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Giovanni Bongiorno
Tyson Fury ha rubato?
30 ott 2023
30 ott 2023
Abbiamo rivisto l'incontro per provare a fare chiarezza.
(di)
Giovanni Bongiorno
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Se è vero che nella boxe quasi sempre gli allibratori ci prendono, è pur vero che un fenomenale e imprevedibile esordiente come Francis Ngannou nel pugilato non si era mai visto. Qualcuno ha ipotizzato che Tyson Fury abbia passato gli ultimi quattro mesi al pub a bere, qualcun altro ha parlato di “farsa”, fatto sta che Francis Ngannou è stato sconfitto ai punti, al termine dei 10 round di uno degli incontri più strani e controversi della storia del pugilato moderno, andato in scena a Ryad nella notte tra sabato e domenica, davanti a un pubblico ricco di leggende del pugilato e invitati della famiglia reale saudita, come Cristiano Ronaldo. In uno sport viscerale ed emotivo come la boxe, gridare allo scandalo nei match molto combattuti è naturale. Il giudizio finale, quando si arriva come in questo a caso a leggere i cartellini dei giudici, dipende dalla somma dei punteggi dei singoli round. Ogni giudice, cioè, assegna un punteggio (10-9) in favore di chi si è aggiudicato a suo parere il round. Nel caso in cui uno dei due pugili venga messo knockdown, rialzandosi poi prima che l’arbitro conti fino a dieci, il punteggio sarà di 10-8 in favore del suo avversario. Seppur spettacolare, quindi, il gancio sinistro con cui Ngannou ha messo al tappeto Tyson Fury nella terza ripresa in nessun caso basterebbe da solo ad assicurargli la vittoria. E infatti due giudici su tre hanno dato la vittoria Fury.Il giudice Alan Krebs ha visto vincitore Fury con un solo punto di vantaggio, 95 a 94; Ed Garner, dal Canada, invece aveva assegnato la vittoria di Ngannou per 95-94. Il giudice più criticato però è stato Juan Carlos Pelayo dal Messico, che ha assegnato la vittoria a Fury con punteggio di 96 a 93 - significa 7 round sui 10 totali, con un punto in meno per il knockdown - un risultato che forse meriterebbe un’indagine apposita per quanto poco in linea con quanto accaduto nel ring.

Da Lebron James allo stesso Ngannou, in molti hanno gridato allo scandalo, accusando la boxe di essere uno sport corrotto nel midollo che non avrebbe mai e poi mai permesso (salvo in caso di KO) che il campione WBC dei pesi massimi venisse sconfitto da un esordiente, per giunta esponente di spicco di uno sport rivale.Ok, ma Ngannou aveva davvero vinto? Tyson Fury è stato davvero dominato? Oppure, al contrario, la boxe è uno sport così sottile che i (molti) spettatori occasionali che hanno commentato questo match semplicemente non sono in grado di giudicarlo?Insomma chi diavolo ha vinto?Nel primo round Fury è partito forte, avanzando, colpendo, danzando. Ngannou ha preso le misure e scambiato qualche colpo al corpo in risposta, ma in generale Fury ha messo buoni colpi e controllato meglio lo spazio, è parso più sciolto. Possiamo tranquillamente assegnare questo primo round a Fury (10-9) ma è interessante notare come Ngannou abbia già provato a rispondere al diretto del campione con quello stesso gancio che poi nella terza ripresa lo manderà al tappeto. Anche il secondo round, nei miei cartellini, è andato a Fury, anche se Ngannou si è sciolto maggiormente e non solo non ha mai “sbracciato” (come qualcuno si aspettava), ma ha girato sempre sul lato debole di Fury (il mancino, anche quando Fury cambiava guardia) e in alcuni momenti lo ha messo alle corde comportandosi bene dal clinch. Per ora siamo 20-18 per Fury.Il terzo è quello in cui cambia tutto, perché Ngannou ha iniziato a sciogliersi davvero. Con Fury già tagliato sulla fronte, Ngannou prende coraggio e accelera e dopo neanche un minuto aggiunge un primo gancio sinistro all’uno-due e va a segno sul volto, senza conseguenze. Poco dopo Fury va a segno con un uno-due rapido, lo ritenta, ma trova il gancio sinistro di Ngannou a incrociarlo sul lato scoperto e va giù. Ngannou balla sopra Fury sdraiato ed è un’immagine che da sola vale una vittoria morale.

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Ngannou rivendica la definizione che Fury aveva detto di lui, quando aveva presentato l’incontro dicendo che sarebbe stato come vedere Djokovic contro il campione del mondo di ping pong.

Ovviamente questo round è 10-8 Ngannou, e il conteggio totale dopo 3 round è in pareggio: 28-28. Da quel momento Ngannou ha iniziato a cambiare il livello tra volto e corpo in maniera più naturale mentre Fury, intuito il pericolo, ha cambiato guardia e iniziato ad affondare i colpi per poi legare immediatamente in clinch e parlare all’orecchio del suo avversario. Una strategia simile a quella adottata con Wilder, che lo ha portato al successo. Ngannou è rimasto composto e nel quarto round ha di nuovo fatto barcollare Fury, anche se i commentatori hanno detto che era scivolato. Il pubblico ha iniziato a rumoreggiare e Ngannou, compreso l’andamento del match, ha risposto con uno-due e clinch, sembrando sempre più pericoloso e dinamico. Fury ha tentato, al termine del round di apparire più attivo e questo è uno dei round a mio avviso più difficili da giudicare. Dopo averlo rivisto, lo darei a Fury. 38-37 Fury, quindi, finora. Il quinto round è partito con un uno-due di Ngannou e gancio in risposta di Fury. Poco dopo Fury ha messo a segno due uno-due secchi che gli hanno probabilmente garantito il round, mandando Ngannou a vuoto coi suoi colpi. 48-46 Fury dopo la quinta ripresa. Nel sesto Ngannou ha iniziato a cercare più qualità nel colpo secco, piuttosto che nelle combinazioni. Questa scelta gli ha anche dato la possibilità di contrattaccare in maniera più ponderata e precisa. Oltre a un buon uno-due, Ngannou si è fatto vedere qui con buoni colpi al corpo, tra i quali un montante. Fury ha accelerato ed è andato a segno con buoni jab e uno-due, niente di pericoloso, ma comunque dei colpi significativi che danno punti. Anche il sesto, rivedendolo a freddo, mi sembra un round di Fury: 58-55 dopo sei riprese. Nel settimo Ngannou ha iniziato a sentire l’urgenza di fare punti. Qui, gli uno-due e i colpi al corpo di Ngannou sono diventati più concreti, anche in uscita dal clinch. A un certo punto dopo una combinazione diretto-gancio di Fury gli ha tolto il pavimento da sotto i piedi con un colpo al corpo: Fury gli è crollato addosso e anche se i commentatori hanno parlato di nuovo di perdita dell’equilibrio si può vedere come per qualche attimo gli manchino proprio le gambe. Questo round è di Ngannou, ma Fury è sempre in vantaggio 67-65. Nell’ottava ripresa col calo dell’intensità e delle energie, paradossalmente a Ngannou è venuto più semplice gestire il gap tecnico. Clinch e uno-due si sono fatti più frequenti, mentre Fury ha provato a sbrogliare il bandolo della matassa inserendo più frequentemente i montanti nell’equazione, ma Ngannou ha semplicemente incassato e restituito. È venuto fuori, qui, anche il mento di Ngannou, la sua capacità di incassare colpi. Alla fine del round Fury ha subito ancora un bel gancio, sembrando francamente sorpreso. Un altro round per Ngannou. Si entra nel nono col punteggio (sul mio cartellino) di 76-75 in favore di Fury.Va detto che in diretta la sensazione era che Ngannou fosse già avanti, anche se a mente fredda, appunto rivedendo l’incontro, mi accorgo di come in realtà fosse Fury ad avere un piccolo vantaggio. Forse anche Ngannou pensava di star vincendo ed è sembrato rallentare, così Fury ha provato a raddoppiare e poi triplicare il jab. Al terzo assalto, però, il gancio sinistro di Ngannou si è stampato ancora sulla sua fronte. Chiuso e composto, Ngannou ha provato a trovare il colpo risolutore senza perdere troppe energie. Fury ha provato a riportare l’inerzia dalla sua ma i suoi colpi sono stati sterili, si sono infranti quasi tutti sulla guardia di Ngannou. La nona ripresa è stata dal ritmo più basso e ai miei occhi se l’è portata intelligentemente a casa Ngannou. Così si arriva all’ultimo round in situazione di pareggio: 85-85. Il decimo round ha visto Ngannou più attivo col jab, più mobile sulle gambe e più sicuro dei propri mezzi: è subito riuscito a schivare un jab di Fury spostandosi sulle gambe verticalmente all’indietro, ma anche tenendo le braccia basse. A tratti, il campione è sembrato lui. Sempre in perpetuo avanzamento, il camerunese si è preso a mio giudizio l’ultima ripresa di prepotenza, nascondendosi dietro al proprio jab e riuscendo a costringere Fury sul piede posteriore, fuggitivo in casa sua. A poco più di trenta secondi dalla fine, ha addirittura tentato un superman punch, entrando in clinch subito dopo e scatenando l’ilarità e l’eccitamento dei commentatori, a quel punto entusiasti dello spettacolo. Ngannou è andato molto oltre le aspettative, dimostrando di avere più qualità della sola forza bruta, del KO della domenica. Ha mostrato, soprattutto, grande intelligenza, il cosiddetto “fight IQ”. E poi - ma questo conoscendo la sua storia potevamo aspettarcelo - è stato anche umile. Per quanto mi riguarda ha vinto lui l’incontro: 94-95 (concordo, quindi, con il giudice canadese Ed Garner, anche se il mio cartellino non è identico al suo nel giudizio dei singoli round). A mio giudizio Francis Ngannou avrebbe vinto, seppur di misura e in forte rimonta dopo un exploit splendido nel terzo round. Forse, come dicono alcuni appassionati, l’essenza della boxe, quella di demolire psicofisicamente l’avversario con tecnica, tenacia e forza fisica, si è un po’ persa negli ultimi tempi, e si tende più alla conservazione, piuttosto che all’esposizione. La vittoria di Fury e la distanza con le aspettative del pubblico si può spiegare così.

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