Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Valentina Forlin
Valentina Bergamaschi: giovane veterana
21 lug 2023
21 lug 2023
Intervista al capitano del Milan Valentina Bergamaschi.
(di)
Valentina Forlin
(foto)
Foto di Giuseppe Romano
(foto) Foto di Giuseppe Romano
Dark mode
(ON)

Il torneo che si giocherà in Australia e Nuova Zelanda sarà un’altra pietra miliare dello sviluppo del calcio femminile, che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita enorme, anche in Italia. Questo grazie alle atlete che fanno grande il movimento, e agli investimenti di sponsor come Nike, che fin dall’inizio supporta il calcio femminile. Con i kit disegnati sul corpo delle donne e la tecnologia che le aiuta nelle performance.Abbiamo intervistato quattro grandi calciatrici italiane, parlando con loro del momento del calcio femminile e di quanto Nike sia importante in questa crescita.Dopo Elisa Bartoli è il turno di Valentina Bergamaschi, capitano e colonna portante del Milan, intervistata da Valentina Forlin e ritratta dalle foto di Giuseppe Romano.A differenza di molte colleghe italiane, Valentina Bergamaschi ha mosso i primi passi della sua carriera oltre i confini nazionali, in Svizzera. Dopo gli anni tra Lugano e Neunkirch, a ventun anni è arrivata in un Brescia che in quel momento dominava la scena italiana, e che era composto da giocatrici che ora siamo abituati a vedere nelle migliori squadre del campionato.Bergamaschi ha iniziato il suo percorso nella Serie A femminile con gente del calibro di Daniela Sabatino, Cristiana Girelli, Valentina Giacinti, Manuela Giuliano. Quasi tutte giocatrici più grandi e con maggiore esperienza. Vedendola tra le migliori abbiamo iniziato a considerarla una di loro. Nel nostro immaginario non è mai stata una giovane promettente, o un talento wannabe, ci sembra nell’elite del calcio femminile da sempre.Oggi ha 26 anni e indossa la fascia da capitano del Milan, la fascia che è stata dei suoi idoli Maldini e Baresi. La sua è una carriera già ricca di evoluzioni, momenti luminosi e altri difficili. Abbiamo parlato con lei di tutto questo e di cosa si aspetta dal futuro, suo e del calcio femminile. [gallery columns="6" ids="93358,93359,93360,93361,93362"] Nell’arco di questa stagione abbiamo visto un Milan diverso in tre momenti differenti che sono coincisi con girone dandata, girone di ritorno e Poule scudetto. Che bilancio faresti dal punto di vista collettivo e personale?[reply]Non ci aspettavamo inizio così difficile, avevamo nuovi innesti quindi abbiamo faticato a trovare la quadra. La poule scudetto [introdotta quest’anno ndr] è stata la nostra salvezza perché stavamo meglio e siamo riuscite comunque a conquistare il terzo posto.Dal punto di vista personale non è stata una stagione facile, devo ammetterlo, rientrata dalla competizione europea fuori dal club ho fatto fatica, specialmente a inizio stagione. Mi sono ripresa nella seconda parte del campionato e nella poule scudetto credo di esser tornata ai livelli dell’anno scorso.[/reply]Qual è stata la miglior stagione che hai fatto negli ultimi anni?[reply]Credo quella scorsa. Mi avevano assegnato un nuovo un ruolo al Milan, un ruolo di grande responsabilità [il capitano ndr] ed è come se avessi inserito una nuova marcia. In quel momento ho fatto un passo in più che mi ha permesso, per esempio, di fare quel gol contro l’Islanda. Un gol che non dimenticherò mai perché in quella partita eravamo sotto e dovevamo fare risultato.Segnare in competizioni del genere è un’emozione unica, non credevo a quello che stava succedendo; non mi ricordo nemmeno come ho esultato, ricordo soltanto la corsa verso la panchina.[/reply] [gallery columns="6" ids="93363,93364"] Rispetto allanno scorso la rosa è cambiata molto, come definiresti il vostro gruppo ad oggi? [reply]Il gruppo è una parte fondamentale: nel calcio il singolo da solo non può fare nulla. Ognuna di noi ha capito di doversi mettere a disposizione per il bene della squadra e penso si sia visto, specialmente nella seconda parte di stagione, durante la poule scudetto. Siamo molto unite e lottiamo l’una per l’altra senza mollare mai. Non cambierei nulla della mia squadra. Nel finale abbiamo avuto diversi infortuni ed è in quel momento che è emersa la forza della squadra e quella del singolo. Nonostante difficoltà e infortuni siamo riuscite comunque ad arrivare terze. Non un risultato soddisfacente, ma comunque un buon risultato considerando come siamo partite.[/reply]Dallanno scorso indossi la fascia da capitano, com’è cambiato il tuo approccio allinterno dello spogliatoio? [reply]Essere il capitano del Milan è un privilegio e un ruolo molto importante. Indossare la stessa fascia di Franco Baresi e Paolo Maldini, che sono stati leggende di questi colori, mi rende orgogliosa e mi fa sentire responsabilizzata. Io sono un capitano che non parla molto, preferisco i fatti. Mi piace essere breve e concisa, non amo i discorsoni. Quando parlo, però, spero sempre che le mie parole diano una spinta alle mie compagne.[/reply]

Ti diverti ancora giocando nonostante questo ora sia il tuo lavoro?[reply]Nonostante sia il mio lavoro io mi diverto sempre, mi basta avere un pallone, un paio di scarpe e ovunque mi trovo faccio una porta e inizio a calciare. Anche se abbiamo lottato una vita per arrivare al professionismo le emozioni che provo sono sempre quelle di quando ero bambina. [/reply] A proposito di scarpe, ogni atleta ha le sue piccole fissazioni: c’è un paio di scarpe a cui sei particolarmente affezionata? [reply]Sicuramente il primo paio di scarpe che mi sono regalata. Erano le Tiempo Legend blu e giallo fluo di Canada 2015, il Mondiale che hanno vinto gli Stati Uniti.Quelle erano le scarpe che indossava Alex Morgan che ai tempi era la mia calciatrice preferita. Quelle oltretutto erano le prime scarpe che Nike realizzava esclusivamente per delle calciatrici. Ricordo che quando sono andata in un negozio per comprarle mi hanno detto espressamente “Ah è proprio il modello dedicato al mondiale femminile!” Quando ho acquistato quelle scarpe giocavo al Lugano e sognavo anche io di giocare un Mondiale come loro.Un’altra scarpa a cui sono affezionata è la prima in assoluto che ho ricevuto, erano le scarpe di Ronaldinho beige e oro con il gancetto e lo strappo davanti, me le aveva date mio cugino perché a lui non andavano più bene ma erano come nuove, in quel periodo giocavo a 7 al Caravate con i maschi.[/reply] Secondo te che ruolo ha Nike nella crescita del calcio femminile?[reply]Il contributo che Nike dà al calcio femminile è importante, c’è la cura di ogni minimo dettaglio dal design pensato appositamente per noi a tutti i piccoli accorgimenti che hanno per fare in modo che un prodotto si adegui alle nostre esigenze. Lavorano molto anche con i feedback di noi atlete, questo fa la differenza. Se pensiamo alle scarpe, ad esempio, non tutti calziamo allo stesso modo perché ognuno ha il suo piede e poterle adattare alla forma di chi le indossa è importante.Quando quest’estate ho letto che le giocatrici dell'Inghilterra avevano espresso un disagio per i pantaloncini bianchi perché rischiavano di sporcarsi nei giorni del ciclo, non avevo dubbi che Nike avrebbe trovato una soluzione. Questo è un punto cruciale, molte di noi spesso mettono gli scaldamuscoli per evitare di sporcarsi in quei giorni del mese. La cura ai dettagli è tutto.[/reply]ll tuo ruolo ha subito unevoluzione importante con il passare del tempo, hai avuto difficoltà a reinventarti tatticamente? [reply]Se sai fare più ruoli è più facile trovare una collocazione in campo. Io cerco sempre di allenarmi al massimo e fare del mio meglio, poi potrebbero anche mettermi in porta, a me basta giocare. Non soffro così tanto il cambio ruolo alla fine.È vero, non nasco terzino però cerco sempre di migliorarmi con l’allenamento. Migliorare la postura, la posizione. Giocare dietro rispetto a giocare in attacco significa dover imparare altri meccanismi in fase difensiva.[/reply] [gallery columns="5" ids="93366,93367,93368"]

Dopo lo scorso Europeo le calciatrici dell’Inghilterra avevano fatto notare che con i pantaloncini bianchi il periodo del ciclo mestruale può rappresentare un problema per le atlete. Nike offre Leak Protection è una fodera ultrasottile e assorbente che aiuta a proteggere le atlete dal ciclo mestruale.

Per esempio?[reply]La postura del corpo quando vado in pressione sull’avversario perché tante volte non riesco a seguirlo, non mi viene naturale perché farlo in una zona più avanzata del campo significa solamente dover accorciare. Cambiano tanti meccanismi quando giochi dietro anche dal punto di vista dell’aggressività.Da difensore devi imparare a guardare la linea e interiorizzare che devi fare attenzione a palla-porta-avversario mentre davanti quando ti arriva la palla pensi a puntare e creare superiorità per mettere gli altri nella condizione di segnare o andare verso la porta tu stessa. Sono due meccanismi e due responsabilità diverse.[/reply]Tra l’altro tu ora sei un difensore con un numero alle spalle non proprio da difensore, come mai hai sempre avuto il 7? [reply]Il 7 perché è stato una delle prime maglie indossate da piccola, avevo chiesto ai miei genitori di giocare a calcio, sono andata a vedere un torneo e mancava un bambino così ho detto “vabbè nessun problema posso giocare io” e l’unica maglia disponibile era il 7 quindi da lì me lo sono tenuto stretto.[/reply]In che modo sei scaramantica?[reply]Sui parastinchi ho la foto di mia nonna che puntualmente bacio sette volte e quando entro in campo faccio il segno della croce e bacio il suo nome tatuato sul braccio. Mia nonna purtroppo non c’è più, si è ammalata ed è venuta a mancare a novembre dopo il grande torneo del 2019. Ho deciso di tatuarmela perché è una parte fondamentale della mia vita, mi ha cresciuta e mi piace ricordarla così. Me la ricordo sempre lì a tifare per me sugli spalti quindi mi piace pensare che sia sempre lì accanto a me.[/reply]In carriera hai subito due infortuni al crociato e tu stessa hai raccontato che dopo il primo infortunio hai pensato di smettere per non dover più riprovare quel tipo di dolore. Cosa insegna alla persona e allatleta ad affrontare un percorso così difficile? [reply]Un infortunio di quel genere a 17 anni non me l’aspettavo anche perché stavo vivendo una stagione bellissima, la prima in un club importante come il Lugano. Quando la risonanza ha dettato l’esito della rottura del crociato ho detto a mia mamma che volevo smettere perché non ero pronta a soffrire così tanto, non sentivo di avere la forza di reagire ed è stata una batosta non indifferente dal punto di vista mentale.I miei genitori in quell’occasione mi hanno fatto capire che smettendo mi sarebbe sfuggito dalle mani qualcosa di importante e mi hanno ricordato che io non sono una che molla alle prime difficoltà. Mi hanno dato quel coraggio che da sola non avrei avuto.Li ringrazierò sempre anche perché sono i primi ad aver creduto in me quando ho iniziato a giocare, mi hanno supportata e hanno sempre combattuto contro tanti pregiudizi in merito. Mi ricordo che ad una partita mia mamma era in tribuna, avevo appena subito un fallo ed ero caduta per terra e una signora ha urlato che mi sarei dovuta iscrivere a danza classica invece di giocare a calcio. Lei in quella circostanza mi ha difesa e ha detto alla signora che io invece mi sarei rialzata ancora più forte. Solo un piccolo aneddoto per far capire che comunque i pregiudizi ci sono sempre stati e ci sono ancora oggi purtroppo.[/reply]

Hai mai sofferto per i pregiudizi?[reply]Mi ricollego a ciò che ti ho detto sul mio modo di essere un capitano, io sono una che preferisce i fatti alle parole, ho sempre e solo pensato a dimostrare giorno dopo giorno il mio valore in campo. È ciò che mi hanno insegnato.[/reply] Come è cambiata se è cambiata la tua vita da quando sei diventata atleta professionista?[reply] La mia vita è cambiata nella misura in cui ero una bambina con un sogno ed è riuscita a realizzarlo.[/reply] Qual è la parte più difficile dellessere unatleta professionista che le persone normalmente ignorano? [reply]Sicuramente la gente ignora gli sforzi e i sacrifici. L’attenzione all’alimentazione, le uscite che devi saltare, gli impegni familiari a cui devi rinunciare. Sono rinunce con le quali probabilmente, avendo un altro lavoro, non dovresti avere a che fare.[/reply]Foto: Giuseppe RomanoAssistente Fotografia: Andrés Juan SuarezMUA: Margherita FabbricatoreProduzione: Giuditta Cipolla

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura