
POSIZIONE LA SCORSA STAGIONE: 12°
CHI IN PIÙ: Lennon Miller, Saba Goglichidze, Jakub Piotrowski, Alessandro Nunziante, Vakoun Bayo, Nicolò Bertola, Hassane Kamara;
CHI IN MENO: Lorenzo Lucca, Jaka Bijol, Florian Thauvin, Lautaro Giannetti, Isaak Touré;
UNA STATISTICA INTERESSANTE DELLA SCORSA STAGIONE: Forse non ve ne siete accorti, ma l’Udinese è stata la terza squadra per dribbling tentati in Serie A, dopo Juventus e Milan. I due dribblatori migliori dell’Udinese sono stati i centrocampisti Martin Payero e Jordan Zemura.

A inizio giugno, a campionato serenamente finito, l’Udinese sembrava vicina a un passaggio storico. Dopo quasi quarant’anni la famiglia Pozzo era sul punto di cedere il club. Come sempre, c’era un fondo americano di mezzo, Guggenheim Partners, il cui amministratore delegato è proprietario dei Los Angeles Dodgers e ha quote nei Lakers e nel Chelsea. La firma preliminare, si dice in ambienti finanziari, c’era già stata il 5 aprile e si sarebbe solo dovuto formalizzare il tutto, a una cifra complessiva di circa 180 milioni di euro. Pozzo sarebbe rimasto come azionista di minoranza.
Da qualche anno si parla di una vendita dell’Udinese. In fondo la famiglia Pozzo è in carica da tanti anni e il club è solido, e dunque appetibile. Ha conti sani e uno stadio di proprietà. Un ambiente tranquillo in cui cavalcare sapientemente il crinale fra calcio e business. Per un periodo è sembrato plausibile lo scenario Red Bull Udinese.
A fine giugno trapelano dei fumi neri: la cessione non è ancora avvenuta. Mentre scrivo lo scenario è confuso, forse si continua a trattare. Non ci si sarebbe accordati sulla cifra complessiva, con 30 milioni mancanti, ma pure sul ruolo dei Pozzo, che preferirebbero mantenere il 20% delle quote e la gestione sportiva. Il direttore generale Collavino normalizza: «Un club patrimonializzato come l’Udinese, che ha uno stadio di proprietà e che da 31 anni è in Serie A, è chiaro che attira interessi». Il 13 agosto il Paris Saint Germain ha affrontato il Tottenham nella finale di Supercoppa Europea, disputata proprio allo stadio di Udine. Insomma: il club è un gioiello. Fattura, è sano, ha un alto EBITDA (cioè l'utile al netto degli interessi, le tasse, le svalutazioni e gli ammortamenti). E il campo?
Qui il discorso si fa più opaco. Da anni l’Udinese è troppo forte per una autentica stagione fallimentare, ma non è abbastanza forte per una stagione davvero di successo. E così vaga tra le posizioni insignificanti della mezza classifica. È questa la ricetta ideale del successo economico: non cedere al fallimento, ma non coltivare nemmeno eccessive ambizioni. Restare lontani dagli estremi mantiene i fatturati sani.

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Non per questo stiamo parlando di un progetto sportivo poco interessante, anzi: coltivare questa medietà è comunque eccellente per un club piccolo come l’Udinese. Servono lavoro, programmazione e sbagliare poco. La ricetta per non fallire a livello calcistico, all’Udinese, è stata piuttosto semplice: 3-5-2 e giocatori che non sfigurerebbero in una squadra di Football Americano. Una concezione lineare e territoriale del gioco del calcio. Se la Serie A va verso i duelli, allora bisognerà attrezzarsi con esseri umani giganti come guardie prussiane. Le rose vengono costruite sempre con un equilibrato mix di concretezza ed estro. Alle figure da realismo stalinista - tipo Karlstrom, Lucca, Bijol - fanno da contraltare intuizioni rischiose e un poco eccentriche. Lo scorso anno erano state Jurgen Ekkelenkamp, Arthur Atta e Jordan Zemura. Soprattutto questi. A guidarli la scommessa del sergente austro-ungarico Kosta Runjaic.
UNA STAGIONE DI CRESCITA
Dietro la scorza di una stagione perfettamente uguale alle altre, l’Udinese ne ha vissuta una interessante, in cui è riuscita a evolvere da squadra grigia e senza scopi. Certo, bisogna fare attenzione, e sviluppare il gusto delle piccole cose: l’organizzazione senza palla di Runjaic, affatto banale. Una squadra aggressiva, e con un fiuto predatorio nell’intuire quando provare la riconquista e quando sporcare le linee di passaggio e impostarsi su un atteggiamento più paziente e distruttivo. Un gioco col pallone semplice ma piuttosto studiato. Esterni che restano larghi, Bijol che avanza per proporre un’opzione di passaggio; rombi sulle catene laterali, e poi verticalizzazione centrale verso Lorenzo Lucca, forte fisicamente, devastante sia spalle alla porta che in transizione.
Accanto a lui si muovevano due mezzepunte, in una conformazione 3-4-3 comunque piuttosto fluida. Sulla destra Florian Thauvin, libero di fare quello in cui riesce meglio: condurre palla con l’esterno sinistro, sia ricevendo nel mezzo spazio di destra che quasi sulla riga laterale - a seconda di come si è sviluppato il possesso. Dall’altra parte si sono invece alternati diversi profili: Brenner, rapido e abile a muoversi in profondità, Ekkelenkamp, più rifinitore e centrocampista. La rifinitura, comunque, avveniva soprattutto tramite cross: il 36% di passaggi in area dell’Udinese erano cross - solo Lazio, Bologna e Monza hanno una percentuale superiore.
Per un certo periodo l’Udinese è stata considerata la rivelazione della stagione. Un sogno che non è durato molto oltre settembre. Il dodicesimo posto finale è il prodotto di un calo ponderato nel mezzo della stagione, che comunque non ha intaccato un andamento praticamente perfetto: 24 punti nel girone d’andata, 20 nel girone di ritorno. 44 punti tondi e rassicuranti: 7 più dell’anno precedente.
Runjaic è stato una rivelazione. Elegante, coi suoi occhiali alla Giorgio Moroder, si è fatto presto conoscere per una sobrietà gelida tipica dell’intricato intellettualismo mitteleuropeo, e per conferenze stampa interessanti e talvolta involontariamente ironiche.
I tempi comici di Kosta Runjaic.
Per tutto l’anno ha mantenuto un atteggiamento sospeso, quasi sarcastico, nei confronti della sua stagione. In questo senso, un personaggio controculturale in un calcio sempre preso dall’esaurimento nervoso.
Runjaic ha alternato il 3-4-3 al 3-5-2, a seconda dell’avversario che aveva davanti. Si è dimostrato un allenatore furbo, preparato e coraggioso. Ha lentamente modificato l’identità puramente reattiva dell’Udinese, facendone una squadra aggiornata e con strumenti tattici per fronteggiare le situazioni di partita. L’Udinese si adattava all’avversario, con Runjaic bravo nella preparazione strategica delle varie gare.
Alla fine forse la squadra subiva un po’ troppo. La difesa ogni tanto si sbriciolava. L’atteggiamento tattico si rivelava forse troppo aggressivo. Se gli avversari riuscivano a superare la prima linea friulana, la difesa era costretta a scappare all’indietro, con buchi che si aprivano come una rete a cui saltavano le giunture. L’Udinese è, dopo il Monza, la squadra di Serie A che concedeva i tiri statisticamente più ravvicinati.
RIMPIAZZARE BIJOL, LUCCA E THAUVIN
È dunque un vero peccato, che almeno arrivati a metà agosto, l’Udinese non sembra aver fatto molto per supportare il lavoro fatto la scorsa stagione. Sarebbe bello raccogliere i segnali incoraggianti di crescita dello scorso anno e dargli una consistenza diversa. Rendere meno circoscritti, meno episodici, quei periodi dell’anno - che ogni tanto capitano - in cui l’Udinese sembra poter diventare protagonista del campionato.
Il leader difensivo, Jaka Bijol, è stato venduto. I due migliori giocatori offensivi, Lucca e Thauvin, sono stati venduti. Di Lucca mancherà il lavoro sporco lontano dalla porta e una presenza in area sempre più affidabile. Di Thauvin mancherà la capacità di accendere la scintilla in un contesto che talvolta pare scivolare verso l’apatia calcistica. Mancherà anche come esperienza estetica, Thauvin, con la sua corsa caracollante, la palla sempre sulla punta dell’esterno piede sinistro; i guizzi improvvisi arrivati vicini alla porta. Thauvin era però anche un centro importante per l’organizzazione del possesso, fungendo da vertice alto di una connessione tra mezzali ed esterni.
È difficile immaginare chi possa ricoprirne il ruolo, oggi, nella rosa. Ci si aspetta una crescita da Ekkelenkamp e Atta, i due giocatori con più qualità in mezzo al campo. In particolare il francese, arrivato come un giocatore dinamico e di rottura, si è rivelato interessante per quello che riusciva a fare palla al piede. Portando palla con spunti spesso interessanti, inserendosi in area con un fisico da Udinese.
La società è alla ricerca di esterni offensivi, ne servono almeno un paio. I nomi che circolano sono, per ora, Jesper Karlsson, Tommaso Baldanzi, Nicolò Zaniolo. Tre profili molto diversi, per caratteristiche tecniche e fisiche; sicuramente tre profili da rilanciare. Con Thauvin il gioco era riuscito, ma il talento di partenza era totalmente diverso da quello dei giocatori citati. Servirebbe un trequartista più capace di legare il gioco tra centrocampo e attacco, intelligente negli smarcamenti nei mezzi spazi. Karlsson e Zaniolo sono invece due esterni che giocano a testa bassa in uno contro uno. Anche in questo pre-campionato c’è una zona di campo che somiglia al vuoto lasciato da Thauvin, mentre da dietro i difensori avanzano.

In questo pre-campionato, finché non arrivano questi rinforzi, Runjaic sta insistendo sul 3-5-2. Un centrocampo con Karlstrom, Lovric e Atta e due punte anni ’90 come Davis e Brenner.
Soprattutto all'inizio del pre-campionato, però, Runjaic ha anche provato una difesa a 4 e un 4-4-2 in cui è interessante il ruolo di Atta ed Ekkelenkamp, che possono giocare da falsi esterni. Sembra blasfemo, vedere l'Udinese con la difesa a 4, ma è una magia che Runjaic aveva provato anche a gennaio scorso, dopo una crisi di risultati a dicembre. Poi si era tornati pacatamente a 3 dopo 5 sconfitte consecutive rimediate tra marzo e aprile.
Dal mercato a centrocampo è arrivato Lennon Miller, 18enne del Motherwell che era seguito anche dal Bologna. È un giocatore già pronto, che ha già esordito in Nazionale maggiore, piuttosto completo e capace di aggiungere intensità al centrocampo dell’Udinese, ma anche con un piede niente male. Se vi piacciono i giocatori che entrano duri e scivolano spesso, pure un po’ gibbosi, compratelo al Fantacalcio.
Con ben meno hype è arrivato Jakub Piotrowski, mezzala che Runjaic già conosce e che potrebbe giocare più del previsto - come successo già con Karlsson lo scorso anno.
Al posto di Bijol si è cercato a lungo Axel Witsel, profilo che avrebbe dato sicuramente spessore tattico e carismatico alla retroguardia. È un giocatore che conosciamo. Ex centrocampista dalle grandi letture difensive e ordinate col pallone, in questo finale di carriera è arretrato a difensore centrale. Dopo il fallimento del tentativo Alexis Sanchez - ancora in rosa ma chissà perché e per quanto - l’Udinese voleva riprovarci con un giocatore esperto di alto livello. Witsel però ha preferito il Girona per questioni logistiche e ovviamente non è un giocatore “rimpiazzabile” sul mercato. Dietro il suo tentato acquisto c’è forse anche l’idea di trovare una base qualitativa per l’uscita palla da dietro. A centrocampo Runjaic finora ha giocato con mediani intelligenti ma non certo dalla qualità eccelsa - Karlstrom, Zarraga.
Dietro intanto è arrivato Saba Goglichidze, reduce da una stagione a doppia faccia, come tutto l’Empoli lo scorso anno: uno dei giovani rivelazione del girone d’andata, uno dei peggiori difensori del campionato in quello di ritorno. È un braccetto aggressivo, con qualche problema quando deve uscire dalla linea con l’avversario che si è già girato - situazione in cui si scoprono i suoi limiti nell’uno contro uno. In questo pre-campionato ha avuto modo di mettersi in mostra Mattia Palma, centrale difensivo italo-tedesco che sembra avere un grande futuro. «Sento la fiducia di Runjaic» ha detto, ma non ha ancora 18 anni.
Sempre in difesa, l'Udinese sembra sempre più vicina ad Alessandro Zanoli, che andrebbe ad allungare una coperta che a destra è un po' corta (lì, al momento, di ruolo c'è solo Ehizibue). Una trattativa che è legata a quella del Napoli per Juanlu, ormai in dirittura d'arrivo.
Davanti la squadra friulana cerca un centravanti forte fisicamente. Nelle amichevoli pre-stagionali Kienan Davis è apparso piuttosto in forma, ma pare troppo poco affidabile dal punto di vista realizzativo. Luca Kjerrumgaard - un Cristo di quasi due metri, progetto di nuovo Lucca - è arrivato ed è subito stato girato in prestito dal Watford. Un nome che ha circolato è stato quello di Rafiu Durosinmi - classica presa centro-europea da Udinese, visto che gioca nel Viktoria Plzen, 22enne piuttosto grezzo tecnicamente ma dal grande potenziale atletico - ma alla fine probabilmente arriverà Walid Cheddira, sempre che il Napoli dopo l'infortunio di Lukaku non ci ripensi. Un attaccante sgobbone che attacca molto bene la profondità e che si applica tantissimo in pressing, le cui doti di finalizzazione nei campionati di primo livello non sembrano proprio luccicanti (la scorsa stagione 631 minuti e un solo gol con la maglia dell'Espanyol). La speranza, forse, è che nel frattempo fiorisca Iker Bravo, attaccante con qualche colpo ma che è sembrato troppo avulso dalle logiche tattiche dell’Udinese.
In questo pre-campionato l’Udinese ha alternato partite di sofferenza difensiva ad altre di carestia offensiva. Tutto sommato, però, dando buoni segnali. Resta una squadra con una fase senza palla molto organizzata. Quando gli avversari tornano al portiere l’Udinese sa alzare il suo pressing a uomo in modo molto aggressivo.

L'Udinese piuttosto aggressiva.
Se non riesce a ostacolare subito la costruzione, invece, l’Udinese si sistema su un blocco medio comunque abbastanza ambizioso. Perché questa organizzazione regga, servono letture difensive esatte da parte della linea, oppure centrali molto atletici in grado di recuperare. Forse allora il ritardo sul mercato in difesa è ancora più preoccupante di quello in attacco. Ad aumentare l’incertezza, va ricordata, anche la squalifica per calcioscommesse del portiere titolare Okoye, che resterà fuori due mesi.

Il blocco medio di Runjaic.
Col pallone l’Udinese è una squadra diretta e aggressiva, dall’atletismo a tratti straripante, soprattutto sul proprio lato sinistro: Solet da dietro si alza tanto a supportare la fase offensiva, poi ci sono anche Zemura e Kamara. Sul lato destro invece, come abbiamo visto, c'è più incertezza e Zanoli non è propriamente un terzino offensivo.
Insomma: non è ancora molto chiaro come vorrà giocare l'Udinese. L'impressione è che si cerchi dal mercato giocatori che possano rappresentare l'ossatura della squadra, e a seconda delle caratteristiche cambieranno anche gli equilibri tattici e il modulo di gioco; se sarà preponderante la difesa a 4 o a 5. Noi terremo aggiornata questa guida il più possibile, cercando di capire che forma prenderà, e quanto promettente, l’Udinese di Kosta Runjaic. Nel frattempo i tifosi hanno esposto uno striscione di protesta fuori dallo stadio: «Il friulano non va preso per il culo».
MIGLIOR SCENARIO POSSIBILE
A fine mercato l’Udinese acquista un trequartista in grado di dare fluidità e ultimo passaggio all’attacco di Runjaic. Del tutto a sorpresa, sboccia Iker Bravo, autore di 8 gol nel solo girone d’andata. La squadra arriva undicesima migliorando leggermente i punti della scorsa stagione.
PEGGIOR SCENARIO POSSIBILE
Una micro-catena di infortuni azzoppa i punti di forza della squadra, che mostra sempre un’identità coerente ma manca tremendamente di qualità nelle due aree e si tiene a fatica sopra la linea di galleggiamento, pur non rischiando mai davvero di retrocedere.
GIOCATORE DI CUI AVERE LA MAGLIA
Jordan Zemura batte le punizioni e lo scorso anno ha rilasciato un’intervista a The Athletic in cui ha confessato di pensare spesso all’incendio di Londra del 1666. Gli piace la storia e la letteratura inglese. Un ragazzo sensibile, insomma.
POSSIBILE SORPRESA
Matteo Palma è stato uno dei giocatori più positivi nelle amichevoli pre-stagionali. È molto molto giovane ma è così strutturato fisicamente che forse Runjaic potrebbe essere tentato di tenerlo in prima squadra. Ha qualità evidenti.
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