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Marco Gaetani
Ecco a voi la UEFA B League
16 mar 2023
16 mar 2023
Una competizione europea per le squadre di serie inferiori.
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Marco Gaetani
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Foto di Raffaele Conti / Imago
(foto) Foto di Raffaele Conti / Imago
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Da un’idea esplosa durante la puntata 276 de “La Riserva”: che l’abbiate sentita o meno, sappiate che tutto quello che leggerete da qui in avanti non è realmente accaduto, o almeno non nell’universo che conosciamo. Amici della UEFA, è tutto un grosso scherzo: se invece l’idea vi è piaciuta, parliamone!Nella sala stampa dello Stade de France è Giorgio Marchetti a fare gli onori di casa. Per l’occasione non si è scomodato direttamente Aleksander Čeferin, ma la presenza di Marchetti, un uomo che abbiamo imparato a conoscere negli anni come figura calda e rassicurante durante i sorteggi delle grandi competizioni UEFA, ci trasmette comunque un senso di solennità e lo trasferisce anche al torneo. Ai lati del cerimoniere ci sono i capitani e gli allenatori delle due finaliste. Billy Sharp è stato chiamato per anni the fat lad from Sheffield, ma questo appellativo è svanito di colpo in una notte del novembre 2011. Billy aveva perso da tre giorni il figlio appena nato ed era sceso in campo con il suo Doncaster, facendo la cosa che gli è sempre riuscita meglio: segnare. A quel punto si era fermato, aveva guardato il cielo e mostrato una maglia: «That’s for you, son». L’arbitro di quella sfida contro il Middlesbrough non se l’era sentita di ammonirlo, e vedi un po’. Dall’altra parte c’è invece Gianluigi Buffon, e diventa persino inutile spiegare chi sia e cosa abbia rappresentato per il nostro calcio. Ma fa decisamente spavento pensare che c’era lui a proteggere la porta del Parma in occasione dell’ultimo trofeo europeo vinto dai ducali nel 1999, un’era geologica fa. Adesso è seduto al tavolo, parlotta con il suo tecnico, Fabio Pecchia, subito dopo che quest’ultimo ha concluso i saluti di rito con il collega e rivale, Paul Heckingbottom, uomo dal nome indiscutibilmente bellissimo. Sarà ancora in campo, dunque, per una finale europea del Parma. Perché quella che sta per iniziare, a Saint Denis, è la conferenza stampa che precede la prima finale di UEFA B League.Un po’ di storiaGià in passato alcuni tornei avevano provato a nobilitare le serie minori, ma mai con la convinzione della Uefa B League, nata nell’estate del 2022 con un annuncio sorprendente, ma a questo ci arriveremo. Rimangono nella memoria soprattutto le lente trasformazioni della Mitropa Cup e del Torneo Anglo Italiano. La Mitropa, antenata nobile delle grandi competizioni europee negli anni Trenta, aveva via via vissuto una crisi reputazionale: resta comunque nei libri di storia del calcio come la più antica competizioni calcistica continentale per squadre di club. Riesumata nel 1955, si era scontrata con la nascita dei tornei di più ampio respiro – il termine Mitropa altro non è che la contrazione di Mitteleuropa, e nelle versioni più estese vi prendevano parte formazioni di Austria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria, Italia, Romania e Bulgaria – e nel 1966 aveva rinunciato dichiaratamente alla sua grandeur, ripiegando su club che non prendevano parte alle coppe europee principali. Dall’edizione 1979/80 era stata convertita in una sorta di Coppa dei Campioni di Serie B: quell’anno fu l’Udinese a spuntarla, in una competizione decisamente ristretta, con sole quattro squadre al via (Celik Zenica per la Jugoslavia, Ruda Hvezda Cheb per la Cecoslovacchia, Debreceni per l’Ungheria). Nell’albo d’oro del periodo decadente della Mitropa spicca ancora il nome del Milan, campione nell’edizione 1981/82. Un affare prevalentemente per italiane, comunque, fino alla soppressione nel 1992: dopo Udinese e Milan, i due successi del Pisa (1986 e 1988) e quelli di Ascoli (1987), Bari (1990, la finale con il Genoa fu l’ultima partita ufficiale giocata al vecchio Della Vittoria prima dell’inaugurazione dell’astronave del San Nicola: il match doveva teoricamente disputarsi proprio nell’impianto progettato da Renzo Piano, ma tre giorni prima della sfida il comune non concesse il via libera per motivi di sicurezza) e Torino (1991).

La voce di Gianni Cerqueti racconta il gol-vittoria di Perrone nella finale del 1990: la trappola del fuorigioco ordita da Franco Scoglio non funziona benissimo, a voler essere generosi.

Parabola simile per la Coppa Anglo-Italiana, inventata alla fine degli anni Sessanta da Gigi Peronace: l’obiettivo era dare allo Swindon Town la possibilità di misurarsi in una competizione internazionale. Il club aveva vinto la Coppa di Lega ma per questioni regolamentari non poteva prendere parte alla Coppa delle Fiere: militava in Third Division e questo ne precludeva la partecipazione. L’Anglo-Italiano fu laboratorio regolamentare, con la sperimentazione del fuorigioco ristretto agli ultimi sedici metri o l’adozione dei tre punti a vittoria in anticipo di una ventina d’anni sulla tabella di marcia, e a livello di formula: già dopo una manciata di edizioni si era deciso di pescare a piene mani dalle serie minori, incluse la Serie C italiana e la quinta serie inglese. Interrotta in seguito alla tragedia dell’Heysel, fu rilanciata nella stagione 1992/93 per una parentesi quadriennale, con i successi di Cremonese, Brescia, Notts County e Genoa.

Il trionfo della Cremonese a Wembley.

La svoltaL’annuncio di Ceferin, nell’estate del 2022, spiazza un po’ tutti. La UEFA decide infatti di organizzare la prima edizione della Uefa B League, competizione che vede al via 40 formazioni. Sono ammesse, in numero diverso in base al ranking UEFA, le migliori classificate dei campionati cadetti tra quelle non promosse nella massima serie, e ovviamente non sono ammesse le retrocesse. Anche per ragioni economiche – non tutte le squadre delle leghe europee minori sarebbero in grado di sobbarcarsi i costi delle trasferte – la scelta è di premiare i club dei cinque campionati top: vengono dunque riservati quattro posti ciascuno a Inghilterra, Spagna, Germania, Italia e Francia; due a Portogallo, Olanda, Belgio, Scozia e Austria; uno ciascuno a Serbia, Turchia, Svizzera, Repubblica Ceca, Norvegia, Danimarca, Croazia e Grecia (avrebbe avuto diritto l’Ucraina, che ha preferito cedere il proprio slot). Conti alla mano, sono 38 club. Per aumentare il prestigio del torneo, la UEFA ha concesso due wild card alle formazioni di Serie B che hanno vinto un trofeo europeo in passato, escludendo dalla contesa tutte quelle che sfoggiano in bacheca la Coppa Intertoto, perché insomma, c’è un limite a tutto: Parma e Real Saragozza. Una decisione, questa, che scatena la rabbia di Ipswich Town e Magdeburgo, arrivate al punto di abbozzare un ricorso ovviamente respinto: è vero che hanno vinto trofei europei riconosciuti, ma militano in serie ancora inferiori e la UEFA sbarra loro la porta. Si comincia con dieci gironi da quattro squadre con l’unico paletto di non poter far scontrare tra di loro formazioni della stessa nazione. Una scelta coraggiosa, che genera inevitabilmente alcuni gironi tosti e altri più deboli. Nel momento in cui pesca la pallina del Saragozza in un girone con Luton, Nacional e Benevento, Stefan Schwoch, uno dei grandi ospiti della serata, non può fare a meno di mostrare una smorfia di disappunto. Passano le prime di ogni gruppo e le sei migliori seconde, per andare a comporre una seconda fase con altri quattro raggruppamenti dai quali usciranno le semifinaliste.

La fase a gironiLa decisione della UEFA di lanciarsi in un torneo prettamente sperimentale, annunciandolo a un mese e mezzo dalla gara inaugurale (Paris Fc-Schaffhausen, risolta da una saetta di Morgan Guilavogui a quattro minuti dalla fine in una torrida serata di metà agosto), provoca innanzitutto un problema di diritti televisivi: il torneo nasce all’improvviso e ad accaparrarsi i diritti, almeno in Italia, sono soprattutto dei network locali, che trasmettono così a livello regionale le partite. Si scatena così una mistica della Uefa B League: le immagini arrivano su YouTube solo in rari casi, di alcune partite non si vedranno mai i gol. È il caso, per esempio, di Bandirmaspor- Floridsdorfer, perché un guasto dell’impianto video dello stadio di Bandirma, città decisamente più nota a livello sportivo per ospitare le gare della squadra di basket del Banvit, priva tutta Europa di quello che i giornali turchi definiscono il gol dell’anno: la rovesciata da 25 metri di Samuel Tetteh, uno che proprio in Austria si era fatto notare formandosi nell’accademia della Red Bull tra Salisburgo e Liefering, con un giro di giostra anche nella filiale di New York. È il gol che di fatto condanna gli austriaci all’eliminazione: i tre punti li avrebbero proiettati alla fase successiva come una delle migliori seconde, il 3-3 fissato dal gioiello di Tetteh vale l’eliminazione. E le italiane? Innanzitutto, c’è da dire che la Rai, con un guizzo da metà anni Novanta, acquisisce i diritti almeno per gli highlights da trasmettere il giovedì pomeriggio (le partite si giocano di martedì e mercoledì, spalmate tra le 17 e le 19). Rinasce così il mito di “A tutta B”, trasformato per l’occasione in un non particolarmente ispirato “A tutta B… League”, con i servizi sulle cinque partite delle italiane mostrati finalmente in HD all’affamato pubblico di Rai Tre. Una scelta, quella di piazzare “A tutta B…League” al posto di “Aspettando Geo”, alle 16.10 del giovedì pomeriggio, che suscita comunque qualche polemica: per alcuni esponenti dell’Alleanza Verdi Sinistra togliere quei 50 minuti di programmazione per trasmettere le immagini di «22 scemi in pantaloncini» è meritevole di un intervento durante un question time in Parlamento. Appare chiaro fin da subito che per alcune italiane il torneo è vissuto come un fastidio: è il caso del Brescia, impelagato in una crisi tecnica troppo profonda per impensierire Middlesbrough, Sochaux e Ado Den Haag, nell’altro girone di ferro del torneo, e del Benevento, che dà lustro al torneo con la presenza in panchina di Cannavaro e poco altro. Alla seconda fase arrivano le altre tre italiane, tutte nel gruppone delle seconde: il Parma, che in Europa trova la continuità ricercata invano in campionato e si piazza alle spalle del Paris Fc grazie al percorso netto con Schaffhausen e Nps Veria; il Pisa, che si impone nel testa a testa con l’Heidenheim soprattutto grazie al ritorno in panchina di Luca D’Angelo, e l’Ascoli, che sfrutta un regalino del calendario, vale a dire l’ultima sfida contro l’Amburgo già qualificato dopo cinque vittorie in cinque giornate, per vincere in Germania con un gol di tacco di Cedric Gondo, episodio che porta ÈTv Marche ad acquisire i diritti per la ritrasmissione di Calciatori – Giovani Speranze. Per chi se lo ricorda: oggi Alberto Rosa Gastaldo gioca nel Colorno; Axel Gulin nel PastorFrigor; Saverio Madrigali si è ritirato e ha aperto una pasticceria.Nella seconda fase a gruppi permane il privilegio di non incontrare squadre della stessa nazione e l’unico ulteriore paletto è l’impossibilità di avere più di due seconde classificate nello stesso girone oltre, ovviamente, a non poter trovare un’avversaria già sfidata nel primo raggruppamento. La missione della UEFA per garantire interesse attorno al torneo sembra comunque perfettamente riuscita: nelle top 16 arriva una sola formazione estranea ai cinque campionati principali, il Fredrikstad, che ha sfruttato lo slancio del calendario norvegese per rendere al meglio nelle gare iniziali. Quando si torna in campo a febbraio, però, la musica è diversa.

Verso la finaleIl girone D vede un duello all’ultimo respiro. St Pauli e Sheffield si abbattono sulle altre due squadre senza pietà, perché il Sochaux è troppo concentrato sulla Ligue 2 per reggere fino in fondo il doppio confronto. Le due squadre arrivano al match decisivo entrambe con 13 punti: vittorie contro le altre e pareggio all’andata in Germania. Su Bramall Lane cala il gelo al minuto 82: calcio di rigore per i tedeschi. Dagli undici metri si presenta Paqarada, ma Foderingham, con una bella dose di fortuna, riesce a deviare sul palo e a non farsi autogol con il successivo rimpallo sulla schiena: solo calcio d’angolo. Per il St Pauli è un colpo devastante. Al 91’, su un corner da destra, la testa di Anel Ahmedhodzic riesce a girare il pallone alle spalle del portiere. Senza storia, invece, il girone C: il Middlesbrough fa percorso netto. Nel gruppo A, il Paris Fc non coglie l’opportunità di proseguire la corsa verso la finale casalinga: è l’Amburgo a strappare il pass per la semifinale. Il girone del Parma è il più equilibrato, perché fino agli ultimi 90 minuti sono tre le formazioni a contendersi il passaggio del turno: vanno avanti i ragazzi di Pecchia, con Vazquez che ammutolisce i tifosi dell’Huddersfield, aggrappati all’Europa in una stagione maledetta in Championship. El Mudo realizza la doppietta che proietta il Parma, unica italiana, alle Final Four di Parigi. La scelta di Parigi, da parte della UEFA, non è casuale. L’intento è di dare lustro al torneo, e scegliere un teatro così in vista è apparsa da subito una decisione ambiziosa ma sensata. Inoltre, le due semifinali non si giocano a Saint-Denis: le sedi scelte sono quelle dello stadio Charlety, la casa del Paris Fc, e lo Jean Bouin, impianto da ventimila posti che si trova tra i due teatri storici dello sport parigino, il Parco dei Principi e il Roland Garros, utilizzato dalla squadra femminile del PSG. Per le due sfide secche, la UEFA decide di cancellare supplementari e rigori in caso di parità al 90’: tornano clamorosamente di attualità gli shootout, con un regolamento decisamente stringente (si parte da 35 metri dalla porta ma chi tira può compiere al massimo tre tocchi). Ed è proprio il ripescaggio degli shootout a garantire il passaggio del turno al Parma dopo un agonico 0-0 con il Middlesbrough: in una lotteria da 7 errori su 10, a Pecchia bastano e avanzano le reti di Bernabé e Zanimacchia. Sheffield-Amburgo è invece una partita pazza: i tedeschi passano in vantaggio con il gol più veloce della storia della competizione, un destro al volo da 30 metri di Sonny Kittel dopo un duello aereo che scomoda il paragone con un leggendario gol di Alan Shearer all’Everton. Amburgo avanti dopo soli nove secondi, dunque, ma il pareggio arriva due minuti più tardi con Brewster. All’intervallo si è sul 3-3 a forza di botta e risposta, poi nella ripresa la tensione cala di colpo, fino al gol partita realizzato dal neo-entrato Sharp a un quarto d’ora dalla fine. Si arriva così alla conferenza stampa che precede la finalissima. E al colpo di scena. Dopo le prime domande, dal fondo della sala si vede un uomo che inizia a sbracciare. L’ufficio stampa della UEFA è spiazzato, perché si alza in piedi Florentino Perez. Nessuno sa perché sia lì, nessuno immagina che interesse possa avere per il torneo. Chiede la parola, e provateci un po’ voi a dire di no a Florentino Perez. Con un tono di voce fermo, anche se estremamente pacato, si rivolge direttamente a Giorgio Marchetti. «Giorgio, parlo a te ma vorrei che il mio messaggio arrivasse ad Aleksander. Abbiamo cercato di portare avanti la nascita della Superlega e siamo stati ostacolati, criticati, offesi, per una mancanza di meritocrazia. Argomentazioni legittime, per carità. Ma allora perché oggi siete qui a celebrare con entusiasmo una competizione in cui arriva in fondo una squadra che si è qualificata con una wildcard?». E poi lascia la stanza, senza nemmeno ascoltare la risposta. Marchetti non risponde, la conferenza prosegue, poi le foto di rito e gli allenamenti di rifinitura aperti alla stampa. È il giorno prima della finale, chissà come finirà.

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