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Dustin Poirier ha fatto l'impresa
25 gen 2021
25 gen 2021
È stata una grande notte per i Pesi Leggeri.
(articolo)
9 min
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Il trono dei pesi leggeri in UFC, che appartiene ancora a Khabib Nurmagomedov nonostante il ritiro annunciato ormai mesi fa, passava attraverso l’evento UFC numero 257. Nella stessa notte è tornato alle luci della ribalta Conor McGregor, ampiamente favorito stando ai commenti dei fan, e soprattutto alle quote dei bookmaker, anche in virtù di una vittoria precedente datata 2014 proprio contro l’attuale numero 2 della categoria Dustin Poirier; mentre nel co-main event si sfidavano l’ex campione Bellator Michael Chandler, e il numero sei dei ranking Dan Hooker, altri due fighter non lontani da un match valido per la cintura. Khabib o non Khabib, la sola cosa sicura prima che l’evento iniziasse era che i vincitori di questa serata avrebbero ambito a diventare campione.

L’insolita tranquillità, l’assenza del trash talking in favore di un approccio più maturo, facevano presagire un McGregor diverso, più consapevole. Era lecito immaginarsi un po’ di ruggine, comprensibile per un fighter che combatte una volta all’anno, ma non c’era spazio per le scuse. Il match è stato epico per molti versi. Da una parte la più grande star delle MMA contemporanee, dall’altra uno dei fighter più sottovalutati: già dalla conferenza stampa pre-evento Poirier aveva dichiarato di non subire più la pressione della stampa e degli addetti ai lavori, dicendo che ormai era abituato a presentarsi da sfavorito. L’arte di sorprendere era una cosa in comune tra i due protagonisti della serata, anche se per ragioni opposte. Nei sette anni trascorsi tra un incontro e l’altro Poirier era diventato più esperto sul piano tecnico, certo, della strategia, ovviamente, ma anche su quello delle emozioni e della mentalità.

McGregor ha iniziato bene

Herb Dean, l’arbitro dell’incontro, non ha fatto in tempo a dare il via che McGregor era già addosso a Poirier. E da qui devono partire tutte le considerazioni, perché Poirier, almeno inizialmente, pareva timoroso, irrigidito. È stato McGregor a fare l’incontro nella prima ripresa, mentre Poirier ha preferito prendere le misure.

Poirier non voleva scambiare da subito, sembrava anzi voler sfiancare l’irlandese sul piano del cardio, provando anche a portarlo a terra a un certo punto del primo round, per non dargli più possibilità di scambiare. McGregor non è parso accusare molto la fatica nel tentativo di rimettersi in piedi e non sembrava aver perso molte energie neanche nella fase successiva, quella del clinch.

Il favore dei primi scambi è andato a McGregor, ma Poirier aveva già iniziato a colpire il polpaccio della gamba avanzata dell’irlandese a suon di low kick, limitando i danni per quanto possibile sui colpi di rimessa. Poirier è stato coriaceo e al contempo accorto: ha accusato qualche duro colpo di McGregor e ha cercato l’esterno provando ad intensificare il volume dei colpi disturbando così la precisione del suo avversario nei colpi di rimessa; ad ogni occasione utile ha poi colpito con un low kick al polpaccio, limitando il footwork di McGregor, che è una delle armi più importanti del suo vasto arsenale.

L’esplosività nei primi colpi di entrambi i contendenti fa pensare che il match sarebbe potuto terminare se non sul colpo singolo, magari dopo una combinazione breve dei colpi di braccia di uno dei due. Negli scambi iniziali, seppur Poirier avesse già iniziato a saggiare McGregor coi calci bassi, come detto, ha provato anche a rientrare grazie alla velocità delle proprie mani, esponendosi e finendo per avere più volte la peggio. Poirier si è preso dei rischi, tanto necessari quanto importanti. Forse per questo ha effettuato un takedown, cogliendo di sorpresa McGregor. In ogni caso, la fase a terra non è durata molto ed è stata principalmente costituita da un controllo fino a parete, che McGregor ha sfruttato per rimettersi in piedi e prendere di nuovo le redini del clinch.

Da quella posizione McGregor ha messo i suoi ormai famigerati colpi di spalla, con cui aveva abbattuto Donald Cerrone, ma Poirier li ha assorbiti bene rispondendo con colpi simili. A poco più di due minuti dalla fine del round si può vedere Poirier parlare a Conor e, poco dopo, l’irlandese sciogliere il clinch con una gomitata.

In quel momento dell’incontro Poirier sembrava più stanco di McGregor. Continuava ad assestare low kick ma ha assorbito un jab ed un diretto in piena mandibola. Lì qualcosa è cambiato: Poirier non è vacillato, anzi ha preso confidenza. Così mentre McGregor prendeva le misure col montante, inaspettatamente Poirier lo ha pizzicato con un mezzo gancio destro di rimessa, scomponendolo e puntandogli il dito contro, per sottolineare di averlo preso in pieno.

La fiducia di Poirier è cresciuta e al successivo attacco del suo avversario ha risposto cacciandolo con il jab e colpendolo poi con un low kick: McGregor ha provato a diversificare, colpendo Poirier con uno spinning hook kick, che si è infranto sulla guardia, e il round è terminato dopo due jab a segno da parte di Poirier.

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Tutto andava bene, finché tutto è andato male (per Conor)

Il secondo round è partito in maniera rapida, con Poirier che ha messo a segno l’ennesimo calf kick (calcio al polpaccio) che ha destabilizzato McGregor che però è stato pronto a rispondere con un diretto seguito da un montante. L’inerzia del match è cambiata lentamente, passando per duri colpi incassati da Poirier, un leg kick e anche un high kick, infranto di nuovo sulla sua guardia.

Il McGregor dei pesi leggeri era caratterizzato da una stance molto laterale e leggiadra, quella vista ieri sera pareva più solida, ma meno mobile, e probabilmente a causa dei leg kick subiti è stato costretto a caricare il peso sulla gamba sinistra, arrivando a una stance ancora più composta, ma rallentando la propria risposta nelle schivate. Forse McGregor voleva puntare sugli scambi tecnici e corti per avere la meglio, ma dopo un minuto dall’inizio del secondo round la sua gamba non rispondeva più, e ad ogni colpo subito ha iniziato a vacillare. Qui è cambiata visibilmente l’inerzia.

A quel punto Poirier è diventato il cacciatore. Dopo aver subito un diretto, e schivato la maggior parte delle combinazioni del suo avversario, ha iniziato a muoversi lateralmente in maniera rapida ed ha capito che McGregor non riusciva a stargli dietro: l’assalto finale è stato breve e ha avuto una sanguinosa manifestazione di quello che è il killer instinct di un fighter di alto livello: nella rapida e feroce combinazione con cui Poirier ha costretto McGregor a parete, prima, e al suolo, poi, ci sono un diretto, due ganci e un montante-gancio d’incontro che quasi fa perdere i sensi all’irlandese. I due colpi in ground and pound erano superflui.

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Nell’esultanza Poirier ha mimato il segno di “uno a uno”, una vittoria a testa. «Conor ha preso la sconfitta molto sportivamente, è un professionista, stiamo uno a uno, forse dovremmo incontrarci ancora una volta» ha detto poi nell’intervista post match. Tra i due, d’altra parte, c’è stato sempre reciproco rispetto. Alla domanda su un possibile titolo ad-interim a casa, Poirier ha risposto che già questo era un match titolato: «Se Khabib non torna, noi due (lui e McGregor ndr) siamo i migliori. E io sono il campione».

In effetti, l’unica opzione per Poirier è un match titolato, per McGregor invece potrebbe essere interessante chiudere la trilogia con Nate Diaz, anche lui fermo da molto. Oppure, chissà, potrebbe ricominciare a combattere con maggiore frequenza e tentare nuovamente l’assalto ai piani alti. «Dustin è un buon fighter… un grande fighter. Ma ‘grande’ è ancora un livello sotto di me», aveva detto McGregor nel corso di un’intervista. Ma con la vittoria di ieri notte, Dustin Poirier, l’eterno sfavorito, ha dimostrato di essere al livello di McGregor. Anzi, a un livello più alto.

La grande notte di Michael Chandler

Se i fighter che provengono dalla Bellator (seconda promotion più importante dopo UFC, ma con alcuni fighter di livello) vengono considerati di serie B, vi sono delle sorprese, se così vogliamo chiamarle, che dimostrano esattamente il contrario: la prestazione priva di difetti da parte di Michael Chandler, ex campione dei Leggeri in Bellator, che ha esordito a più di 30 anni in UFC annichilendo Dan Hooker, è stata una di queste.

Chandler si è presentato con la convinzione di un fighter capace di combattere per la top 5 mondiale di categoria, e ha messo in scena una prestazione sontuosa: il lavoro di stalking che lo ha portato alla vittoria nel primo round, e praticamente al primo vero assalto prolungato, passa per quelle che sono le caratteristiche fondanti del suo stile: pressione, esplosività in fase di striking, eventualmente cambio di livello.

Hooker ha provato a tenerlo a bada con low kick e calci frontali d’arresto, ma il frontale più pulito lo ha subito lui da Chandler. Col sorriso di un demonio in miniatura, e dopo averlo inseguito per l’ottagono, Michael Chandler ha assalito Dan Hooker e ha trovato il successo dopo appena due minuti e mezzo, colpendolo prima con un potente colpo al corpo, accusato dal neozelandese, e poi con un grande gancio sinistro (non la sua mano preferita) che si è infranto sul mento di Hooker, facendolo cadere a terra. Chandler ha bloccato ogni tentativo del suo avversario di entrare in fase di grappling e ha mostrato di volerlo finalizzare rapidamente. Cosa non scontata, nonostante l’esperienza, per un fighter all’esordio.

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Ai microfoni Chandler si è conformato uno show-man: «Conor McGregor, sorpresa! C’è un nuovo re nella divisione! Dustin Poirier, il tuo tempo è giunto. E Khabib, se ci onorerai ancora della tua presenza nell’ottagono, la tua prova per ottenere la trentesima vittoria è già qui: batti me, se ne sei capace!». Chandler, praticamente, ha chiamato tutti in causa.

La sua vittoria può essere vista come l’ennesimo trionfo personale, ma anche come la rivalsa di tanti fighter considerati di serie B che salgono alla ribalta. D’altronde Chandler aveva già battuto Eddie Alvarez, ex campione UFC, con in palio il titolo Bellator (nel novembre 2011) e, giusto lo scorso luglio 2020 ha sconfitto Benson Henderson, un altro ex campione dei Pesi Leggeri UFC.

Con la vittoria di sabato notte Michael Chandler ha dimostrato anche ai più scettici di appartenere al livello più alto della competizione, battendo rapidamente un fighter che aveva combattuto cinque riprese sanguinose con Dustin Poirier e che vantava vittorie su Al Iaquinta, Paul Felder, James Vick ed addirittura Gilbert Burns.

Non sarebbe così assurdo vederlo combattere contro Poirier, ma anche se gli verrà data subito una chance per il titolo, per Chandler sembrerebbe solo una questione di tempo.

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