Nelle finestre di mercato passate l’Inter ha puntato le sue fiches cercando

, inseguendo cioè giocatori che avevano lasciato intravedere a sprazzi i germogli del grande talento, nella speranza di vederlo poi fiorire in maglia nerazzurra. Non è servito ad aumentare la competitività della squadra, almeno fino a oggi, e dopo il settimo posto della passata stagione i tifosi hanno iniziato a invocare i proverbiali

, che potessero essere inseriti nel progetto qui e ora, senza difficoltà di adattamento.

 

Kondogbia, João Mário e Gabigol - con qualità e probabilità di successo diverse - vedono ragionevolmente ancora davanti a sé gli anni migliori della propria carriera, ma nessuno dei tre ha dato l’impressione di poter spostare in avanti, nell’immediato, le ambizioni dell’Inter; soprattutto, nessuno dei tre inizierà la stagione con la certezza del posto da titolare: molto probabilmente alla fine João Mário lo sarà, mentre Gabigol continua a venire proposto in prestito in giro per l’Europa, in attesa che accetti una destinazione. Per Kondogbia i dubbi restano molti.

 

Matías Vecino arriverà a Milano accompagnato da molto meno clamore dei tre calciatori citati sopra, ma di lui si può dire, se non altro, che è sicuramente un

. Ventisei anni da compiere a breve, tuttocampista con pochi infortuni e molti chilometri alle spalle, navigato titolare in Serie A da ormai tre stagioni, fondamentale ingranaggio di complesse architetture tattiche votate al controllo del pallone: quella di Sarri a Empoli e quella di Sousa a Firenze.

 

 

L’Inter si è assicurata

, e così Spalletti si ritroverà due terzi del centrocampo fluido e versatile della Fiorentina di Sousa, ma è l’intera campagna acquisti che sta procedendo in quella direzione tecnica. L’investimento su Skriniar, il probabile innesto di Dalbert dal Nizza: sono tutti profili provenienti da squadre abituate ad avere confidenza con il pallone tra i piedi, titolari nei rispettivi club e raggiungibili a cifre contenute rispetto all’inflazionato mercato delle grandi.

 

Spalletti ha spiegato praticamente in ogni conferenza quanto sia determinante lavorare da subito sui meccanismi di possesso, soprattutto per aumentare la sicurezza e la capacità di gestione del gruppo, che da questo punto di vista l’anno scorso si è dimostrato molto indietro rispetto alle dirette rivali, e che anche in questo precampionato ha sofferto gli alti e bassi emotivi all’interno della singola partita.

 

Dopo l’amichevole estiva con lo Schalke il tecnico toscano ha detto: «Siamo stati bravi ad andare ad aggredire, a pressare alto, poi invece nel momento della gestione, di far valere la qualità, l’abbiamo ripersa quasi subito, e quello non deve avvenire». E poi, ancora, qualche giorno dopo: «Qualche volta quando abbiamo recuperato palla non abbiamo palleggiato, non abbiamo costretto il Bayern a fare fatica, (...) se loro nella riaggressione non ci trovano la palla poi si possono aprire prospettive importanti».

 

Vecino è un giocatore in grado di sostenere la manovra a centrocampo su ritmi discretamente elevati, il dato aggregato delle ultime tre stagioni lo vede tentare 67 passaggi in media ogni 90 minuti, con l’85% di precisione. È molto sudamericano nel suo rapporto con il pallone, ossessionato dalla protezione, dall’uso del baricentro, con quella capacità di cambiare molto in fretta e ripetutamente il ritmo della progressione (uno dei suoi tratti distintivi all’arrivo in Italia) e la sensibilità per scaricare il pallone

contro la pressione avversaria.

 

Preferisce giocare su distanze ravvicinate, muovendosi nella zona centrale del campo: in media non va oltre i 4 passaggi lunghi tentati, che rappresentano soltanto il 6% della distribuzione totale, e conserva una limitata influenza sulla trequarti avversaria, registrando 1.1 passaggi chiave e 1.9 tiri tentati, per lo più da fuori area (il 66%). Che il suo raggio d’azione si fermi nella trequarti avversaria lo testimonia anche il fatto che nelle ultime tre stagioni ha segnato 7 gol e servito 8 assist, non molto, ma comunque un contributo costante negli anni.

 

Vecino non è un passatore particolarmente preciso, ma ha una visione sopra la media, e soprattutto ha qualità come la protezione e coordinazione

 fondamentali per orientarsi nei triangoli che compone Spalletti. Ha anche la personalità e la tecnica necessarie per spezzare il gioco con la conduzione, il suo tratto caratteristico predominante. Poco prima che la Fiorentina entrasse nei cinque minuti più bui della sua stagione, Vecino

questo calcio d’angolo danzando sul centrocampo del Gladbach.
 

 

Uno degli esperimenti più interessanti della stagione interista sarà verificare la coesistenza tra Borja Valero e João Mário, due giocatori brillanti per personalità e qualità tecnica, in grado di orientarsi in tutte le direzioni e servire il pallone praticamente a ogni distanza, in verticale come in orizzontale.

 

Da qualche parte servirà scendere a compromessi per non sbilanciare troppo la squadra ed esporsi alle transizioni avversarie, e Vecino rappresenta il compromesso ideale: con i 189 centimetri di altezza permetterà di sostenere gli accoppiamenti sui calci piazzati, e di conservare un’opzione alternativa anche per risalire il campo.

 

Difende nella media degli altri centrocampisti (un intercetto e 4 contrasti tentati, con il 61% di successo) ed è molto a suo agio nel difendere in avanti e portare una pressione coordinata al resto della squadra. Per questo motivo, a metà della passata stagione, Sousa lo ha avanzato sulla trequarti per schierarlo direttamente in marcatura

. Vecino ha migliorato immediatamente la capacità di riconquista alta di tutta la squadra, da una posizione da cui poteva giocare d’anticipo e lanciare la transizione.

 

Spalletti ha detto che l’Inter sarà in grado di adottare diversi sistemi difensivi e offensivi, che comprenderanno sia la difesa a quattro che la difesa a tre. Con i tre difensori, sarà interessante persino l’esperimento di un centrocampo a quadrato (come nella Fiorentina) giocando con la possibilità di formare coppie anche diverse - sulla carta sembrano accoppiarsi perfettamente, e corrispondere al desiderio di Spalletti di avere Borja Valero davanti alla difesa, persino Gagliardini con Borja Valero sulla mediana e João Mário con Vecino sulla trequarti.

 

 

Il rischio per l’Inter è sempre quello di perdere le distanze tra i reparti, ma è un tema già attuale che prescinde dall’inserimento di Vecino. Per difetti di organizzazione prima di tutto, ma in parte anche di personale, negli ultimi anni la squadra è in qualche modo sempre collassata sotto il peso dell’ampiezza e della lunghezza del campo, permettendo anche agli avversari più impronosticabili di muoversi con libertà.

 

A questo punto, con l’attenuante dell’assenza dalle coppe che dovrebbe favorire la riserva di energie lungo la stagione, bisogna riconoscere che il mercato non sta aiutando in questa direzione.

 

Va detto che a centrocampo sono stati aggiunti due giocatori molto lenti: prima il 32enne Borja Valero, ora il 26enne Vecino, appesantito dal fisico imponente eppure quasi completamente privo di massa muscolare (almeno quanto il madrileno è appesantito dagli anni che passano). In questo senso, sicuramente, Vecino non ha il telaio del campione: ha una buona accelerazione nei primi passi, che gli permette di muoversi tra le maglie del centrocampo e sorprendere in controtempo gli avversari, ma è lento con le gambe, incredibilmente lento se deve correre all’indietro, e in generale fa fatica a imporsi fisicamente sulla partita.

 

 

Sul piano atletico è un giocatore ordinario che soffre contro giocatori straordinari: particolarmente veloci come Bruno Peres, a cui prova a stare dietro

 e alla fine della corsa non riesce neanche a sollevare la gamba, o particolarmente tecnici come Stefano Sensi, che gli fa

e sguscia via con agilità

Non a caso la Fiorentina di Paulo Sousa, che aveva altri giocatori compassati come Badelj e Gonzalo Rodríguez, ha avuto difficoltà simili a quelle incontrate dall’Inter negli ultimi anni. E quel

probabilmente riassume questo discorso meglio delle mie righe.

 

 

In ogni caso l’Inter aggiunge un’ulteriore opzione valida a centrocampo, che a questo punto vanta sei potenziali titolari, e completa un acquisto coerente con il processo di restauro della rosa. La sola differenza sostanziale rispetto alle operazioni compiute negli ultimi anni è che Vecino non ha gli anni migliori alle spalle (come Miranda e Borja Valero), né davanti (come tutti gli altri, fino a Skriniar) - si appresta a trascorrerli.

 

Vecino ha legato il suo

a questo quadriennale firmato con l’Inter, può offrire un contributo immediato e sufficiente garanzia di rendimento. Il contratto da 2,5 milioni all’anno gli riconoscerà, inequivocabilmente, lo status di

. Insomma, non sarà un colpo a effetto, ma se Vecino è quello che serviva Spalletti, anche l’Inter è quello che serviva a Vecino. Saranno le prestazioni a sciogliere i dubbi degli scettici o ad affossare definitivamente le speranze dei tifosi in un’estate che definire difficile sarebbe un eufemismo.