
Champoluc è una frazione di Ayas, in Valle d'Aosta. È il centro più importante della Val d'Ayas ed è situato nella parte terminale della valle stessa ad un'altezza di 1568 m. Ho fatto come Michel Houellebecq e ho copiato un pezzo da Wikipedia (io almeno l’ho messo in corsivo). Confesso: non sapevo nulla di Champoluc fino a cinque minuti fa. Riveste molta importanza anche il turismo estivo grazie alla possibilità di compiere numerosissimi itinerari naturalistici ed alpinistici. Champoluc è infatti base ideale per le ascensioni al gruppo del Monte Rosa. Però so una cosa che Wikipedia sembra ignorare. E cioè che oltre alle passeggiate, a Champoluc d’estate si può fare un’altra cosa. Si può giocare a beach-soccer.
Champoluc, da adesso in poi, per me sarà esclusivamente la località in cui si è tenuta la partita di calcetto su sabbia “più tesa della storia”, come dice il titolo del video su YouTube che ne racconta gli ultimi cinque minuti. Immagino che a Champoluc tutti gli anni si debbano giocare molte partite di questo tipo, non solo una, anche se non tutte possono ambire a diventare la più tesa della storia.
E il pensiero che ci sia questo campo di sabbia bianca in cui si gioca in calzini circondati dalle foreste, con un lato della montagna già oscurato dall’ombra del pomeriggio e quello della montagna davanti incendiato dal sole, mi dà voglia di andare in vacanza a Champoluc. Pure a quarant’anni.
Deve essere la stessa sensazione che hanno provato le 44mila persone che hanno visto questo video su YouTube in queste due settimane, e che hanno lasciato commenti come: «Noi che ci scervelliamo per capire cosa non va nel calcio italiano, quando tutto quello di cui abbiamo bisogno è in questo video»; «Se Dazn trasmettesse queste partite rifarei l'abbonamento»; «Questo è ciò che il calcio deve essere».
Il tono principale dei commenti è di nostalgica contemplazione verso un momento felice che ognuno di noi ha vissuto e che non tornerà più, ma anche di stupita ammirazione, come a dire: quindi succedono ancora queste cose! Un video che ridà fiducia nella giovinezza e nel futuro a un popolo sempre più stanco e vecchio come quello italiano, che ci toglie un po’ di paranoia e alienazione: finché dei bambini si prenderanno a calci in mezzo a nuvole di sabbia in un pomeriggio d’estate ci sentiremo parte di questo mondo. Anche questo è un antidoto contro la solitudine.
Procediamo, allora, con un’analisi che vuole essere un piccolo omaggio a questa banda di ragazzini tutti molto simili, quasi indistinguibili, quasi degli archetipi di ragazzini italiani in vacanza, che YouTube congelerà nella sua ambra digitale per tenerli a portata di futuri archeologi. Quando l’umanità si sarà quasi estinta, da qualche parte l’ultimo uomo sulla terra capiterà per caso su questo video e rimpiangerà tutte le scelte sbagliate che hanno ci portato verso il baratro.

In un giorno indefinito di due settimane fa (o magari prima, il tempo di caricarlo su YouTube) dieci ragazzini in età puberale hanno giocato un’epica partita finita al golden goal.
Da quello che dice il video, la ricerca del gol dorato, del momento che facesse finire la contesa, è durata mezz’ora. Venticinque minuti, quindi, rimangono fuori dalla nostra disponibilità. Il che non fa che aumentare la densità di senso di questi ultimi cinque.
Il primo nome che sentiamo, quando la palla ancora non è in gioco, è quello di “Pozzi”, che sarà poi importantissimo e che forse è anche quello che ha caricato il video col suo account “Pozzino”. «Pozzi vai su», grida qualcuno, lasciando capire che Pozzi può rappresentare una minaccia vicino alla porta avversaria.
Il portiere della squadra a destra rilancia lungo e fuori campo commentano con un: «Ma cos’è sta roba?», e poi: «Pagliaccio!», «Merda!», giusto per rendere l’idea del contesto emotivo del momento. Nervi tesi, pazienza zero. Questa è l’ora in cui farsi eroi oppure fallire, appunto, come dei pagliacci.
Non possiamo distinguere le due squadre per il colore della maglia perché hanno quasi tutti magliette scure, ma dopo aver visto più volte il video posso darvi le formazioni ufficiali.
A destra, con il portiere in maglietta grigia Levi’s, giocano “Lollone”, quello alto con la maglietta blu e i pantaloncini di allenamento dell’Atalanta (chissà magari alcuni di questi ragazzini fanno parte del settore giovanile bergamasco), quello con la maglietta nera dei Beatles (tocca pochissimi palloni), Pozzi, con gli occhiali, e quello con la maglietta grigia NFL e i pantaloni neri dell’Adidas (anche lui non struscia praticamente palla ma sarà determinante sul finale).
A sinistra c’è il portiere con i guanti arancioni - che a un certo punto credo faccia un cambio con uno con i guanti verdi - uno con la maglia dell’Atalanta di allenamento e i fantasmini rossi, uno piccolo con una maglietta scura con la scritta All I Got, uno con la maglia FILA blu, bianca e rossa e i pantaloncini rossi, e uno con i pantaloncini corti dell’Adidas, neri, e la t-shirt blu.

Dopo il rilancio del portiere, quello con la maglia della Fila fa un bel controllo al volo e poi una bella ruleta, ma viene affrontato da Lollone e da quello con la maglia NFL, che gli tolgono palla. Lollone, in possesso sul lato sinistro, è subito pressato dal ragazzino con la maglia dell’Atalanta (non so perché ma li immagino come compagni di squadra le cui famiglie sono andate in vacanza insieme). «Tunnel, tunnel», chiedono sadici da bordo campo.
Ma Lollone è un giocatore vero e sa quando tornare indietro. Nel farlo dribbla un avversario che cade a terra e sembra lamentarsi, ma non c’è assolutamente nulla, Lollone è il Sergej Milinkovic-Savic di questa partitella, totalmente dominante dal punto di vista tecnico e fisico.
A dir la verità la squadra di destra ha un evidente vantaggio atletico, di sviluppo, diciamo, come qualcuno nota nei commenti: «Sì comunque la squadra di Pozzi nettamente più strutturata fisicamente. Sulle palle alte non c’era storia!».
Pozzi, a cui Lollone ha passato il pallone, sembra un gigante quando quello con la maglia dell’Atalanta gli si para davanti. Ma Gasperini è entrato nelle teste e nei cuori di questi bambini, che si pressano con un’applicazione francamente eccezionale, e Pozzi è costretto ad accontentarsi di un fallo laterale.
Pozzi indossa una maglietta blu a righe bianche, con un colletto giallo e il logo dell’Asics sulle spalle, che penso di aver identificato in quella dell’Hellas Verona per la stagione 2010-11. A occhio e croce Pozzi non era nato, o era appena nato, quando quella maglietta è stata prodotta, e forse gliel’ha passata il padre. Chissà come gli si gonfia il cuore a guardare questo video.
Su fallo laterale Pozzi lascia la palla e si avvicina alla porta avversaria. Anche l’attenzione ai calci piazzati mi sembra una perversione per ragazzi di questa età, ma in fin dei conti sono cresciuti con un calcio molto più attento ai dettagli del mio. Si batte con i piedi e lo fa il portiere, Levi’s, che però di sinistro non riesce ad alzare il cross. Il rimpallo lo recupera Lollone che prova a penetrare palla al piede sul lato destro ma si fa soffiare la palla da quello con la maglia All I Got.
All I Got se ne va sulla sinistra e ha un paio di metri di vantaggio su Lollone, che però è alto il doppio e appena prima della conclusione a tu per tu con il portiere riesce a tornare sul pallone con un grande intervento difensivo.

Lollone ruba palla e riparte, si mangia il campo a grandi falcate e poi la passa al centro a quello con i pantaloni lunghi e la maglia NFL. Forse quello non si aspetta il passaggio ed è leggermente troppo avanti rispetto al pallone, carica comunque il tiro al volo, di destro, senza paura di fare figuracce. La sabbia gli gioca un cattivo scherzo: liscio clamoroso.

NFL prova subito a rifarsi dribblando sull’interno - qui si capisce che è mancino - ma All I Got, anche se è alto venti centimetri meno di lui, gli si piazza davanti, flette l’anca e protegge palla.
Come difendono questi ragazzini! Che grandi italiani!

La squadra di sinistra riparte e quello con la maglia dell’Atalanta, che sembra davvero un modello in scala di un giocatore dell’Atalanta prossimo all’esordio in Serie A, pesca un compagno da solo a pochi metri dalla porta, quello coi pantaloncini dell’Adidas e la maglia grigia scura. Che però controlla male, senza orientarsi verso la porta, cincischia, perde tempo, forse voleva alzarsela per fare l’acrobazia, forse non voleva prendersi la responsabilità di calciare in porta lui, ma finisce per far rientrare Pozzi.

Quello con la maglia grigia la scarica all’indietro per quello con la maglia Fila, e Pozzi entra in modo intimidatorio, in spaccata, arriva sul pallone con il tallone e Fila toglie il piede per non farsi male. Poi duellano alzando un polverone. Pozzi da terra si siede sul pallone, Fila cade e qualcuno a bordo campo protesta. Pozzi si alza, prova a fare un passaggio che gli viene contrastato e la palla torna indietro fino al portiere in maglietta Levi’s.

Sono passati poco meno di due minuti dei cinque del video, e finora le occasioni migliori ce le ha avute la squadra di sinistra. Hanno giocato meglio insieme, non hanno subito praticamente niente e si sono trovati due volte con un giocatore davanti al portiere. La squadra di destra risale il campo quasi solo coi lanci lunghi.
Il portiere Levi’s calcia forte e con la respinta della difesa conquista un fallo laterale a destra. Lollone va a battere e tutti i suoi compagni entrano in area, nessuno rimane in difesa e quando Fila respinge di testa quello con la maglia grigia scura e i pantaloncini dell’Adidas è, di nuovo, da solo davanti al portiere, con tutta la metà campo vuota.
Ha parecchi metri di vantaggio, ma Levi’s esce con grande coraggio, o forse è quello con la maglia grigia ad essere un po’ lento e a cagarsi sotto, fatto sta che Levi’s arriva primo sul pallone e lo mette in fallo laterale.

Il pubblico inizia ad essere impaziente e deve essere richiamato fuori dal campo. Per il fallo laterale si alza addirittura il portiere coi guanti arancioni che la mette sulla testa di quello con la maglia Fila. Bella torsione ma Lollone alle sue spalle mura la conclusione.
Calcio d’angolo, o fallo laterale, cambia poco, batte quello con i pantaloncini dell’Adidas che ha avuto le due occasioni poco fa e qualcuno tra il pubblico dice: «Ecco il gol, ecco il gol». Quello forse prova a tirare in porta - anche se non ha senso, da destra, calciare col piede destro - e colpisce il palo esterno regalando il pallone alla squadra avversaria.
Il portiere con la maglia Levi’s si fa la montagnetta di sabbia per calciare meglio, più lungo possibile, qualcuno grida «un attimooooo, un attimoooo», e qualcun altro rimprovera il portiere: «Oh state giocando da venti minuti, ti svegli!». Levi’s prova a giustificarsi ma non finisce la frase, in compenso la sua voce è dolce dolce da bambino piccolo, posso immaginarlo benissimo chiamare la mamma dal proprio letto perché non riesce ad addormentarsi.
Se ho capito bene le dinamiche di questo gruppo, Levi’s è quello che tutti trattano un po’ male, forse per invidia, perché è carino, in famiglia gli vogliono bene e non è problematico come uno stronzetto qualsiasi.

«Vai, lancia», gli gridano infine. «Cazzone!». La palla di Levi’s è una ciofeca e qualcuno impreca dio. Fila controlla e con la ferocia di uno squalo bianco che ha sentito una goccia di sangue nell’acqua tira una mina incredibile da centrocampo. Levi’s si fa perdonare e devia la palla quel tanto che basta, con la punta delle dita, per mandarla sulla parte superiore della traversa.
Qualcuno bestemmia (non vorrei puntare il dito contro nessuno, ma dalla voce mi pare Pozzi, che subito dopo chiede all’avversario di battere l’angolo da più indietro, sempre imprecando), ancora una volta nessuno gli dice “bravo”.
Sul calcio d’angolo teso, All I Got in spaccata, smarcato al centro dell’area, non ci arriva per questione di centimetri. Quasi dall’altezza del calcio d’angolo opposto, dal lato destro per la squadra di destra, Lollone crossa direttamente in area ed è una palla precisa ma forte per quello con la maglia dei Beatles, che finora non ha fatto praticamente nulla e che colpisce di striscio, di ginocchio, un pallone semplicemente troppo difficile per lui.

«Che palle è mezz’ora che giocano» dice qualcuno, senza rendersi conto di quanto valga questa mezz’ora in confronto al mucchio di mezz’ore che butterà nel cesso da adulto. Il portiere della squadra a sinistra adesso è uno coi guanti verdi, che rimette dal fondo calciando di collo sotto l’incrocio della porta di Levi’s. Gol? No, non vale.
Qualcuno dice «lascia» e Levi’s in effetti si scansa. Probabilmente l’avrebbe parata, ma che delusione vedere applicata una regola contraria allo spettacolo come questa. Non mi sembra così facile, segnare da rinvio di fondo, anche prendendo la palla in mano, al punto da doverlo vietare. Ma ogni campetto ha le sue regole e qui nessuno protesta, per cui non sarò io a farne una questione più grande di quella che è.
Levi’s batte corta la rimessa e se la fa intercettare, qualcuno dice che dovrebbe starci un certo Luca in porta al posto suo. Qui entra in scena un personaggio nuovo, un ragazzino alto e biondo con la maglia della Juve di Dybala, che con fare malinconico si avvicina alla porta di Levi’s e si mette ad accarezzare la rete.
Non so perché mi sono immedesimato in lui, ho immaginato che si fosse vestito con la sua maglietta migliore per giocare e adesso, per chissà quale motivo, si ritrova fuori a dover guardare la partita più epica dell’estate, la più tesa della storia. Forse si rende conto che un giorno rimpiangerà quest’occasione persa.

Lollone da sinistra batte un’altra punizione perfetta.
La mette sulla testa di Pozzi, che con una leggera torsione la spizza sul secondo palo. Il colpo di testa di Pozzi, lasciato colpevolmente solo al centro dell’area, esce di pochissimo. Pozzi non ci crede e si mette le mani nei capelli.

Il portiere coi guanti verdi riprende il gioco con un rinvio alto, che evidentemente non è nello stile del campetto di Champoluc perché anche in questo caso, come nella prima azione del video, qualcuno commenta con un: «Ma che cazzo è», e si sente anche un: «Cazzone!». Lollone mette il rinvio in fallo laterale. Si sentono altre bestemmie.
Quello coi pantaloncini dell’Adidas batte piano, cercando Fila al centro dell’area ma Pozzi è insuperabile - intanto vediamo che quello con la maglia di Dybala sta sempre trafficando con la rete della porta, sembra un pescatore in cerca di buchi, che prova a spiegarsi così il perché prenda pochi pesci. Sulla respinta di Pozzi arriva quello con la maglia dell’Atalanta, che sul fallo laterale di sinistra, con l’esterno del piede destro, gira intorno a NFL e calcia a giro da lontano. Il suo tiro, però, è alto di un paio di metri. «Ma vaffanculo», dice qualcuno incapace di riconoscere un gesto tecnico coraggioso quando lo vede.
Ormai si gioca solo sui calci piazzati e Lollone arriva al punto da togliere la palla a Levi’s per battere la rimessa dal fondo. Sembrano due compagni che litigano per un calcio di rigore. «Batto io!», dice con autoevidente autorevolezza Lollone, Levi’s per un po’ resiste col pallone tra le braccia ma è troppo piccolo e dolce per mettersi davvero a litigare. Dalla parte opposta del campo qualcuno dice: «Marcate Pozzi che non vedo una sega».
Lollone cerca Pozzi, ovviamente, con una palla morbida scavata sotto, ma stavolta Fila si mette davanti a Pozzi e lo anticipa spizzandola all’indietro. Quello con la maglia dell’Atalanta, che si era messo tra Pozzi e la porta, si ritrova la palla sul piatto del piede. Rinvia come può, d’istinto, male e corto, e la palla va dritta verso quello con la maglia NFL e i pantaloni lunghi, che arriva in corsa e carica un interno sinistro violentissimo.
All I Got si scansa tiro e il portiere non ha nessuna possibilità di intercettare il tiro, troppo forte. Per loro fortuna la palla si stampa sulla parte inferiore della traversa, con un rumore metallico che probabilmente ha riverberato in tutta la vallata, facendo alzare le testoline di marmotte e camosci nel raggio di chilometri.

Qui arriva il colpo di genio di Pozzi. Controlla di petto la palla schizzata via dalla traversa, e poi, mentre quello con la maglia dell’Atalanta gli salta davanti, disposto a immolarsi, anziché calciare al volo inventa un sombrero delicato che passa sopra la testa dell’avversario.
Pozzi si accorge però di non poter far scendere la palla, perché da destra arriva All I Got che alza il piede per contrastarlo. Per anticiparlo Pozzi deve calciare con la gamba altissima, colpendo la palla di mezzo collo. Ne esce un tiro secco, dritto, che si infila sotto la traversa, tra le mani del portiere.
È un gol francamente assurdo, e l’impressione di assurdità è rafforzata dal fatto che dopo il sombrero, poco prima del tiro in porta, qualcuno avesse gridato: «Pozziiiiiiii». È un gol da centravanti purissimo, Pozzi brutale e raffinato, Pozzi della stirpe dei Van Nistelrooy, degli Ibra, dei Lewandowski (o di Nicola Pozzi, quei rari pomeriggi domenicali in cui sembrava uno dei migliori centravanti italiani). È un gol che trasuda cinismo e genialità, che punisce forse la squadra migliore in campo, coraggiosa e determinata ma, in fin dei conti, incapace di contrastare il dominio fisico di Lollone e Pozzi.
Ovviamente tutti saltano addosso a Pozzi, entra in campo anche uno con la maglia della Juve numero 17, Mandzukic. Il video finisce con Pozzi che si rimette gli occhiali che Lolloone gli ha tolto saltandogli addosso, mentre la camera indugia sui loro avversari affranti, con lo sguardo nascosto nelle zazzere sudate.
L’ultimo a parlare è quello con la maglia della NFL che dice: «Ma che traversa ho preso», e avrebbe anche ragione, ma il sombrero di Pozzi e la volé successiva hanno cancellato tutto quello che è venuto prima. Nessuno nei commenti al video noterà quella bomba pazzesca e probabilmente nessuno dei suoi amici, nei giorni successivi, ricorderà il suo tiro.
Solo lui, NFL, con i pantaloni lunghi neri in un giorno d’estate 2025, quando tra venti o trent’anni ripenserà a questa partita, ricorderà quel tiro di sinistro, forse il migliore che gli sia mai uscito dal piede, e con una goccia di amarezza sciolta in un calice di dolce nostalgia, ripenserà a Pozzi, e al fatto che la vita è tutta una questione di dettagli, che qualcuno nasce per segnare il golden goal nella partita più tesa della storia, mentre qualcun altro deve accontentarsi di aver preso la traversa.
Finisce così un video che racconta qualcosa di molto specifico e irripetibile ma al tempo stesso universale, in cui chiunque può rivedere la propria infanzia. Questa partitella di Champoluc non sarà davvero “tutto quello che il calcio dovrebbe essere” ma è sicuramente il contrario di quello che non dovrebbe essere, il contrario delle scuole calcio con troppo costose e con troppi bambini in campo, il contrario dei dirigenti che chiedono la mazzetta per farli giocare titolare, il contrario dei summer camp.
Certo sarebbe esagerato dire che la speranza del calcio italiano sia un ragazzino più grosso degli altri con gli occhiali e la maglia del Verona, ma in qualche modo sì, Pozzi rappresenta la speranza che il calcio non si sia allontanato troppo dalla sua essenza, che il calcio nella sua versione più pura e semplice possa sopravvivere a qualsiasi distorsione dovuta al suo sistema economico.