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Foto di Harry How / Getty Images
UFC Giovanni Bongiorno 9 marzo 2020 5'

Uno degli incontri femminili più belli di sempre

Cosa ci hanno detto i due incontri principali di UFC 248.

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La promessa del grande spettacolo è stata mantenuta parzialmente da UFC 248, la riuscita dell’evento in realtà è dipesa dall’incontro che ha preceduto il main event, ovvero dall’incontro per il titolo Pesi Paglia femminile tra la campionessa Weili Zhang e la sfidante, ex campionessa, Joanna Jedrzejczyk. Il main event, invece, valido per la cintura dei Pesi Medi tra Israel Adesanya e Yoel Romero, non è stato uno di quegli incontri che si possono definire esaltanti, ma ci ha detto comunque cose interessanti sul campione nigeriano.

 

Uno degli incontri femminili più belli di sempre

https://twitter.com/ufc/status/1236528085736083458

 

A fare da contraltare ad un main event noioso, il co-main event è diventato un instant-classic ed è già considerato uno dei migliori match femminili mai visti. Oltre che, aggiungo, uno dei match più belli a prescindere dal genere: equilibrato, combattuto, esteticamente sublime.

 

La conferma di Weili Zhang sul tetto della divisione dei Pesi Paglia è stato uno dei momenti più importanti dell’anno in corso e la prima e unica campionessa UFC a venire dalla Cina (che per via del coronavirus ha vissuto mesi di preparazione complicati) ha mostrato di avere le carte in regola per essere a lungo la dominatrice di categoria. Ha superato, seppur di misura, l’ex campionessa Joanna Jedrzejczyk, una fighter più accurata e precisa nei colpi (più “tecnica”, per usare parole sue) rispetto alla campionessa in carica, che però l’ha spuntata con una decisione non unanime dei giudici, 48-47, 48-47, 47-48.

 

Zhang è stata molto più potente ed efficace, specie nei colpi con le braccia, imponendo una fisicità ed un ritmo che solo una fighter come Joanna in questa categoria poteva sopportare. Potremmo parlare di un match tutto sommato alla pari, ma i volti delle contendenti a fine incontro hanno raccontato una storia diversa: e sebbene questo non sia un criterio di valutazione è superfluo ricordare come, a caldo, l’impatto del volto dei fighter possa essere indicativo per i giudici.

 

Joanna al termine della contesa aveva un grosso ematoma sulla fronte e un naso probabilmente rotto, ricordava a tratti quello di Mark Hominick nel suo match contro Jose Aldo, avvenuto ormai a UFC 129.

 

https://twitter.com/ufc/status/1236526784549658625

Ricordava anche il cartone animato Z la formica, oppure, con le dovute differenze, l’Elephant Man di David Lynch.

 

Nonostante l’infortunio sempre più grave, Joanna non ha fatto un passo indietro. I suoi colpi continuavano ad arrivare a bersaglio sul volto della sua avversaria ma lentamente ha realizzato che per mettere a segno le sue combinazioni rischiava ogni volta di incappare nei feroci diretti di Zhang. Un costo che dopo un po’ non poteva più permettersi. Pian piano la Zhang ha trovato un ritmo più costante ed è riuscita a giocarsela anche in termini di velocità e timing con la sua avversaria, spesso spinta letteralmente indietro dalla potenza dei suoi colpi. Certo, la campionessa cinese ha dovuto cedere sul piano della precisione, preferendo l’aggressività e la forza.

 

Il loro è stato un match che resterà negli annali per l’intensità, lo spettacolo e la violenza (sportiva, s’intende). Oggi Weili Zhang, una fighter che detesta il trash talking e che richiama all’essenza marziale, alla sostanza ed al rispetto dell’avversario, è un passo avanti a tutte le altre fighter nella divisione al limite delle 115 libbre e adesso non avversarie che possano concretamente impensierirla. A meno che non dovesse tornare in scena l’ex campionessa, l’unica capace di finalizzare Joanna, Rose Namajunas.

 

https://twitter.com/ufc/status/1236524839625805825

 

Ad ogni modo, Zhang non è stata precisa come Joanna. La fighter polacca è andata a segno più volte, con uno smalto che non ha mai perso, imponendo fin dalle prime battute un ritmo serrato. Il fatto poi di avanzare e farsi breccia con la testa (una caratteristica condivisa, ad esempio, con Joseph Benavidez; una carta giocabile, ma senz’altro pericolosa vista l’esposizione a colpi d’incontro) l’ha messa in una buona posizione da subito, riuscendo a rubare il tempo alla campionessa nelle prime fasi dell’incontro. In clinch, nonostante Joanna sia partita bene e si sia addirittura evoluta nel corso del match, la Zhang ha fatto valere equilibrio e forza fisica, con Jedrzejczyk che cercava la ginocchiata e la campionessa che riusciva a sgusciare e, a volte, a ribaltare anche la posizione.

 

L’espressione atletica e l’intensità che hanno caratterizzato questo match lo rendono uno dei match più belli mai visti in UFC. Da solo avrebbe riscattato persino l’hype del main-event, se non fosse avvenuto prima, contribuendo quindi ad alzare ulteriormente l’hyper, e quindi ad aumentare la delusione, per il match tra Adesanya e Romero. Che invece è stato uno degli incontri titolati meno interessanti degli ultimi tempi nei Pesi Medi.

 

https://twitter.com/ufc/status/1236531586394456064

L’entrata lisergica di Israel Adesanya nell’arena.

 

Adesanya ha sacrificato lo spettacolo per la vittoria

L’incontro tra Adesanya e Romero, valido per il titolo dei Pesi Medi, non è stato esaltante anzitutto perché Adesanya, da campione intelligente e atleta levigato, ha capito che non sempre lo spettacolo è la via più sicura per la vittoria; secondo poi, perché Yoel Romero non è riuscito a realizzare un gameplan efficace per metterlo davvero in difficoltà.

 

«Chi vuole vedere i campioni correre, vada a vedere Bolt!», ha detto Romero a fine incontro, accusando il campione di essere “scappato” nell’ottagono. Ma non bastano sparate del genere per convincerci di meritare il titolo. Romero è apparso lontano dalle sue prestazioni migliori, i suoi colpi più riusciti sono stati degli overhand mancini in counterstriking, su assalti a colpo singolo da parte del campione. Colpi che sono andati bene a segno, ma insufficienti per mandare giù Adesanya che piano piano si è ricomposto e ha accettato il ritmo imposto da Romero. Un ritmo blando, volto alla ricerca del colpo da KO e al mantenimento di un cardio che potesse farlo durare per cinque riprese.

 

Romero non è praticamente mai riuscito a utilizzare il proprio wrestling, Adesanya ha risposto bene ad ogni tentativo e nonostante il match fatto di pochissimi colpi e tanto movimento ha ottenuto il favore dei giudici (due di loro gli hanno assegnato la vittoria per 48-47, uno per 49-46). Adesanya ha vinto grazie al grande timing e alla gestione delle distanze, fatta di tagli delle angolazioni e furiosi leg kick, che hanno mozzato sia il footwork che i movimenti offensivi di Romero, spesso in ritardo e incapace di costringere a parete o a terra il campione.

 

L’incontro non è stato spettacolare, ma Adesanya, conscio ormai del suo status di numero uno, ha fatto ciò che serviva per vincere, come da lui stesso detto dopo. Ma è vero che il quarantaduenne cubano è riuscito a limitare il suo estro. Si è snaturato, in un certo senso, ma lo ha fatto per portare a termine un lavoro che doveva essere completato più per bisogno personale che per sole ragioni sportive.

 

https://twitter.com/ufc/status/1236540417388285952

 

Quello visto con Romero non è stato il miglior Adesanya, anzi. E il campione nigeriano lascia l’arena con un grande punto interrogativo, con sotto scritto il nome del suo (forse) prossimo avversario, Paulo Costa.

 

Costa ha già sconfitto Romero, e anche se lo ha fatto di misura è stato comunque in maniera più convincente di Adesanya che ha sì salvato la cintura, evitando danni ingenti e combattendo da stratega (una sfaccettatura del suo modus operandi che non ci aveva ancora mostrato ma che ora), ma con una prestazione che non si può giudicare come più che sufficiente. Però ha dimostrato di poter gestire avversari con caratteristiche uniche, spaventose e diametralmente opposte alle sue, come Romero. E questo lo rende un campione anche calcolatore ed intelligente. Non ha soddisfatto gli spettatori, ma al tempo stesso ha eliminato i dubbi che i suoi detrattori avevano su di lui. Per batterlo ci vorrà qualcosa di più.

 

https://twitter.com/ufc/status/1236546216663621633

Tags : israel adesanyaufc

Giovanni Bongiorno scrive di MMA e ne parla nel podcast di MMA Talks.

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