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Dario Saltari
Victor Osimhen, in aria
08 feb 2023
08 feb 2023
L'attaccante del Napoli si sta dimostrando un formidabile colpitore di testa.
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Dario Saltari
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IMAGO / Buzzi
(foto) IMAGO / Buzzi
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Saltare così da fermo non l’avevamo ancora visto, dice l’intervistatore a caldo. Spalletti scuote leggermente la testa, poi accenna una risata, sembra imbarazzato. «È una roba…», dice lasciando in sospeso la frase, pare non sapere come descrivere quello che gli sta passando davanti agli occhi di nuovo, sullo schermo davanti a lui, che debba rendere conto di un trucco. Quello di cui stanno parlando è l’incredibile 0-2 realizzato da Osimhen allo Spezia.

Al 68esimo il Napoli aveva portato Kvaratskhelia a isolarsi sulla sinistra in uno contro uno con Amian. L’ala georgiana aveva accennato un paio di finte di corpo, poi si era spostato il pallone sul sinistro per tentare un cross uscito troppo basso. Nikolau ci aveva messo solo il piede e il pallone era finito ad Ampadu che, per evitare ulteriori complicazioni, aveva provato a spazzare l’area. Il pallone però è più teso e veloce di quanto Ampadu non si aspetti, l’ex centrocampista del Venezia se lo ritrova addosso come un insetto spuntato fuori dal nulla e, invece di lanciarlo via verso il centrocampo lo alza verso il cielo. Ci sono 22 giocatori in campo a guardare questa seconda luna roteare temporaneamente nel cielo mattutino di La Spezia, ma solo tre si presentano all’appuntamento con la sua caduta a terra. Nikolau, che inavvertitamente aveva dato vita a questa strana occasione, Dragowski, con l’incertezza del gatto che si sta preparando a saltare, e Osimhen, che con la sua falcata spensierata era andato lì come se fosse normale provare a competere su una palla alta con l’unico giocatore in campo che può utilizzare le mani.

L’attaccante nigeriano salta in anticipo rispetto agli altri due, alzando le braccia al cielo come se potesse emergere nuotando verso l’alto, ma nell’aria. Le gambe che si piegano verso la schiena, facendolo assomigliare a un schiacciatore in una partita di pallavolo. Nikolau non riesce a raggiungere nemmeno la sua spalla, Dragowski con tutte le mani a malapena gli arriva alla fronte. Volendo restringere l’immagine a Osimhen e Dragowski la si potrebbe comparare a una palla a due cestistica, dove ad avere la meglio però è quello tra i due che sulla palla ci va con la testa. Nell’abbraccio collettivo che segue il gol, Di Lorenzo lo invita a scrutare il cielo con una mano tesa sulla fronte, come se col suo salto avesse lasciato un’impronta lassù. A rimanere impressa invece è l’immagine del Napoli sorridente e bagnato dal sole che guarda verso l’orizzonte, sembra un quadro di propaganda comunista per quanto è riuscita bene. Dietro i suoi significati più grandi, come uno di quei dipinti nascosti al di sotto di un nuovo strato di colore, c’è il gesto che l’ha resa possibile. Ovvero lo stacco di Osimhen che, secondo la Gazzetta dello Sport, con la testa ha raggiunto i 2,58 metri, due centimetri in più di quanto riuscì a fare Cristiano Ronaldo nel suo celebre gol alla Sampdoria a Marassi. Un record per il nostro campionato, secondo il quotidiano.

Che lo sia davvero interessa però solo a Cristiano Ronaldo, a cui dovrà essere nascosta la Gazzetta per qualche giorno. D’altra parte come vengono misurati questi record? Esiste un database storico dell’altezza raggiunta dai colpi di testa? Il numero - 2,58 - assomiglia più che altro all’iceberg psichico della nostra percezione del dominio di Osimhen sulla Serie A, di cui è sempre più indiscutibilmente capocannoniere. Tra tutti i talenti del centravanti nigeriano, però, il colpo di testa è forse il meno evidente, o almeno il meno intuitivo, e mi sembra interessante che se ne stia parlando solo adesso che è riuscito saltare sul posto a un’altezza a cui uno dei più grandi colpitori di testa della storia di questo sport era riuscito arrivare solo con la rincorsa. La carica animalesca di Osimhen è evidente - nel modo in cui sembra divorare il campo con le gambe, nell’intensità mentale che lo porta a lamentarsi con praticamente chiunque in campo anche per il più banale dei passaggi sbagliati - ma qui non stiamo parlando solo di un talento fisico, istintivo. Questa non è una gara di salto in alto.

Osimhen è stato il secondo giocatore ad aver segnato più gol di testa nel 2022 tra i cinque principali campionati europei (8, dietro solo ad Harry Kane, che ne ha segnati 9), riuscendo a mantenere la stessa posizione anche prendendo in considerazione solo questa stagione, in cui ne ha segnati 5 (quanti Haaland ed Embolo), dietro ancora una volta ad Harry Kane (7). E il fatto che riesca ad imprimere tutta quella forza sulle gambe conta solo in parte, come sempre nel colpo di testa, d’altra parte, forse il fondamentale in cui la tecnica ha il peso maggiore.

Proprio il confronto con i suoi due illustri avversari in questo campo, cioè Erling Haaland e Harry Kane, ci aiuta a circoscrivere la questione. Il colpo di testa, innanzitutto, nasce dal modo in cui ci si approccia al cross che sta per essere messo in area. Molti attaccanti, ancora prima che avvenga, cercano di muoversi - per sorprendere il diretto marcatore, per ritagliarsi uno spazio libero in area, per poter colpire a rete senza l’impaccio di un difensore che cerca di impedirti di segnare. Harry Kane, forse conscio dei suoi limiti fisici, è ad esempio un attaccante che cerca di anticipare, il marcatore e il cross, andando sul primo palo. Il capitano del Tottenham è un maestro delle spizzate, uno che con la testa incrina le traiettorie, cerca di renderle non potenti ma sporche e taglienti, difficili da leggere per il portiere. Haaland, al contrario, è uno che i cross li butta giù, come un tiratore col suo piattello. La sua specialità è quella di saltare in tre tempi sulla difesa che collassa verso la propria linea di porta, mentre il cross viaggia lento verso il centro dell’area.

Alla base di tutto ciò rimane il tentativo dell’attaccante di mettersi in comunicazione con chi la palla sta per calciarla e quello dei difensori di intercettarla. Da questo punto di vista la loro sfida è paragonabile alle storie dei linguaggi cifrati e dei tentativi di decrittazione durante la Seconda Guerra Mondiale, ma tutto concentrato in quel momento d’attesa in cui il cross ancora non è partito e le mosse nella scacchiera dell’area di rigore devono ancora essere fatte. Da una parte quindi i giocatori deputati a tradurre questo linguaggio segreto fatto di sguardi e memoria muscolare: difensori che guardano solo la palla, difensori che guardano solo l’uomo e difensori che cercano di tenere sott’occhio entrambe le cose contemporaneamente, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne conseguono. Dall’altra parte gli attaccanti. C’è chi, come ad esempio Edin Dzeko proprio contro il Napoli, finta di andare su un palo per per poi scappare sull’altro per ingannare il diretto marcatore (Rrahmani). Chi si nasconde alle sue spalle, per poi sbucargli di fronte esattamente nel momento in cui la palla gli sta passando davanti. E poi c’è Osimhen, che ha una tecnica tutta sua.

Osimhen, per dirla il più semplicemente possibile, aspetta. Aspetta, cioè, che il cross parta, non anticipa quasi mai il movimento, e così facendo costringe gli avversari che nervosamente controllano la sua posizione ad aspettare, ancora e ancora, finché il momento è ormai passato come il cross sopra le loro teste, dove Osimhen sta già svettando. I suoi compagni sono ormai abituati a cercarlo lì, sul secondo palo, dietro il diretto marcatore che, forse conscio della sua velocità sui primi passi, sospetta sempre che possa tagliare improvvisamente sul primo palo. In questo modo, i suoi marcatori sembrano sempre congelati nell’attesa di qualcosa che non arriverà mai, mentre le palle alte e lente messe in area vengono trasformate in proiettili sotto la traversa. Guardate per esempio Altare, nel gol realizzato al Cagliari quasi esattamente un anno fa. O più recentemente Bijol, in quello all’Udinese di novembre.

La Gioconda dei gol realizzati in questo modo da Osimhen è però arrivata all’inizio della stagione 2021/22, contro il Leicester. In una partita di Europa League che il Napoli stava perdendo per 2-1 all’87esimo, a Politano è bastato mettere un cross alto e lento davanti all’area piccola per permettere alla propria squadra di segnare. Osimhen ha preso posizione, ha caricato il salto in anticipo con le braccia ed è saltato in verticale una manciata di centimetri sopra il tentativo di Caglar Soyuncu, più o meno della sua stessa altezza. Come detto, però, ciò che rende eccezionali i colpi di testa di Osimhen non è solo l’altezza che riesce a raggiungere saltando da fermo con due piedi, ma soprattutto la forza e la precisione che in questo modo riesce ad imprimere alla palla. Senza l’inerzia della rincorsa e di una traiettoria con un taglio chiaro, direzionare la palla e farlo con la forza necessaria per sorprendere il portiere è impossibile quasi per tutti a parte Osimhen, che da questo punto di vista assomiglia ai colpitori di testa mitici degli anni ’80 e ’90 come Roberto Pruzzo e Oliver Bierhoff.

Per capire come questo sia possibile bisogna andare oltre la retorica dell’esplosione di potenza, del colpo di testa come missile lanciato in aria o direttamente come aeroplano. E per farlo bisogna andare oltre il video, che per forza di cose restituisce quella sensazione quando vediamo un difensore grosso e muscoloso come Soyuncu ruzzolare a terra dopo essersi scontrato in area con Osimhen. È uno di quei casi in cui la foto o il fermo immagine si avvicinano di più alla realtà della realtà stessa: guardate voi stessi. Osimhen in avvitamento perfetto, con il busto e le gambe che ruotano in senso inverso, come una scala a chiocciola, negli occhi la direzione impressa al pallone, più veloce dei riflessi di Kasper Schmeichel. Accanto Soyuncu con l’unica intenzione di ostacolare l’avversario con il gomito alto, ma non abbastanza nemmeno per arrivare al petto di Osimhen. Per il modo in cui salta, aspettando che il cross gli arrivi dall’alto, nell’iconografia dei suoi colpi di testa gli avversari sono parte della composizione, come i figli di Lacoonte. Gli saltano davanti alla cieca, il più delle volte, ignari dell’ombra che gli si è alzata alle spalle, e solo se il cross è troppo corto o troppo teso possono davvero sperare di arrivare a prenderlo di testa. È quello che successe per esempio a Skriniar nello scontro che gli frantumò la faccia. In questo senso, i colpi di testa di Osimhen sono radicalmente diversi da quelli di Cristiano Ronaldo, che invece riuscendo a mettere in pausa il tempo in aria sembrava far sparire i suoi avversari, come il povero Murru nel già citato Sampdoria-Juventus. Ma anche da quelli di Haaland, forse l’unico che riesce a restituire la sua stessa potenza saltando da fermo con due piedi, ma senza l’impaccio di un diretto marcatore così vicino.

Ovviamente nel repertorio di Osimhen ci sono anche gol di testa diversi: saltando in corsa dopo aver attaccato lo spazio alle spalle del diretto marcatore (come il 4-1 contro la Juventus; è interessante che anche in questo caso Alex Sandro si aspetti un taglio sul primo palo); arrivando con il terzo tempo in anticipo sul difensore (come nel gol d’apertura al Genoa, alla fine della scorsa stagione); incrociando il colpo di testa dopo essere saltato altissimo sul secondo palo (come nello 0-1 al Venezia all’inizio dello scorso anno, uno dei miei preferiti).

Questi gol sono tutti belli e ci dicono che Osimhen è un grande colpitore di testa, se ancora non si fosse capito, ma non ci parlano del suo rapporto speciale con l’aria, cosa di per sé eccezionale per un attaccante che è già eccezionale da diversi altri punti di vista. Il gol allo Spezia, invece, ha reso esplicito ciò che Osimhen aveva già mostrato da mesi, lo ha reso impossibile da ignorare. All’inizio di settembre, contro la Lazio, l’attaccante nigeriano aveva avuto una palla simile, per quanto incredibile possa sembrare. In quell’occasione un cross troppo corto di Di Lorenzo era stato inspiegabilmente alzato a campanile da Patric. È una di quelle occasioni che sembrano facili ma in realtà non lo sono: la palla spiove ai limiti dell’area piccola ma è lenta e del tutto verticale, è complicato anche solo capire quando saltare. E infatti mentre Osimhen scruta il cielo come quando si nota la luna di giorno, Patric gli gira intorno come un cane nervoso. Prima controlla la sua posizione, poi lo perde di vista, non riesce nemmeno a saltare con lui. Osimhen nel frattempo si è coordinato in aria e lo ha fatto talmente bene da lasciare sul posto non solo Patric ma anche Provedel. Il colpo è angolato e potente al punto da non lasciargli altra scelta che guardarlo insaccarsi all’angolo, ma alla fine sbatte sul palo.

È uno di quei momenti un po’ interlocutori un po’ eterei, in cui la partita viene messa per un attimo in pausa, che nel nostro campionato sembra possedere solo Osimhen, che per il resto è tutto fuorché interlocutorio ed etereo. Un attaccante che più che crescere sembra sorprenderci mostrando una carta alla volta tutto il suo sterminato repertorio. Siamo noi a sottovalutarlo o è lui che ogni volta riesce a saltare più in alto dell'asticella dello stupore che fissiamo per lui? Dopo questo incredibile gol allo Spezia sembra difficile che possa farlo di nuovo, o almeno così crediamo noi, che come i suoi marcatori in area rimaniamo in attesa della sua prossima mossa, convinti di averlo capito fino al momento in cui ci rendiamo conto di non averci capito niente.

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