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Fabio Barcellona
Ora è la Juventus di Allegri
14 feb 2022
14 feb 2022
Contro l'Atalanta una prestazione convincente, suggellata da un gol all'ultimo respiro.
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Fabio Barcellona
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Atalanta e Juventus sono arrivate allo scontro diretto in momenti della stagione molto diversi. I bergamaschi, dopo i pareggi contro Inter e Lazio, avevano perso in casa in campionato contro il Cagliari e nel quarto di finale di Coppa Italia contro la Fiorentina. Alle sconfitte e a uno stato di forma che non sembrava eccezionale si era inoltre aggiunto l’infortunio di Zapata, che priverà i nerazzurri del centravanti titolare per diverso tempo. L’arrivo di Vlahovic, invece, ha invece regalato alla Juventus un rinnovato entusiasmo, oltre ovviamente ai due gol decisivi nelle vittorie contro Verona e Sassuolo, nel quarto di finale di Coppa Italia, aprendo nuove possibilità tattiche - diverse da quelle viste nella prima parte della stagione. Allegri ha quindi deciso di non abbandonare il tridente Vlahovic-Morata-Dybala lanciato contro il Verona e decisivo nella vittoria contro il Sassuolo, quando nel secondo tempo era stato inserito Weston McKennie al posto di Zakaria come mezzala destra di centrocampo. Gasperini ha invece scelto di lasciare Pessina e Malinovskyi in panchina, schierando Teun Koopmeiners alle spalle della coppia d’attacco composta da Muriel e Boga.


 

Sin dal primo minuto del match è stato evidente come il 4-3-3 della Juventus e il 3-4-1-2 dell’Atalanta si sovrapponessero perfettamente a specchio, favorendo, senza troppe rotazioni, l’applicazione dei principi difensivi, fortemente orientati al controllo individuale, di Gasperini. Allo stesso modo, però, questa disposizione ha aiutato anche i convinti tentativi di pressing della Juventus che, per alcuni tratti del match, ha provato ad aggredire alto gli avversari.


 

Il piano gara della Juventus


Nei primi 20 minuti di gioco la Juventus ha messo in mostra il suo piano gara ideale che poi ha provato ad applicare per tutto il match ma con fortune diverse. In fase di possesso palla Allegri ha cercato in vari modi di girare a proprio favore la naturale aggressività dei giocatori di Gasperini in fase difensiva, per esempio ruotando i propri calciatori per manipolare le marcature avversarie e creare così spazi da attaccare. Esempi piuttosto chiari della strategia sono stati i movimenti coordinati sulla fascia destra di Dybala e McKennie, che ha sempre risposto ai frequenti movimenti interni dell’argentino verso il pallone. In questo modo, Djimsiti veniva tirato fuori posizione da Dybala e contemporaneamente alle spalle di De Roon si inseriva McKennie. I giocatori della Juventus sono stati anche abili a sfruttare in maniera individuale l’aggressività dei propri marcatori utilizzando quelli che nel basket sono chiamati tagli “back-door”, cioè movimenti alle spalle del tentativo di anticipo del difensore per ricevere alle spalle del proprio marcatore.


 

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Due esempi di tagli “back-door” dei giocatori della Juventus. Nelle prime tre immagini si vede Rabiot che sul controllo orientato di Dybala attacca alle spalle Freuler, che in marcatura rimane molto vicino al francese, e riceve dietro il suo marcatore creando i presupposti per un assist a Vlahovic. Nelle ultime due, invece, è Dybala che si smarca alle spalle di De Roon, anche lui molto aggressivo e poco orientato alla copertura, e riceve il lancio di McKennie, giungendo a una pericolosissima conclusione dal limite dell’area.


 

Non sono poi mancati palloni giocati addosso alle tre punte col marcatore alle spalle, che Dybala con la propria tecnica, e Vlahovic e Morata con la propria presenza fisica, sono riusciti a difendere e a ripulire consentendo alla squadra di avanzare e alla manovra di progredire.


 

La Juventus ha anche provato a facilitare la circolazione del pallone coi movimenti interni di Danilo che, in fase di costruzione bassa, ha costantemente tagliato alle spalle della prima pressione atalantina, nella zona liberata dai costanti inserimenti di McKennie. Il centrale brasiliano riceveva in posizione interna sfuggendo all’eventuale uscita in pressione del suo dirimpettaio Zappacosta e in questo modo mandava in tilt il sistema di scalate e marcature individuali degli uomini di Gasperini.


 

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Due esempi di tagli interni di Danilo che vede spazio interno alle spalle della prima pressione avversaria e va a ricevere dietro gli attaccanti dell’Atalanta in pressing. Danilo, fondamentale per il gol del pareggio, è stato il giocatore della Juventus che ha giocato più passaggi.


 

Nei suoi momenti migliori (cioè le due prime metà dei due tempi di gioco) l’efficace circolazione del pallone della Juventus, oltre a generare tante occasioni da gol ha creato i presupposti per una buona transizione difensiva finalizzata al recupero rapido del possesso. Contro un’Atalanta piuttosto pigra nei movimenti senza palla, nei primi 20 minuti del match il pressing della Juventus ha avuto buon gioco nell’inibire la manovra degli avversari.


 

Un primo spartiacque


Dopo i primi 20 minuti di gioco la pressione della Juventus è un po' scesa d’intensità consentendo all’Atalanta di aumentare le fasi di gioco in possesso consolidato. Tuttavia, il 4-4-2 con cui la Juventus ha difeso nella propria metà campo contro la fase di possesso avversaria, era in grado di controllare agevolmente gli attacchi nerazzurri, che avevano difficoltà a riempire l’area. Muriel e Boga gravitavano ai margini della zona calda senza provare con convinzione a penetrare nel cuore della difesa bianconera, sull’esterno Hateboer e Zappacosta non riuscivano ad ottenere alcun vantaggio e l’intensità della manovra, necessaria in assenza della qualità di Ilicic e della forza fisica di Zapata era insufficiente a mettere pressione alla difesa degli uomini di Allegri.


 


Boga e Muriel fuori dalla zona calda e nessun inserimento profondo. Una fotografia delle difficoltà offensive dell’Atalanta nella prima mezz’ora di gioco.


 

Al trentesimo minuto però, l’Atalanta ha creato, quasi dal nulla, una chiara occasione da gol, con un profondissimo inserimento nella metà campo bianconera sguarnita di Koopmeiners su un lungo lancio di Toloi, con i due centrali juventini impegnati nella pressione su Muriel e Boga. L’improvvida uscita fuori area di Szczȩsny sull’olandese ha spalancato la porta a Muriel che, tirando male, non è riuscito a realizzare il gol del vantaggio e ha infiammato il Gewiss Stadium che ha reclamato l’espulsione del portiere bianconero per l’intervento su Koopmeiners.


 


Koopmeiners si inserisce profondamente e riceve il lunghissimo lancio di Toloi. L’immagine in campo largo consente di vedere con chiarezza la pressione uomo su uomo della Juventus. Bonucci, sul lato debole, è probabilmente troppo orientato alla marcatura rispetto alla copertura, lasciando sguarnito lo spazio che Koopemeiners è bravo ad attaccare.


 

L’episodio ha spostato l’inerzia emotiva del match verso l’Atalanta che ha cominciato ad attaccare con maggiore intensità supportando la circolazione del pallone con movimenti più convinti e coraggiosi dei terzi di difesa, iniziando a giocare con più convinzione la rotazione dei suoi uomini sulle catene laterali e, in generale di tutta la squadra. A migliorare la pericolosità degli attacchi nerazzurri è stato principalmente Koopmeiners, capace di fornire qualità nelle giocate nell’ultimo terzo di campo e, soprattutto, di riempire l’area con inserimenti profondi negli ultimi 16 metri. Nell’ultimo quarto d’ora di gioco l’Atalanta è quindi riuscita ad ottenere il dominio del possesso e a creare due buone occasioni con conclusioni di Jeremy Boga intercettate in entrambi i casi da un prodigioso De Ligt, capace di fermare ben 4 tiri avversari nel corso dell’intera partita.


 

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Nelle prime due immagini, sul tiro-cross di Boga è Koopmeiners a riempire l’area e a sfiorare di un soffio la deviazione vincente. Nelle ultime due, con palla in possesso di Boga, Koopmeiners attacca la profondità e chiude con uno splendido colpo di tacco il triangolo col compagno di squadra, il cui tiro verrà intercettato con la testa da De Ligt.


 

I cambi dei due allenatori


All’inizio della ripresa la Juventus è tornata ad occupare una posizione più avanzata in campo, tenere maggiormente il pallone e a muovere efficacemente uomini e palla, creando buone occasioni per portarsi in vantaggio. La prima mossa dalle panchine è stata, dopo un quarto d’ora di gioco del secondo tempo, di Gasperini, che ha tolto Zappacosta inserendo Maehle, ma, soprattutto, ha sostituito Muriel con Ruslan Malinovskyi, schierando il neo entrato, come il colombiano, da attaccante nella zona di centro-destra. Già autore di due gol alla Juventus nelle passate stagioni, l'ucraino ha sin dall’inizio creato più grattacapi alla difesa bianconera, impegnandola spasmodicamente nella copertura della sua temibile conclusione di sinistro. La Juventus non ha però potuto impedire all’ucraino di calciare la meravigliosa punizione che ha portato al gol del vantaggio nerazzurro. La punizione era stata procurata dallo stesso Malinovskyi che aveva costretto al fallo De Ligt, uscito fuori tempo in pressione e che ha pagato a caro prezzo l’unico errore di una partita altrimenti ottima.


 

Il gol del vantaggio è stato carburante per l'entusiasmo dell'Atalanta e contemporaneamente per la paura della Juventus, soprattutto di fronte alla possibilità di perdere il decisivo scontro per la qualificazione alla prossima Champions League dopo una partita ben giocata. Allegri ha quindi provato ad attaccare la difesa di Gasperini utilizzando il gioco esterno, passando al 4-2-4 con Kean e Morata sulle fasce, con Cuadrado terzino e Danilo centrale al posto di Bonucci. Convinto che lo spazio utile a trovare l’occasione per pareggiare potesse essere trovato sulla linea laterale, Allegri ha poi inserito al posto di Morata la veloce ala dell’under 23 Marley Akè schierato a destra spostando Moise Kean a sinistra. La transizione dal 4-3-3 al 4-2-4 degli ultimi 10 minuti non è però stata indolore per la Juventus, che ha perso distanze e riferimenti ed è stata ad un passo dall’affondare quando Hateboer ha colpito il palo da un paio di metri a porta praticamente sguarnita. Proprio dall’esterno, però, con uno splendido triangolo ad alta densità tecnica tra Cuadrado e Dybala, è nato il calcio d’angolo che ha consentito a Danilo di incornare in rete e siglare il pareggio che ha lasciato inalterate le chance di Atalanta e Juventus di raggiungere almeno l’importantissimo quarto posto in classifica.


 

Così come erano arrivate, Atalanta e Juventus escono da questo scontro diretto con prospettive molto diverse. L’Atalanta, reduce da due sconfitte consecutive, è arrivata ad un passo da una vittoria che sarebbe stata importante per la classifica ed il morale della squadra. Tuttavia la prestazione contro la Juventus può rincuorare i tifosi nerazzurri sulla capacità dell’Atalanta di competere con le migliori squadre del campionato anche in un momento di forma non eccezionale. Non è però tutto oro che luccica a Bergamo. Nei primi 20 minuti della partita e, in parte, anche nella fase iniziale della ripresa, l’Atalanta ha sofferto la strategia offensiva della Juventus e ha prodotto poco in fase di possesso palla. In prospettiva l’infortunio di Zapata e la rinuncia a Gosens sembrano potere contare molto in termini di peso offensivo e capacità di attaccare l’area. E questo senza contare l’indisponibilità di Ilicic, che priva la squadra di imprevedibilità nell’ultimo terzo di campo. Ancora più di prima per l’Atalanta sarà fondamentale giocare ogni minuto di ogni partita ad intensità elevata per compensare alcune carenze offensive che sembrano potere palesarsi.


 

La Juventus invece, dopo la rivoluzione nel mercato di gennaio sembra avere trovato nel 4-3-3 e nella coesistenza di Dybala, Vlahovic e Morata la strada giusta per la lotta per una posizione utile alla qualificazione alla prossima Champions League. La presenza di Vlahovic, oltre ad aumentare la capacità di finalizzazione della squadra (7 tiri in porta per il centravanti serbo), consente finalmente alla Juventus di tenere impegnata con continuità e credibilità la linea difensiva avversaria, liberando spazi per Morata e Dybala, autori fino ad adesso di ottime partite quando impegnati in coppia assieme all’ex Fiorentina, e aumentando in generale le soluzioni di gioco e gli spazi utili alla manovra. Con una rosa forse più aderente alle sue caratteristiche, Allegri sembra maggiormente in grado di fare ciò che da sempre gli è riuscito meglio, cioè allenare ogni singola partita adattandosi al contesto, contrastando le migliori qualità avversarie ed attaccandone i punti deboli. Il quarto posto, che ad un certo punto della stagione sembrava troppo lontano per la Juventus, appare adesso un obiettivo concreto e pienamente raggiungibile.


 

 

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