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Top XI: Primeira Liga 2021/22
07 giu 2022
07 giu 2022
I migliori undici del campionato portoghese.
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Dodici mesi fa lo Sporting di Rúben Amorim si laureava campione di Portogallo, interrompendo il duopolio Porto-Benfica che durava da 19 anni. La conferma in panchina del giovane allenatore, già sul taccuino di alcune delle principali squadre d’Europa, sembrava il preludio di un nuovo ciclo vincente. Così non è stato perché il Porto, superando 1-0 il Benfica alla penultima giornata, si è garantito matematicamente la riconquista del titolo, il 30° della sua storia. Una vittoria, quella dei Dragões, quasi mai in discussione, visto che la squadra di Sérgio Conceição ha preso la testa della classifica alla 10° giornata, superando 4-1 il Boavista nel derby, per non lasciarla più.

Il Benfica può consolarsi con un brillante cammino in Champions League, conclusosi solo ai quarti sotto i colpi del Liverpool di Klopp, e con la stagione monstre del fenomeno Darwin Núñez, esploso fragorosamente dopo una stagione d’esordio tra luci e ombre, soprattutto in campionato. Chiusa la seconda parentesi sotto la guida di Jorge Jesus – allontanato in maniera più o meno consensuale dopo il fracasso prenatalizio contro il Porto in Coppa di Portogallo – il club più amato del paese ha affidato la panchina all’esordiente Nélson Veríssimo, rivelatosi un traghettatore affidabile, anche se incapace di portare a Lisbona alcun trofeo. L’unico alloro stagionale del Benfica, infatti, l’ha conquistato la squadra giovanile guidata da Luís Castro, capace di aggiudicarsi la Youth League travolgendo in finale 6-0 il Red Bull Salisburgo. Tanti i talenti messi in mostra nell’occasione, dall’italiano Cher Ndour al prolifico esterno Diego Moreira.

Fermatosi agli ottavi di finale in Champions League, lo Sporting ha conquistato Supercoppa e Coppa di Lega, chiudendo il campionato al secondo posto. Un risultato per certi versi positivo, per un club che ha da poco ritrovato stabilità tecnica e societaria dopo anni turbolenti. Discreta anche la stagione del Braga, capace di issarsi fino ai quarti di finale di Europa League (fuori ai supplementari contro i Rangers) e di confermarsi quarta forza del campionato. La sostanziale immobilità nei rapporti di forza della Primeira Liga si riflette anche in questa Top XI, dominata dai giocatori delle tre grandi storiche del paese.

Portiere – Diogo Costa (Porto)

A rinverdire la grande tradizione del Porto nel ruolo di numero uno ci ha pensato il 22enne Diogo Costa, passato nel giro di un anno da riserva nel club a titolare della Nazionale portoghese. A farne le spese due portieri esperti come Rui Patrício e Agustín Marchesín, quest’ultimo messo da parte dopo due ottime stagioni tra i pali dei Dragões. Sérgio Conceição però non poteva ignorare la crescita del giovane nato in Svizzera. Si è rivelato per la prima volta proprio sul suolo elvetico, a Nyon, dove il 29 aprile 2019 ha conquistato la Youth League battendo il Chelsea in finale 3-1. Cresciuto nel mito di Vítor Baía, dal quale ha ereditato la maglia numero 99, già nel 2018 era stato indicato da Iker Casillas come suo potenziale successore. Reattivo, concentrato, coraggioso, ha tutto per ripercorrere la carriera del suo attuale vicepresidente, simbolo e bandiera del Porto per quasi vent’anni.

Da rimarcare anche la grande stagione di André Ferreira, 25enne del Paços de Ferreira, così come quella dell’esperto Antonio Adán dello Sporting, confermatosi punto di forza della squadra campione uscente.


Terzino destro – Pedro Porro (Sporting)

Lo Sporting è noto soprattutto per la prolificità del suo vivaio, capace di lanciare nel firmamento internazionale stelle come Cristiano Ronaldo e Luís Figo. Solo un anno fa, l’ultimo gioiello di Alcochete, Nuno Mendes, ha fatto le valigie destinazione Parigi, confermando le proprie qualità anche sul palcoscenico della Champions League. Quest’anno, però, il miglior giocatore dei Leões non è stato un prodotto del vivaio, ma un ragazzo cresciuto in Extremadura, a qualche chilometro dal confine portoghese. Arrivato a Lisbona nell’estate del 2020, in prestito biennale dal Manchester City, Pedro Porro ci ha messo poco per imporsi nel sistema di Rúben Amorim. Responsabile pressoché esclusivo della fascia destra nel 3-4-2-1 del tecnico biancoverde, lo spagnolo si è distinto per la grande costanza di rendimento, guadagnandosi una chiamata in Nazionale da Luis Enrique. Veloce e arrembante, il numero 24 dello Sporting ricorda alcuni grandi laterali brasiliani per la sfrontatezza con cui approccia le partite. Al termine della stagione, lo Sporting ha esercitato il diritto di riscatto dal City,vincolando il giocatore con un contratto fino al 2025.


Difensore centrale - Nicolás Otamendi (Benfica)

All’epoca della firma con il Benfica, nell’estate di due anni fa, Otamendi fece infuriare due tifoserie: quella dei suoi nuovi tifosi, che non gli perdonavano il passato con la maglia del Porto, e quella appunto dei portistas, che si sentivano traditi da un giocatore che li aveva rappresentati per quattro stagioni. Con il tempo il clima si è rasserenato, e il 34enne argentino è tornato a fare quello che sa far meglio: difendere. Lontano dallo stereotipo del centrale moderno, Otamendi incarna quello del marcatore vecchio stampo, costante, duro sull’uomo, senza fronzoli. Con la sua esperienza e il suo carisma ha guidato la difesa del Benfica per tutta la stagione, sia nel 3-4-3 di Jorge Jesus, che nel 4-2-3-1 di Veríssimo, all’interno de quale ha sviluppato un’ottima intesa con il belga Vertonghen. Pilastro della Nazionale argentina (90 presenze e 4 gol con La Albiceleste), potrebbe tornare in patria dopo il Mondiale in Qatar.

Parlando di difensori d’esperienza, non si può non evidenziare l’ottima stagione di Pepe: a quasi 40 anni ha guidato con autorità la difesa del Porto, formando con Chancel Mbemba la coppia migliore del torneo. Il congolese ex Anderlecht e Newcastle, in particolare, è maturato parecchio ed è ormai pronto a raccogliere l’eredità del collega di reparto come leader difensivo dei Dragões.


Difensore centrale - Gonçalo Inácio (Sporting)

Lo Sporting non è riuscito a difendere il titolo conquistato un anno fa, ma ha comunque mantenuto uno standard di gioco elevato, conservando l’ossatura della squadra campione. In difesa, accanto a capitan Coates e agli esperti Neto e Feddal, si è imposto il giovane Gonçalo Inácio, uno dei tanti prodotti dello straordinario vivaio di Alcochete. Mancino, bravo nell’anticipo, dà il meglio di sé come centrale sinistro in una difesa a tre, ma è stato impiegato anche come punto di riferimento centrale, in assenza di Coates, o sul lato opposto, con Feddal sul centro-sinistra. La giovane età e le caratteristiche tecnico-tattiche lo rendono molto ambito sul mercato.

Negli ultimi anni la Primeira Liga ha esportato giocatori come Rúben Dias e Nuno Mendes, subito capaci di imporsi in contesti di alto livello. Non è detto che per Gonçalo Inácio la transizione possa essere altrettanto semplice: il giocatore, pur possedendo un lancio lungo e preciso, deve ancora crescere nelle letture e nelle scelte, non sempre lucidissime, avendo la tendenza a lanciarsi in scorribande offensive talvolta controproducenti per la squadra. Se limerà i suoi difetti, il Portogallo potrebbe ritrovarsi tra le mani l’erede dei quasi quarantenni Pepe e José Fonte.


Terzino sinistro – Álex Grimaldo (Benfica)

Pur non avendo disputato la stagione più brillante della carriera, lo spagnolo resta il miglior interprete del ruolo nella Primeira Liga. Da gennaio in avanti, in particolare, ha inanellato una serie di prestazioni di altissimo livello, prima di calare un po’ nel finale, quando il Benfica non aveva più nulla da chiedere al campionato. A suo agio sia nella difesa a 4, sia come esterno a tutta fascia, ha messo insieme 5 gol, 5 assist e una media di 2 passaggi chiave a partita. Da non sottovalutare, comunque, le sue qualità difensive, nonostante un fisico tutt’altro che imponente.

Tra le rivelazioni dell’anno c’è un altro spagnolo, Adrián Marín del Famalicão, autore di un’ottima stagione pur nel contesto di una squadra non particolarmente brillante. Arrivato a fine agosto in prestito dal Granada, si è subito imposto nell’undici titolare e ora c’è chi lo vorrebbe proprio al Benfica come erede o alternativa a Grimaldo.


Esterno destro – Otávio (Porto)

Nel successo finale dei Dragões c’è tanto di Otavio, brasiliano di nascita e di formazione, ma ormai portoghese dal punto di vista calcistico, visto che da un anno a questa parte veste la maglia della Nazionale d’adozione, dopo aver rappresentato il Brasile a livello giovanile. È anche grazie a lui (1 gol e 1 assist nello spareggio con la Turchia) che tra qualche mese il Portogallo potrà giocarsi le sue carte ai Mondiali in Qatar.

Affrancatosi dall’etichetta di trequartista fumoso e incostante che lo ha accompagnato nei primi anni di carriera con la maglia dell’Internacional, Otávio è una pedina fondamentale nella formazione di Sérgio Conceição: dalla sua posizione di partenza, largo sulla fascia, tende ad accentrarsi per influenzare l'azione, cercando lo scambio rapido con i compagni o il dribbling per garantire la superiorità alla squadra. A differenza del dirimpettaio (nella prima parte di stagione) Luis Diaz, più portato ai tagli rapidi e alla ricerca della profondità, Otávio ama avere tanto il pallone tra i piedi, scandagliare il campo con lo sguardo prima di tentare un cross o un passaggio. Da non sottovalutare il suo apporto in fase di pressing e di recupero del pallone, come dimostra il numero di azioni difensive nella metà campo avversaria,dato che lo vede al primo posto del campionato, davanti a Palhinha dello Sporting e al compagno di reparto Vitinha.


Centrocampista centrale – Pedrinho (Gil Vicente)

Giocatore simbolo della squadra sorpresa della stagione, Pedrinho probabilmente non è tra gli undici giocatori più forti del campionato in senso assoluto, ma il suo rendimento è stato al di sopra di ogni sospetto. Molto spesso migliore in campo, è stato la principale fonte di gioco del club di Barcelos, che ha chiuso il campionato al 5° posto, eguagliando il migliore piazzamento della sua storia e conquistando l’accesso alla prossima Conference League. Nativo di Cristelo, villaggio a pochi chilometri da Porto, non si è mai allontanato dal nord del Portogallo (Freamunde, Vila Meã, Paços de Ferreira le sue precedenti squadre) tranne una breve parentesi in Lettonia, al Riga, nel 2020. Piccolo, baricentro basso, spicca per la capacità di smistare palloni di prima in mezzo al campo, gestendo i ritmi della squadra e occupandosi di tutti i calci piazzati. Il classico giocatore di provincia, amato dalla tifoseria e lontano dai riflettori. A 29 anni, ha recentemente firmato il rinnovo fino al 2025: per altre tre stagioni continuerà a deliziare il pubblico di Barcelos con la pulizia del suo tocco.


Centrocampista centrale – Vitinha (Porto)

Rapido di testa e di piedi, intelligente, spettacolare: a soli 22 anni, reduce da una stagione in chiaroscuro passata in prestito al Wolverhampton, ha preso in mano il Porto e lo ha condotto alla conquista del titolo. Una scommessa vinta, quella di affidargli le chiavi del centrocampo; accanto a un giocatore più muscolare come il colombiano Uribe e protetto da una squadra dai meccanismi ben oliati, Vitinha ha potuto dedicarsi con profitto alla fase di costruzione e rifinitura, nella quale ha messo in mostra tutte le sue qualità: grande tecnica nello stretto, creatività e visione di gioco. Quel che si nota maggiormente, osservandolo in campo, è la volontà di rischiare sempre la giocata, prediligendo la verticalità con rapide conduzioni palla al piede e una ricerca quasi ossessiva del dribbling o dell’uno-due una volta raggiunta la trequarti offensiva. Un giocatore elettrico, che con il coetaneo Fábio Vieira ha ricreato nel Porto il duo che aveva giocato alla grande con la maglia del Portogallo Under 21 nella fase finale dell’ultimo Europeo di categoria, al termine del quale entrambi furono inseriti nella squadra ideale del torneo.


Esterno sinistro – Ricardo Horta (Braga)

Il giocatore più importante del campionato, nel ruolo e non solo, è stato sicuramente Luis Diaz. Prima di lasciare Porto per inseguire la gloria a Liverpool, il colombiano era stato capace di segnare 14 gol in 18 partite, senza peraltro giocare da attaccante puro. Per continuità di rendimento e per il fatto di aver giocato tutto l’anno in Portogallo, però, è giusto premiare la grande stagione di Ricardo Horta. Il trequartista dello Sporting Braga da anni è nell’élite della Primeira Liga, cosa che per certi versi alimenta il rimpianto per quella che sarebbe potuta essere una grande carriera. A 27 anni non è escluso che il treno possa ancora passare, ma c’è anche la possibilità che il ragazzo di Sobreda resti prigioniero di una dimensione provinciale che, da un punto di vista prettamente tecnico, gli va stretta. Un po’ quello che succede in Italia al suo coetaneo Berardi, con la differenza che Horta non ha mai avuto una concreta chance con la nazionale portoghese. Abile nel dribbling, rapido, con un tiro secco e preciso (19 gol, terzo miglior marcatore del campionato), Horta è stato il punto di riferimento offensivo del Braga, soprattutto dopo la cessione di Galeno al Porto. Tra gli esterni, ottima anche la stagione di Samuel Lino del Gil Vicente (12 gol), così come quella di Rafa Silva del Benfica (16 assist, più di tutti nel torneo), altro giocatore che meriterebbe una chance in un campionato di primissima fascia.


Seconda punta – Darwin Núñez (Benfica)

Capocannoniere con 26 gol, miglior giocatore del torneo e prossimo gioiello da esportare: il 23enne uruguaiano incarna tutte le caratteristiche del tipico prodotto della Primeira Liga. Impossibile, per un giovane talento di questo livello pensare di restare più di due o tre stagioni in Portogallo, senza tentare il salto in uno dei migliori campionati del continente. È stato così per tutti i suoi predecessori, da Joaõ Félix a Bruno Fernandes, esplosi sulle rive dell’Atlantico e venduti a peso d’oro al miglior offerente. Come per l’attuale trequartista del Manchester United, il percorso di Darwin Núñez non è stato però quello canonico dei talenti portoghesi fatti in casa, dal vivaio alla prima squadra, ma è passato attraverso una stagione nella seconda divisione spagnola.

A portarlo in Europa è stato l’Almería, club andaluso discretamente ambizioso, che nell’agosto 2019, pochi giorni dopo essere stato rilevato dallo sceicco saudita Turki Al-Sheikh, staccò un assegno di 4,5 milioni di dollari per strapparlo al Peñarol. Un affare straordinario, considerando che dopo 16 gol in 30 partite con la maglia biancorossa, il valore del giocatore si era già quintuplicato e che un ulteriore 20% della futura rivendita del giocatore finirà nelle casse dell’Almería. Il valore tecnico di Núñez non è in discussione: fortissimo in progressione, lucido davanti al portiere, il Nazionale uruguaiano è stato subito paragonato al connazionale Cavani, con il quale condivide anche l’attitudine al lavoro, caratteristica che lo rende un attaccante perfetto per qualsiasi schema offensivo. Nel Benfica ha giocato sia come riferimento centrale dell’attacco, mettendo in mostra discrete doti associative, sia accanto a un giocatore di movimento come Gonçalo Ramos, rivelatosi spalla perfetta per esaltarne il rendimento.


Centravanti – Mehdi Taremi (Porto)

A quasi trent’anni, il centravanti iraniano si è definitivamente consacrato, confermandosi per la terza stagione consecutiva tra i bomber più prolifici del campionato con 20 reti all’attivo. Arrivato nell’estate 2020 dal Rio Ave tra lo scetticismo generale, si è preso con autorità la maglia numero 9 di uno dei club più prestigiosi d’Europa, vestita nel recente passato da killer dell’area di rigore come Mário Jardel, Radamel Falcao e Jackson Martínez. Con i predecessori, Taremi condivide numeri e attitudine da leader, che ne hanno fatto uno dei punti fermi della squadra di Sérgio Conceição. Come avevamo raccontatoqui un anno fa, l’iraniano è tutt’altro che un semplice finalizzatore: si muove con intelligenza su tutto il fronte offensivo, garantendo sponde e aprendo spazi ai compagni, come testimonia anche il numero di assist forniti. La ciliegina sulla torta della sua annata è stata la doppietta in finale di Taça de Portugal, che ha consentito al Porto di conquistare la dobradinha campionato-coppa. Molto positiva anche la stagione dello spagnolo Pablo Sarabia con la maglia dello Sporting (15 gol e 7 assist), cosi come quella del connazionale Fran Navarro, principale bocca da fuoco del Gil Vicente, del colombiano Oscar Estupiñán, trascinatore del Vitória Guimarães, e del croato Petar Musa del Boavista, individuato dal Benfica come possibile erede di Darwin Núñez.


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