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Vinicius Jr. è arrivato per stupire
01 ago 2018
01 ago 2018
Il giovane brasiliano acquistato circa un anno fa dal Real Madrid è pronto per esordire al Bernabéu.
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Uno dei meccanismi di semplificazione più comuni nel mondo del calcio è quello di associare le movenze e i gesti tecnici di un talento in divenire a fenomeni già conosciuti: un’abitudine consolidata e difficile da contrastare, che soprattutto in Sudamerica è quasi inevitabile, e ha come risultato la perenne nascita di “nuovi X”.

Naturale quindi (anche se come sempre inutile e pericoloso), che a uno come Vinicius Junior abbiano subito applicato l'etichetta di “nuovo Neymar”. Perché è brasiliano, perché fa l'attaccante esterno partendo preferibilmente da sinistra, e perché, fin da subito, a vederlo giocare nel calcio giovanile, si aveva l'impressione di stare osservando un Frecciarossa correre di fianco a tanti Intercity.

Qua in una partita con la Sub15 della verdeamarelha segna un gol di un’altra caratura, con la testa fasciata in un turbante. Qualche giorno prima, per via di uno scontro, gli avevano dovuto applicare i punti.

Ma Vinicius non è certo il nuovo Neymar. Forse c'è qualche affinità fuori dal campo, a livello social, o nella cura dell'immagine. Sul campo, invece, Vinicius sarà forse chiamato a raccogliere le responsabilità che erano di Cristiano Ronaldo. All'inizio era solo una suggestione, anzi: il Real Madrid sembrava intenzionato ad acquistare proprio Neymar, ma negli ultimi giorni sta prendendo sempre più corpo.

Mettiamolo subito in chiaro: si tratta ovviamente di un tipo di paragone che non può esistere, per certi aspetti fuorviante e di sicuro pericoloso. Magari una forzatura mediatica da cui Vinicius dovrà provare a svincolarsi il prima possibile.

Vinicius è nato nel 2000 nella zona di Rio de Janeiro. Ha sangue carioca, non paulista come Neymar. E, anche se sembra una sottigliezza, c'è tanta differenza. Normalmente, si è portati ad associare al calcio di San Paolo un’impostazione più europea, più fisica, più pragmatica, anche se poi siamo sempre a parlare di Brasile. Mentre Rio è il carnevale, tutti i giorni, in ogni ambito. Stereotipi, niente di più. E infatti il loro modo di intendere il calcio li ribalta completamente: O'Ney è sfacciataggine, danza, artifici e provocazioni. Vinicius è potenza, tecnica mista a forza, modernità ispirata alla tradizione, muscoli allenati per far volare i piedi.

La doppietta nello scorso campionato, Flamengo contro il Cearà: potenza, classe, modernità.

Il Flamengo è stato per lui come per pochi altri, davvero, casa sua. O meglio, la seconda casa. Però anche quella più importante, in cui è cresciuto, in cui ha formato i suoi ricordi.

La prima, quella natale, è a Sao Gonçalo, città dello stato di Rio con oltre un milione di abitanti, fondata da un conquistatore portoghese e chiamata la “Manchester Fluminense” per il grandissimo polo industriale costruito a metà del Novecento. A Sao Gonçalo, Vinicius comincia a prendere confidenza con il pallone. Molto presto, perché già quando aveva cinque anni suo padre cominciava a cercare soluzioni per far conoscere la propensione al futebol di un ragazzino silenzioso, tranquillo, poco appariscente nei modi ma chiaramente in possesso di un dono superiore. L'attitudine è leggermente cambiata. Il dono è rimasto intatto.

Comincia, come la maggior parte dei bambini brasiliani, con il futsal. Ma Vinicus ha sempre avuto chiara la volontà di giocare a calcio. Undici contro undici, in un campo grande che gli permettesse di liberarsi nei suoi movimenti e nei suoi colpi. Di vivere il calcio vero. Velocemente, sempre con quelli più grandi e più forti. E a Rio de Janeiro, se parli a un bambino del concetto calcistico di “più grande e più forte”, l'associazione immediata è con il Club de Regatas do Flamengo. Nel 2010, a dieci anni di età, entra nel grande settore giovanile del Mengao.

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Da lì è partita l'ascesa, sempre in anticipo su tutto. Quando dovrebbe essere la stellina dell'U-17, è già la principale figura dell'U-20. Quando ha ancora sedici anni, viene chiamato a disputare il Sudamericano U-17 con il Brasile: è il Marzo del 2017, è sotto età di un anno ma domina il torneo, segnando sette gol e venendo nominato miglior giocatore della manifestazione. È un trampolino immediato. Gol di sinistro, gol di destro, gol da centravanti opportunista, gol partendo da lontano e spaccando tutto, gol con colpi che solo i fuoriclasse possono anche solo pensare di sciorinare.

Uno dei sette gol segnati al Sudamericano 2017: in rapida successione, anzi, un’occasione sprecata e una finalizzata, entrambe partendo dall’out sinistro, ad accentrarsi.

Non c'è paragone possibile con quelli che ha intorno. Per la stampa inglese è già fra i migliori U-21 del mondo. Per qualunque scout, la perla più preziosa che ci sia in giro. Per il Real Madrid, un qualcosa su cui investire immediatamente 45 milioni di euro.

Perché Vinicius non è solo strapotere tecnico. È anche fisico, muscolare, moderno. Ha il potenziale per essere un super atleta, oltre che un super giocatore. Basta vedere la progressione fisica fatta nell'ultimo anno, e immaginare cosa potrebbe ulteriormente fare ora che è sbarcato in Europa, con i metodi di allenamento garantiti da un club all'avanguardia e da una equipe di professionisti al top del livello. Un'opportunità ma anche un peso, perché – si sa – una maglia come quella del Real Madrid può schiacciare qualsiasi personalità e qualsiasi talento espresso altrove.

Però, se parliamo di personalità e responsabilità, bisognerebbe rendersi conto che ciò che sta accadendo nei suoi primi giorni da madridista non è proprio abituale. Karim Benzema sembra già averlo eletto a suo partner perfetto. In allenamento non ha faticato a dispensare tricks, non ha messo freni alla sua personalità. Che personalità ne avesse da vendere, nonostante l’età, ce ne eravamo accorti già lo scorso novembre, quando era previsto l'appuntamento più importante nella vita di un calciofilo carioca: Fla-Flu, Flamengo-Fluminense, il classico delle moltitudini. Quello che Eduardo Galeano definisce come l'espressione di una rivalità paragonabile a quella fra un padre e un figlio che si odiano e che sono costretti a lottare eternamente per conquistare Rio de Janeiro, una musa pigra e peccatrice, che languidamente si lascia amare e si diverte offrendosi a tutti e due senza concedersi mai a nessuno, ma che assiste a ogni loro duello vestita a festa.

Nel caso del Fla-Flu del 1 Novembre 2017, il Maracanà era davvero vestito a festa, perché per la seconda volta nella storia i due colossi di Rio de Janieiro si sfidavano in campo internazionale. In Copa Sudamericana, con in palio un posto in semifinale. L'andata – formalmente in casa del Fluminense – è finita 1-0 per il Flamengo. Il ritorno però presenta una sceneggiatura da Oscar: gol del Flu al terzo minuto, poi gol del Fla al decimo con una magia del grande Diego Ribas, poi a cavallo dell'intervallo un'incredibile doppietta di Renato Chaves, stopper di riserva del Fluminense chiamato a giocare la partita per l'indisponibilità del titolare Gum.

Sull'1-3, la torcida po' de arroz si sente immersa in uno di quei momenti che fanno l'epica ultracentenaria del calcio e delle sue sfide più rilevanti. Reinaldo Rueda, pluridecorato tecnico colombiano del Flamengo, si ritrova con l'obbligo di segnare due reti nell'ultimo quarto di partita per evitare l'umiliazione massima (e probabilmente il licenziamento). Quindi mette il suo diciassettenne di platino.

Gli highlights di quella partita, che non restituiscono per niente la grandezza del contesto, né quella di Vinicius. Non prendetela come uno spoiler: per capire realmente la portata dell’impatto del diciassettenne nel 3-3 finale bisogna spiegare cosa ha combinato in campo.

Vinicius entra in campo al sessantacinquesimo minuto. Ne passano tre o quattro, e il menino riceve un pallone largo sulla sinistra. Glielo dà Diego, quello che porta il numero 10 bianco sulle strisce orizzontali rossonere, ovvero una delle maglie più iconiche del calcio mondiale. Vinicius lo riceve da fermo. Lo scenario è statico. Ha di fronte un triangolo di avversari, e come via d'uscita solo il solito, breve e indolente movimento accennato da Everton Ribeiro. Vinicius coglie l'attimo perfetto per piegare il tempo e lo spazio a suo favore. Lo fa con un tocco d'esterno che sembra la cosa più naturale del mondo, e che invece il mondo lo cambia. Un buffetto al pallone. Un “tic” che cambia ritmi e storia. Seguito dal “tic” della carezza di tacco di Everton Ribeiro e dal “boom” della definizione di Felipe Vizeu. 2-3.

Passa un altro quarto d'ora, all'ottantatreesimo Vinicius non vede altra via che partire palla al piede, sempre da sinistra per convergere sul destro , infilandosi fra due avversari che finiscono per abbatterlo. Punizione, cross di Diego, testa di Willian Arao, 3-3 e delirio flamenguista al Maracanà.

A diciassette anni, entrando dalla panchina, Vinicius ha orientato e segnato uno dei più importanti Fla-Flu della storia. Esperienze che lo aiuteranno nell'impatto col calcio europeo.

Lençol è una parola bellissima.

A Madrid i tempi hanno subito una brusca accelerata: Zidane sembrava volerlo tenere parcheggiato al Flamengo fino all’estate 2019. Poi però è arrivato Lopetegui, Vinicius ha compiuto diciotto anni, Cristiano ha scelto l’Italia.

Ogni elemento si è incastrato per portare la cometa Vinicius nel cielo di Madrid, e così è stato. Il Real Madrid sembra stia facendo di tutto per acquistare Hazard dal Chelsea, ma Vinicius Jr. sembra comunque poter giocare molto in questa stagione. Il giocatore ha già espresso il proprio pubblico apprezzamento per il suo nuovo allenatore e alla conferenza di presentazione ha dichiarato «Questa è l'opportunità più grande che un calciatore possa avere. Mi sacrificherò molto per dimostrare che merito questa opportunità. Vengo da una famiglia semplice, che mi ha insegnato tanti valori. E ora che sono arrivato nel club più importante del mondo a soli 18 anni, dimostrerò che sono pronto per giocare all'allenatore e ai compagni».

Nel frattempo non ha mai smesso di pubblicare foto che alimentano il paragone con Neymar, e di produrre giocate che lo collegano a Cristiano Ronaldo.

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