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Miocic chiude in bellezza
18 ago 2020
18 ago 2020
La trilogia con Cormier è stata la più eccitante degli ultimi anni.
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7 min
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L’ultima sfida di una delle trilogie più coinvolgenti degli ultimi anni nelle MMA non metteva solo in palio la cintura, ma anche l’appellativo di “Miglior peso massimo della storia UFC”, e a ragion veduta. L’organizzazione di Dana White ha puntato molto sul terzo incontro tra Daniel Cormier e Stipe Miocic, con una promozione che cercasse di attirare l’attenzione di quanto più pubblico disponibile.

Lo scontro tra Miocic e Cormier è stato preceduto da una card che ha puntato più sulla spettacolarità degli incontri - le presenze di Sean O’Malley e Jairzinho Rozenstruik la dicono lunga - che non a mettere in mostra anche per le altre classi di peso i migliori fighter a disposizione. Insomma, in attesa del grande evento abbiamo avuto più spettacolo che tecnica pura.

La perseveranza di Miocic

«Tornerà a colpire al corpo. Voglio dire, sarebbe da idioti non farlo. (...) Quando fai un aggiustamento come quello che ha fatto lui nel nostro secondo incontro, può funzionare una volta sola. Perché poi io torno a casa, mi correggo e faccio in modo che non accada più». Le parole di Daniel Cormier nella conferenza stampa prima dell’evento UFC 252 lasciavano presagire una strategia, da parte di Stipe Miocic, simile a quella del loro ultimo incontro e che lo aveva portato alla vittoria. «Starà a me farmi trovare più preparato».

E così in effetti è stato. Miocic ha provato fin da subito ad approfittare delle piccole imperfezioni di Cormier per perforare la sua guardia e andare a segno. Il campione in carica ha puntato sul volume dei colpi e sulla loro aggressività, riuscendo ad imporre un buon ritmo all’incontro che ha messo in difficoltà Cormier, che è riuscito a rispondere solo con qualche occasionale sfuriata.

Cormier è uno dei fighter più completi e pericolosi in circolazione, ma lo stile aggressivo e feroce di Miocic - che grazie ad un lavoro di piedi brevilineo ma verticale e repentino lo ha sorpreso più volte - ha fatto sì che la fisicità, il timing e la scelta dei suoi colpi risultasse, dopo il primo round, vincente sotto molti punti di vista.

Nel primo match fra i due, i colpi in uscita dal clinch hanno regalato una inaspettata vittoria a Cormier, che ha dimostrato di essere uno dei migliori fighter per intelligenza e strategia che abbiano mai calcato l’ottagono. Miocic però ha operato degli aggiustamenti non indifferenti e grazie alle sue abilità ha fatto in modo di non ritrovarsi più in quella difficile situazione, né nel secondo incontro né in quello di sabato. Dimostrandosi il più grande in assoluto.

Al termine del primo round, però, è stato Cormier a riuscire a mettere a terra Miocic, o quasi, centrandolo con un preciso colpo e vanificando quindi il lavoro di quantità operato dall’avversario per i primi cinque minuti. Un colpo durissimo che ha generato negli spettatori un misto di stupore ed eccitazione per la possibilità, per qualche frazione di secondo concreta, di una conclusione anticipata dell’incontro con la vittoria e l'incoronazione per Cormier.

Miocic si è rimesso sulle proprie gambe e, grazie ad ottimi movimenti e finte per far abboccare Cormier, ha continuato ad aprirsi varchi in avanzamento. Il wrestling difensivo di Miocic è stato esaltato addirittura da Cormier, che dopo il secondo incontro fra i due aveva evidenziato le qualità dell’avversario in questo fondamentale (in cui Cormier, lo ricordiamo per chi lo conoscesse poco, è uno dei migliori al mondo e nel 2008 ha anche partecipato alle Olimpiadi).

Consapevole di ciò, dal secondo round in poi Cormier non ha sprecato energie eccessive nel tentare di atterrare Miocic, anzi, si è trovato lui stesso a doversi difendere dalla pressione avversaria e dalla migliore capacità di gestione del peso a parete di Miocic, subendo anche un atterramento e una monta a parete negli ultimi secondi del round, che gli sarebbe potuto costare il KO se non fosse arrivata a salvarlo la campana.

Pareggiato il knockdown, Miocic è tornato a fare la sua MMA, con attacchi repentini fra volto e figura, creando spazi con delle finte di corpo e di gambe (non tanto con i calci ma proprio lavorando incessantemente con i piedi in avanzamento). Cormier è andato più volte in difficoltà, ma tutto sommato è riuscito a reggere in maniera sufficiente fino alla fine delle cinque riprese.

L’intelligenza di Cormier non è bastata

Lo stile composto, duro, di imposizione fisica che di solito è proprio di Cormier non ha trovato modo di esprimersi davanti alla concentrazione di Miocic, che non ha lasciato nulla al caso. Certo, il campione ha rischiato in avanzamento contro un colpitore valido come Cormier, ma per tutto l’incontro è riuscito a calcolare con precisione millimetrica i suoi movimenti, in avanzamento e nelle distanze.

Miocic in passato è stato anche un ottimo pugile, tanto da vincere il Golden Gloves, la prestigiosa competizione per la boxe amatoriale che si svolge negli Stati Uniti. Proprio il suo background da pugile gli ha permesso di aggirare i tentativi di legata di Cormier e controllarlo a parete, arrecando più danni dell’avversario con il proprio grappling offensivo. Cormier non ha trovato vere soluzioni per sopperire alla differenza di volume in termini di colpi. I suoi movimenti di corpo e testa, comunque buoni, non lo hanno aiutato nella successiva ricerca di ganci larghi, infrangendosi il più delle volte sulla lunga guardia di Miocic.

Più andava avanti l’incontro più l’impressione è stata che Cormier non fosse in grado di contrastare adeguatamente Miocic, che al contrario dopo il knockdown nel primo round ha subito messo in pratica i giusti accorgimenti per prendere il controllo del match, disputando non solo una delle sue migliori prestazioni in carriera, ma anche una delle più mature.

Una vittoria netta che non può essere delegittimata neanche dalle ditate negli occhi reciproche che i due si sono scambiati durante l’incontro e che hanno lasciato segni evidenti soprattutto su Cormier. Sportivamente nessuno dei due le ha indicate come determinanti, nonostante Miocic nella conferenza stampa successiva all’incontro si sia scusato (dalle immagini a rallentatore si può vedere la violenza del colpo).

Cormier non ha voluto usare il colpo all’occhio ricevuto come scusa per la sua sconfitta, né come parte di una strategia volontaria dell’avversario per vincere l’incontro.

Due campioni a confronto

Al di là del match, quella tra Miocic e Cormier è stata la sfida tra due veri gentiluomini, che hanno dato tutto quello che avevano per dar vita ad un grande match e onorare la storia della loro rivalità. Un impegno che sottolinea la capacità sia mentale che fisica dei due di affrontare grandi sfide su più incontri, trovando aggiustamenti e lavorando anche sui dettagli pur di spuntarla.

La loro trilogia è stata una delle più eccitanti mai viste in UFC, basti pensare che in carriera Cormier ha perso solo contro Jon Jones e Miocic, mentre lo stesso Miocic ha perso solo contro il primo Struve, Junior dos Santos (vendicata con gli interessi) e proprio con Cormier (vendicata per due volte). I risultati straordinari di questi due fighter aiutano a comprendere la qualità dei tre incontri a cui abbiamo assistito. Uno spettacolo unico che ha però anche evidenziato quanto sia netto il dislivello fra loro due e il resto della categoria, a eccezione forse di Francis Ngannou.

Adesso che non ha più rivali nella sua divisione, è difficile per Miocic non pensare alla possibilità di un match contro Jon Jones, il dominatore dei mediomassimi UFC, considerato da molti il numero uno pound for pound. Una possibilità già accennata anche da Dana White. Il vero prossimo contendente nei pesi massimi, però, resta Francis Ngannou, spauracchio di categoria, già battuto una volta da Miocic ma che da quell'incontro sembra essere tornato al massimo della forma.

Ngannou è indecifrabile perché se è vero che ha schiantato in brevissimo tempo tutti i suoi avversari, fra i quali l’ex imbattuto Jairzinho Rozenstruik, è altrettanto vero che non ha mostrato un vero miglioramento nelle aree nelle quali mostrava più lacune, quelle del grappling offensivo e difensivo. In ogni caso, Stipe Miocic è pronto per altre battaglie e si presenta indubbiamente come il massimo più pericoloso del pianeta.

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