Thomas Tuchel è in piedi davanti alle telecamere del canale ufficiale del Chelsea. La sua squadra ha appena perso contro la Dinamo Zagabria all’esordio stagionale in Champions League e non sembra sereno: si gratta la barba, sbuffa, dice di non capire da dove arriva questa prestazione. Gli chiedono cosa chiederà alla sua squadra dopo una sconfitta del genere. Lui sembra particolarmente seccato di dover rispondere a questa domanda: sbuffa di nuovo, dice di non saperlo, sbuffa una terza volta e poi una quarta. Parla di errori individuali e collettivi, senza rispondere veramente. L’intervistatore gli chiede allora della prossima partita del Chelsea e lui si innervosisce ancora di più: «Dieci minuti fa stavo pensando a questa partita e ho zero voglia di pensare alla prossima» taglia corto.
Qualche ora dopo l’improvviso comunicato con cui il Chelsea ne annuncia l’esonero fa assumere a quel nervosismo tutto un altro significato. Tuchel sapeva già che la sconfitta lo avrebbe allontanato dalla panchina del Chelsea? Per tutti gli altri, invece, è stato un fulmine a ciel sereno: l’allontamento inspiegabile dell’allenatore che solo sedici mesi prima aveva portato il Chelsea sul tetto d’Europa, per qualcuno il migliore al mondo dopo Klopp e Guardiola.
La luna di miele
Se l’addio ci appare tanto improbabile è perché il matrimonio tra Tuchel e il Chelsea è stato quasi perfetto, almeno all’inizio. Il suo arrivo è stato l’incontro tra un allenatore con un’identità chiara e una squadra ricca di talento da plasmare, che era stato totalmente incompreso dal suo predecessore.
Il suo impatto sul Chelsea è stato netto ma non immediato: nelle prime partite Tuchel ha sperimentato, soprattutto sugli esterni e nei tre giocatori offensivi, alla ricerca dell’assetto migliore. Alla fine la soluzione che porterà i Blues a vincere la Champions League sarà l’uso di due esterni capaci di abbinare tecnica e atletismo come Reece James e Ben Chilwell per attaccare l’ampiezza e un tridente privo di riferimenti centrali ma sorprendentemente efficace composto da Mason Mount, Kai Havertz e Timo Werner. In particolare è stato il rendimento di Mason Mount a cambiare con l’arrivo del nuovo allenatore, diventando l’uomo in grado di legare il centrocampo e l’attacco, un'arma cruciale per il pressing e un giocatore decisivo sotto porta (8 gol e 4 assist).
Il Chelsea di Tuchel parte a fari spenti, l’esperienza con Lampard si è chiusa in maniera negativa e nessuno crede possa essere una squadra pericolosa, nonostante sia arrivata in semifinale di Champions League eliminando Atletico Madrid e Porto. Poi però arriva il doppio confronto con il Real Madrid di Zidane – affrontato senza pressioni – e tutti iniziano ad accorgersi che qualcosa a Stamford Bridge è cambiato.
È nella preparazione di sfide come quella con gli spagnoli che risaltano le migliori abilità di Tuchel. Il tedesco è brillante nel studiare soluzioni specifiche per mettere in difficoltà gli avversari, usa la qualità del suo Chelsea per modellare una squadra che domina per tutti i 180 minuti, mettendo in mostra un calcio di livello celestiale.
Tuchel ha l’aspetto di un cattivo dei fumetti – per certi versi sembra il Teschio Rosso, nemico di Captain America – e la sua figura sembra più simile a quella di uno scienziato pazzo che non a quella di un allenatore di grido. Nella partita successiva, la finale, Tuchel si trasforma effettivamente nel villain della storia. Contro il City di Guardiola il suo Chelsea gioca una partita perfetta: Tuchel disegna una squadra più bassa e corta ed espone tutti i demoni di Guardiola. La vittoria arriva quasi naturale, Tuchel batte l’allenatore spagnolo, impedendogli di leggittimare con il trofeo più importante il valore del suo lavoro fuori dal Barcellona, nel City degli sceicchi che sogna l’affermazione europea.
In maniera sorprendente il Chelsea passa, in sei mesi, da essere la sesta squadra in Premier League a essere la prima in Europa.
Le difficoltà nel confermarsi
Per migliorare la squadra campione d’Europa, il Chelsea punta tutto su Lukaku, arrivato dall’Inter in piena crisi finanziaria per coprire quell’insopportabile problema che era diventato Timo Werner, un centravanti divenuto incapace di segnare.
La rosa è comunque di livello altissimo e le aspettative dopo la vittoria europea sono, se non di ripetersi, almeno di dare filo da torcere a Liverpool e City in Premier. L’inizio di stagione fa pensare che andrà proprio così: tra agosto e ottobre i Blues vincono otto partite su dieci, fermano sul pari il Liverpool giocando in dieci tutto il secondo tempo e cadono solo contro il Manchester City.
La stagione sembra quella di una squadra che può lottare per il titolo e, a ottobre, il rientro in campo di Chilwell sembra dare un ulteriore dimensione alla squadra. In 12 partite il Chelsea segna 29 gol perdendo solo in casa della Juventus in Champions League. Al ritorno con i bianconeri, a fine novembre, in una partita vinta 4-0, però, l’esterno inglese si rompe il crociato.
Il suo infortunio sembra effettivamente il momento spartiacque della stagione del Chelsea e, con il senno di poi, dell’avventura di Tuchel. Infatti, riproposto sul lungo termine, Marcos Alonso non riesce a coprire bene il buco lasciato dall’esterno inglese e il Chelsea perde, di fatto, un uomo fondamentale per attaccare l’ampiezza e non riesce più a forzare adeguatamente le squadre che si difendono con blocchi bassi.
Dalla partita in cui perde Chilwell, il Chelsea ne vince solo quattro delle successive dieci, subendo 14 gol dopo averne subiti appena metà nelle 19 precedenti. Di fatto, questo è il momento in cui il Chelsea finisce per defilarsi dalla lotta al titolo. A fine 2021, ad aggravare la situazione, arriva l’infortunio di Reece James.
La conseguenza principale di questo infortunio è che, a inizio 2022, il Chelsea si presenterà molto spesso con una difesa a 4. Una scelta che sembra orientata soprattutto dalla fatica che fa la coppia di esterni ad attaccare adeguatamente gli ultimi metri.
Sempre in questo periodo arriva l’intervista di Lukaku a Sky. Le parole del belga creeranno una frattura profonda con Tuchel, che lo metterà da parte un paio di mesi dopo come conseguenza dell’orrenda partita da sette palloni toccati contro il Palace.
https://twitter.com/Squawka/status/1495167830844653568
Nell’arco di dieci giorni, il Chelsea vince il Mondiale per Club ma perde, ai rigori contro il Liverpool, la finale di Coppa di Lega. A marzo, le sanzioni portano al congelamento degli asset di Abramovich e il Chelsea rischia, forse non realmente ma almeno teoricamente, di fallire. I fondi del club sono bloccati e a marzo Tuchel si offre, non sappiamo quanto ironicamente, di guidare il pullman per la trasferta a Lille in Champions League. Le sanzioni imposte ad Abramovich impediranno anche al club di trattare il rinnovo di Christensen e Rüdiger: entrambi lasceranno il club a giugno.
Il Chelsea, nonostante il caos intorno a sé, riesce a riprendere in mano la sua stagione e a portarla a termine con un ottimo terzo posto, prima di spegnersi nel finale, perdendo, di nuovo ai rigori contro il Liverpool, la finale di FA Cup. Anche l’eliminazione in Champions League contro il Real Madrid darà l’idea di una squadra non in grado di ripetere i picchi della stagione precedente, ma di certo non persa, visto che si arrenderà solo ai supplementari dopo una rimonta spettacolare in un doppio confronto in cui forse avrebbe meritato anche qualcosa di più.
La stagione del Chelsea è estremamente particolare sia per l’andamento altalenante, ma soprattutto per le vicende societarie, con tutto il trambusto intorno ad Abramovich con l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, tuttavia Tuchel sembra uno dei pochi saldi al comando, mostrando anche una vena da gestore più risoluta rispetto all’idea da allenatore nevrotico e inadatto a gestire le difficoltà dello spogliatoio che avevamo sempre immaginato.
La strana gestione del mercato
Nel frattempo al Chelsea arriva un nuovo proprietario, Todd Boehly. Imprenditore, ex wrestler e miliardario americano, Boehly accentra su di sé tutte le figure dirigenziali del Chelsea. Per quanto possa sembrare assurdo, un uomo senza esperienza alcuna nel mondo del calcio diventa il direttore sportivo della squadra campione d’Europa in carica. Tuchel, normalmente abituato a essere solo un head coach, diventa un first team manager. La differenza, sottile ma sostanziale, riguarda l’aspetto della gestione dell’organico: l’allenatore tedesco viene infatti coinvolto attivamente nella programmazione del mercato. Il primo risultato è, non sorprendentemente, l’epurazione di Lukaku, un anno dopo il suo costosissimo acquisto viene rispedito all’Inter in prestito.
Rispetto alla maggioranza dei club inglesi, che si sono mossi con grande anticipo per chiudere i colpi più importanti – pensate a Haaland e Nunez annunciati a maggio – il Chelsea rimane molto indietro. Il primo acquisto, Raheem Sterling, viene annunciato a metà luglio, nel pieno della tournée americana. Sterling, però, non sembrava una reale priorità del club che, con la partenza di Rudiger e Christensen a fine contratto e la paventata cessione di Azpilicueta si trova a svolgere gran parte della preparazione – quest’anno anticipata per i Mondial in Qatar – con solo tre difensori centrali a disposizione di cui uno, Sarr, a sua volta ceduto. Il club cerca per qualche settimana di trattare con Matthijs de Ligt ma alla fine rinuncia e si orienta sul napoletano Kalidou Koulibaly, che verrà aggiunto alla rosa solo il 16 luglio, con l’esordio stagionale in programma appena tre settimane dopo.
Una situazione del genere non può che indispettire Tuchel che, infatti, dopo aver perso per 4-0 l’ultima amichevole contro l’Arsenal, Tuchel va a lamentarsi con toni abbastanza netti: «Non siamo stati abbastanza bravi. Non siamo stati competitivi». A rendere, però, più pesante il quadro, è ciò che aggiunge dopo: «Non posso garantire che saremo pronti tra due settimane».
Tuchel chiede dei rinforzi. Uno di questi, Cucurella, arriva il giorno prima dell’esordio in Premier e smuove il mondo per le cifre del suo acquisto. Il Chelsea forse non aveva troppo bisogno di Cucurella e, anzi, sembrava necessitare più di un centrale per coprire il lato destro della difesa a tre. Per alcuni il suo acquisto è stato fatto come uno sgarbo al City, interessato al terzino del Brighton.
Le prime uscite del Chelsea non sembrano comunque così negative. Se la condizione non è ottimale, la squadra di Tuchel vince senza troppi patemi contro l’Everton e alla seconda giornata affronta il Tottenham. Il tecnico tedesco prepara benissimo la sfida con Conte: mette in campo un undici che oscilla tra un 3-4-2-1 senza palla e un 4-4-2 in possesso. Cucurella, a una settimana dal suo arrivo, diventa l’uomo chiave per gestire la transizione tra i due sistemi. Quella di Tuchel è un’altra intuizione brillante perché gli regala un uomo in più in pressing, Mason Mount, e una maggiore presenza di giocatori avanzati in fase di possesso. Il risultato è senza dubbio positivo: la squadra di Conte non riesce a uscire dalla propria metà campo per quasi un’ora.
Il principale problema, tuttavia, del Chelsea è la creazione delle occasioni: Sterling e Havertz, nominalmente le due punte, tendono ad allargarsi molto, svuotando sistematicamente l’area di rigore. Ironia della sorte, questo sistema avrebbe forse beneficiato maggiormente della presenza di una prima punta più tradizionale come poteva essere Lukaku. I problemi in finalizzazione dei due attaccanti sono cosa nota: il gol arriva da un bellissimo tiro al volo di Koulibaly mentre Sterling e Mount si mangiano almeno due buone occasioni in area. Il Chelsea sembra comunque in controllo, ma a venti minuti dalla fine il Tottemham pareggia, in maniera abbastanza casuale, mandando su tutte le furie Tuchel, che arriva quasi allo scontro con Conte, andato a festeggiare dalle sue parti.
Il Chelsea, però, sembra ancora in controllo e, infatti, su un recupero alto di Koulibaly trova il 2-1 muovendo rapidamente il pallone da sinistra a destra fino a recapitarlo sui piedi di James all’interno dell’area. Tuchel esplode e corre verso i suoi giocatori per festeggiare. In una storia messa su Instagram dopo la partita, Conte dirà che se lo avesse visto gli avrebbe fatto lo sgambetto. Tutto ciò non basterà visto che, a partita quasi finita, Kane riuscirà a girare in porta un angolo non ben difeso dai Blues e portare il risultato sul 2-2.
Il pari fa scoppiare la tensione in campo: Tuchel va per stringere la mano a Conte che distoglie lo sguardo. Tuchel dà di matto, mantiene la stretta di mano e gli urla contro di guardarlo in faccia. Dai microfoni ambientali si sente Conte urlargli “Che vuoi? Che vuoi?” Prima che giocatori e staff intervengano per dividerli. Entrambi verranno squalificati.
Questo episodio lì per lì è sembrato raccontare più la carica emotiva con cui Tuchel vive il calcio, ma forse erano già il sintomo di una tensione nervosa che si portava da prima della partita e che aveva visto nella sua squadra.
Nel turno successivo infatti il Chelsea deflagra, perdendo malamente in casa del Leeds. La squadra di Jesse Marsch gioca con un’intesità che quella di Tuchel non riesce a pareggiare. Emblematico il primo gol: su un appoggio tranquillo di Thiago Silva, Aaronson va in pressione su un Mendy poco reattivo, strappandogli il pallone dai piedi e appoggiando nella porta vuota. Il gol ha una carica surreale nella velocità a cui l’americano sembra andare rispetto ai suoi avversari. Passano non più di cinque minuti e Rodrigo si infila tra James e Gallagher per girare in porta una punizione di Harrison e fare il 2-0. Il Chelsea continua la sua partita in cui mantiene il possesso in maniera sterile e poco dopo l’ora di gioco la difesa si perde, nella stessa azione, prima Rodrigo e poi Harrison, regalando anche il terzo gol. La squadra sembra cedere al nervosismo, rischia di regalare il quarto gol e, alla fine, Koulibaly si innervosisce sbracciando, da ammonito, su Gelhardt e facendosi espellere.
Ciò che impressiona, più dell’andamento della partita, è l’inerzia di una squadra che dovrebbe vivere sulla sua intensità. Proprio questo, infatti, sembra essere il momento in cui la gestione di Tuchel arriva a una conclusione. Stando a quanto riporta The Athletic, proprio dopo il 3-0 di Elland Road i rapporti tra Boehly e Tuchel precipitano, così come comincia a precipitare anche il morale della squadra.
Il Chelsea, con non poca fatica, batte il Leicester prima di perdere nuovamente con il Southampton e solo il VAR gli eviterà di farsi fermare sul pari dal West Ham.
Cosa non ha funzionato?
In queste ultime partite il Chelsea è sembrato una squadra spenta, che soffre l’intensità dei suoi avversari e che non sa cosa fare con il pallone. Forse il mercato avrebbe dovuto rendere meno pesante questa situazione ma tra le mastodontiche spese fatte dal club è, forse, mancata una figura capace di stabilizzare il centrocampo dei Blues, sempre appeso alle condizioni di salute, ormai precarie, di N’golo Kanté.
Proprio i continui problemi fisici del francese hanno costretto Tuchel a cercare costantemente delle soluzioni – quasi mai con successo – per dare equilibrio al suo centrocampo. Di queste scelte hanno risentito, a vario grado, sia Gallagher che Loftus-Cheek ma anche i giocatori del reparto offensivo: Sterling e Havertz hanno segnato, in tutto, quattro gol in sette partite. Tutto il Chelsea si è fermato a otto.
Nel reparto difensivo, Koulibaly ha mostrato incertezze in diverse letture: l'ultima è stata la blanda uscita su Petkovic nella partita contro la Dinamo Zagabria da cui è nato il gol decisivo. Anche in possesso il centrale senegalese non è apparso troppo a suo agio, garantendo meno volume nei lanci in verticale e in diagonale rispetto a quanto fatto da Rüdiger negli anni passati. L’errore di Koulibaly contro la Dinamo ha poi reso da incubo anche il debutto di Wesley Fofana. Il francese, infatti, è stato costretto alla figuraccia dovendo rincorrere, invano, Orsic per quasi trenta metri. Un errore forse non grave ma che pesa dieci volte tanto se a farlo è un giocatore da quasi 90 milioni di euro.
Se le prestazioni non erano all’altezza, l’esonero di Tuchel è sembrato prematuro visti gli evidenti ritardi con cui gli è stata costruita la rosa per affrontare la stagione, una rosa – tra l’altro – molto cambiata rispetto a quella delle precedenti due stagioni.
Ma forse c’è qualcosa che va oltre i risultati di campo nella scelta del Chelsea. Stando alle ricostruzioni di The Athletic, Tuchel ha preso parte alla partita con la Dinamo, la sua centesima da allenatore del Chelsea, sapendo già che sarebbe stato l’ultima. Sempre le stesse ricostruzioni spiegano che il problema è stato principalmente legato – potrete immaginarlo – alle incomprensioni con la società e con alcuni giocatori, tra cui probabilmente Ziyech, costretti costretti ad allenarsi separatamente durante la preparazione.
Uno dei retroscena più curiosi lo ha raccontato il giornalista della Bild Christian Falk, secondo cui uno degli argomenti di attrito tra Boehly e Tuchel ha riguardato la possibilità che il Chelsea prendesse Cristiano Ronaldo. Le ricostruzioni parlano addirittura di un Tuchel infastidito anche solo dal dover spiegare perché non era favorevole al suo arrivo.
https://twitter.com/cfbayern/status/1567544848621658113
Lo stesso Tuchel, inoltre, non ha mai nascosto la sua avversione a partecipare alle riunioni con gli scout del Chelsea, mandando spesso persone a lui vicine a prendervi parte. Le scelte operate da Boehly, in tal senso, sono strane e difficili da capire; lo sono, soprattutto, in una stagione in cui le tempistiche sono iper-compresse a causa del mondiale. Il rapporto tra i due, pare, fosse assolutmente compromesso. A leggere i retroscena l’incomunicabilità era totale, a partire dal primo incontro in cui – pare – Boehly ha disegnato la squadra con un 4-4-3, usando un giocatore in più di quelli che si possono schierare in movimento.
A sostituire una brillante mente calcistica come quella del tedesco arriverà un’altra mente che potrebbe rivelarsi altrettanto brillante: Graham Potter. L’ormai ex tecnico del Brighton è, infatti, uno dei tecnici emergenti più interessanti del panorama britannico e il suo Brighton è stato, in questi anni, un laboratorio di idee impareggiabile, i cui concetti di gioco sono sempre stati incredibilmente mutevoli. Potter trova un gruppo dalla qualità innegabile e con potenzialità ancora inesplorate. Ciò che lascia, comunque, perplessi è quanto tempo gli verrà dato per inserire le sue idee, vista pazienza avuta con il suo predecessore.