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Christopher Robert Holter
Tradizione Feyenoord
17 nov 2015
17 nov 2015
Il ritorno ad alti livelli di una delle squadre più gloriose del calcio olandese.
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Christopher Robert Holter
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Non è difficile immaginare i marinai e gli operai impiegati al porto di Rotterdam chiacchierare entusiasti del Feyernoord durante una pausa dal lavoro: sulle rive del Nieuwe Maas, ma in generale in tutta Rotterdam, il

è tornato recentemente a essere uno degli argomenti di discussione più frequentati. Da alcune stagioni il Feyenoord è tornato ai piani alti del campionato olandese e ora parte della città si aspetta, dopo l’ultima Eredivisie vinta nel 1999, di riappropriarsi del titolo di Landskampioen, troppo a lungo rimasto nelle mani di Ajax e PSV.

 

Parliamo di due squadre, quella di Amsterdam e quella di Eindhoven, che hanno rispettivamente 33 e 22 titoli nazionali in bacheca e che si sono divise gli onori negli ultimi 16 anni. Con due sole eccezioni: quella del campionato 2008/09, durante il quale l’AZ di van Gaal stupì tutti chiudendo il campionato con 28 gare consecutive senza sconfitte e 11 punti più del Twente e quella dell’anno successivo, quando proprio i “Tukkers”,

, con un punto in più rispetto all’Ajax hanno vinto il primo e unico campionato della loro storia.

 

Per il Feyenoord, invece, solo le briciole. Oltre al successo in Coppa UEFA nel 2002 con la finale vinta contro il Borussia Dortmund, e una Coppa d’Olanda nel 2008, in campionato si è dovuto accontentare di 3 secondi posti e 6 terzi posti. Le ultime gioie, insomma, sono legate alle figure dell’allenatore Leo Beenhakker, e degli attaccanti

e

, artefici dell’ultimo successo per la squadra di Rotterdam.

 

https://www.youtube.com/watch?v=CdNC0ygoDA4

Ah, poi c'era Pierre van Hooijdonk e le sue punizioni…



 



Seconda città più importante d’Olanda, Rotterdam,

, è sospesa tra il passato e il futuro. Un’anima che può essere ritrovata anche nel Feyenoord, la più famosa e vincente delle tre squadre (le altre sono lo Sparta Rotterdam e l’Excelsior) della città che affaccia sul mare del Nord. Pur mostrando un legame radicale con le proprie vecchie glorie, indimenticate dai tifosi, quasi facessero parte dell’attuale rosa, lo “Stadionclub” poggia le proprie radici sul proprio settore giovanile (il Varkenoord),

come il migliore d’Olanda per 5 anni consecutivi, dal 2010 al 2014. Ai Mondiali brasiliani c’erano addirittura 11 giocatori provenienti dall’accademia del Feyenoord,

.

 

Dal Varkenoord provengono le energie tecniche ed economiche che sostengono tanto la squadra quanto la società, nonostante non possa disporre di strutture all’avanguardia. «Gli alloggi sono simili a quelli di un club dilettantistico. Il campo di allenamento è troppo piccolo. È davvero complicato lavorare», ha spiegato Martin van Geel, il direttore tecnico: «Il successo ha a che fare con le persone, l’atmosfera, è come una famiglia».

 

A guidare la squadra quest’anno c’è un’altra leggenda del club: Giovanni van Bronckhorst, che ha raccolto il testimone da Fred Rutten. Nato a Rotterdam, van Bronckhorst ha fatto la trafila nel settore giovanile biancorosso, prima di trasferirsi al Rangers dopo 16 anni e 250 presenze. In questo momento tutti e tre i principali club olandesi sono allenati da ex-giocatori: oltre a van Bronckhorst, Phillip Cocu al PSV e Frank de Boer all’Ajax, confermando una tendenza ormai consolidata nel calcio olandese a restare in famiglia.

 

Nelle ultime settimane, dopo l’immeritata sconfitta di misura contro l’ADO Den Haag, che già era costata la momentanea testa della classifica alla squadra di van Bronckhorst, è arrivato il pareggio nel “Klassieker” (che significa “classico”) contro l’odiato Ajax. Un solo punto in due gare, dopo che nelle ultime 12 partite, tra campionato e coppa, il Feyenoord aveva vinto 10 volte, cadendo solo contro il PSV Eindhoven. Nonostante ciò l’entusiasmo della

, il cuore della tifoseria del de Kuip, è rimasto immutato, anche se ora la classifica vede il Feyenoord in terza posizione, scalzato dal PSV e con 3 punti in meno rispetto alla squadra di Amsterdam. Due mezzi passi falsi, quindi, che non coprono comunque quanto di buono fatto fino a oggi.

 

https://www.youtube.com/watch?v=WWM1jZE19yo

1 a 1 abbastanza sfortunato a essere onesti.



 

Passato dal campo alla panchina, il compito più difficile per “Gio” era quello di creare un gruppo compatto, cementandolo con lo spirito che, da sempre, lega la squadra ai tifosi. Appena arrivato, ha smorzato le ambizioni: «In un club importante come questo le cose possono cambiare velocemente. La squadra vince e gioca bene e ovviamente ci viene chiesto di lottare per il titolo. Noi puntiamo a concentrarci su ogni singola partita, giorno dopo giorno, cercando di lavorare sodo per vincerle tutte».

 



Van Bronckhorst, evitando di fare proclami, spiega la propria filosofia in evidente accordo con quella della dirigenza, decisa a effettuare un radicale rinnovamento della rosa. Gli arrivi sono stati tanti e hanno affiancato i giovani che dovrebbero rinverdire la tradizione dell’accademia biancorossa. Salutati, nel giro di un anno, Pellè, de Vrij, Janmaat, Martins Indi, Clasie, Boëtius, Manu e Mulder, oltre agli attempati Mathijsen e Boulahrouz, i “Rotterdammers” hanno agito sul mercato con cura e intuito, potendo usare più l’intelletto che il portafogli.

 

Dopo aver affidato la porta a Vermeer, ripudiato dagli eterni nemici dell’Ajax, quest’estate il Feyenoord ha deciso di puntare su Dirk Kuyt, il cui ritorno in patria era stato annunciato già la scorsa primavera, oltre che su Botteghin, Kramer, Elia, van der Heijden, Gustafson e Vejinovic dal Vitesse. Il totale della spesa è poco meno di 10 milioni di euro, con il bilancio che torna finalmente a essere positivo grazie alle numerose plusvalenze ottenute con le cessioni post-Koeman e Rutten.

 

E poi, anche in questa stagione non mancano tanti giovani in rampa di lancio: su tutti Schuurman, diciottenne centrocampista con tanto cervello e dai piedi buoni che il padre ha deciso di chiamare Jari in onore di Litmanen, icona dell’Ajax anni Novanta. Con 4 gol, nel 2014 è stato capocannoniere dell’Europeo Under-17 giocato a Malta, dove ha sfruttato i suoi eccezionali tempi d'inserimento. Dotato di una visione di gioco fuori dal comune, pur essendo stato uno dei pilastri di tutte le selezioni giovanili della Nazionale olandese, Schuurman non ha ancora debuttato in prima squadra, anche se l’impressione è che sia solo questione di settimane. Con ogni probabilità, infatti, van Bronckhorst lo aggregherà ai “grandi” in occasione del consueto ritiro invernale, inquadrandolo al meglio prima dell’esordio.

 

Ne fanno già parte in pianta stabile, invece,

e

, entrambi difensori, rispettivamente di 21 e 20 anni. Il primo, centrale dal sicuro futuro arancione, ha un record poco positivo: le sue partite in Eredivisie sono già 53, ma condite da ben 5 autogol, l'ultimo dei quali ha condannato la sua squadra alla sconfitta due settimane fa contro l’ADO Den Haag. La personale rivincita sportiva è arrivata la domenica successiva, con il gol del momentaneo vantaggio sull’Ajax, cui è seguita l’inevitabile riconciliazione con il pubblico.

 

https://www.youtube.com/watch?v=kLspAefB0zg

Che settimana!



 



Senza tradire la mentalità olandese e il dogma del 4-3-3, van Bronckhorst, da ex combattente in mezzo al campo, sta plasmando una squadra tenace. Il Feyenoord gioca un calcio che a tratti può sembrare troppo semplice, ma che porta risultati: tra i meriti dell'allenatore quarantenne c’è stato quello di restituire brillantezza a

, ala dall’enorme talento che ha rischiato di fare la fine di Ryan Babel, ma che oggi “fa la differenza”. A 28 anni ha già girato l’Europa, facendo tappa anche in Italia, alla Juventus, e sembra finalmente essersi consacrato, diventando parte integrante del terzetto offensivo composto da

e dall’eterno Dirk Kuyt.

 

Se Kramer, l’altissimo centravanti pagato 2,5 milioni di euro per risolvere la sterilità offensiva palesatasi nell’anno

, segna ma non è un calciatore tecnicamente molto dotato, il numero 7 ex Liverpool e Fenerbahçe merita un discorso a sé.

 

Dopo nove anni lontano da casa, Kuyt è tornato a Rotterdam e ha avuto un impatto devastante sulla prima frazione dell’attuale Eredivisie, giocando sempre titolare nelle 14 gare giocate, tra campionato e Coppa d’Olanda, segnando 12 gol (di cui 4 su rigore). L’ultima delle sue imprese è stata causare la goffa autorete di Veltman, che ha sancito il passaggio del turno del Feyenoord in un aspro incontro di Coppa d’Olanda contro l’Ajax.

 

Vanno poi sottolineate le due triplette consecutive contro Heerenveen ed AZ Alkmaar, che lo rendono il terzo miglior realizzatore di hat-trick (ne ha segnate 6) della storia del Feyenoord alle spalle di leggende del calibro di Cor van der Gijp (11 triplette segnate tra il 1955 e il 1964) ed Ove Kindvall (per lui 10 triplette tra il 1966 e il 1971).

 

https://www.youtube.com/watch?v=grhyTmPvdWY

Nato negli anni '80.



 

Ceduto Clasie, anche il centrocampo sembra aver trovato un nuovo faro nel giovane svedese (pescato in patria, dove giocava con l’Häcken)

, un nome che non sarà sfuggito a chi segue il calcio giovanile e i talenti europei. Il Feyenoord lo ha preso per poco più di 1 milione di euro e dopo un periodo di apprendistato con la seconda squadra, van Bronckhorst lo ha messo in cabina di regia. Grande rimpianto di mercato del Palermo, che lo ha visionato durante gli Europei Under-21, vinti proprio dalla Svezia, salvo puntare poi su Hiljemark, Gustafson è un centrocampista tecnico e molto dotato fisicamente, capace di fare pressing quanto di dispensare assist per i compagni di squadra, ben coperto dai colleghi di reparto, a turno El Ahmadi, Vejinovic e Vilhena.

 

Il primo, tornato in Olanda dopo l’avventura in Premier (all’Aston Villa), interpreta il ruolo di mastino del centrocampo, mentre gli altri due sono calciatori dal piede decisamente più educato. Marko Vejinovic è arrivato dal Vitesse al termine di un ciclo che lo ha visto giocare oltre 200 partite anche con le maglie di AZ e Heracles Almelo. Centrocampista versatile come pochi, ha giocato all’occorrenza anche come difensore centrale o centravanti. Dei suoi progressi ha tenuto conto Danny Blind, che lo ha convocato in Nazionale. E ci sono tante aspettative anche per Tonny Trindade de Vilhena, ventenne con un curriculum da veterano (ha esordito in prima squadra a 17 anni e oggi sfiora le 100 presenze in prima squadra, traguardo che taglierà sicuramente quest’anno) che dopo l’iniziale exploit sembra aver rallentato leggermente il proprio progresso. In Italia lo volevano in tante, soprattutto la Fiorentina, ma lui ha preferito rimanere a Rotterdam per giocarsi le proprie carte dopo l’addio di Rutten, che lo aveva relegato in panchina.

 

https://www.youtube.com/watch?v=z_eL5AkqDcQ

Remember the name?



 

Da tenere d'occhio anche il reparto difensivo, dal quale sono stati tagliati gli esperti Boulahrouz, Mathijsen e Wilkshire, in favore di van der Heijden, acquistato dal Vitesse, e dell’italo-brasiliano Eric Botteghin, centrale dai piedi buoni che nella scorsa stagione, con la maglia del Groningen, è risultato il migliore difensore dell’intero campionato. Inoltre, come detto, è stata data fiducia ai giovani Karsorp,

, andando a costituire una linea difensiva tra le più affidabili (12 gol subiti nelle prime 12 gare) e, al contempo, giovani (l’età media è di 22 anni) dell’intera Eredivisie.

 

Tra i pali c’è Kenneth Vermeer che, in attesa della definitiva consacrazione di Warner Hahn, si è confermato essere un estremo difensore capace di alternare prestazioni da 8 in pagella a errori clamorosi, riuscendo, nonostante ciò, a conquistare l’amore dei tifosi del Feyenoord inizialmente diffidenti nei confronti dell'ex ajacide. Quello di Vermeer è un trasferimento che ha fatto scalpore: nella storia solo altri 5 calciatori hanno salutato l’Ajax per andare a giocare a Rotterdam e uno di questi, forse il più clamoroso, è stato Johan Cruijff, nel 1983.

 

Osservando giocare questo Feyenoord, la sensazione è che van Bronckhorst sia riuscito a dare continuità all’eccezionale lavoro di Koeman. Un mix di talento, praticità ed esperienza in una squadra che non si affida unicamente alle giocate di un singolo, come succedeva con i bomber Pellè e, ancora prima, con Guidetti, ma che cerca di rovesciare i pronostici grazie alla coesione di un gruppo guidato da Dirk Kuyt, professionista e atleta esemplare. Ajax e PSV, seppur avanti in classifica, finora hanno convinto decisamente meno di questo Feyenoord, ma servirà continuare a tenere il passo delle altre due contendenti al titolo e sfruttare il grande vantaggio di non partecipare alle competizioni europee. Alla lunga, se il fiato dovesse reggere, questo potrebbe rivelarsi un fattore decisivo per tornare sul tetto d’Olanda.

 
 

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