Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Anna Trieste
Vedi Napoli e poi?
22 giu 2015
22 giu 2015
Rafa Benitez dalla A alla Z
(di)
Anna Trieste
(foto)
Dark mode
(ON)

 

«Nel cielo azzurro di Napoli brilla la stella di don Rafè Benitez». Così, riprendendo un pezzo del dorso napoletano di

, titolava

a settembre 2013, pochi mesi dopo l'arrivo a Napoli di Rafa Benitez. Effettivamente, in quei mesi l'astro di Rafa splendeva fulgido e luminoso nel cielo partenopeo, indicando, a tipo stella cometa, a pastorelli (tifosi) e re magi (De Laurentiis e Bigon) la strada per raggiungere traguardi e palcoscenici internazionali.

Tutto sembrava andare per il meglio fino a quando, dopo circa tre mesi, il Napoli non subisce la sua prima sconfitta in casa.

Con il Parma, peraltro.

È qui che si spezza l'incantesimo ed è qui che il

venuto da Albione per dare inizio all'età dell'oro napoletana si trasforma inesorabilmente in

.

 


Gol di Cassano, sembrano passate due ere calcistiche.


 

Ma ora che lui è andato via e che a Castelvolturnograd è cominciata una nuova era, quella dell'internazionale sarrista, è lecito interrogarsi su quali possano essere state le ragioni più profonde in virtù delle quali si è passati, in poco meno di un anno, da una venerazione e da una situazione di evidente rafaelitismo cosmico ad un più nichilistico "chiattone vattene ché di pallone non capisci niente".

Molte sono le ipotesi che si potrebbero formulare ma vediamo subito le più accreditate.

 



Quello tra Napoli e Benitez è stato un amore troppo grande. Finito male, certo, tipo che al tuo innamorato tu ci hai regalato un'isola caraibica e quello ti ha ripagato portandoti un portaombrelli come souvenir da Doha ma è chiaro che di troppo amore si è trattato. Sennò non si spiegano le reazioni scomposte registratesi in città quando Rafa ha lasciato Napoli per Madrid. «Hai visto quando è arrivato al Real? Rideva pure». Solo una femmina sedotta e abbandonata reagisce così.

 



Quella al San Mames non è l'unica sconfitta bruciante dell'era Benitez e tuttavia, vuoi per l'abbraccio plastico degno di una scultura del Canova tra Britos e Maggio, vuoi per il fatto che a causa di quella sconfitta il Napoli è entrato nel tunnel dell'Europa League, la disfatta ai preliminari di Champions 2014 con il Bilbao è stata la prima goccia che ha fatto davvero traboccare il vaso.

 


L’inizio della fine.


 



Nonostante Napoli sia celebre nel mondo anche per la sua enogastronomia non propriamente ipocalorica i napoletani non hanno mai perdonato a Benitez la sua forma tondeggiante. Più precisamente, quello di Benitez a Napoli è stato un tipico caso di fisico a fisarmonica: chiattone in caso di pareggio o di sconfitta; costituzione robusta in caso di vittoria.

 



Cinquantaquattro goal. CINQUANTAQUATTRO goal. Tante sono le reti subite dal Napoli solo in campionato nella stagione 2014/2015. Un dato francamente inaccettabile per una squadra che ha fatto della difesa il suo punto di forz... ah no niente, niente, scusate.

 



Per molti Rafa doveva essere esonerato quando è parso chiaro ai più e dunque anche a De Laurentiis che il suo futuro non sarebbe stato a Napoli. Va detto però che siccome non poteva esonerarsi da solo questa è solo una colpa indiretta.

 



«Parlerò con la mia famiglia e decideremo»; «La mia famiglia non si trasferisce a Napoli perché le mie figlie studiano in Inghilterra»; «No, la mia non è stata una fuga, avevo solo bisogno di passare un po' di tempo in vacanza con la mia famiglia»; «Ho parlato con la mia famiglia e ho deciso di non restare».

Nemmeno i Forrester in 30 anni di Beautiful sono stati sotto i riflettori come i Benitez durante i 2 anni di Rafa a Napoli. Alla famiglia di Benitez non è mai stato perdonato di non aver voluto seguire Rafa a Napoli. E a lui di non aver divorziato dalla moglie e disconosciuto le figlie in conseguenza di ciò.

 



Il rapporto con la stampa, locale e nazionale, è sempre stato tutt'altro che idilliaco. Resteranno per sempre nella storia, ad esempio, i duelli dialettici in Tv con Mauro e la D'Amico nei post partita Sky. Sbaglia però chi pensa che tutto sia cominciato quest'anno, dopo le critiche aspre ma legittime piovute da ogni parte per i risultati deludenti. No, la frizione è cominciata subito, dopo appena tre mesi dall'arrivo a Napoli, quando dopo un filotto di risultati quasi tutti positivi il Napoli perde due partite di fila, una in casa col Parma e una a Torino con la Juve. Sufficiente perché alla vigilia del match Champions con l'Arsenal molti chiedano a Rafa perché diamine non cambia modulo. Lui risponde con la parabola dell'asino.

 


È guerra.


 



Nemmeno quando sfogliano il Kamasutra i napoletani mostrano la stessa morbosa attenzione alla posizione che hanno manifestato quest'anno con quella di Marek Hamsik in campo. «Sta troppo dietro, no sta troppo avanti, mo' sta troppo a destra, ma perché sta troppo a sinistra, ma non sta troppo in campo?, dovrebbe stare un poco più in panchina». Dove lo metteva lo metteva Rafa sbagliava, fallendo miseramente non solo come allenatore ma pure come parcheggiatore abusivo di trequartisti slovacchi.

 



Il rifiuto di Rafa di abiurare al centrocampo a due non è mai stato ben accetto. E poco importa che in fase di non possesso il suo Napoli si sistemasse - o si sarebbe dovuto sistemare, quando Insigne/Mertens e Callejon tenevano genio - col 4-4-2. Da qui il sillogismo aristotelico: "Solo un idiota non cambia mai modulo" "Rafa non cambia mai modulo" "Rafa è un idiota".

 



Mettetevi nei panni di noi napoletani: uno decide di fare 'ammore con noi e poi non solo pensa sempre alla ex ma ci scrive pure delle

sull'

. Non sul

o sul

. Sull'

! Francamente inaccettabile.

 



Dice che Rafa a Napoli ha lasciato solo quelle: macerie. E la conferma arriva dal ranking Uefa: nell'ultima stagione il club azzurro ha dovuto

, dal 31esimo al 20esimo posto, solo per tentare di risalire dal fosso in cui l'ha scaraventato Benitez



 



 



Benitez ha abitato per due anni a Castelvolturno, in una struttura adiacente al centro sportivo. Niente di male se non fosse che alla prima conferenza stampa le sue prime parole erano state «chiamatemi 'on Rafè, ormai tutti mi chiamano così». Insomma, tu dici che ormai ti chiami 'on Rafè e poi non vieni a vivere a Napoli? Inconcepibile per chi è abituato a vedere i propri dèi calcistici farsi uomini nell'olimpo di Posillipo.

 



Soprattutto dopo un pareggio o una sconfitta, nelle interviste post partita Rafa pareva un impiegato dell'Istat. «Sì ma abbiamo fatto 6532 tiri in porta, 99% di  possesso palla, 9865 assist, 2763544 OCCASIONI DA GOAL».

Sì ma a noi che ce ne fotte? I goal li abbiamo fatti? No? E allora! A questo punto meglio le spiegazioni dettagliate di Mazzarri su quanto hanno influito sulla sconfitta la diarrea galoppante dei terzini o i postumi alcolici della festa di compleanno di Cavani.

 



A Napoli il vangelo secondo Rafa si è arricchito di nuove e mirabolanti parabole, tutte snocciolate in sala stampa coi giornalisti: l'asino e il cronista scassacazz che prima chiede al padre di far salire in sella il figlio, poi si lamenta che il figlio fa camminare troppo il padre, e infine si lamenta con entrambi perché fanno affaticare il ciuccio (animale peraltro sacro, a Napoli); il nuotatore che non è importante che arrivi alla spiaggia ma che ci arrivi vivo e possibilmente in grado di fare un cross in mezzo; il torero e lo spettatore saputello che gli urla «prendilo di così no prendilo di colì» e lui si incazza perché è facile fare gli esperti della corrida quando stai dietro alla barriera di protezione e il toro non ti può infilzare con le corna.

Troppe, decisamente troppe parabole per uno che dovrebbe parlare soltanto di pallone e fare in modo che la propria squadra ne tiri qualcuno in più nella porta avversaria. Da qui sin prisa pero sin pausa però pure senza tutte queste lezioni di vita ché qua senz'offesa siamo genti che sappiamo campare.

 



Passi non andare direttamente in Champions il primo anno, passi non andarci nemmeno il secondo, né attraverso l'Europa League né attraverso i play off ma arrivare quinti, QUINTI, dopo finanche la Fiorentina di Montella è troppo.

 



Niente quest'anno ha fatto incazzare Rafa quanto il ritiro punitivo imposto alla squadra da De Laurentiis dopo le (brutte) sconfitte con la Roma in campionato e la Lazio in semifinale di coppa Italia. «Queste cose fanno solo incazzare i giocatori» ebbe a dire Rafa. E però, siccome i risultati dell'internamento a Castelvolturno premiarono, con svariate vittorie tra cui quella memorabile a Wolfsburg, l'uomodipolsismo imposto da De Laurentiis alla fine la decisione di interrompere il ritiro avrà pure fatto felici mister e giocatori ma ha decisamente fatto jastemmare i tifosi. Risultato: Dela 4 - Rafa 0.

 


Forse il momento più alto della stagione del Napoli.


 



Nell'estate del 2013 un rotocalco napoletano della Napoli bene pubblica in prima pagina uno sfavillante Benitez in versione San Gennaro. La circostanza della beatificazione di Rafa da un lato segna il totale affidamento dei napoletani al suo progetto societario e calcistico e dall'altro li autorizza definitivamente a abbuffarlo di male parole. Se si può prendere a male parole San Gennaro quando non fa il miracolo perché mai non lo si potrebbe fare pure con san Rafè?

 



 



Tu li fai girar tu li fai girar come fossero delle bambole. È normale che con tutto questo ruotare di terzini e centrocampisti poi a uno ci viene 'o mal 'e capa

 



Già fare appelli all'unità e allo "spalla alla spalla" nella città che si divide finanche sulle modalità con cui soffriggere la cipolla nel ragù è azzardato poi farli

e i Monty Python equivale praticamente a menarsi giù da San Martino per tutto il Petraio

 



Lo so non c'entra niente con Benitez ma ormai leggo il suo nome dappertutto, me lo sogno pure la notte, esattamente come l'anno scorso mi sognavo a Mascherano

 



Tra i vari misteri insoluti lasciati da Rafa a Napoli spicca naturalmente quello di Camilo Zuniga: killer veloce e spietato di attaccanti brasiliani mal pettinati quando è con la sua nazionale, la Colombia, trerruote incidentato da rottamare, con piaghe da decubito per prolungata permanenza in panchina, quando è a Napoli. Siccome il fenomeno paranormale della cartilagine di Zuniga ha iniziato a verificarsi subito dopo l'avvento a Napoli di Rafa è legittimo pensare, come pure molti hanno fatto, che anche su questo aleggi la responsabilità di Benitez. Se così fosse sarebbe confortante. Almeno per trovare una spiegazione decente alle apparizioni sospette di Camilo non dovremo chiamare il Vaticano. O l'Inail.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura