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Il Torino è sulle spalle di Belotti
17 dic 2020
17 dic 2020
Il numero 9 granata sta brillando nonostante il brutto inizio di stagione della squadra di Giampaolo.
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Foto LaPresse - Fabio Ferrari
(copertina) Foto LaPresse - Fabio Ferrari
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A distanza di un anno non è cambiato quasi nulla per Marco Giampaolo. Anche il Torino, come il Milan un anno fa, è una squadra poco adatta alle sue idee, fragile nei momenti decisivi, che accumula sconfitte e lo ha spinto a rinunciare al suo sistema feticcio, il 4-3-1-2. Se al Milan il simbolo della sua disfatta era stato il tentativo fallito di far giocare Suso da trequartista, un’idea abbandonata subito per tornare al vecchio 4-3-3, oggi Giampaolo è sceso così a fondo nei compromessi da convincersi a passare al 3-5-2, mettendo quindi in discussione anche il dogma della difesa a quattro. «È stata la prima volta nella mia vita», aveva detto dopo il pareggio per 3-3 con il Sassuolo, «Quando non hai consolidato metri e misure devi difenderti. È stata una rinuncia necessaria, una scelta che in futuro cercherò di fare sempre meno».

Forse lo pensava davvero in quel momento, e in effetti nelle tre partite successive, contro Lazio, Genoa e Crotone, Giampaolo ha continuato a credere che la squadra potesse giocare come voleva lui, con la difesa a quattro e il centrocampo a rombo, con scambi corti e veloci per risalire il campo e la linea difensiva stretta e alta. Poi però, a partire dalla sfida con Antonio Conte, un riferimento in questo ambito, Giampaolo è passato stabilmente al 3-5-2. C’è stato qualche segnale incoraggiante contro l’Inter e la Juventus, due partite perse subendo una rimonta negli ultimi minuti, una costante del campionato dei granata finora, ma nemmeno questo tentativo ha migliorato la classifica.

Giampaolo sta rivivendo problemi e pressioni simili a quelli di un anno fa, con una squadra che fatica a seguire le sue idee e le voci insistenti di un suo esonero. Ci sono però due differenze essenziali. La prima è la fiducia della società. Il Milan gli aveva concesso appena sette partite, oggi invece i vertici del Torino sembrano ancora dalla sua parte. Sia il presidente Cairo sia il responsabile dell’area tecnica Vagnati lo hanno difeso e spostato le colpe sulla squadra. La seconda è che stavolta Giampaolo può contare su un giocatore che sembra essersi fatto carico di tutti i problemi: Andrea Belotti.

Si può pensare che il Torino sia una squadra molto più abile ad attaccare che a difendere, stando almeno ai dati dei gol fatti e subiti. I granata ne hanno segnati 19, uno in più della Lazio, e hanno il miglior attacco nella seconda metà della classifica. Allo stesso tempo, con 27 gol subiti, hanno la peggior difesa del campionato.

E invece, pur essendo sotto la media del campionato per tiri e xG concessi, i dati difensivi non sono in linea con i gol effettivamente incassati. Il Toro ha cioè subito più di quanto avrebbe meritato, anche perché Sirigu sta avendo una stagione molto al di sotto delle attese. Ad esempio, la media di xG concessi su azione dai granata è di poco superiore a quella del Verona, che invece ha la miglior difesa del campionato dopo la Juventus e può contare su uno dei migliori portieri per rendimento, Silvestri.

Giampaolo ha affrontato il problema dei tanti gol subiti nella conferenza stampa prima del derby: «Siamo la squadra con la peggior difesa del campionato, i numeri dicono questo. Però nell’analisi bisogna inserire anche alcuni parametri che noi valutiamo: siamo ventesimi nella percentuale di gol subiti in proporzione alle occasioni concesse, significa che prendiamo gol ogni due tiri».

Al contrario, a livello offensivo il Torino è tra le squadre peggiori del campionato, anche se il dato dei gol segnati è da classifica medio-alta. Per passaggi in area e tiri su azione, solo il Parma ha dati più bassi dei granata, e in altre statistiche essenziali per il tipo di gioco che identifica Giampaolo, come il baricentro medio, il dominio territoriale (cioè il rapporto tra i passaggi riusciti nella metà campo avversaria e quelli riusciti in totale) e i recuperi palla offensivi, il Toro è agli ultimi posti in Serie A.

Insomma, i granata hanno segnato molto per quanto hanno creato e per i problemi che hanno a portare la palla negli ultimi metri, e a renderli così produttivi a livello offensivo è stato soprattutto il rendimento incredibile di Andrea Belotti. Nessuno gioca mai veramente “da solo”, ma le prestazioni in questo campionato del numero 9 granata, in una squadra così in difficoltà a risalire il campo e creare pericoli, sono forse quelle che più di tutte si avvicinano al concetto.

Finora Belotti ha segnato otto gol in dieci partite. A questi vanno aggiunti due assist e l’autogol procurato nella partita contro il Genoa, quando il suo cross da sinistra è stato deviato da Pellegrini nella sua porta. In più della metà dei gol segnati dai granata c’è il contributo diretto del loro capitano.

A livello di efficienza, Belotti sta addirittura andando oltre la miglior stagione della sua carriera, quella di quattro anni fa in cui segnò 26 gol. Se si escludono le due reti su rigore, il numero 9 granata ha segnato 6 volte pur creando in tutto solo 3,4 xG. Il campione di partite è ovviamente ridotto, ma è un dato notevole e in contrasto con la storia di Belotti, un attaccante il cui stile è fatti di duelli continui, di colpi dati e ricevuti, di energie sprecate in giro per il campo per aiutare la squadra a guadagnare metri. Un attaccante, insomma, che spesso potrebbe non essere lucido quando conclude l’azione.

Oggi invece Belotti ricava molto di più di quanto dovrebbe dalle occasioni che ha, e in certi casi si è anche creato da solo le condizioni per segnare. Un esempio è il gol fatto al Sassuolo. Il risultato è di 1-1 e Giampaolo, per la prima volta, è passato al 3-5-2, togliendo Verdi a un quarto d’ora dalla fine per inserire Nkoulou al centro della difesa. Il Toro ha quindi ancora meno riferimenti per provare a palleggiare come vorrebbe Giampaolo, il centrocampo è svuotato e Lyanco, in possesso nel corridoio interno a sinistra all’altezza del centrocampo, non ha nessuna linea di passaggio vicina. L’unico a muoversi per ricevere la palla, con uno scatto in verticale seguito da Chiriches, è Belotti.

A quel punto Lyanco ha una soluzione e lancia lungo, senza troppe pretese, visto che il lancio è leggermente all’indietro rispetto alla corsa di Belotti, che infatti colpisce di testa ma non controlla davvero la palla. Però è in area sulla sinistra, con il pallone in aria e un difensore vicino, una situazione che riesce a dominare come pochi altri attaccanti del campionato. Chiriches gli rimbalza letteralmente addosso e cade per terra, Belotti riesce allora a controllare meglio la palla con il secondo tocco, se la sposta sul destro per evitare Ferrari, e segna con un tiro sul primo palo ingannando Consigli, che si butta dalla parte opposta.

Ovviamente Belotti non riesce a segnare un gol di questo tipo in ogni partita, o a farsi sempre bastare anche solo un lancio innocuo per crearsi un’occasione. Però è davvero strano che sia così efficiente a livello realizzativo proprio nella stagione in cui gli vengono chiesti maggiori sforzi per aiutare la squadra. E non solo nelle cose che gli riescono meglio, i duelli fisici con i difensori per pulire i palloni in uscita dalla difesa oppure i tagli, in particolare a sinistra, a dare linee di passaggio lunghe in verticale.

Riflettendo sulle caratteristiche della sua squadra dopo aver perso il derby, Giampaolo ha ammesso i problemi a risalire il campo con ordine: «Nei 95 minuti abbiamo commesso errori soprattutto nella gestione dopo il recupero palla, se la dai puntualmente agli avversari e continui a fare fase di non possesso perdi energia. Non essendo squadra di grande palleggio, ho bisogno di giocatori di profondità e ripartenza. Siamo molto verticali e io non posso non tenere presente di certe caratteristiche».

È proprio in questo contesto, in una squadra abituata a essere molto verticale e che oggi fatica ad avere collegamenti e giocate di qualità per avanzare in modo ragionato, che Belotti è emerso come il principale riferimento per far risalire la palla. Spesso è a lui che tocca coprire il vuoto creativo nella fascia centrale del campo, forse quella in cui il Torino fa più fatica a manovrare, con giocate complesse, in un certo senso in contrasto con l’idea che abbiamo di lui, un attaccante fisico e intenso - è sempre il giocatore che subisce più falli in Serie A - ma senza un grande controllo, con un gioco di passaggi essenziale.

Secondo FBref, il numero 9 è in assoluto il giocatore più cercato del Torino, quello verso cui sono stati indirizzati più passaggi. È un dato significativo, specie se si considera che Belotti non è diventato improvvisamente un attaccante associativo che ordina la manovra. La quantità di passaggi tentati è infatti in linea con quella che ha mantenuto negli anni scorsi. Dei passaggi che gli arrivano Belotti ne controlla però il 60%, un dato che rivela più che altro le situazioni difficili in cui riceve, spesso da lanci e verticalizzazioni avendo un difensore alle spalle che lo marca. Come era normale aspettarsi, davanti a Belotti nei passaggi ricevuti ci sono sette compagni, tutti difensori o centrocampisti, che durante la partita toccano di più la palla e si scambiano passaggi corti.

L’importanza di Belotti non si limita però ai palloni puliti per risalire il campo, oppure ai falli conquistati che permettono alla squadra di manovrare dopo essersi riordinata. Il numero 9 granata tende sempre più a occuparsi della giocata decisiva, a farsi dare la palla e a ravvivare la manovra, a volte con intuizioni sorprendenti, distanti dal suo stile. Contro l’Udinese ha dato l’assist a Bonazzoli girato spalle alla porta accarezzando appena la palla, forse con il tacco o forse con la parte esterna del piede, su un lancio di Rodríguez.

Qualche minuto prima aveva creato un’altra occasione per Bonazzoli, con una giocata ancora più complessa. Dal cerchio di centrocampo aveva provato a disorientare Mandragora con un doppio passo, spostandosi la palla alla sua sinistra. Poi aveva fatto finta di cercare Bonazzoli con il passaggio più scontato, in diagonale sul lato verso cui era girato Bonifazi, più avanzato rispetto ai difensori ai suoi fianchi.

Il passaggio fintato.

In quel modo ha fatto spostare di un passo Mandragora, che intendeva chiudere quel passaggio, e ha potuto far passare il pallone alle spalle di Bonifazi, proprio nel momento in cui Bonazzoli si era infilato nello spazio centrale liberato dal difensore.

Quello effettivamente realizzato.

Con un primo tocco migliore di Bonazzoli, o forse con un passaggio leggermente più aperto per incrociare un po’ più avanti la corsa del compagno, il Torino avrebbe avuto una grande occasione, con il suo attaccante da solo davanti al portiere. Invece con un controllo poco preciso Bonazzoli ha perso tempo e fatto rientrare i tre difensori centrali dell’Udinese, e quindi il suo tiro è stato respinto da Bonifazi.

Nel derby contro la Juventus un altro filtrante di Belotti, stavolta di prima e dosato con i giri giusti per far correre da solo Zaza verso la porta, aveva creato un’altra grande occasione, sfumata per la parata di Szczesny.

Belotti è da tempo un riferimento decisivo per il Torino, ma è insolito il modo in cui oggi cerca di far succedere qualcosa quasi a ogni pallone che tocca, di riempire il vuoto creativo di squadra provando da solo a creare per sé o per gli altri, anche andando oltre i suoi limiti. Dei granata è il giocatore con la media di xA più alta, 0,27 per 90 minuti, la più alta mai registrata da quando è al Torino.

Può darsi che i suoi sforzi rivelino più di ogni altra cosa le difficoltà dei granata. In una squadra che funziona meglio semplicemente a Belotti non verrebbe chiesto di fare così tanto. O ancora è una conferma che, per quanto ci provi Belotti, nessuno alla fine può davvero giocare da solo, che nemmeno le sue prestazioni sopra le righe possono salvare una squadra con problemi così profondi. Però non va nemmeno ignorato il modo in cui si è fatto carico della situazione, o come sta provando a trasformare il suo gioco per riempire i vuoti attorno a lui. Non va ignorato cioè che, anche se la sua squadra è in fondo alla classifica, oggi Belotti è uno dei migliori attaccanti del campionato.

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