Al 75’ di Milan-Fiorentina San Siro è stranamente tranquillo. Fino a pochi minuti prima ha sostenuto con passione lo sforzo della squadra di casa di trovare il gol del vantaggio, ma la partita sembra essere entrata in una fase di stanca. Un lancio sbilenco di Tomori viene raccolto da Amrabat poco dopo il centrocampo e senza molta pressione serve Torreira davanti a lui, che a sua volta attiva sulla sinistra Bonaventura. Accanto a lui c’è Biraghi, che quasi passeggia, stanno troppo attaccati e davanti a loro ci sono Calabria e Tonali che li chiudono verso la rimessa laterale. Il numero 5 della Fiorentina se ne esce però con un trucco di magia: con un movimento di anca inganna i due avversari e dopo una pausa impercettibile allunga di punta il pallone per il compagno che come una molla si carica e crossa una fiondata di sinistro. Al centro Cabral ha tagliato davanti a Theo Hernandez, che è un po’ pigro e lo lascia fare. Il pallone spiove precisamente all’incrocio delle righe dell’aria piccola e il centravanti della Fiorentina lo impatta di testa con violenza, come a voler bucare la rete, sicuro che ci arriverà.
Non sarà così: Maignan, come se non aspettasse altro, piega le ginocchia per andare alla sua destra, allunga le braccia e con le due mani aperte spinge il pallone verso l’alto per toglierlo dal suo destino di gol. Poi, come se l’avesse addomesticato, quello gli ricade tra le mani mentre è a terra.
È questo slancio, e le sue conseguenze sul campionato, che hanno permesso a Mike Maignan di vincere il premio di giocatore del mese di aprile, battendo la concorrenza di Ciro Immobile, sei gol mensili, nettamente meglio di chiunque altro nello stesso periodo di tempo; Gerard Deulofeu, che nel monumentale aprile dell’Udinese (7 partite giocate, 18 gol segnati) è stato un assoluto trascinatore con tre gol, due assist e tanta qualità; e Marko Arnautovic, che sembra finalmente aver capito come far valere la sua classe anche in Serie A giocando grandi partite contro squadre come Inter e Juventus.
È la prima volta che un portiere vince questo premio in Serie A e c’è da dire che, se le prestazioni della squadra influenzano la scelta di chi vota, mai come questo mese sembra un premio dato a tutto il Milan, che ad aprile ha reso reale il suo sorpasso sull’Inter e pur non essendo la squadra ad aver fatto più punti negli ultimi trenta giorni ha sicuramente fatto quelli più importanti. Volendo essere meno dispersivi possiamo dire che, almeno, è un premio al reparto difensivo rossonero, che nelle difficoltà è riuscito a trovare un suo assetto diventando imperforabile, con numeri che lo rendono il migliore d’Europa. Nelle ultime 9 partite di campionato il Milan ha subito 2 gol, e se la fase difensiva non è fatta solo dai difensori, è difficile non esaltare le prestazioni dei centrali Tomori e Kalulu (che aveva iniziato la stagione da terzino di riserva) e quelle, appunto, di "Magic Mike" Maignan.
I portieri non possono influenzare le partite toccando tanti palloni, dribblando tutti o segnando triplette, ma hanno questi momenti dalla loro parte, attimi che finiscono per sedimentarsi nella memoria dei tifosi. Contro la Fiorentina è stato il gol di Leao a incendiare la folla, prendersi tutti i meriti, eppure dopo la partita è stato necessario tornare a quell’evento, la parata su Cabral, avvenuta solo sette minuti prima ed esaltarlo come antefatto necessario a una vittoria che oggi è fondamentale, ma un domani potrebbe essere decisiva per i destini del Milan. Lo stesso centravanti brasiliano non sembra essersene fatto una ragione, tanto che la sera stessa ha postato una foto del suo colpo di testa con tanto di emoticon arrabbiata, come a dire “dovevi fare il fenomeno proprio con me”.
Non è la prima volta che Maignan fa questo tipo di interventi, parate che riverberano il loro effetto sul risultato finale. Nel derby, la partita che ha cambiato la stagione del Milan, ne ha fatte almeno tre prima della doppietta di Giroud. Se ne potrebbero citare tante altre di queste parate, ne avevamo parlato qui, e non sarebbe sbagliato definirlo semplicemente “il miglior portiere del campionato”. Si vede a occhio, ma lo dicono anche i numeri: per le statistiche avanzate ha il miglior rapporto tra gol previsti (aggiustando in base alla qualità del tiro) e gol subiti.
Il premio però è per aprile, cioè un totale di cinque partite in cui Maignan ha subito un solo gol, proprio da Immobile suo rivale per il premio di giocatore del mese. In queste cinque partite Maignan ha dovuto effettuare solo undici parate, poco più di due a partita. Un numero esiguo, a dimostrazione di come sia stato tutto il reparto a fornire grandi prestazioni, ancora di più se pensate che di queste undici almeno sette le avreste fatte anche voi (o magari no, ma insomma sono quel tipo di interventi che i portieri fanno ad occhi chiusi, quelli che chiamiamo “normale amministrazione”). Ne rimangono fuori quattro, un totale di pochi secondi di lavoro che quasi finisce per smarrirsi nei 450 minuti che Maignan è stato in campo questo mese, ma che - una considerazione spicciola ma sempre efficace - valgono “quanto un gol”. E mai come ad aprile i gol valgono doppio, soprattutto se ti stai giocando lo Scudetto.
Se quella con la Fiorentina è il picco emotivo e tecnico delle sue prestazioni recenti, le altre tre non sono certo banali. Contro il Bologna, sul risultato di 0-0, che sarà poi il risultato finale, è un suo volo plastico a togliere con le punta delle dita da sotto la traversa un bolide di Barrow. Una di quelle parate dove è difficile bilanciare il rapporto tra difficoltà e spettacolarità, e che però sono due elementi che non devono per forza essere in contrasto: Maignan è anche un portiere evidente, che senza avere uno stile impeccabile fa parate che gasano i tifosi e i compagni di reparto. La capacità di fomentare l’ambiente con una parata è forse addirittura più evidente nella seconda, fatta una settimana dopo nella partita contro il Torino su un tiro di Vojvoda. L’esterno granata si sposta il pallone sul destro e dal limite dell’area di rigore lascia partire un tiro forte e con un leggero effetto a rientrare che lo portava all’incrocio. Maignan, che era posizionato benissimo, reagisce con un balzo e allungando i dorsali nega il gol al Torino, usando quasi il polso per far schizzare il pallone in alto, come non volesse semplicemente parare, ma fare una dichiarazione d’intenti, che poi è stata ripresa nella sua perentorietà anche dagli account social del Milan.
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Sono due parate arrivate in due partite finite 0-0, partite che sembravano frenare le ambizioni di Scudetto del Milan, che si era perso in un bicchier d’acqua in quelle settimane e che anche grazie al francese hanno portato due punti che adesso pesano. In questo la funzione di Maignan non è solo quella di parare, che come abbiamo visto gli riesce benissimo, ma - pur essendo arrivato solo quest’anno - è impossibile non notare il carisma e la serenità che trasmette ai compagni. «Sembra sia al Milan da dieci anni» ha detto recentemente Stefano Sorrentino, uno che di portieri carismatici se ne intende, dando il merito anche alla velocità con cui ha imparato l’italiano. Se ne sono accorti da subito anche i tifosi, che l’hanno eletto rapidamente a beniamino, anche per la posizione scomoda che è andato ad occupare dopo l’addio di Donnarumma.
Maignan è arrivato a Milano con quasi 200 presenze con la maglia del Lille sulle spalle, ma era difficile immaginarsi si sarebbe affermato in maniera così netta. Quello che stupisce è la qualità con cui guida la squadra partendo da dietro, e non solo con le parate appunto. Contro la Fiorentina, che pressava a uomo tutti i suoi compagni, si è preso anche la responsabilità di iniziare l’azione con i piedi, risolvendo più di un problema alla costruzione dal basso della sua squadra. Lo stesso Pioli l’ha fatto notare dopo la partita, dicendo che era stato il migliore in campo: «Chiaramente per la parata che ha fatto, ma non soltanto. È stato l’unico giocatore del Milan a non essere pressato e che con la palla ha giocato molto bene». Sono quindi tante le cose che sa fare bene Maignan, dentro e fuori dal campo, certo poi parare è quella che gli riesce meglio. La dimostrazione è l’ultima delle quattro parate di aprile, meno decisiva dato che è arrivata nel recupero della partita col Genoa che il Milan stava vincendo 2-0, ma non per questo più facile.
Il colpo di testa di Hernani è di quelli che rimbalzano appena prima della linea, traiettorie che per i portieri sono difficilissime da leggere e fermare. Maignan però è ben posizionato - lo è sempre - e attento - lo è sempre - e la fa sembrare quasi una parata facile, anche se deve andare giù in una frazione di secondo e impattare il pallone di controbalzo spingendolo lontano dalla mischia.
Tutti sono pazzi di Maignan, dentro e fuori dal Milan. I commenti sono tra lo stupito e l’esaltato, tra ex portieri che ne esaltano le qualità e giornalisti che ne evidenziano l’importanza nel percorso dei rossoneri. Nei giorni scorsi è stato nominato nella cinquina dei migliori calciatori francesi che giocano all’estero dal corrispettivo francese dell’AIC. Anche i compagni non fanno che parlarne bene, riconoscendogli quella leadership che si nota anche dal divano. Un calcolo, non credo scientifico, ha attribuito al Milan 23 punti in più grazie alle sue prestazioni. Al di là dei numeri, è pacifico come sia uno dei protagonisti di questa squadra, di come ne incarni lo spirito vincente. Certo, un singolo non può fare molto nel calcio, e il disastro per i portieri è sempre dietro l’angolo, ma con Maignan alle loro spalle la sensazione è che tutto il Milan sia più tranquillo e sicuro, anche per le prossime tre partite.