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Tre domande sulla finale
09 lug 2016
09 lug 2016
Le chiavi tattiche, le nostre favorite, i potenziali MVP: tutto quello che vi serve per arrivare pronti alla finale degli Europei.
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Questa è la finale del tabellone: il calendario è stato decisivo. La Francia è arrivata alla partita contro la Germania molto più fresca; al Portogallo è bastato vincere solo una partita nei 90 minuti. Non credo che ci sarà una questione di tenuta atletica, perché ci arrivano quasi allo stesso modo. È anche la finale delle squadre di casa: Parigi è la seconda città d’Europa per numero di cittadini portoghesi (solo Lisbona ne ha di più). Basta farsi un giro per le strade di molte città francesi per vedere bandiere rosse e verdi sui balconi.

 

Solo che da una parte la Francia ci arriva con una pressione enorme: deve vincere, e la finale con un outsider aumenta ancora di più la necessità della vittoria. Il Portogallo, invece, come minimo ha già eguagliato il massimo risultato della sua storia, la finale del 2004: è un piccolo vantaggio, che pareggia però la grande tradizione francese, con 2 tornei internazionali su 3 vinti in casa (1984 e 1998). I prudenti fanno bene a scommettere sulla Francia, ma questo Portogallo è perfetto per un torneo del genere: abile ad adattarsi a tutte le situazioni, destrutturato e quindi iper-flessibile, lento ma con picchi di velocità in fase offensiva. Fernando Santos prima degli Europei aveva detto che il Portogallo era pronto a

una frase molto forte e che incredibilmente è servita allo scopo di dare fiducia ai suoi giocatori

 

 



Già dai quarti ho indicato il Portogallo come possibile favorita per una questione di tabellone: la partita più impegnativa l’ha giocata agli ottavi con la Croazia, poi nei quarti con la Polonia il livello di difficoltà è già sceso e con il Galles la partita è durata un tempo. Dall’altra parte, la Francia ha giocato la sua partita migliore con la Germania, anche a livello nervoso sarà difficile in tre giorni resettare e ritrovare la concentrazione giusta.

 

Qualcuno mi ha fatto notare che qualcosa di simile è successo in Nba con i Cavs, anche se su una serie di partite. Credo che arriveranno più freschi (Cristiano Ronaldo in semifinale dopo aver ritrovato contatto con il suo mondo, cioè dopo aver segnato sembrava si stesse allenando) e con meno da dimostrare. Potranno fare la loro solita partita e lasciare che sia la Francia a spendere più energie per rompere l’inerzia. Poi magari la Francia entra in campo carica come i primi minuti con la Germania, trova un gol subito e allora cambia tutto, ma il Portogallo è una squadra anche solida e Fernando Santos è sempre stato molto attento a prendere contromisure al gioco dei suoi avversari. Sul mio giudizio pesa anche la poca stima che nutro nei confronti di Deschamps e non so se dovrei cambiare idea visto che quanto meno in questo Europeo ha il merito di aver trovato l’undici iniziale. Sarà interessante vedere se e come cambierà in relazione alle contromisure di Santos, ammesso che saranno efficaci. Tiferò Francia, perché mia moglie e molti miei amici sono francesi, con la speranza che la differenza di valori a centrocampo sia decisiva, ma ho imparato a rispettare le squadre come il Portogallo.

 

 



Francia e Portogallo sono arrivate in finale avendo affrontato durante il proprio percorso una sola avversaria di pari rango o talento, Germania e Croazia rispettivamente. Non è un merito né una colpa, semplicemente una constatazione che rende difficile capire quanto sia ampio il loro margine di miglioramento in una partita decisiva e stabilire con chiarezza una favorita. Non mi sento di dire che la Francia parta molto avvantaggiata, nonostante sia più forte e giochi in casa: la stessa situazione in cui si trovò il Portogallo nel 2004 quando perse dalla Grecia, per cui non credo esista altra Nazionale più felice di trovarsi dall’altro lato della barricata. Mentalmente il Portogallo è nelle condizioni migliori: è andato oltre le aspettative e non è condannato a vincere, al contrario della Francia. Uno dei fattori decisivi potrebbe essere la capacità dei portoghesi di tirare per le lunghe la partita e di saper aspettare senza ansia o frenesia il momento per colpire. Se si dovesse arrivare ai supplementari o ai rigori, credo sarebbero più a loro agio della Francia, che fin qui ha chiuso al 90’ tutte le sue gare a eliminazione diretta.

 



 



Senza stare a scomodare troppo la teoria dei corsi e ricorsi storici, ma semplicemente mettendo a confronto il tabellone di Euro 2016 con quello di Euro 2004, al netto del sostanziale numero ridotto di partite salta all’occhio come il Portogallo - l’ultimo paese ospitante e finalista in tempi moderni - fosse arrivato in finale con un percorso simile a quello della Francia quest’anno: vale a dire sfidando la sorte di un tabellone

, che gli aveva frapposto sul cammino Inghilterra e Olanda. La Grecia, di par suo, che per il gioco dei ruoli è il Portogallo di Euro 2016, magari un pelo più

ma solo se ci abbandoniamo a un sentimentalismo spicciolo (la squadra di Rehhagel magari non era bella da vedere ma quadrata e tatticamente disciplinata proprio come l’undici di Fernando Santos, per quanto priva di un superuomo come Cristiano Ronaldo, ammesso e non concesso che siano esistite

squadre con un trascinatore del calibro di CR7 in termini di

e personalità), si era dovuta sbarazzare

della Francia e della Repubblica Ceca, l’altra

della manifestazione (continuiamo a giocare? Potremmo paragonarla al Galles).

 

L’esercizio di stile dell’accostamento potrebbe non essere significativo di nulla in particolare, ma è cionondimeno funzionale alla narrativa piena di epos e potenziali lacrime della

: quando giochi sui tuoi campi, sorretto dall’incitamento del tuo Paese, e ti lasci alle spalle cadaveri eccellenti, l’errore più eclatante nel quale puoi incappare è quello di credere che

, che la strada sia in discesa, e che al termine di quella discesa ci sia

. Che è poi il motivo per il quale, senza spingermi a dire che farò il tifo per loro, un po’ spero - e credo - che il Portogallo possa alzare questa Coppa Delaunay. La convinzione che i professionisti del calcio moderno possano non avvertire (e crollare sotto) il peso dell’aspettativa è una fallacia classica, e dimostrazioni ne abbiamo avute quante ne volete, a partire dal rigore sbagliato da Messi nell’ultima finale della Copa América di cui era considerato naturale vincitore all’impotenza - risalendo a ritroso - di fronte al destino di Figo e dello stesso CR7 nella finale di Lisbona di 12 anni fa.

 


Il piacere, sadico se vi pare, di vedere il favorito crollare sul traguardo.


 

 



Per quello che vale la tradizione, la Francia nel dopoguerra non ha mai fallito l'appuntamento in casa: Europei 1984, Mondiali 1998. Proprio agli Europei la Francia affrontò in semifinale il Portogallo nella più bella partita del torneo. Al Velodrome di Marsiglia, dopo l'1-1 al termine dei tempi regolamentari, nei supplementari il Portogallo andò in vantaggio con Jordao e solo a 6 minuti dalla fine la Francia riuscì a pareggiare, per segnare il gol della vittoria al con Platini, che, dopo 120 minuti di gioco e con una nazione intera sulle spalle,

di stoppare un pallone a tre metri dalla porta prima di metterlo in rete. In quell’Europeo, con 9 reti in 5 partite e un dominio totale del gioco, Platini realizzò quella che forse può essere considerata la più grande prestazione globale di un calciatore in un torneo internazionale.

 

Anche alla luce del passato che non vede sconfitte, la pressione è sulla nazionale francese, mentre il Portogallo, escluso Ronaldo, ha già fatto moltissimo arrivando in finale. Complessivamente però sono due squadre piuttosto giovani di età ed esperienza (Pogba, Griezmann, Payet, Joao Mario, Guerreiro, Renato Sanches.. ), con potenzialmente tante altre partite da disputare e trofei da vincere. Forse la pressione non sarà quindi un fattore così determinante. Escludendo però Ronaldo.

 

Il momento delle due squadre è ottimo. La Francia viene dalla vittoria contro l’unico top team incontrato e sembra avere trovato l’XI titolare. Proprio in semifinale il Portogallo ha vinto la sua prima partita all’interno dei 90 minuti e di certo aumentato le sue sicurezze. Al di là delle considerazioni tattiche, una finale con due squadre in piena fiducia fa ben sperare per una partita almeno intensa.

 

 



Personalmente quando si giocano partite così, sicuramente bloccate, naturalmente difficili, penso sempre a due cose: chi ha più talento? E qui c'è da dire che probabilmente sono le prime due-tre squadre dei campionati Europei in questo fondamentale, anche se il Portogallo tende a sacrificarlo per il bene comune e la compattezza. La seconda cosa a cui penso è la forza. Tipo: chi vincerebbe una gara di tiro alla fune tra gli 11 della Francia e gli 11 del Portogallo? E qui mi viene da dire Francia. Hanno un centrocampo sicuramente più muscolare e complessivamente più adatto a strappare partite bloccate come immagino sarà quella di domani. Griezmann contro la Germania pareva avere addosso la forza di due giocatori, oltre ad aver giocato un enorme partita col pallone tra i piedi, andava a saltare sopra i centrali tedeschi, recuperava palloni nella sua trequarti: nettamente il giocatore più in forma della competizione. Gli altri, però, hanno Cristiano Ronaldo. E chi vuole scommettere contro il miglior centravanti del mondo?

 





 

 


 

 

 



Il Portogallo non è una bella squadra e non ha giocato particolarmente bene neanche con il Galles, ma in molte fasi della gara esercita un controllo passivo funzionale alle sue caratteristiche: da una parte abbassa i ritmi e può togliere profondità al gioco avversario allungandosi, dall’altra crea gli spazi in cui possono correre con il pallone Renato Sanches, Cristiano Ronaldo, Joao Mario etc. Secondo me la Francia non è in grado di imporre il suo ritmo con la palla e farà esattamente la partita che vuole il Portogallo, con un possesso palla relativamente basso e la difficoltà (vista nelle partite precedenti) a raggiungere la trequarti in maniera pulita e a costruire un attacco posizionale. Se rientrerà Pepe, il Portogallo avrà anche una discreta copertura su Giroud (che comunque è uno dei migliori in assoluto a saltare di testa in area) e potrà tranquillamente aspettare che la Francia perda palla da sola. La Francia punta sull’incredibile qualità a disposizione e senza palla farà lanciare spesso i difensori portoghesi ma questo, come ormai sappiamo, non sarà un problema per il Portogallo, anche senza punta centrale. Mi aspetto una guerra di nervi, che potrebbe anche essere decisa dalle incertezze di due difese non impeccabili (infortuni a parte, Deschamps quanto meno può ringraziare la sorte che lo ha costretto a convocare Umtiti, di gran lunga il centrale migliore tra quelli a disposizione). Mi aspetto una brutta finale sul piano tattico, ma anche una finale perfetta perché i singoli talenti emergano. E non ce ne saranno pochi in campo, da una parte e dall’altra.

 

 



Questo Europeo è stato il periodo della muta del Portogallo, che ha cambiato pelle tra gironi ed eliminazione diretta: inizialmente ha provato a dominare il gioco attraverso il possesso, senza riuscire a rendersi troppo pericoloso e rischiando anche qualcosa in fase difensiva (con i cambi di modulo continui: 4-2-2-2, 4-3-3, 4-1-3-2 e via dicendo). Cristiano e Nani tendono a svuotare l’area ma nessuno dei centrocampisti del Portogallo è davvero bravo a inserirsi senza palla: per questo il possesso portoghese sembra avere un senso fino alla trequarti.

 

Poi quando le partite sono diventate senza appello, Fernando Santos ha seguito l’idea del suo connazionale Mourinho: chi controlla meno il pallone può commettere meno errori. Persino contro la Polonia e il Galles, ecco. Questa strategia può essere molto promettente contro la Francia, una squadra che ha ancora meccanismi imperfetti di risalita del pallone dalla difesa: anche tatticamente, quindi, saranno i francesi ad avere la pressione di fare la partita.

 

Fernando Santos vorrà probabilmente coprire il centro del campo con ancora più attenzione, perché la verticalità di Giroud è l’innesco di Griezmann: e con questo Griezmann, l’unica vera strategia è non fargli arrivare il pallone in zona pericolosa. Anche perché il Portogallo ha una batteria di difensori molto simile: bravi nel duello fisico, pessimi nel coprire la profondità e gestire gli spazi stretti.

 

Da un certo punto di vista è ancora complicato capire come reagirà la squadra di Deschamps: se si intasa il centro, ha senso il 4-2-3-1 con Pogba così basso? La Francia ha faticato tantissimo contro l’Irlanda che riusciva a coprire tutti gli spazi centrali e anche gli half-spaces: serve la massima ampiezza, forse meglio Coman di Sissoko. Il grande pericolo difensivo è rappresentato dalla mobilità delle punte portoghesi: le spaziature dei centrali difensivi e in generale la loro scarsa attenzione potrebbero costare care.

 



 



Secondo me il fattore che determinerà di più l’andamento della partita dal punto di vista tattico è l’incapacità di tutte e due le squadre di pressare efficacemente il possesso avversario. Credo che sia la Francia che il Portogallo concederanno all’altra di iniziare in maniera tranquilla l’azione e che per larghi tratti della partita assisteremo a una circolazione lenta e piatta (per Guardiola è “l’odiosa circolazione a U”, con la palla che da un lato torna indietro per poi essere girata sul lato opposto, e da lì la sequenza ricomincia al contrario) che non riesce a penetrare il blocco difensivo avversario schierato nella propria metà campo. Il Portogallo può proporre un possesso maggiormente efficace per la capacità di João Mário e André Gomes di sdoppiarsi nel doppio ruolo di mezzali/esterni e garantire sia l’ampiezza che l’occupazione degli spazi intermedi; la Francia può contare su combinazioni verticali decisamente più veloci e pericolose, una volta che riesce a crearsi lo spazio per innescare la fase di rifinitura.

 

Fernando Santos dovrà prestare particolare attenzione alla catena destra francese, sia perché è la fascia che la squadra di Deschamps copre meglio, per la presenza di Sissoko (che segue con maggiore costanza il proprio terzino rispetto a Payet dall’altra parte) e l’abbassamento di Griezmann, che in fase di non possesso scivola sul centro-destra per aumentare la solidità del blocco da quel lato e coprire Sissoko quando viene portato in basso dal terzino avversario; sia perché la presenza di Pogba e l’accentramento di Sissoko potrebbero catturare le attenzioni dei centrocampisti e aprire spazi tra le linee a Griezmann, il giocatore chiave della Francia dagli ottavi in poi. È possibile che tutte e due le squadre finiscano per concedere spazi al centro: per motivi diversi le coppie Carvalho-Adrien Silva e Pogba-Matuidi non coprono bene le rispettive difese e tra le linee potrebbero aprirsi spazi invitanti.

 

 



Il Portogallo di questi Europei è la dimostrazione che costruire una buon piano difensivo è più semplice che impostare un attacco efficiente e strutturato. La Francia, a un livello tattico ancora più elementare, ha mostrato l’importanza del talento e dei singoli in in torneo breve e non particolarmente evoluto tatticamente. Non due buone notizie per gli amanti di un calcio sofisticato da un punto di vista della strategia. Il Portogallo farà quello che ha fatto per tutta la fase ad eliminazione diretta: lascerà il pallone agli avversari e adatterà camaleonticamente la propria struttura posizionale in fase di non possesso palla per aderire il più possibile perfettamente a quella in fase di possesso della Francia, provando a far male alla squadra di Deschamps con improvvisi blitz offensivi. Che per la verità,in genere non sono particolarmente organizzati e pericolosi. Ronaldo e Nani svuotano in centro, ma non c’è un chiaro piano per occupare dinamicamente gli spazi creati.

 

La Francia probabilmente verrà trascinata in questa partita e terrà maggiormente il pallone, cercando in qualche maniera di farlo arrivare nell’ultimo terzo di campo portoghese e provando ad innalzare il ritmo delle giocate e la pressione sulla difesa avversaria. Continuo a pensare che, nonostante nel buone prestazioni offerte, una maggiore libertà di azione per Pogba, specie in una partita come quella che probabilmente sarà quella contro il Portogallo, potrebbe essere nei migliori interessi francesi, come dimostrato dalla prestazione del giocatore della Juventus dopo l’ingresso al suo fianco di N’Golo Kanté nella partita contro la Germania.

 

 



Sono d’accordo con Daniele nel descrivere questa partita come una guerra di nervi perché sono ugualmente d’accordo con le considerazioni tattiche precedentemente esposte sulle due squadre: sia Francia che Portogallo fanno un possesso palla prettamente difensivo ed entrambe preferirebbero non fare la partita. Mi aspetto quindi una partita bloccata, piatta e noiosa. Di solito in questi casi le vere chiavi di volta tattiche sono i calci piazzati e le giocate dei singoli. E dal passato si può evincere un leggero vantaggio della Francia sia nel primo aspetto (ha per adesso segnato 4 gol su palla inattiva, contro i 2 del Portogallo, esclusi i rigori) sia nel secondo (le stelle francesi fino ad adesso hanno dimostrato di poter avere un peso maggiore sull’andamento della partita rispetto a quelle portoghesi, che invece hanno brillato solo a sprazzi). È vero anche, però, che il Portogallo ha dimostrato di avere un’acuta capacità di colpire gli avversari non appena questi dimostrano i primi segni di debolezza (è successo sia con la Croazia sia col Belgio). Quindi diciamo che i due piatti della bilancia sono praticamente in equilibrio.

 

 



Paradossalmente, anche se sono due squadre che fanno un calcio diverso, Francia e Portogallo hanno numeri simili in diverse statistiche di questo Europeo: tiri in porta per partita (17.7 per la Francia, 18.8 per il Portogallo), possesso palla (53.8% a 53.4%), percentuale di passaggi riusciti (84.5% a 83.8%), numero di tiri concessi (9.8 a 9.5).

 

Mi sembra un altro mattone nella costruzione della casa

Il primo problema sarà già al calcio d'inizio: chi si prende il pallone tra i piedi? Sono due squadre che semplicemente non lo vogliono. Però tra le due, come scrive Daniele, il Portogallo mi sembra più attrezzato nel riuscire a lasciarlo alla Francia. In più nessuno gli chiede di giocare bene, anzi anche da questo punto di vista la pressione è sui francesi. Il Portogallo si atterrà al suo piano di allungare le squadre, per non concedere la profondità all'attacco francese e per non lasciarli giocare a ridosso dell'area. A questo punto sta a Deschamp trovare soluzioni per rompere l'

altrimenti si farà trascinare nel suo giochino da Santos, che non ha nessuna fretta e che ha trovato dopo un inizio disastroso, la quadratura del cerchio Portogallo. La Francia può provare a giocare di

, magari andando a puntare costantemente Cedric, che è sembrato il giocatore portoghese più in difficoltà nell'uno contro uno. Ecco, per dire, come scritto da Fabio, lasciare maggiore libertà a Pogba per andare ad attaccare quella zona del campo insieme a Griezmann e Payet potrebbe essere una buona idea. Il Portogallo invece ha sempre il miglior centravanti del mondo e, in caso di partita bloccata, si affiderà a lui (ma anche se la partita non è bloccata, dai).

 



L’impressione dopo sei partite è che Francia e Portogallo siano state costrette dal talento evidentemente sopra la media a controllare il possesso, ma che avrebbero volentieri evitato, e non è un caso che entrambe siano sembrate più padrone del gioco e dei propri limiti con l’aumentare del livello degli avversari. Il Portogallo ha giocato la sua miglior partita contro la Croazia, la Francia ha giocato la sua miglior partita contro la Germania, e questo rappresenta l’altro lato della medaglia rispetto allo scetticismo che ha accompagnato le due squadre fino alla finale. Sono curioso di scoprire quale delle due squadre riuscirà a colmare maggiormente le proprie lacune, che non sono le stesse, al di là della struttura posizionale vagamente confusa che condividono. Il Portogallo è più efficace della Francia nell’occupare gli spazi quando questi si creano, mentre i transalpini dipendono tantissimo dalle intuizioni nel posizionamento Griezmann, e dopo la semifinale il primo pensiero di Fernando Santos sarà oscurarlo completamente dal gioco, magari prendendosi qualche rischio altrove, ad esempio nell’uno contro uno su Payet. D’altra parte la Francia ha Pogba che aiuta tantissimo la risalita del campo, mentre spesso i portoghesi si trovano in difficoltà proprio nell’orientamento del corpo, senza idee e costretti a rifugiarsi nel passaggio più conservativo possibile. Contro Kanté conviene farsi trovare pronti.

 

 


 

 



La speranza è che la Francia riesca a spezzare l’equilibrio portoghese con Pogba e Griezmann, per ragioni tecniche e tattiche (perché sono gli unici a poter creare superiorità o a mettere nelle giuste condizioni un compagno). In una partita del genere, rispetto a quella con la Germania in cui c’erano molti metri di campo da risalire ogni volta, tornerà senz’altro a influire anche Payet, che avrà più occasioni per giocare isolato contro il terzino ma anche più palloni a cui venire incontro per “associarsi” con Griezmann. Dal lato portoghese, oltre a Cristiano Ronaldo che con la forza dei propri desideri piegherebbe una sbarra di metallo, saranno fondamentali le corse di Renato Sanches e Nani dalla metà campo in su per costruire qualche occasione. Se invece parliamo di

farò i nomi di Lloris e Joao Mario. Ci dimentichiamo spesso che la Francia ha uno dei portieri più sicuri del torneo tra i pali ma Lloris ce lo ha ricordato con la Germania. Invece Joao Mario sarà importante per la qualità che ha con la palla, con cui dovrà uscire dalla pressione individuale francese, dalla foresta di gambe dei vari Sissoko, Matuidi, Sagna, che è come uscire palla al piede da una casa incendiata. Ha fatto un ottimo Europeo e sarei curioso di vederlo in un impianto tattico più definito in fase offensiva, non dico con le giocate a memoria di Conte, ma in una squadra con almeno due idee chiare su come costruire un’occasione da gol.

 

 



Questa è la partita della legacy di Cristiano Ronaldo: una vittoria potrebbe cambiare completamente la sua percezione nella storia del calcio. Si arrabbia ancora molto con i compagni, ma ha giocato un Europeo intelligente, fatto di aiuto sulle fasce, scelte facili e assunzione di rischio solo in situazioni necessarie. Ha tirato tanto, più di tutti, ma è CR7, se smettesse di tirare sarei davvero preoccupato. Si vede però che comincia a mutare gioco, come se si stesse rendendo conto della sua umanità e del tempo che passa (ma parliamo di uno che salta da fermo per colpire di testa come un bambino sui tappeti elastici). La difesa francese può lasciargli qualche spazio per entrare nella storia, oppure lo può sprecare ed essere ricordato come l’ennesimo talento portoghese “perdente”.

 

Oppure, addirittura, lasciare lo spazio nella storia a qualcun altro, qualcuno con meno pressione addosso, tipo Nani, o ancor di più Quaresma, che dalla pressione si è fatto già bruciare quando era giovane e ormai non ha più timore di niente. In una finale così tattica e bloccata, tipo Derby, potrebbe nascere l’eroe a sorpresa: sarebbe bello e crudele se a segnare un gol decisivo fosse un franco-portoghese, tipo Guerreiro.

 



Come dice bene Emiliano sarebbe fantastico e crudele, oltre che davvero

come storia, se l’eroe per certi versi inatteso (ma anche narrativamente più banale) finisse per essere un

: più che Guerreiro vedrei bene a ricevere la statuetta dorata come Miglior Attore Non Protagonista uno come Adrien Silva, che canta l’inno portoghese ma ammette di intonare,

, la

.

 

Vorrei essere nel suo cervello nel caso in cui dovesse risultare decisivo: sono certo che dietro il sorriso di facciata in testa gli esploderebbe qualcosa di simile a un mix tra

e

. Anche se l’indolenza con la quale ha ciondolato per il campo nella semifinale contro il Galles, spaventosamente simile ai limiti della reincarnazione di João Vieira Pinto, non me lo fa proprio immaginare come

. Mentre credo che avrà un ruolo fondamentale Giroud: contro la

fisica di Pepe e in generale della difesa lusitana, il grimaldello che la Francia dovrà utilizzare per scardinare gli spazi potrebbe avere le fattezze del centravanti dell’Arsenal, che un po’ di ribalta, per il lavoro sporco che ha compiuto in questo Europeo in favore di Griezmann, se la meriterebbe pure.

 

 



Confido nel rientro dal primo minuto di André Gomes, che per il Portogallo potrebbe essere più importante delle discese palla al piede di Renato Sanches: è difficile che la Francia conceda spazi, specie nel quadrilatero tra Griezmann, Sissoko, Pogba e Sagna, e il Portogallo avrebbe quindi bisogno di un gestore del pallone nello stretto più che di un calciatore che si esalta se può correre con la palla. Non so quali siano le condizioni di André Gomes, ma quando è entrato contro il Galles mi è sembrato abbastanza in forma.

 



 

La probabile staffetta André Gomes-Renato Sanches potrebbe essere una delle chiavi della sfida, a prescindere da chi partirà titolare. Le loro prestazioni sul lato forte della Francia saranno determinanti per la pericolosità del Portogallo.

 

Ribaltando il punto di vista, sono curioso di vedere come si comporterà Sissoko, il cui ingresso in squadra ha aiutato Deschamps a trovare la sua formazione ideale. Di fronte avrà uno dei migliori terzini dell’Europeo, Raphaël Guerreiro, e di tanto in tanto potrebbe sfidare anche Cristiano Ronaldo, che si muove in libertà e ogni tanto torna alle origini allargandosi a sinistra. È un fatto piuttosto curioso, ma lo scivolamento di Pogba e Matuidi in un ruolo in cui non sono del tutto a loro agio, dovuto all’ingresso in squadra di Sissoko, ha aumentato la pericolosità della Francia, che ora ha oltretutto un’opzione in più per risalire velocemente il campo. In assenza di meccanismi consolidati, poter contare su portatori di palla così dominanti dal punto di vista fisico come appunto Sissoko, Matuidi e Pogba (che però è

) ha fatto e può fare la differenza anche in finale.

 

 



Alla luce di quanto visto finora il giocatore che peserà di più sarà Griezmann. Proprio per questo considero Pepe un presenza più che fondamentale per il Portogallo. Autore non solo di un Europeo perfetto, ma anche unico leader di un reparto che senza di lui contro il Galles si è visto quanto fatichi nelle letture. Con lui in campo il Portogallo rimane la squadra reattiva voluta da Santos, ma per nulla passiva nell’interpretazione della linea difensiva. Una differenza abissale. La linea arretrata lusitana senza Pepe non può mantenere l’aggressività al limite della propria area: rimane fisica, ma con una dimensione diversa. Contro il Galles per esempio Bruno Alves e Fonte hanno retto dal punto di vista fisico, ma hanno avuto un approccio appunto più passivo, che è costato peraltro a Bruno Alves è costata più di una figuraccia contro Robson-Kanu quando il gallese ha eseguito il gesto in modo leggermente più rapido di quanto pensato. Un approccio che condannerebbe il Portogallo, visto che la Francia

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