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Tra i due litiganti...
01 mar 2016
Fiorentina e Napoli hanno messo in campo molta intensità e idee chiare, ma non è bastato a nessuna delle due.
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Dopo l’eliminazione in Europa League di giovedì, Fiorentina-Napoli rappresentava uno snodo decisivo nella stagione di entrambe le squadre, da adesso in poi circoscritta al solo campionato: i viola erano chiamati a rispondere al sorpasso operato dalla Roma spallettiana delle sei vittorie consecutive e a cercare di ridurre il distacco dai partenopei, che a loro volta, nel momento probabilmente più complicato della stagione, erano a caccia della vittoria per non allargare il gap dalla capolista Juventus vittoriosa con l’Inter.

Come indirettamente sottolineato dallo stesso Paulo Sousa nella conferenza pre-gara, era la squadra di Sarri (che ha scelto il silenzio stampa) a rischiare di più: per la Fiorentina il terzo posto sarebbe un risultato oltre le aspettative, mentre il Napoli partiva sicuramente con più ambizioni e dopo aver guidato la Serie A fino al momento del gol di Zaza, rischiava in un sol colpo di perdere terreno dai bianconeri e rimettere in discussione anche il secondo posto. L’allenatore e i giocatori azzurri erano ben coscienti di questa situazione e anche l’atteggiamento in campo potrebbe averne marginalmente risentito.

Sousa ha riproposto il 3-4-2-1 con Tatarusanu in porta e la difesa composta da Roncaglia, che rientrava al posto di Tomovic, Gonzalo Rodríguez ed Astori. Badelj e Vecino hanno costituito il duo di centrocampo titolare, mentre Bernardeschi è stato inizialmente escluso in favore dei due spagnoli Tello e Alonso, schierati rispettivamente a destra e a sinistra. In avanti Borja Valero e Mati Fernandez hanno agito da trequartisti alle spalle dell’unica punta Kalinic.

Sarri è tornato ai suoi “titolarissimi”, operando cinque cambi rispetto alla gara con il Villareal. Di conseguenza difesa a quattro con Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam e Reina a difendere i pali della porta. Solito centrocampo a tre con Jorginho davanti alla difesa ed Allan e Hamsík ai suoi fianchi. In avanti il tridente da 39 reti in campionato formato da Callejón, Higuaín ed Insigne.

L’equilibrio si è rotto immediatamente in favore dei padroni di casa: al sesto minuto, sul corner calciato da Borja Valero, la difesa a zona del Napoli ha valutato male la traiettoria del pallone colpito di testa da Marcos Alonso, che si è mosso dal lato destro a quello sinistro dell’area di rigore e ha portato in vantaggio la Fiorentina. Ma lo stesso esterno spagnolo è stato protagonista del pareggio del Napoli: come fa spesso la squadra di Sarri, Koulibaly ha lanciato lungo appena dopo il calcio d’inizio. Il pallone non era particolarmente pericoloso, ma lo è diventato poiché nel tentativo di rinviarlo, Alonso non si è fidato del destro e ha cercato di calciarlo di sinistro, facendolo rotolare sui piedi di Higuaìn, che ha calciato al volo dentro la porta sguarnita, con Tatarusanu spostatosi a sua volta in direzione del pallone, probabilmente a causa della mancata comunicazione con l’esterno spagnolo.

A causa di due errori, non esattamente infrequenti in tutto l’arco del match, la partita si è sbloccata e riequilibrata subito. Dopo il 25esimo gol in campionato del Pipita, la Fiorentina ha cercato di riacquisire il vantaggio, prendendo decisamente in mano il pallino del gioco. Come al solito la squadra di Sousa ha mostrato tutta la sua flessibilità tattica, attaccando più con un 3-2-4-1 che con il 3-4-2-1 e difendendo con un 4-4-2/4-4-1-1. In fase offensiva Alonso e Tello si portavano sulla stessa linea di Mati e Valero, mentre in fase difensiva, Mati rimaneva vicino a Kalinic, Valero e Tello si posizionavano larghi nella linea a quattro di centrocampo e Alonso scalava a sinistra in difesa, con Roncaglia largo a destra.

Affrontare il 3-2-4-1 è alquanto problematico. Il rettangolo di centrocampo formato da mediani e trequartisti, fornisce superiorità numerica e opzioni di passaggio nelle tre direzioni. Tra l’altro Vecino e Badelj hanno sviluppato un’eccezionale capacità di giocare sotto pressione, tanto che molto spesso invitano la pressione dei centrocampisti per disorganizzare le linee avversarie, anche con vere e proprie pause.

Badelj riceve palla e rallenta il gioco, invitando su di sé la pressione di Jorginho per aprire una linea di passaggio verticale , costringendolo a lasciare sua posizione nel 4-5-1 difensivo del Napoli. Poco prima che l’italo-brasiliano riesca a intervenire, il centrocampista viola serve Kalinić che si trova con molto spazio a disposizione. Nell’immagine è ben evidente l’ampiezza fornita dai due esterni spagnoli Tello ed Alonso, mentre anche i difensori centrali (Roncaglia in questo caso) si portano nella metà campo del Napoli.

Inoltre i ripetuti movimenti a venire incontro al portatore di Valero e Mati, nonché dello stesso Kalinic, hanno l’obiettivo di trascinare i difensori centrali fuori posizione, così da aprire spazi centrali, come il Napoli sa bene, visto che all’andata aveva subito un gol proprio in questo modo, con Albiol portato fuori posizione da Valero.

Oltre all’occupazione del centro la Fiorentina gioca sempre in ampiezza, soprattutto ieri che non schierava esterni a piede invertito: di fatto Alonso e Tello pestavano la linea laterale e quando si muovevano verso l’interno era il trequartista ad allargarsi. Con il Napoli che faceva grande densità centrale, il tecnico portoghese ha fatto notevole affidamento sui due esterni, cercando di isolarli sulla fascia, con frequenti cambi di gioco. I due avevano però ruoli leggermente diversi: Alonso cercava più il cross (7 in totale), mentre Tello cercava di far valere la propria superiorità qualitativa (6 dribbling tentati, ma solo 2 riusciti) nei confronti di Ghoulam. Quando poi uno dei due riceveva palla sull’ala, la difesa del Napoli era costretta a scivolare e, a causa della compattezza orizzontale con cui gli azzurri difendono, si correva il rischio di sguarnire gli interni del campo, zone di campo altamente strategiche, specie contro una squadra che impiega due centrocampisti offensivi.

Per rispondere ai vari punti di forza della squadra di Sousa, Sarri ha di fatto proposto un 4-5-1, in modo da avere i due esterni offensivi vicino ai terzini, con l’obiettivo di limitare gli uno contro uno sulle corsie e coprire i movimenti dei trequartisti che alla minima occasione si infilavano nello spazio tra centrale ed esterno di difesa. Il risultato di questa strategia è stato l’isolamento di Higuaín, che quando il Napoli ripartiva era spesso senza appoggi e quindi doveva a sua volta retrocedere: emblematico il fatto che il Pipita abbia giocato appena 23 palloni, di cui uno solo in area di rigore.

Il Napoli ha nei contropiedi uno dei suoi punti di forza (prima del match era leader in campionato in quanto a tiri costruiti in situazioni di contrattacco, 112), ma contro il gegenpressing della Fiorentina è stato molto complicato ripartire in velocità con la squadra così bassa (baricentro di 49,1 m): i viola hanno riconquistato ben 27 palloni nella metà-campo avversaria, praticamente il doppio degli azzurri (14). Quando provava a riconquistare il pallone appena perso, la Fiorentina copriva le opzioni di passaggio corto a disposizione del portatore, facendo in modo di dividere il campo in due con un orientamento diagonale. Più in generale l’obiettivo era quello di isolare Koulibaly con il pallone (92 palloni giocati, secondo solo a Jorginho e Hamsík), che nonostante gli innegabili progressi non è ancora pienamente a suo agio palla al piede: il senegalese è stato il peggiore assieme a Ghoulam con 15 passaggi sbagliati, oltre a 16 palloni persi.

La Fiorentina ha appena perso palla, ma con il 3-2-4-1 ha la struttura e i numeri per cercare immediatamente di riconquistare il pallone. In questa situazione si nota come Koulibaly sia lasciato relativamente libero (e a ragione veduta, visto che il difensore calcerà lungo direttamente fuori) mentre i viola si orientano in maniera diagonale eliminando le opzioni di passaggio corto a disposizione di Koulibaly e costringendolo a sua volta ad orientarsi verso sinistra. Nell’immagine si nota anche quanto Insigne e Callejón siano bassi e di conseguenza come Higuaín, fuori inquadratura, resti isolato.

Altra situazione in cui la Fiorentina lascia gestire il pallone a Koulibaly, stavolta schierata con il 4-4-2 nella propria metà-campo. Tutte le opzioni sono coperte, seppur il francese riuscirà, in maniera un po’ fortunosa, a servire Insigne nonostante la pressione di Badelj.

In più Mati e Kalinic cercavano di non far ricevere palla a Jorginho, rimanendo molto vicini di fronte al regista di Sarri e concedendogli pochissimo tempo per decidere le sue mosse.

Un altro problema in fase offensiva del Napoli è stato determinato dal discontinuo supporto dei due terzini: se Hysaj è solitamente meno propositivo di Ghoulam per mantenere l’equilibrio difensivo, stavolta anche l’algerino è stato più timido, forse preoccupato dalle continue scorribande di Tello sulla sua corsia di competenza. In questo modo il Napoli ha perso un’arma potenzialmente decisiva: se alla Fiorentina non viene dato il tempo di riorganizzarsi a quattro ci sono ottime possibilità di trovare spazio in contrattacco sulle corsie ed anche a difesa schierata creare superiorità numerica sulla fascia è sempre un modo per far male ai viola.

La Fiorentina crea densità centrale e il Napoli si infila in un imbuto senza il supporto dei terzini, sia a fornire un’opzione di passaggio laterale sia a cercare di allargare la difesa di Sousa: infatti perde palla cinque secondi dopo.

Anche il Napoli ha portato molta pressione sulle azioni dei padroni di casa, congestionando le zone centrali e cercando di approfittare di ogni pallone all’indietro per recuperare campo, specie nella seconda frazione, quando gli uomini di Sarri sono finalmente riusciti ad alzare la propria linea difensiva e a creare maggiori pericoli a Tatarusanu, rispondendo alle due traverse colpite nella prima frazione da Kalinic prima e Tello poi.

Quando pressava alto il Napoli impiegava un 4-4-2, che a volte assumeva la forma di un 4-1-3-2 asimmetrico con l’esterno sul lato-palla che si portava più vicino a Higuaín, mentre l’altro si abbassava in linea con i centrocampisti che a loro volta controllavano da vicino i due pivote della Fiorentina.

Gonzalo riceve palla da Astori e si orienta verso la sua destra e Roncaglia: conseguentemente Callejón si abbassa in linea con Hamsík e Allan che controllano da vicino Badelj e Vecino, mentre Insigne si alza subito in linea con Higuaín.

I due esterni viola non hanno mai partecipato a questa prima fase di sviluppo dell’azione della squadra di Sousa, che impiegava uno schieramento 3-2 con i tre centrali e i due mediani, che con la solita pazienza riuscivano ad aggirare il pressing del Napoli con la propria superiorità numerica.

Nessuna delle due squadre è però riuscita a concretizzare le (poche) occasioni concesse dall’avversario dopo i primi due gol. Il Napoli ha sofferto nel primo tempo (appena 2 tiri) ed è stato fortunato a non rientrare negli spogliatoi in svantaggio, ma si è ripresentato in campo con più aggressività e solo Tatarusanu ha negato il secondo gol agli ospiti, con la Fiorentina calata nell’intensità rispetto alla prima frazione.

La mappa di Michael Caley degli Expected Goals della partita (qui per capire cosa sono).

In una partita molto intensa ma piena di errori tecnici anche non forzati, e di livello inferiore rispetto a quella dell’andata, magari anche per la stanchezza successiva all’impegno europeo, il pareggio è una sintesi corretta.

Un punto ciascuno che però non accontenta nessuna delle due formazioni, con la squadra di Sousa che ora è a pari punti con la Roma, ma quarta perché paga lo scontro diretto dell’andata, in attesa di quello di venerdì, e quella di Sarri che è alla quinta partita consecutiva senza vittorie ed è ora a meno tre dalla Juventus, con conseguenze psicologiche tutte da valutare, in una stagione strepitosa che ha visto scivolare via obiettivi e che purtroppo inizia ad essere valutata esclusivamente in termini di trofei. Tre punti rappresentano una distanza minima, se si riesce a mantenere l’equilibrio in un momento difficile.

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