastrutture sportive sono considerati praticamente soldi buttati, e dove proprio per questo chi decide di investirli in questo modo è considerato un santo, un visionario. C’è della piaggeria fantozziana nelle dichiarazioni che troverete in questo pezzo ma anche - credo - della sincera, ingenua gratitudine. Il Viola Park come i sanatori costruiti dai grandi capitani d’industria dell’Ottocento, come le enormi moschee erette dagli emiri in onore di Maometto - il segno di una generosità e di una bontà d’animo che riesce a superare l’ottusità del denaro, che legittima l’autorità del potere. Questi sono i dieci commenti che più sono riusciti a restituirne la bellezza e l’importanza, dal più neutro al più entusiasta.

DANILO CATALDI, IL COMMENTO ISTITUZIONALE
Danilo Cataldi è nato a Roma, cresciuto in una scuola calcio ai limiti del Grande Raccordo Anulare. Gioca alla Lazio dal 2006, quando aveva 12 anni, e dal 2018 entra stabilmente nel giro dei titolari. È uno di quei ragazzi che potresti vedere ovunque girando per Roma, che potrebbe fare la comparsa nei video di Leonardo Bocci. Quando lo scorso anno la società biancoceleste decide di metterlo sul mercato forse gli prende una fitta al cuore, ma quando arriva a Firenze e vede il Viola Park la bilancia dei sentimenti inizia a riequilibrarsi. «Il distacco è stato duro come è normale che sia», dichiara durante la conferenza di presentazione «La Fiorentina per me è un posto perfetto per continuare a crescere. È una squadra forte e le due finali perse devono essere solo un punto di partenza. Il Viola Park è quel che serve per stabilizzarsi e crescere ulteriormente in Europa».

MOISE KEAN, IN PUNTA DI PIEDI
Prima dei 25 gol stagionali, prima della piccola soap opera che ha riguardato il suo possibile trasferimento all’inizio di questa sessione di mercato, Moise Kean entra al Viola Park con la reverenza che si riserva ai luoghi di culto, le mani dietro la schiena, gli occhi stretti verso l’orizzonte, quasi in punta di piedi. «Cosa ti ha stupito di più di questa struttura?», gli chiede l’intervistatrice del canale ufficiale della Fiorentina. I più rispettosi preferiscono evitare il nome - usano termini astratti come “struttura”, una parola levigata per una cosa aliena, con cui ci si riferisce a questa casa del futuro atterrata a Bagno a Ripoli dove società e natura non sono più in conflitto. «I campi sono meravigliosi, il centro è meraviglioso, questo ti dà ancora più motivazione per dare di più per i colori», risponde Kean.

Pochi giorni prima il Viola Park era stato scelto dal Tour de France come punto d’inizio della sua partenza da Firenze, la prima di sempre in Italia. Un evento storico da uno dei monumenti del nuovo Rinascimento fiorentino.

STEFANO PIOLI, RITORNO AL MONDO NUOVO
“Stefano Pioli ritrova la panchina della Fiorentina e, a distanza di settimane dall'accordo trovato, ha finalmente messo piede al Viola Park”, scrive Sky Sport come se fosse atterrato sulla luna, dopo che il ritorno del tecnico emiliano è stato ufficializzato. Pioli era già stato allenatore della Fiorentina dal 2017 al 2019, quando la squadra viola si allenava ancora sui cosiddetti “campini”, di proprietà comunale, il cui nome colloquiale credo dica quasi tutto. «Ho trovato una struttura eccezionale, incredibile, molto diversa rispetto a quella che avevamo prima», dice nella sua prima intervista da allenatore della Fiorentina, poche settimane fa. Entrare al Viola Park, per lui, è un ritorno al passato ma contemporaneamente anche un viaggio nel futuro.

FABIANO PARISI, IN LOVE WITH VIOLA PARK
«Commisso? Il presidente mi ha telefonato il giorno della firma, mi ha chiesto come avessi visto il Viola Park», dice nella sua conferenza di presentazione Fabiano Parisi, che si dice «innamorato» del nuovo centro sportivo. Viene da chiedersi se Commisso chiami tutti i nuovi calciatori per chiedergli come hanno visto il Viola Park, come se fosse un parente o un amico a cui si vuole particolarmente bene. Parisi dice che «c’è tutto ciò che serve a un calciatore» ma per fortuna non è vero e c’è anche molto altro. Innamorati del Viola Park al Viola Park? Nessun problema: come ha detto lo stesso Commisso ancora prima della sua inaugurazione «se qualcuno si vorrà sposare, abbiamo costruito una chiesa che si chiama Santa Caterina». È una cappella dedicata a Santa Caterina da Siena, la cui rivalità con Firenze viene superata in onore di Catherine Commisso, moglie del presidente.

Foto ACF Fiorentina

In onore delle due donne anche “l’olio Caterina”, ottenuto con le olive degli ulivi del Viola Park. «È incredibile andare in giro e vedere tutti gli spazi», ha detto Rocco Commisso il giorno del primo anniversario dell’inaugurazione «Sono contento di vedere tutte le piccole cose, come le olive».

NICOLÒ FAGIOLI, BUONASERA VIOLA PARK
Il 5 febbraio Nicolò Fagioli veste per la prima volta la maglia d’allenamento della Fiorentina. Viene da un periodo duro: la squalifica per il calcio-scommesse, le dolorose ammissioni alla stampa, il difficile ritorno in campo, poco più di 500 minuti in campionato nella prima metà di stagione con la Juventus, la squadra in cui è cresciuto. Per fortuna c’è il Viola Park. La mezzala di Piacenza passa alla Fiorentina per rimettersi in gioco, mette su la faccia di chi vuole lottare e subito dopo il primo allenamento con la sua nuova squadra fa irruzione a sorpresa (o almeno così dice il sito ufficiale della Fiorentina) nel programma “Buonasera Viola Park”.

«Sono arrivato due ore fa, ho fatto un primo allenamento, ho conosciuto i compagni…». I presentatori, però, tagliano corto: «Prime impressioni sul Viola Park?». «Stupendo, enorme, gigante, molto accogliente», risponde Fagioli rinnovando la lista di superlativi.

MARIN PONGRACIC, NUOVO ARRIVATO
Avrete capito a questo punto che il commento sul Viola Park è un viatico obbligato per tutti i nuovi acquisti. Questo però non l’ha reso (ancora) una pratica burocratica e, anzi, preparatevi perché la montagna dell’esagerazione è ancora alta da scalare. «Il Viola Park è pazzesco», ha dichiarato per esempio Marin Pongracic il 19 luglio, nella sua conferenza di presentazione «Ho giocato in tanti club, ma non ho mai visto una struttura così incredibile».

EDIN DZEKO, SINDROME DI STENDHAL
«Col presidente ci siamo sentiti subito dopo la firma, quando sono venuto qui al Viola Park la prima volta». In una delle sue prime interviste da giocatore della Fiorentina, a Sportweek, Edin Dzeko vorrebbe parlare di Rocco Commisso ma una sensazione sembra sopraffarlo. Alle spalle i campi e le linee sinuose del Viola Park portano nel futuro l’immaginario paesaggio dipinto da Leonardo alle spalle della Monna Lisa. «Commisso mi ha fatto subito sentire il suo amore per la Fiorentina, che non è frequente adesso nel calcio. E veramente questo ci fa vedere che…». Edin Dzeko non ce la fa più: saranno le esalazioni della storia che provengono dai terreni dell’antica proprietà della famiglia Guicciardini, sarà l’innovativo sistema di impermeabilizzazione a compluvio per la raccolta e il drenaggio dell'acqua piovana su cui si basa la sostenibilità della struttura, sarà quel che sarà ma l’attaccante bosniaco deve parlare del Viola Park. «Vedendo questo centro sportivo, che è tra i top tre in Europa, gli ho fatto subito i complimenti: più bello di così è difficile trovare». Liberatorio.

ANCORA EDIN DZEKO, L’ULTIMO TRA QUELLI CHE VOLEVANO TRASFERIRSI AL VIOLA PARK
Ancora prima di questo momento, Edin Dzeko aveva già portato l’asticella su livelli altissimi, riesumando un’idea che in realtà alla Fiorentina gira da un po’: se il Viola Park è così bello perché non viverci? «Vedendo questo bellissimo centro sportivo sono ancora più felice della scelta e non vedo l’ora di iniziare», aveva dichiarato l’attaccante bosniaco nella conferenza di presentazione «Le prime sensazioni sono bellissime, voglio stare in questo centro sportivo tutti i giorni. Mi sembra che uno ci possa anche vivere perché è bellissimo».

ANDREA COLPANI, TENTAZIONE IRRESISTIBILE
Sembra o è davvero possibile, anzi conveniente viverci? Andrea Colpani è tentato. «Il Viola Park è unico. Arriviamo la mattina e non c’è voglia di tornare a casa, c’è la sala giochi. Il tennis tavolo con Bove che sta raggiungendo i livelli di Donati al Monza…». La lista in realtà è ancora lunga ma da quello che mi risulta alla fine è riuscito a resistere alla tentazione (forse si è fatto un tavolo da ping pong a casa).

RAFFAELE PALLADINO, IL PRIMO INQUILINO
Alla fine qualcuno ci si trasferisce, e quel qualcuno forse non sarete sorpresi di apprendere è Raffaele Palladino. «Il Viola Park è stupendo: è il centro sportivo più bello che abbia mai visto. Quando entri qui ti rendi conto della grandezza di questo club e delle sue ambizioni», dice con moderazione alla sua prima conferenza stampa. Dopo pochi giorni prende armi e bagagli, e si trasferisce al Viola Park. Perché? «Non voglio perdere neanche un minuto della mia giornata per la Fiorentina. Tanti mi dicono che sono pazzo e che dovrei staccare ma non ci riesco». Come si fa, d’altra parte, quando si ha una struttura a disposizione come il Viola Park?

Il sito violanews.com prova a immaginare con un meme il risveglio di Raffaele Palladino: caffellatte, Gazzetta e poi dritti al bar “Il Giglio”, uno dei due bar del Viola Park, quello con un bancone circolare sormontato da una torre di schermi che richiama quella della borsa di New York. Sotto i commenti: “È meglio di un hotel a 5 stelle”; “Ci vivrei anche io”.

Palladino abbandona il Viola Park e si trasferisce al centro di Firenze intorno alla metà di marzo, e da lì la sua esperienza alla Fiorentina naufraga. Solo un caso?

DAVID DE GEA, IL SECONDO INQUILINO
Dopo Palladino, anche David De Gea, dopo qualche settimana, decide di trasferirsi al Viola Park. I suoi compagni, per prenderlo in giro, lo chiamano “il custode del Viola Park” ma De Gea è un professionista di caratura internazionale e sa quello che fa. Sulla stampa trapela che la scelta è dettata dalla volontà di “curare al meglio l’alimentazione” e, anche se sicuramente qualcuno gli avrà dato del pazzo, non è affatto casuale.

Nel ristorante del Viola Park è infatti curato ogni minimo dettaglio: i tavoli sono circolari, come insegna il grande Louis van Gaal; al soffitto ci sono i pannelli fonoassorbenti per abbassare il volume del chiacchiericcio; soprattutto la cucina è curata da Duccio Pistolesi, il Lamine Yamal degli chef nel Camp Nou delle cucine - «la cucina», come dice lo stesso Pistolesi «più bella di Firenze, e forse di Toscana, e forse d’Italia. Quindi: orgoglio e vanto».

Il ristorante del Viola Park ha la sua pasticceria, la macchina del gelato, una seconda cucina per il trattamento degli allergeni: «Una chicca del Viola Park che ha voluto il presidente». La rinascita di De Gea non è un caso.

LUCA LEZZERINI, RITORNO AL FUTURO
Luca Lezzerini è stato uno dei protagonisti del reality di MTV Giovani Speranze, che seguiva proprio la Primavera della Fiorentina, ed è stato nel giro della prima squadra tra il 2015 e il 2017, pur collezionando solo tre presenze. Dopo otto anni di prestiti, tra Avellino, Venezia e Brescia, quest’anno è tornato a casa solo che la casa era diventata il Viola Park.

«Me lo immaginavo bello, ma vederlo dal vivo è un'altra cosa». Entriamo nella fase trascendente dei commenti sul Viola Park, le parole che si fermano di fronte alla soglia della bellezza. Lezzerini è tra quelle persone talmente sopraffatte dal Viola Park da non riuscire a descriverlo. Questa però è una rivista e il nostro linguaggio è la scrittura: cercare di descrivere emozioni è il nostro mestiere. E allora cosa ha provato Lezzerini? Il portiere romano è arrivato alla Fiorentina che aveva 14 anni: provate ad immaginarvelo oggi, con quell’età, entrare nel Viola Park, avere la possibilità di allenarsi qui. «Immaginate», come ha detto Rocco Commisso «Un ragazzo di 10-12 anni che va a mangiare con Cabral».

LUCIANO SPALLETTI, QUALI EMOZIONI
Luciano Spalletti, ancora CT dell’Italia, arriva al Viola Park il 23 febbraio dell’anno scorso. Giacca rustica col colletto alzato, cappuccio della felpa quasi sugli occhi, skinny jeans, mocassino. Il racconto della sua visita è praticamente l’intro di Jurassic Park, e infatti le foto ufficiali lo ritraggono accanto a Belotti e Biraghi. «Avevo sentito parlare del Viola Park come di una struttura bellissima, ma quando oggi l'ho visto di persona non credevo ai miei occhi».

«È un passo nel futuro non solo della Fiorentina ma di tutto il calcio italiano, un esempio da prendere a modello. Il nuovo centro sportivo rende più forte l'identità della squadra, dei tifosi e della città». È possibile dare torto a Spalletti? Il Viola Park è già diventato un pezzo di storia della Fiorentina, un museo a cielo aperto preso d’assalto dai turisti, adesso mancano solo che i tifosi viola lo mettano nello skyline di Firenze nella prossima coreografia in una partita contro la Juve.

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