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Foto di Marco Rosi / Getty Images
Calcio Serie A Marco Gaetani 24 ottobre 2018 6'

Cosa può dare Berisha alla Lazio

Il centrocampista è arrivato dal RB Salisburgo a fari spenti.

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Noyes Palmer Chapman, postino di Canastota, presumibilmente ridente cittadina nella contea di Madison, in una giornata particolarmente noiosa del 1874 ha dato alla luce un giochino tanto semplice quanto efficace: un puzzle di 16 blocchi numerati che, messi insieme in file da 4, dovevano dare come somma di ogni linea la cifra di 34. Il puzzle passò di mano in mano, fino ad arrivare nelle mani del più famoso Sam Loyd che ce lo ha tramandato come “gioco del 15”: in un blocchetto con sedici spazi vanno mosse quindici caselle, fino a ristabilire l’ordine numerico crescente.

 

 

Nella scorsa stagione, per comporre il suo undici iniziale, Simone Inzaghi si è trovato alle prese con una difficoltà simile: poteva muovere a piacimento gli uomini che aveva in rosa ma senza di fatto poter mai aggiungere un panchinaro che  fosse all’altezza dei titolari. Soprattutto a centrocampo, nessuno era in grado di mettere in discussione i tre titolarissimi. Parolo ha giocato 3.546 minuti ed è stato il meno impiegato dei tre anche a causa dell’infortunio muscolare che lo ha di fatto estromesso dalla corsa finale (solo 19 minuti raccolti nelle ultime sei giornate); Leiva era praticamente privo di riserva (Davide Di Gennaro ha giocato l’equivalente di due partite intere, concentrate fino a metà ottobre) e ha giocato addirittura 3.941 minuti, cifra mostruosa per un trentunenne; Milinkovic-Savic da parte sua ne ha giocati 3.742.

 

L’unica soluzione aggiuntiva era rappresentata dal giovane Alessandro Murgia, utilizzato costantemente in Europa League, finché il livello degli avversari e della posta in palio lo ha concesso, e in maniera più massiccia nel finale di campionato, complice l’infortunio di Parolo. Senza vere alternative, Inzaghi ha dovuto mettere in pratica il suo “gioco del 15”: ha inserito Lukaku spostando Lulic come mezzala oppure, nelle situazioni più complesse, con la squadra alla ricerca di un gol, Felipe Anderson facendo abbassare Luis Alberto.

 

Così, mentre tutti indicavano la difesa come il punto debole palese della squadra di Inzaghi, Igli Tare ha provato a porre rimedio alla carenza di uomini a centrocampo: è arrivato Milan Badelj dalla Fiorentina, perfetto per giocarsi il posto con Lucas Leiva, e Valon Berisha dal Red Bull Salisburgo che ha eliminato la Lazio in Europa League.

 


Poco meno di nove minuti che rispecchiano abbastanza fedelmente i punti forti di uno dei nuovi acquisti della Lazio.

 

In un calciomercato come sempre fatto sottovoce, Berisha è arrivato a fari spenti anche a causa di un infortunio muscolare che non gli ha permesso di esordire con la maglia della Lazio prima di inizio ottobre. Contro la Fiorentina ha giocato i suoi primi cinque minuti in Serie A, e in trasferta contro il Parma il suo ingresso in campo ha cambiato l’inerzia della partita: ha regalato intensità e capacità di pressare in avanti che hanno schiacciato gli avversari nella propria area di rigore. Adesso che il suo impiego può diventare costante diventa lecito chiedersi in che modo Inzaghi potrà provare a sfruttare le sue qualità. 

 

Berisha è nato a Malmö, in Svezia, nel 1993, in una famiglia originaria del Kosovo. Con il fratello Veton, più piccolo di un anno, è cresciuto a Egersund, in Norvegia: entrambi hanno iniziato a giocare con l’Egersunds. Valon tenta il sogno inglese con tre provini: Chelsea, Manchester City e Aston Villa, tutti a cavallo dei quindici anni. I Blues non sono convinti, gli altri due club sì, e gli offrono un contratto, ma lui non si sente ancora pronto e decide di rimanere in Norvegia. Così, debutta in terza divisione il 20 giugno del 2008, a soli 15 anni. Il suo nome corre in fretta, il Viking scommette sul suo talento e lo acquista nel marzo del 2009.

 

Esordisce nella massima serie norvegese a 17 anni e diventa la stella delle nazionali giovanili, nel suo percorso di crescita però aveva più volte mostrato il forte legame con la terra dei suoi genitori e alla fine ha scelto il Kosovo. Di più: ha segnato lui, su rigore, il primo gol ufficiale della storia del Kosovo, contro la Finlandia. Quando arriva al Salisburgo è pronto a esplodere, grazie alle sue doti caratteriali e a quelle tecniche: con il destro riesce a tagliare il campo da parte a parte, ed è anche un eccellente tiratore di angoli e punizioni indirette.

 

 

«Sono un numero 8, uno dei tre di centrocampo e ho caratteristiche offensive. Però aiuto in entrambe le fasi, sono un giocatore box-to-box, uno che corre da un’area all’altra», ha dichiarato nel giorno della sua presentazione come nuovo calciatore della Lazio. Cresciuto nella scuola Red Bull, Berisha è abituato a giocare in una squadra intensa, che aggredisce alto il possesso palla avversario. Al contempo, però, sa essere paziente e usare le letture di gioco, può scambiare sullo stretto o cambiare gioco da parte a parte in base a ciò che serve.

 

La scorsa stagione, agli ordini di Marco Rose, ha agito prevalentemente da mezzala sinistra di un rombo di centrocampo atipico, in un sistema che faceva slittare il Salisburgo, in fase di non possesso, dal 4-3-1-2 a un 4-4-2 in linea, con Berisha che si allargava a difendere da quarto di sinistra di centrocampo.

 

Una tipica azione del Salisburgo impostata dalla difesa. Berisha si abbassa per ricevere il pallone, fungendo da secondo regista della squadra.

Dopo aver ricevuto a centrocampo, Berisha può rapidamente portare palla per una decina di metri prima di allargarsi. Non ritenendo opportuno forzare la giocata sull’altra mezzala, Haidara, e trovando chiuse le linee di passaggio per i tre giocatori d’attacco, opta per un tocco profondo per Ulmer che va al cross.

 

Una nuova realtà

Non è tanto il salto da un calcio come quello austriaco a quello italiano a poter preoccupare, visto che Berisha ha già dimostrato in Europa League di non essere timido, quanto piuttosto quello dai  principi di gioco di Rose allo stile di Inzaghi. La Lazio non è una squadra abituata ad aggredire alta con continuità: solo per alcuni momenti di gara, o contro avversari modesti, cerca la riconquista nella metà campo avversaria. Berisha, quindi, dovrà limitare la sua tendenza a difendere in avanti abituandosi a delle fasi di difesa più posizionale, utili per concedere a Immobile i metri necessari per attaccare alle spalle della linea difensiva avversaria.

 

Soprattutto, bisognerà capire in che ruolo Inzaghi vorrà utilizzare Berisha. Può giocare sia trequartista, con caratteristiche più da incursore rispetto a Luis Alberto, che da mezzala, il suo ruolo naturale. Contro il Parma è entrato al posto di Leiva (contemporaneamente a Correa subentrato a Luis Alberto) in un’inedita coppia di centrocampisti con Parolo, con Milinkovic e Correa alle spalle di Immobile. In mezzo al campo ha conquistato palloni aggredendo il possesso del Parma e innescando transizioni più brevi del solito. Sullo 0-0 ha anche conquistato il rigore che ha portato in vantaggio la Lazio arrivando su una palla vagante una frazione di secondo prima dell’intervento di un difensore. Si è capito subito, insomma, che con Berisha la Lazio guadagna un giocatore bravo anche senza palla, una caratteristica che nel centrocampo laziale aveva solo l’instancabile Parolo.

 

Dopo una rimessa laterale mal eseguita, scatta la trappola del pressing del Salisburgo. Schlager riconquista palla.

Schlager serve Minamino e Berisha, appostato all’ingresso dell’area di rigore, legge il posizionamento della difesa avversaria e scatta ancor prima che il giapponese riceva palla.

Minamino va di prima in verticale. Berisha sfrutta il velo di Dabbur per battere il portiere.

 

Pur con il passare degli anni, Parolo resta un equilibratore importante per la mediana laziale e Inzaghi ha già mostrato che i due possono convivere. L’ex giocatore del Salisburgo, d’altra parte, dovrà abituarsi anche al modo diverso in cui la palla esce dalla difesa a 3 della Lazio rispetto a quella a 4 a cui era abituato, e il fatto di non aver potuto lavorare al meglio nella preparazione estiva a causa di qualche problema fisico non lo ha certamente aiutato. 

 

L’ingresso di Berisha e Correa con il Parma ha trasformato la Lazio, passata da un primo tempo di possesso palla prolungato e sterile a una verticalità e un’intensità che hanno aumentato la presenza e la pericolosità offensiva della Lazio. Berisha come detto ha guadagnato il rigore del vantaggio, mentre Correa ha siglato il gol del raddoppio in pieno recupero. Se la Lazio ha avuto un inizio di stagione difficoltoso può cercare nei nuovi acquisti nuova vitalità e non è detto che non possa venirne fuori una squadra altrettanto competitiva, e più versatile, di quella dello scorso anno.

 

Ovviamente Berisha si porta dietro anche qualche punto interrogativo, ma le sue doti sono indiscutibili e riconoscibili e vanno al di là della grande intensità e delle letture senza palla che sono un marchio di fabbrica dei giocatori usciti dalle squadre Red Bull. Tra i suoi punti di forza, ad esempio, potrà essere utile anche l’abilità nel cambio di gioco, in una squadra abituata a costruire l’azione sul fronte sinistro e a ribaltare rapidamente verso il lato debole. Di solito era Milinkovic ad attirare la palla su di sé per poi girarla dalla parte di Marusic (o Patric), ma Berisha può svolgere egregiamente anche questa funzione.

 

Nella peggiore delle ipotesi, Berisha garantirà in ogni caso un cambio di buon livello in un reparto nel quale lo scorso anno ha dovuto muovere quasi tutti i suoi elementi pur di avere delle nuove soluzioni. Nella migliore, però, la Lazio potrebbe aver trovato un nuovo titolare a un prezzo non eccessivo, un classico di Igli Tare.

Tags : simone inzaghiSS Laziovalon berisha

Marco Gaetani è romano, classe 1987, per Repubblica.it si occupa prevalentemente di calcio e basket.

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