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Come il Verona è diventato una macchina da gol
07 dic 2021
07 dic 2021
Se la fase difensiva è simile a quella dello scorso anno, in attacco molto è cambiato.
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Raccogliere l’eredità di Juric sembrava un’impresa molto difficile. Di Francesco ci aveva provato, scegliendo di adattare la sua idea di calcio a quella del suo predecessore, ma non era andata bene. Il suo esonero, arrivato appena alla terza giornata, poteva dare l’impressione di una società e una squadra in confusione. Invece si è invece rivelato una svolta.

Il Verona di Tudor, fin qui, ha raccolto ben 23 punti in 13 partite, ma non sono solo i risultati a renderla una delle sorprese più interessanti del campionato. A stupire è un’evoluzione della squadra che era improbabile aspettarsi, tanto più dopo il mercato dello scorso anno, che aveva visto pochi aggiustamenti e la cessione improvvisa, a campionato iniziato, del giocatore più importante in quel momento, Mattia Zaccagni.

Come ammesso dallo stesso allenatore dopo la partita con l’Empoli, Tudor ha sfruttato molto il lavoro di Juric in fase difensiva, toccando molto poco: «A me piaceva fare pressione a zona, oggi è diverso, è una pressione a uomo. In fase difensiva mi sono appoggiato tanto al lavoro che è stato fatto nei due anni scorsi». Al contrario, però, molto è cambiato dalla creatura di Juric quando si tratta di avere il pallone e cercare di fare gol.

Il Verona, da squadra arcigna ma arida offensivamente, è diventata una macchina da gol. Subisce molto di più, ma al momento ha il quinto attacco del campionato, già a quota 32 gol quando la scorsa stagione finì il campionato a quota 46. Certo è un dato condizionato da un rendimento in fase di finalizzazione che difficilmente potrà durare: basti pensare allo strepitoso stato di forma di Simeone, in grado di segnare 11 gol da 4.3 xG, cifre a cui non si era mai neanche avvicinato. Al di là del momento di grazia dell’argentino, la produzione offensiva del Verona rimane di ottima qualità. È l’ottava squadra della Serie A per xG totali, appena dietro la Juventus e davanti a Lazio, Empoli e Sassuolo.

 

L’impatto di Caprari

Con Juric in panchina, la fase di possesso del 3-4-2-1 dell’Hellas era piuttosto diretta, con l’immediata ricerca della palla alta. Il Verona era primo per duelli aerei, terzo per lanci lunghi e ultimo per precisione passaggi. Anche con Tudor il gioco è rimasto molto fisico, spesso diretto e frenetico, ma vengono estremizzati meno alcuni concetti. I dati ci aiutano a vedere l’evoluzione della squadra: il Verona ha infatti ridotto le palle alte rispetto alla passata stagione (55 contro 65 per 90 minuti) e crossa anche molto di meno (14 cross contro i 19 della stagione scorsa, sempre per 90 minuti). Per rifinire, quindi, si alza meno la palla (i duelli aerei tentati si sono ridotti del 25%), ma si cerca di costruire azioni più elaborate e pazienti.

L’anno scorso, la creatività del Verona si basava quasi principalmente sulla catena sinistra grazie alle combinazioni tra Zaccagni e Dimarco (o Lazovic). Non a caso, è stata la squadra della Serie A 2020-2021 che più attaccava a sinistra (il 43% delle azioni offensive), concentrando quindi il gioco su quel lato, come d'altra parte fa molto anche quest'anno, facendo densità da un lato e attaccando il lato debole sull'altro dove si cerca di innescare Faraoni. L’esterno è già a 2 gol e 2 assist quest’anno grazie alla libertà che devono concedergli gli avversari. Come succedeva già negli anni scorsi, il Verona è letale nell’attaccare in ampiezza, con gli esterni del centrocampo che generano continui pericoli. La difesa a zona della Lazio di Sarri, ad esempio, è stata tramortita dai cambi campo del Verona.

Due dei molti cambi di gioco di Caprari verso Faraoni. Il Verona isola bene il quinto di destra sul lato debole.

Rispetto al passato, la squadra diversifica però maggiormente il gioco in zona di rifinitura. Sfrutta meglio gli spazi interni, riuscendo spesso a trovare i trequartisti liberi. Molti meriti sono del grande impatto avuto da Caprari, che non sta facendo assolutamente rimpiangere un Zaccagni che pareva insostituibile. Schierato come trequartista sinistro, Caprari è il principale catalizzatore della manovra offensiva: effettua 30 tocchi per 90’ nella trequarti avversaria (record della squadra) e genera una grande quantità di occasioni da gol, assist e superiorità posizionale. Al momento è il migliore rifinitore della squadra: ben 4 assist e 0.27 xA ogni 90’. Se Zaccagni, più propenso ad aprirsi, era un calciatore esplosivo e verticale, al contrario Caprari è più paziente e riesce a dare maggiore ordine e calma alla fase offensiva. Preferisce giocare molto più dentro al campo, caratteristica che quindi modifica il modo in cui il Verona occupa il fronte offensivo. Inoltre sta dimostrando una grande intesa con Lazovic, che gioca sempre alto e in costante sovrapposizione. I due combinano spesso e in maniera propositiva come per esempio nell’azione che ha portato all’espulsione di Ceccaroni.

Con un bellissimo tocco di esterno, Caprari riesce a innescare Lazovic.

Caprari e Barak, che agiscono alle spalle di Simeone, si muovono molto in orizzontale dimostrando ottima sensibilità negli smarcamenti. Caprari in particolare è bravissimo nell’individuare la zona in cui poter ricevere libero. A seconda della situazione, i due trequartisti sanno se aprirsi per associarsi con l’esterno (e formare i classici sovraccarichi in fascia) o se giocare tra le linee. Capita anche spesso che i due, a cui Tudor concede grande libertà, giochino vicini tra di loro. Qualcosa che si vedeva poco l’anno scorso, visto che Zaccagni raramente abbandonava la fascia sinistra.

Il Verona sfrutta di più il centro

Finora il Verona è stato molto incisivo contro le squadre che proteggevano male il centro (Lazio su tutte), con diverse imbucate interne a trovare Caprari e Barak alle spalle della mediana avversaria.

Alcune delle molte volte in cui il Verona trova liberi i propri trequartisti. Giocate in apparenza banali, ma che riescono con costanza.

Nella partita contro l’Empoli, squadra che adotta il rombo, Caprari e Barak si abbassavano molto per supportare Miguel Veloso e Tameze, agendo intelligentemente ai fianchi delle mezzali di Andreazzoli. Il Verona riusciva così a crearsi la superiorità numerica in mezzo contro il centrocampo toscano, grazie a una manovra fluida e pulita tecnicamente che trovava l’uomo libero. Non solo sovraccarichi in fascia quindi, ma anche un buon palleggio interno che consente ai giocatori più tecnici di associarsi tra di loro.

Il Verona manipola il pressing rivale per vie centrali e lancia i propri trequartisti verso la porta, con Caprari e Barak che si intendono a meraviglia.

L’importanza di Caprari si vede anche nelle transizioni, che sono una parte imprescindibile del gioco del Verona visto il suo pressing molto aggressivo. Una volta recuperata palla, Tudor chiede molto al proprio numero 10, molto bravo nel farsi trovare libero sul centro-sinistra e dare così un’istantanea soluzione di passaggio al portatore. Caprari è il “regista” delle ripartenze del Verona, con conduzioni palla al piede molto eleganti dove dimostra sia grande pulizia tecnica che una notevole lucidità nel fare la scelta migliore. Affidarsi a Caprari senza esasperare la ricerca della prima punta permette anche di risparmiare energie preziose a Simeone, non dovendo ingaggiare continui e difficili duelli fisici contro i difensori.

Due situazioni in cui il Verona recupera palla e serve istantaneamente il liberissimo Caprari tra le linee, che guida così la ripartenza. Nella prima azione, il numero 10 confeziona l’assist per Simeone grazie a un pregevole tocco d’esterno.

L’intesa tra Barak e Tameze

Anche Barak si trova in un ottimo momento di forma, con 5 reti e 3 assist. Da quando è arrivato a Verona sembra aver guadagnato grande fiducia nel proprio gioco, come dimostra l’elevata frequenza con cui prova giocate molto complicate. Ne è un esempio il bellissimo assist per Simeone contro il Napoli, quando in totale solitudine ha puntato prima Anguissa e poi Mario Rui. Usando il fisico è riuscito a proteggere palla, saltare i due e poi effettuare un cross delizioso.

La maggiore versatilità del Verona di Tudor sta esaltando le doti tecniche di Barak. Come abbiamo visto, l’anno scorso la squadra catalizzava il gioco offensivo a sinistra. Il trequartista ceco era spesso isolato a destra e doveva svariare molto per entrare nel vivo della manovra. Al contrario ora è più coinvolto a destra, si vedono più spesso triangoli e sovraccarichi. Oltre a Faraoni, sempre alto per dare ampiezza, Tameze (il mediano destro) si sgancia spesso in avanti per supportare l’azione offensiva. Se Veloso è un mediano più di ordine e palleggio, che resta bloccato per dare equilibrio alla squadra, Tameze con le sue corse palla al piede e i suoi smarcamenti offensivi danno più imprevedibilità alla squadra.

La pericolosità del Verona non è però solo merito dei propri fantasisti, ma anche perché è in grado di occupare bene e con tanti giocatori il fronte offensivo. Oltre a Simeone, Caprari, Barak e, come abbiamo visto, Tameze, anche i centrali esterni della difesa a tre spesso partecipano all'azione offensiva, come già avveniva con Juric (e ovviamente anche con Gasperini), con corse improvvise per attaccare l’area. L’elevato dominio territoriale del Verona (il quarto del campionato) favorisce queste situazioni.

Ne è un esempio il gol di Simeone contro la Juve. La corsa di Casale è decisiva nel fare indietreggiare Bonucci e consentire così al "Cholito" di tirare.

Oltre a un sistema di pressing come sempre ambizioso, il Verona sta facendo vedere una proposta offensiva più elaborata, con diverse soluzioni e la volontà di attaccare con tanti giocatori. La proposta di Tudor è un buono spot per la crescita della classe media della Serie A, che offre sempre più spesso partite divertenti e ricche di gol. Ne è un esempio perfetto l’ultima partita con il Venezia, dove il Verona dopo essere andato sotto di 3 gol nel primo tempo, è riuscito nell’impresa di ribaltare il risultato segnando 4 gol in un tempo. Una partita pazza, certo, difficilmente ripetibile e piena di episodi, in un senso e nell’altro, ma che in qualche modo spiega la fiducia del Verona nella propria proposta di gioco, perfettamente evidenziata dall’improvvisa esplosione di Simeone, capace non solo di battere gli xG ma anche di segnare gol assurdi.

Il Verona è sulla buona strada non solo per ottenere una salvezza tranquilla (obiettivo tutt’altro che scontato a inizio stagione), ma anche per provare a migliorare i 45 punti dello scorso campionato. Anche senza Juric, che comunque a Verona aveva dimostrato di essere un allenatore di livello, sta ottenendo continuità di risultati. Tudor, dopo due esperienze non proprio positive all’Udinese e una stagione nello staff di Pirlo alla Juventus in cui era difficile capire quale fosse il suo ruolo, sta dimostrando di avere grande sensibilità, conservando quanto di buono c’era e implementando le soluzioni offensive. Grazie a lui il Verona si sta confermando come una delle realtà più solide della Serie A e con una crescita della fase offensiva che in pochi si aspettavano.

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