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Il Villarreal era la squadra meglio allenata
27 mag 2021
27 mag 2021
La squadra di Emery ha dimostrato che l'organizzazione può battere il blasone.
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Dopo la fine dei 90 minuti regolamentari, Manchester United e Villarreal si raccolgono in mezzo al campo in attesa dei supplementari, ma lo fanno in maniera diametralmente opposta. La squadra di Solskjaer è sparpagliata davanti alla sua panchina, senza un vero punto di riferimento. C’è Pogba che beve dalla borraccia con lo sguardo fisso nel vuoto, sembra che voglia essere ovunque tranne che dentro la PGE Arena di Danzica. Bruno Fernandes prova a legittimare il suo ruolo di capitano parlando al resto della squadra senza essere ascoltato (alla fine si metterà a parlare in un angolo con Luke Shaw). Nel frattempo Solskjaer si aggira quasi incuriosito tra i suoi uomini come se stesse passeggiando tra le teche di un museo. Alla fine è un suo collaboratore dalla faccia anonima a riuscire a raccogliere il gruppo. È una persona che non abbiamo mai visto prima a dare indicazioni al Manchester United per affrontare gli ultimi, decisivi 30 minuti della finale di Europa League.

 

Dall’altra parte, invece, il Villarreal ha immediatamente formato un compatto cerchio giallo intorno al proprio allenatore. Al centro Unai Emery sta gesticolando come al solito in maniera esagitata, senza guardare nessuno in particolare e con gli occhi fissi sul terreno. Le mani si muovono su e giù, e poi a destra e a sinistra, formano cerchi nel vuoto, sembrano girare manopole invisibili. Gerard Moreno nel guardarlo sembra essere ipnotizzato da un fuoco. La sua è una danza tribale più che un discorso: i suoi lo guardano affascinati come se in quei movimenti e in quei gesti, più che nelle parole, ci fosse il segreto per vincere l’Europa League. D’altra parte Emery l’ha già alzata tre volte: è lo sciamano della competizione.

 

L’immagine può sembrare stanca, ma è la perfetta fotografia di come le due squadre sono arrivate a quel momento. Per lo United l’Europa League è una noiosa pratica da sbrigare sulla lunga via del ritorno verso il suo più alto lignaggio aristocratico. Per il Villarreal sarebbe il più grande trofeo internazionale della sua storia, nonché la differenza tra la qualificazione alla Conference League e quella alla Champions League da testa di serie il prossimo anno. Lo United ci è arrivato retrocedendo dalla Champions League e entrando solo a partire dai sedicesimi. Il Villarreal è partito fin dai gironi, affrontando trasferte in Turchia, Azerbaijan, Israele e Ucraina. Non potrebbe esserci rappresentazione migliore del topos della contrapposizione tra lavoro e diritto acquisito, tra Davide e Golia. Una metafora che produce ogni anno chili di retorica vuota, ma che di certo è ancora una delle ragioni che rendono ancora interessante questo sport.

 

E poi per questa partita c’è poco da fare retorica, perché le squadre hanno giocato esattamente come la metafora richiedeva loro. Lo United ha avuto il pallone per diritto divino, ma semplicemente perché non aveva niente di meglio da fare. Disposto con un 4-2-3-1 piuttosto rigido e scolastico, in cui nessuno dei giocatori sembrava avere compiti prestabiliti. La squadra di Solskjaer ha tenuto il possesso per oltre il 60% del tempo senza avere la minima idea di cosa farci. I due mediani, Pogba e McTominay, in costruzione si abbassavano spesso contemporaneamente sulla linea difensiva, senza aggiungere niente alla manovra e aiutando involontariamente la difesa del centro da parte del Villarreal.

 



 

Le due ali, Greenwood e Rashford, non sapevano invece se accentrarsi e cercare le ricezioni tra le linee nei mezzi spazi oppure allargarsi e provare ad andare in isolamento con un avversario. In entrambi i casi, comunque, sono stati del tutto inconsistenti: in due sono riusciti a superare l’uomo appena 4 volte su 14 tentativi. Bruno Fernandes, che sarebbe dovuto essere il faro della squadra, è stato costretto invece a vagare per questo deserto seguito quasi a uomo dal titanico Capoue, toccando il pallone 79 volte in 120 minuti e senza riuscire mai a fare un passaggio chiave.

 

In una partita in cui la squadra di Emery ha sparso sale su tutto il campo avversario, Cavani è stato costretto a rovistare nella spazzatura per ricavare qualche occasione da gol. Prima un doppio rimpallo fortunoso da un calcio d’angolo da cui è nato il gol del pareggio, poi un tiro sballato di Shaw da dentro l’area che stava per deviare di testa in porta, se non fosse stato per il salvataggio miracoloso e un po’ casuale di Pau Torres, ritrovatosi quasi per caso sulla linea di tiro. Queste due occasioni sono valse la quasi totalità degli 1.5 Expected Goals creati dalla squadra di Solskjaer in tutta la partita.

 



 

Era lecito attendersi un Manchester United confuso, perché non è mai sembrata una squadra con le idee chiare per tutta la stagione, ma non un Manchester United sterile. Alla fine parliamo del secondo attacco della Premier League, che aveva segnato 23 gol nelle precedenti 10 partite trovando sempre il modo di rendersi pericoloso anche contro difese ben più attrezzate di quelle di Emery. Ma il Villarreal era perfettamente cosciente della sua inferiorità, e proprio per questo aveva puntato sull’organizzazione collettiva per provare a superare i propri limiti.

 

Emery ha disposto la sua squadra con un 4-4-2 reattivo ma mai passivo, che modulava il pressing a seconda delle situazioni di gioco e che cercava di non abbassare mai eccessivamente il baricentro. Il Villarreal si alzava in pressione soprattutto sulle situazioni statiche, come le rimesse in gioco del portiere, per poi abbassarsi gradualmente, senza mai perdere la compattezza.

 

Ma per togliere la linfa vitale ai giocatori offensivi dello United non basta la struttura e i movimenti, e per questo l’allenatore basco ha richiesto ai primi quattro vertici del suo blocco centrale, cioè i due attaccanti (inizialmente Bacca e Moreno) e i due mediani (all’inizio Parejo e Capoue), un lavoro difensivo immane. Il fronte d’attacco, senza palla, aveva compiti che andavano da area ad area. Sulla rimessa del portiere doveva salire a uomo sui due centrali. Poi, se lo United avesse superato la pressione, si dovevano invece stringere sulla trequarti, per schermare uno dei due centrocampisti avversari che si abbassavano per impostare (di solito Pogba). Infine, mano a mano che il baricentro del Villarreal si abbassava, Bacca e soprattutto Moreno dovevano inseguire i centrali avversari che avessero provato a condurre palla fino alla trequarti e, se fosse stato necessario, schermare il centro anche fino alla propria mediana. Al 44esimo del primo tempo, per dire, Gerard Moreno, dopo una ripetuta azione dello United, si è abbassato nella propria trequarti per intercettare una linea di passaggio diretta a Pogba, facendo ripartire l’azione del Villarreal in verticale.

 



 

Le funzioni difensive dei due mediani erano se possibile ancora più gravose. Quando il Villarreal si alzava in pressione, infatti, Parejo e Capoue si mettevano in verticale uno con l’altro, con il primo che andava a prendere alle spalle il mediano dello United che si abbassava a impostare, mentre il secondo si abbassava a schermare Bruno Fernandes che cercava di ricevere sulla trequarti con la licenza di seguirlo anche a uomo se fosse stato necessario.

 



 

La partita del mediano francese nella distruzione del gioco avversario è stata davvero enorme e senza di lui difficilmente la squadra di Emery sarebbe riuscita a reggere l’urto dell’attacco dello United. Una volta che la squadra di Solskjaer arrivava nella metà campo avversaria, infatti, Capoue non doveva limitarsi a schermare il centro, ma doveva anche staccarsi per assorbire i tagli in profondità alle spalle della linea difensiva, come per esempio le sovrapposizioni di Shaw (forse l’unico a poter davvero vantare una prestazione positiva tra i suoi). Non è un caso che proprio nell’unica volta in cui Capoue ha perso il duello fisico con l’avversario in uno di questi ripiegamenti (proprio Shaw), lo United abbia creato una delle sue due grandi occasioni della partita.

 



 

Grazie al lavoro senza palla di Capoue e Parejo, il Villarreal svuotava il centrocampo del Manchester United cercando di indirizzare il possesso avversario verso una delle due fasce. In questo modo, veniva spezzata la possibile connessione centrale tra Pogba e Bruno Fernandes e per avanzare la squadra di Solskjaer era costretta ad aggirare il blocco centrale avversario passando per gli esterni. E quindi arrivare in area attraverso i cross, su cui Raul Albiol e Pau Torres hanno spadroneggiato (4 duelli aerei vinti su 7 tentati e ben 14 spazzate in due).

 

Non era scontato che questo piano reggesse per 120 minuti, con una squadra più vecchia, meno tecnica e atleticamente di molto inferiore. Nel post-partita Emery

grande risalto allo studio dell’avversario, dichiarando che il suo segreto per vincere l’Europa League sono le «17 partite del Manchester United analizzate». Ma se il piano gara e la tattica hanno sicuramente pesato, come abbiamo visto, è difficile credere che il Villarreal sarebbe riuscito ad arrivare a giocarsi una finale europea contro il Manchester United ai rigori con una spina dorsale diversa da quella composta da Raul Albiol, Dani Parejo e Gerard Moreno, che infatti l’allenatore basco ha lasciato in campo per tutti i 120 minuti di gioco.

 

Tre giocatori di rispettivamente 35, 32 e 29 anni convinti a fare una partita di puro sacrificio forse perché ne condividono almeno in parte la storia di riscatto che questa finale rappresentava. Così come Emery è stato masticato e poi espulso dal calcio d’élite come un perdente dopo fallimenti che forse con gli occhi del poi non andrebbero considerati tali, così anche Raul Albiol, Dani Parejo e Gerard Moreno, seppur con tragitti diversi, sono arrivati al Villarreal dopo che il calcio di primo livello ne aveva decretato di fatto la fine.

 

Raul Albiol è stato venduto dal Napoli due anni fa, lasciando un vuoto che ancora oggi si fa sentire nella difesa azzurra, dopo che il suo presidente, Aurelio De Laurentiis l’aveva salutato

: «Se un calciatore arriva all’età di 34 anni, si può cercare di essere riconoscenti e fare uno sforzo economico. Se decide, però, di voler andar via, ci fa soltanto un favore». Dani Parejo, dopo una carriera passata al Valencia da capitano, lo ha raggiunto un anno fa, lasciato andare via senza troppi rimorsi da un club che oggi è in lotta per la salvezza e che è in dissesto economico

del miliardario che lo possiede. Quando se ne andò, il presidente del Valencia

che la cessione era necessaria per motivi economici e lo punzecchiò dichiarando che, nonostante la sua partenza, «tutti i giocatori migliori erano ancora con noi». Gerard Moreno, infine, dopo una carriera passata tra le serie minori spagnole e l’Espanyol, ha deciso di rifiutare l’Atletico Madrid e tornare al Villarreal pur di poter giocare da titolare, cosciente che lo spazio che si sarebbe preso sarebbe stato questo, quello dell’Europa minore.

 

Proprio loro tre ieri hanno confezionato il gol che ha regalato il vantaggio al Villarreal. Il primo bloccando la strada a Bailly e liberando così lo spazio per il movimento in area di Moreno. Il secondo mettendo una palla dolcissima esattamente nello spazio tra portiere e difesa, su cui il numero 9 del Villarreal ha dovuto solo mettere il piede. Il terzo arrivando sul pallone nel momento esatto in cui bisognava arrivarci, mettendo la firma sul vantaggio della propria squadra.

 


 
 
 

Senza questo gol, i tifosi del “sottomarino giallo” non avrebbero avuto questo trofeo storico, e questi momenti che ricorderanno per sempre, e noi neutrali saremmo rimasti senza 120 minuti di pathos e 21 rigori. Forse fuori dal calcio d’élite c’è ancora spazio per qualcosa degno di essere guardato. E anche se questo spazio si chiama Europa League, con tutte le sue imperfezioni e stramberie, io gliene sono grato lo stesso.

 

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