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Fabio Barcellona
Un posto tra le grandi
06 mag 2015
06 mag 2015
Vittoria meritata contro la squadra campione in carica. Il Real Madrid dovrà fare di meglio per eliminare una Juventus determinata a conquistarsi la finale.
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Fabio Barcellona
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Massimiliano Allegri aveva dichiarato nella conferenza stampa della vigilia che avrebbe giocato con la difesa a 4, rinunciando così ad un difensore per inserire un giocatore in più in avanti. Poca sorpresa, quindi, nel vedere in panchina Barzagli e la coppia Bonucci-Chiellini al centro della difesa. Tuttavia, l’allenatore bianconero ha regalato un'inaspettata novità rispetto alle previsioni, inserendo nella formazione titolare Stefano Sturaro al posto di Pereyra, tra le riserve. Nel 4-3-1-2, molto fluido, della Juventus è l’ex genoano a fare la mezzala sinistra con Vidal in posizione di trequartista.

 

Carlo Ancelotti, in assenza di Modric, non fa nessuna variazione negli undici di partenza previsti. Cioè, non trova niente di meglio che avanzare Sergio Ramos a centrocampo, con Varane e Pepe ad occupare i due posti da centrale nel 4-4-2 del Real Madrid. In attacco, con Benzema infortunato, gioca la coppia Bale-Ronaldo con Isco e James Rodriguez esterni di centrocampo.

 


4-3-1-2 vs 4-4-2.

 

La scelta iniziale di entrambi gli allenatori è quella di giocare una fase di non possesso piuttosto aggressiva, alzando le punte e i centrocampisti in pressione, cercando di riconquistare palla in posizione avanzata e, soprattutto da parte della Juve, di evitare il consolidamento del possesso avversario.

 

Entrambi i tecnici hanno strutturato il pressing in modo piuttosto chiaro: partendo dall’individuazione dei giocatori meno capaci di gestire il pallone nella squadra avversaria. Ma le conclusioni cui giungono sono opposte: Ancelotti decide che i giocatori della Juve meno pericolosi con la palla tra i piedi sono Chiellini e Lichtsteiner, e sceglie di lasciare a loro maggiori tempi e spazi di manovra, concentrando la pressione sui giocatori tecnicamente più abili. Così il Real in fase di pressing disegna una sorta di 4-3-3, con Bale a schermare Pirlo, Ronaldo sul centro-sinistra nella zona di Bonucci e James Rodriguez in posizione intermedia tra Chiellini ed Evra, ad impedire lo scarico semplice del centrale juventino verso il terzino francese. Dietro la prima linea, Isco entra dentro il campo e Ramos si apre in posizione di intermedio destro a giocare nella zona delle mezzali bianconere, con Kroos in posizione centrale. Lasciando spazi per la ricezione al terzino destro, Lichtsteiner.

 


Chiellini ha il pallone e il Real prova a schermare gli appoggi più facili: Bale su Pirlo, James Rodriguez su Evra, Ronaldo su Bonucci. Isco stringe e Ramos si allarga a destra disegnando un centrocampo a tre, che lascia libertà Lichtsteiner.



 

Allegri invece individua in Sergio Ramos e Carvajal i giocatori del Real Madrid meno adatti al controllo del pallone e, a differenza di Ancelotti, non lascia liberi i due madridisti confidando nella loro scarsa pericolosità (rispetto ai compagni), ma al contrario alza il pressing proprio sulle loro ricezioni.

 


Ramos offre una linea di passaggio sicura a Pepe. Sulla sua ricezione, però, Sturaro si alza in pressione.



 

Entrambe le squadre, in fase di possesso palla, provano a eludere il pressing avversario con il palleggio, cercando di evitare la palla lunga. Scelta ovvia per il Real Madrid, meno scontata per la Juventus.

 

I bianconeri insistono nella circolazione, anche bassa, del pallone cercando di trovare zone di  superiorità numerica. Fondamentale, anche in questa fase di gioco, il contributo di Arturo Vidal, che supporta la circolazione del pallone abbassandosi e fornendo soluzioni di passaggio per i compagni.

 


Pirlo si abbassa tra i centrali giocando la “salida lavolpiana”, ma è seguito da Bale. Buffon non lancia lungo, ma ricevuto appoggio da Vidal, gli serve il pallone rasoterra. Kroos è troppo lontano, la Juve esce bene dal pressing altissimo avversario.



 

Nei primi venti minuti lo scontro tra le due strategie tattiche vede ampiamente vincitrice la Juventus, che riesce a eludere con continuità il pressing avversario e a trovare Tevez alle spalle o ai fianchi di Toni Kroos, dopo aver saltato con facilità la prima linea di pressione e sbilanciando in questo modo il Madrid. Non a caso il numero 10 della Juventus è stato il giocatore che nel match ha ricevuto il numero maggiore di passaggi chiave (8).

 


Vidal si abbassa e riceve. Kroos è preso in mezzo e Tevez riceve alle sue spalle.



 

L’Indice di Pericolosità SICS (IPO) relativo ai primi venti minuti vede la Juve raggiungere immediatamente quota 20, con il Real Madrid fermo a 6 (alle fine gli IPO saranno quasi uguali, 46 per la Juventus, 49 per il Real, con il dato dei blancos che gode del contributo dell’elevato numero di cross effettuati). Il pressing del Real è poco coordinato, allunga la squadra e dilata le distanze tra i reparti. Oltretutto Morata vince parecchi duelli (9), fornendo costantemente una soluzione avanzata per la manovra.

 

Il pressing della Juventus funziona meglio di quello del Real e le distanze tra i reparti sono sempre quelle corrette, anche per la velocità con cui le mezzali e Arturo Vidal riescono a ripiegare dopo le fasi di pressione avanzata.

 

Così, dopo venti minuti, e in svantaggio di un gol, Ancelotti decide che l’iniziale strategia di pressing non funziona, abbassa la squadra e stringe le linee in fase di non possesso palla, riducendo lo spazio tra il reparto arretrato e la linea dei centrocampisti: 4-4-2 classico, con Bale a disturbare Pirlo.

 


Pressare alto non funziona, troppi spazi alle spalle di Kroos. Il Real dopo 20 minuti si ricompatta in un 4-4-2 nella propria metà campo.



 

Una volta che il Real Madrid ha consolidato il possesso palla, eludendo il primo pressing, la Juventus ripiega in un 4-4-2 con Vidal che molla Kroos e va ad affiancarsi a Pirlo, con Marchisio a destra e Sturaro a sinistra. La maggiore qualità del possesso palla della squadra di Ancelotti viene compensata dall’aggressività e dalle capacità difensive della Juventus.

 


Il 4-4-2 della Juventus successivo al consolidamento del possesso palla Real.



 

Il 4-4-2 del Real è invece piuttosto passivo e non scevro da errori. Dopo un’azione lunga ben 27 passaggi, facilitati dalla carenza di aggressività nel recupero palla mostrata dai “blancos”, e a seguito di un errato posizionamento, la Juventus passa in vantaggio con la difesa madridista schierata.

 


Le distanze tra Kroos e Sergio Ramos, e tra Marcelo e Varane sono troppo ampie. Né Ramos, né il centrale francese riescono ad assorbire il taglio di Tevez, che riceve indisturbato dentro l’area: la Juventus va in vantaggio.



 

Marchisio, Vidal e Sturaro interpretano la fase difensiva con determinazione, contrastando con continuità i portatori di palla avversari e coprendo ampie zone di campo, sia in verticale che in orizzontale. Nessuno dei due attaccanti madridisti attacca la profondità, anche solo per provare ad allungare la linea difensiva bianconera e a dilatare gli spazi tra le linee avversarie.

 

Allora i pericoli per la Juventus arrivano solo dai tiri da fuori o, come in occasione del gol di Ronaldo e della traversa di James Rodriguez, dall’esterno, con fasi di possesso palla sufficientemente lunghe ed articolate (palla da destra a sinistra e viceversa) da sbilanciare la difesa della squadra di Allegri.

 

È questo il motivo per cui la Juventus non può permettersi cali dell’intensità del lavoro difensivo dei centrocampisti: la conseguenza è lasciare al Real Madrid fasi di possesso palla troppo lunghe che gli permettono di destrutturare la fase difensiva bianconera. Proprio in uno dei pochi momenti di respiro dell’aggressività bianconera, che genera un’azione lunga 26 passaggi del Real (con un’imprecisione difensiva della Juventus, amplificata dalla capacità tecniche del Real) arriva il pareggio di Ronaldo.

 


Il movimento di Ronaldo attira fuori posizione Chiellini. La palla non è però ricevuta da CR7, ma da James Rodriguez.



 


Evra è aggressivo su James Rodriguez ma molla Carvajal, servito dal colombiano.



 


Chiellini si lascia attrarre dal pallone e si lancia in pressione su Carvajal, lasciando una zona vuota alle sue spalle. Probabilmente avrebbe fatto meglio a coprire la propria zona, lasciando ad Evra il compito di recuperare sul terzino madridista. Nel buco lasciato da Chiellini si inserisce James Rodriguez, che ricevuto il pallone da Carvajal, confeziona l’assist per il gol di Ronaldo.

 

Nella seconda metà del primo tempo l’IPO del Real si innalza dal valore di 6 a 35, mentre quello della Juve aumenta solamente di 6 unità passando da 20 a 26; la squadra di Allegri, però, torna in campo dall’intervallo estremamente determinata e con le idee chiare.

 

La Juventus inizia il secondo tempo alzando ulteriormente il pressing sulla costruzione bassa avversaria e provando a fare la partita. Si generano dieci minuti in cui i bianconeri recuperano palla rapidamente e in zone alte di campo, riuscendo anche a predominare nel possesso palla. Paradossalmente, però, il gol arriva a seguito di una ripartenza lunghissima, susseguente a un calcio d’angolo a favore del Real Madrid.

 


Il Real porta 6 uomini a saltare e un altro nella zona del calcio d’angolo. Dietro rimangono in 2, Marcelo e Carvajal. La Juventus difende con 10 giocatori. La respinta verrà recuperata da Marcelo che si farà rimpallare il tiro, lasciando Carvajal 1 vs 1 contro Tevez.



 

Dopo il gol subito, Ancelotti sostituisce Isco con Hernandez, arretrando Bale sulla fascia destra e spostando James Rodriguez sulla fascia sinistra. È sempre 4-4-2, ma con il Chicharito il Real ha finalmente una punta che attacca la profondità e può allungare e sbilanciare la difesa della Juventus.

 

Nell’unica azione giocata da Hernandez contro la difesa a 4 bianconera il Real costruisce la più pericolosa azione da gol di tutto il secondo tempo, proprio grazie a una traccia profonda del centravanti messicano che crea uno scompenso nella linea difensiva della squadra di Allegri.

 


L’unica azione di Hernandez contro la difesa a 4 della Juventus. Ronaldo si abbassa e si apre attirando Bonucci, che viene attaccato alle spalle dalla traccia profonda del messicano.



 


Il movimento di Hernandez porta fuori zona anche Chiellini creando un buco nel reparto difensivo della Juve. Da questa situazione nascerà la più pericolosa azione da gol del Real con la deviazione ravvicinata mancata da Cristiano Ronaldo.



 

L’ingresso di Hernandez accelera probabilmente il passaggio alla difesa a 3 della Juve, con l'ingresso di Barzagli che arriva 120 secondi dopo quello del Chicharito. I 3 centrali riescono a seguire i movimenti esterni e/o profondi del messicano, mantenendo però sempre una copertura della zona centrale, grazie alla superiorità numerica contro le due punte.

 

Il passaggio alla difesa a 3 finisce con l'abbassare la Juventus, ma la protegge meglio in zona difensiva contro i movimenti e la vivacità di Hernandez. Di fatto, il Real Madrid non riesce più a creare seri pericoli per la porta di Buffon e la finalizzazione della manovra offensiva si limita a cross dall’esterno (saranno 18 alla fine i cross del Real Madrid), gestiti perfettamente dall’ormai folto reparto arretrato della Juventus.

 

La squadra di Allegri consegna campo e pallone a quella di Ancelotti e sconta la fatica delle due punte, Morata e Tevez, proprio quando, con il passaggio al 3-5-2, il loro contributo per uscire dal pressing avversario diventa ancora più importante. Non a caso gli ingressi di Llorente e Pereyra consentono nuovamente alla Juventus, con energie nuove, di creare altre occasioni da gol, con il centravanti navarro che riesce a saltare in dribbling Casillas dopo l’ennesima incertezza di Varane, e Pereyra che si procura la punizione da cui nasce il colpo di testa proprio di Llorente, che avrebbe potuto portare la Juve sul 3-1.

 

Per la terza volta, dopo gli ottavi e i quarti, la partita per la Juventus sembrava avere, oltre all’importanza oggettiva del match, valore di prova circa la raggiunta dimensione europea della squadra, in una corsa ad alzare l’asticella francamente ormai poco condivisibile. La squadra di Allegri ha vinto con pieno merito il primo dei due match contro il Real, dimostrando di poter giocare alla pari con una delle grandi d’Europa.

 

Lo ha fatto alla sua maniera e alla maniera del suo allenatore. La Juventus ha messo in campo fisicità, intensità e astuzie tattiche preparate ad hoc per contrastare il Real Madrid. Allegri ha mostrato di avere ormai raggiunto la consapevolezza e il dominio del suo ruolo, fidandosi delle sue idee sulla partita specifica e mostrando coraggio nel metterle in pratica.

 

Non era affatto scontato il ritorno alla difesa a 4 contro un Real schierato con due punte centrali dopo che, ad esempio nel derby, lo schieramento con soli due centrali difensivi aveva sofferto le situazioni di parità numerica contro le due punte. Invece, il tecnico bianconero ha accettato il 2 contro 2 di Bonucci e Chiellini contro Ronaldo e Bale, per poi tornare alla difesa a tre in vantaggio di un gol e nella situazione tattica mutata dopo l’ingresso di una punta abile ad attaccare la profondità come Hernandez.

 


Allegri accetta di giocare in parità numerica contro Ronaldo e Bale.



 

Inaspettato è stato anche l’inserimento di Sturaro al posto di Pereyra nel suo 4-3-1-2. Così il tecnico bianconero ha contrapposto al centrocampo piuttosto statico del Real Madrid un reparto ricchissimo di corsa, capacità di contrasto ed intensità. La presenza di Sturaro a sinistra ha liberato Vidal in posizione centrale e il cileno ha ripagato tale libertà con una prestazione notevolissima in fase di non possesso, sdoppiandosi nel doppio ruolo di trequartista ed interno a supporto di Pirlo nel passaggio al 4-4-2.

 

Vidal, in grande forma, è stato il giocatore della Juventus che ha recuperato più palloni (8), ha vinto più duelli (10) e quello che nella partita ha fatto più passaggi chiave (7), a certificare la doppia dimensione offensiva-difensiva tipica del tuttocampista cileno. Il trio composto da Marchisio, Vidal e Sturaro ha vinto la partita di dinamismo e lotta di posizione in mezzo al campo contro Ramos, Kroos e Isco.

 

Contro una squadra dalla capacità di pressione non eccezionali, la Juventus ha puntato sull’uscita del pallone tramite la costruzione bassa manovrata, riuscendoci quasi sempre e liberando con frequenza Tevez alle spalle della linea di centrocampo avversaria, tanto da costringere Ancelotti a rinunciare, dopo venti minuti, al tentativo continuato di andare in pressing sull’inizio dell’azione bianconera.

 

Efficace nel pressing e nelle fasi di puro non possesso palla, la Juve è stata abbastanza lucida anche in fase offensiva, dove si è giovata di una maiuscola prestazione di Morata contro la sua ex-squadra, anche se proprio la fase di raccordo nell’ultimo terzo di campo tra preparazione della manovra e fasi di finalizzazione avrebbe potuto essere più efficace se giocata con più prontezza, approfittando dei frequenti scompensi del Real Madrid.

 

La squadra di Ancelotti non ha giocato una grande partita. La prestazione di Ramos a centrocampo in particolare è stata piuttosto povera. È stato quasi sempre portato sull’esterno dalle tracce interno-esterno di Sturaro, suo diretto avversario, rendendosi quindi indisponibile alla protezione centrale della difesa. In fase di possesso palla è stato l’obiettivo numero 1 del pressing della Juventus e si è limitato a giocare staticamente in appoggio a Kroos e Carvajal senza però avere le capacità di facilitatore della manovra. La scelta di Allegri di pressare il difensore del Real schierato in mezzo al campo è stata vincente, fruttando 11 palle perse da Ramos, recordman della partita in questa statistica. In generale il centrocampo del Real Madrid è stato troppo statico, con Kroos a gestire i tempi della manovra rimanendo in posizione centrale, Sergio Ramos al suo fianco destro, con Isco sul fianco sinistro come unica risorsa dinamica che ha provato a connettere efficacemente il reparto mediano con quello d’attacco.

 

L’uscita del campo di Isco (che in soli 60 minuti di partita è stato il giocatore che ha giocato più assist, 3) e l’arretramento di Bale ha aumentato la staticità in fase di possesso palla del centrocampo madridista. Dall'altro lato del campo la strutturazione del reparto mediano di Ancelotti ha mostrato limiti evidenti a difendere in pressing e a coprire efficacemente il campo in fase di non possesso palla. Analoghi limiti di dinamicità ha mostrato il reparto offensivo che, in assenza di movimenti profondi, ha aiutato notevolmente la difesa della Juventus a gestire con efficacia la parità numerica in zona centrale e a mantenere con continuità la propria strutturazione.

 

Una maggiore determinazione nell’allungare e muovere la difesa bianconera avrebbe potuto di certo aiutare il Real a creare maggiori pericoli dalle parti di Buffon, come ha del resto mostrato l’ingresso di Hernandez, che in soli 30 minuti di match ha ricevuto più passaggi chiave (4) di Ronaldo e Bale. A completare una prestazione non eccezionale del Real ci sono anche le incertezze difensive, concentrate soprattutto in Carvajal, Varane e Marcelo.

 

La Juventus è uscita giustamente vincitrice dai primi 90 minuti e la sfida tra gli allenatori italiani ha visto prevalere Allegri. L'andamento e il suo risultato finale preparano a un match di ritorno intenso.

 
 



 
 

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