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(di)
Giovanni Bongiorno
La notte degli strani verdetti
12 dic 2022
12 dic 2022
Il pareggio tra Ankalaev e Blachowicz lascia i pesi Massimi Leggeri senza un campione.
(di)
Giovanni Bongiorno
(foto)
Carmen Mandato/Zuffa LLC
(foto) Carmen Mandato/Zuffa LLC
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UFC 282, l’ultima card numerata dell’anno, ha regalato dei bellissimi match con tantissime finalizzazioni. Nel main event della serata si sono affrontati il daghestano Magomed Ankalaev e l’ex campione polacco Jan Blachowicz, per capire chi più degli altri avrebbe meritato di indossare la cintura lasciata vacante dal campione Jiří Procházka, operatosi da poco a causa di un serio infortunio alla spalla. Il match ha regalato perle di tecnica e strategia, e Blachowicz, nonostante i suoi 39 anni, ha dimostrato di potersela ancora giocare coi più giovani fenomeni della divisione al limite delle 205 libbre. Ma la vera sorpresa l’ha offerta proprio il suo avversario, il trentenne Ankalaev, con una prova clamorosa, soprattutto dopo che aveva avuto la peggio in due dei primi tre round. Procházka avrebbe dovuto difendere la cintura in un rematch contro un altro ex campione, il quarantatreenne Glover Teixeira, rappresentante come Blachowicz di una generazione più anziana e levigata di fighter, ma non meno intelligente o accorta. Quando, una ventina di giorni fa, la notizia dell’infortunio dell’ex campione è arrivata alla promotion, i vertici si sono subito attivati per trovare un avversario a Teixeira ed Ankalaev è stato il primo nome sulla lista. Il russo ha accettato, ma Teixeira aveva chiesto un po’ più di tempo per preparare una strategia consona ad un grappler di quella portata. D’altronde Ankalaev e Procházka sono due combattenti completamente diversi. UFC ha risposto picche e ha contattato Blachowicz, confermando che il match sarebbe stato valevole per il titolo. Il destino alle volte è beffardo e il titolo, comunque, non ha trovato un padrone. Con poco tempo a disposizione per una preparazione atletica sufficiente, Ankalaev e Blachowicz si sono affrontati in un match sulle cinque riprese che ha visto parecchi capovolgimenti. Il primo round, quello di studio, pareva essere stato portato a casa dal russo che, in guardia southpaw, ha atteso le entrate sempre pericolose del combattente polacco e lo ha limitato con un saggio utilizzo dei front kick, per poi rientrare con combinazioni di braccia da due o tre colpi. Nessun vero squillo di tromba, ma la certificazione che la qualità era davvero alta. Nelle prime battute Ankalaev non ha mai fatto utilizzato il suo grappling, limitandosi a riprendere le distanze e ricominciare gli scambi con Blachowicz che però in queste fasi è sembrato più concreto, nonostante i mortiferi headkick del russo ed i buoni movimenti.Nel secondo round è cambiata l’inerzia: Blachowicz ha messo in scena una masterclass di leg kick, menomando seriamente i movimenti del suo avversario. Ha cominciato con la gamba avanzata di Ankalaev, la destra, azzoppandolo quasi subito e costringendolo a cambiare guardia abbracciando quella ortodossa. Da lì in poi il russo non è parso perdere molto però: ha ricominciato a girare e a cercare di sopraffare Blachowicz in counterstriking. L’ex campione ha accettato la bagarre e pareva uscirne sempre più rinvigorito. All’angolo, i secondi di Ankalaev hanno iniziato a riprenderlo da subito: l’atteggiamento quasi rinunciatario ha dato fastidio al suo coach, che continuava a ripetergli che doveva puntare sul grappling, visto che Blachowicz non era capace di reggere la sua qualità. Ankalaev non ha recepito il messaggio ed è rientrato nel terzo round più intestardito di prima, convinto di dover sopraffare il polacco ancora dalla distanza. Risultato: Blachowicz ha iniziato a colpire anche la gamba sinistra ed in pochissimo tempo Ankalaev aveva la propria mobilità ridotta all’osso.

Ora, c’è un momento nel quale probabilmente il russo ha capito di essere stato messo spalle al muro e costretto a far fede sul proprio grappling. Dopo sei tentativi velleitari e al dire il vero nemmeno convinti, al settimo tentativo Ankalaev ha trovato il tanto agognato takedown che finalmente pareva averlo sbloccato, ma sul cronometro mancavano dieci secondi al termine del round. Dopo l’ennesima lavata di capo del coach, il russo si è convinto a far fede sul suo punto di forza e in effetti ha dominato così il quarto e il quinto round, con l’ultimo in cui c’erano anche gli estremi per un 10-8. Nel quarto Blachowicz ha limitato i danni grazie alla sua guardia chiusa e alla parete; nel quinto, dopo quello che pareva essere uno scivolone, il russo gli è piombato addosso e lo ha tenuto giù colpendolo violentemente e bloccandogli un braccio. Marc Goddard pareva essere sul punto di interrompere, ma alla fine il match è arrivato al termine. Il risultato ha visto un clamoroso pareggio, split, per essere precisi: un giudice ha dato la vittoria a Blachowicz (48-47), uno ad Ankalaev (48-46) e l’ultimo un pareggio (47-47). Questo è il quinto incontro nella storia dei match titolati in UFC a finire con un pareggio e si aggiunge a una lista che comprende quelli tra Caol Uno e BJ Penn, Frankie Edgar e Gray Maynard, Tyron Woodley e Stephen Thompson, Deiveson Figueiredo e Brandon Moreno.Il polacco ha subito detto, con grande classe, di dover rivedere il match, ma di essere convinto di non essere stato il vincitore. «Non so se ho perso, ho preso molti colpi e non sono lucido, ma di sicuro non ho vinto. Devo rivedere il match». Poco dopo, durante l’intervista al suo avversario, Blachowicz ha detto a Joe Rogan di consegnare la cintura al daghestano, dopo aver anche provato ad alzargli il braccio in segno di vittoria. Ankalaev ha detto di non capire come mai non aveva il titolo alla vita dato che aveva vinto, a suo dire, in maniera convincente (il suo principale sponsor, il dittatore ceceno Kadyrov, si è mostrato più che d’accordo sui social).

Complimenti per tutti, abbracci, ma anche tanta amarezza. Ankalaev, mostrando ancora come alle volte i fighter non hanno ben chiare le dinamiche di funzionamento di arbitri, giudici e commissioni atletiche, aveva dichiarato di non sapere se avrebbe combattuto ancora per la promotion, rea secondo il suo pensiero di non aver preso provvedimenti per quella scandalosa decisione dei giudici. Quando Joe Rogan gli ha spiegato che i giudici non sono scelti dalla promotion, Ankalaev ha detto di non sapere cosa rispondere e che magari sarebbe tornato per riprendersi ciò che sente suo. Basterà attendere un mese per capire chi sarà il prossimo campione dei Massimi Leggeri: Dana White in conferenza stampa ha dichiarato che a UFC 283 Glover Teixeira se la vedrà con Jamahal Hill, con in palio di nuovo questa stessa cintura.

La calda notte di Paddy PimblettIl ritorno nell’ottagono di Paddy Pimblett non è stato dei più spettacolari. Il suo avversario Jared Gordon gli ha dato davvero filo da torcere e nonostante Pimblett si sia dichiarato convinto di aver vinto i primi due round, i dubbi su chi fosse il vero vincitore, almeno per me, sono rimasti. Gordon ha messo a punto una strategia superba: guardia alta ed avanzamento perpetuo, ha centrato più volte Pimblett col suo gancio sinistro facendogli perdere la bussola e ha continuato ad avanzare, costringendo più volte l’inglese a lasciargli l’iniziativa. Sia chiaro, nessuno dei colpi di Gordon è stato tale da mettere knockdown Pimblett, che ha ancora una volta dimostrato di avere una mascella d’acciaio, ma sebbene il primo round sia stato forse il più in bilico (i giudici lo hanno dato all’inglese), secondo e terzo per intensità ed importanza dei colpi parevano essere in favore di Gordon. I giudici però al termine dell’incontro hanno premiato Pimblett in maniera unanime. Stilisticamente, questo è stato il match più complicato per lo scouser di Liverpool, che ha trovato non poche difficoltà a centrare il più basso Gordon, solido, duro ed in perenne avanzamento. Anche in fase di grappling a parete, con la testa sotto il mento di Pimblett, Gordon ha controllato per la maggior parte del tempo, pur senza creare difficoltà concrete, colpendo al corpo di tanto in tanto Pimblett.Ci sono stati dei momenti, specialmente nel secondo round, con bagarre ad alta intensità, nelle quali non è uscito un vero e proprio vincitore ma se è vero che Pimblett è partito in quinta, è altrettanto vero che ha dovuto rallentare e concedere l’avanzamento a Gordon nelle riprese successive. Nel secondo e nel terzo round la fase di grappling è andata in favore dello statunitense, che ha avuto sempre la meglio negli scramble, controllando spesso l’inglese e sfuggendo ad ogni suo tentativo di sottomissione. In particolare Paddy, certo dei propri mezzi, ha tentato una rear-naked choke da un’angolazione non ortodossa, ma Gordon è riuscito a scrollarselo di dosso e a prendere la posizione di vantaggio. L’inerzia è stata sempre dalla parte di Gordon e non si può certo dire che la vittoria di Pimblett sia limpida, anzi. Anche MMA Verdict, noto portale che giudica i match, ha dato la vittoria a Gordon. Pimblett a fine incontro si è mostrato soddisfatto ma se è questo lo stesso fighter che ha chiesto un match con Conor McGregor, forse dovrebbe pensarci due volte, perché se è vero che la paga sarebbe inimmaginabile, è altrettanto vero che se vuole un giorno diventare campione, una brusca battuta d’arresto non sarebbe il massimo. Oggi come oggi Pimblett non potrebbe avere la meglio nemmeno contro un McGregor a mezzo servizio, figuriamoci uno pronto al rientro col coltello tra i denti e tutto da perdere. Per fortuna, pare che per l’irlandese si stia delineando un match contro Michael Chandler, una scelta molto più sensata, ma visto che ormai non ci si sorprende più per i money fight che la promotion può organizzare e offrire, è meglio specificare. Pimblett, da parte sua, ha detto che non conosce ancora la data del suo rientro, com’è comprensibile, dopo aver ironicamente chiesto a Joe Rogan se avesse già conferito con il suo manager circa il pagamento dell’intervista post-match (riferendosi a quando nei giorni scorsi il giornalista Ariel Helwani ha esposto il fighter e il suo management per aver contattato lo stesso giornalista con l’intenzione di chiedergli un’intervista, salvo poi domandare un pagamento per la stessa).

Paddy Pimblett è ancora fuori dai ranking intanto, ma le scelte della promotion di costruire la sua carriera evidenziandone le qualità si stanno rivelando giuste. Pimblett non è Chimaev, il suo percorso potrebbe richiamare più quello di Sean O’Malley, ma per seguire le orme di quest’ultimo e guadagnarsi un posto tra i grandi il prossimo match dovrà necessariamente essere contro un fighter nei ranking.L’esordio convincente di Raul Rosas jr.Diciotto anni d’età, una vittoria fulminante e la richiesta del bonus per comprare un minivan alla madre sono stati un biglietto da visita convincente per il fighter più giovane del roster, Raul Rosas jr. Presentatosi in grande spolvero alle Contender Series il giovanissimo fenomeno soprannominato “El Niño Problema” ha mostrato subito di avere la stoffa per costruirsi una carriera brillante e la UFC gli ha concesso l’occasione, capendo di trovarsi davanti un combattente non comune.

Rosas jr. ha dimostrato grande perizia e una non scontata esperienza nel dominare attraverso il grappling il suo avversario Jay Perrin, mettendo in scena un perfetto esordio nella promotion culminato con una vittoria al primo round per rear-naked choke. A Rosas sono bastati poco più di due minuti e mezzo per mettere in mostra la sua classe e la volontà adamantina, che ne hanno rafforzato le speranze in vista del suo secondo match nella promotion. Il materiale c’è tutto e Raul Rosas jr. è oggi il nuovo diamante allo stato grezzo che la UFC è pronta a far brillare.

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