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Top XI: Liga 2021/22
09 giu 2022
09 giu 2022
I migliori dell'ultimo campionato spagnolo.
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Non è stata certo una Liga indimenticabile quella 2021/22, forse la più decadente da venti anni a questa parte. È un trend che abbiamo già osservato negli ultimi anni, ma con la percezione evidenziata dalla perdita di Lionel Messi. Non ci sono state grandi sorprese nei piazzamenti finali, dove in Europa si sono qualificate le sette squadre candidate a farlo. A vincere è stato il Real Madrid di Carlo Ancelotti, che ha guidato un gruppo esperto rimasto placidamente sempre in vetta alla competizione. Le solite pretendenti sono quasi inciampate da sole, spianandogli la strada.

Stavolta per scegliere i migliori undici non è stato necessario escludere i giocatori delle grandi squadre, ci siamo limitati alla soglia di massimo tre giocatori del Real Madrid e al fatto che i giocatori candidabili dovessero aver superato almeno le venti partite da titolare. La formazione è schierata con un 4-2-3-1 asimmetrico, in cui quella che è nominalmente l’ala sinistra si muove praticamente all’altezza della punta e invece l'ala destra stringe al centro della trequarti. Insomma un tributo allo pseudo 4-2-2-2 utilizzato dal Betis di Pellegrini, che a tratti ha mostrato il calcio più piacevole della stagione, oltre ad aver alzato la Coppa del Re.

Portiere: Thibaut Courtois (Real Madrid)

Il Real Madrid ha chiuso la stagione concedendo 47xG agli avversari (11 in più del Barcellona e 13 in più dell’Atlético di Madrid per capirci) ma Courtois ha subito 29 gol, risultando il portiere meno battuto (in totale il Madrid ha chiuso con 31 reti subite). Il belga ha portato in dote una percentuale di salvataggi del 76.6% (le statistiche del pezzo sono tutte di Statsbomb prese da fbref.com).

Se il Madrid è rimasto placidamente in vetta per tutto il campionato è anche perché raramente Courtois ha concesso agli avversari la possibilità di creare un vantaggio tale da non essere recuperato: per capirci, con lui in campo il Madrid ha subito più di un gol solo in 6 occasioni. Delle 3 sconfitte, solo contro il Barcellona al ritorno ha perso con più di un gol di scarto.

Courtois è un portiere il cui enorme livello si definisce per quello che fa nell’area piccola più che in tutto quello che viene richiesto ai portieri-liberi delle altre grandi squadre. Con i piedi fa il minimo indispensabile; raramente esce dall’area per intervenire nella manovra. Quando però si tratta di parare, e per la tranquillità che ispira a una linea difensiva che tra Militao e Alaba è incline a errori di letture o semplicemente di concentrazione, ha mostrato di essere il miglior portiere della Liga. Courtois ha sfoggiato la parata decisiva sempre nei momenti più concitati delle partite, parando magari la prima occasione degli avversari, risolvendo problemi alla propria squadra e gettando nello sconforto gli avversari.




Terzino destro: Juan Foyth (Villarreal)

Difensore centrale ormai stabilmente trasformato in terzino destro della linea a 4 dal suo allenatore Emery, Foyth è il giocatore col minutaggio minore di questa formazione (23 partite da titolare e 26 presenze in totale). Emery ha un piano gara per ogni avversario e la scelta di Foyth rispetto al terzino classico Mario Gaspar è dipesa dal tipo di gara che voleva giocare il Villarreal. Quando ha giocato, però, ha mostrato perché la sua interpretazione del ruolo piace tanto al suo allenatore: Foyth riesce ad aumentare le possibilità di successo dei piani gara reattivi di Emery. Così ne ha scritto Emanuele Mongiardo in stagione: «Se nell’uno contro uno frontale Foyth preferisce accompagnare la corsa dell’ala, contro avversari girati di spalle e su palloni senza un chiaro padrone non ha paura di tentare il tackle. Lo fa sempre in maniera decisa, con autorevolezza e impeto, riuscendo spesso a uscirne vincitore».

Amante del contatto fisico e della giocata azzardata per intervenire sul pallone, abbastanza veloce e strutturato per salvarsi in chiusura se serve. Come il suo allenatore, anche Foyth è metodico, si adatta pian piano all'avversario fino a trovare la soluzione migliore per non perdere il duello individuale. Nei due pareggi per 0-0 contro il Real Madrid primo in classifica a Foyth è toccato l’ingrato compito di marcare Vinícius ed è riuscito a limitarne l’impatto in entrambe le partite (il brasiliano ha chiuso entrambe le partite con 3 tiri totali e 2 soli dribbling riusciti sui 5 tentati).


Difensore centrale: Ronald Araújo (Barcellona)

Da quando Xavi è arrivato il Barcellona ha scalato la classifica e ha chiuso come seconda migliore squadra della Liga, togliendosi anche la soddisfazione di battere per 4-0 i futuri campioni.

Sono diversi i giocatori ad aver avuto un'impennata di rendimento con Xavi e sicuramente se avesse giocato di più Pedri sarebbe entrato in questa top XI (ha giocato solo 12 partite di Liga).

Araujo ha permesso al Barcellona di mantenere la linea alta come vuole il suo allenatore. Questo perché è un portento fisico, un centrale veloce e potente, con una capacità di copertura anche negli spazi ampi che nel Barcellona semplicemente non ha nessuno altro. Un centrale sudamericano che per sua stessa ammissione si esalta nel difendere, nel coprire sull’avversario ed evitare il gol, passato però per la seconda squadra del Barcellona e quindi sviluppato per difendere in una squadra che vuole essere proattiva e prendersi rischi col pallone. In tal senso è un profilo di giocatore che non si vedeva dai tempi di Carles Puyol e proprio come Puyol nella sua stagione della rivelazione, Araújo ha mostrato di poter reggere anche da solo l'ingrato compito di tappabuchi.

Migliorato nella gestione del pallone rispetto alla scorsa stagione, ma ancora non abbastanza da non essere l’anello debole dell’uscita dalla difesa della squadra di Xavi. È nella gestione della palla, quindi, che sta il suo margine di crescita maggiore. Già ora, comunque, per impatto difensivo è un giocatore fondamentale. È stato il primo rinnovo di contratto da quando Xavi è in panchina.




Difensore centrale: Robin Le Normand (Real Sociedad)

Centrale bretone di 25 anni, è entrato nel picco della carriera dopo una crescita curata da una squadra che l’ha preso diciannovenne dalla seconda serie francese. Partito dalla seconda squadra della Real Sociedad allenata da Imanol Alguacil, ha seguito il suo allenatore in prima squadra e con lui ha iniziato il percorso di crescita che ha portato la Real Sociedad ad essere stabilmente qualificata in Europa.

In questa stagione ha superato le 100 presenze con la maglia della prima squadra e si è notato l’atteggiamento ormai da veterano in campo. Destro di piede, gioca prevalentemente a sinistra nella difesa a 4 della Real Sociedad e quindi sarà lui il centrale sinistro in questa formazione nonostante non manchino i giocatori mancini altrettanto meritevoli di farne parte, come ad esempio Iñigo Martínez dell’Athletic Club. Unico centrale puro della formazione (in senso di struttura fisica e di tecnica difensiva, visto che accanto a lui gioca il mediano arretrato Igor Zubeldia di 180 cm) è anche quindi il giocatore fondamentale nel marcare la punta avversaria e nei contrasti aerei, che ormai sono diventati la sua specialità (ne vince il 72.5%).

Il suo essere cresciuto nella Liga lo si nota soprattutto dalla tecnica sobria e dalla precisione nella distribuzione del pallone, soprattutto nei lanci lunghi, una risorsa non sempre pienamente sfruttata da una squadra che preferisce uscire palla a terra dalla difesa.




Terzino sinistro: Marcos Acuña (Siviglia)

Un ingranaggio fondamentale di quella che con 30 gol subiti è risultata la difesa meno battuta della Liga, Acuña è un terzino che occupa tutta la fascia laterale del campo, con un gioco ormai completo in termini atletici e tecnici. Col corpo tozzo e i polmoni di un maratoneta, sembra il classico terzino argentino ruvido ed essenziale. Lontano da quegli eleganti terzini registi ricercati nelle squadre proattive d’Europa. Eppure per il Siviglia, una squadra che tiene il pallone per il 60% del tempo e ama attaccare sfruttando l’ampiezza del campo, è risultato fondamentale nella manovra per i diversi spartiti che riesce a leggere all’interno della partita.

A 30 anni Acuña è nel picco di una carriera e mai come ora pare a suo agio col pallone tra i piedi. Lo porta bene in conduzione, prova i dribbling sull’avversario diretto. La squadra di Lopetegui lo sfrutta bene: Acuña tocca tanti palloni (87.93 p90), partecipando sia nel gioco corto che in quello lungo, alternando verticalizzazioni e cambi di gioco (primo per passaggi lunghi tentati con 18.88 p90), ad azioni in cui è invece lui ad arrivare sul fondo per il cross (è il terzino che ha effettuato più cross della Liga con 4.94 p90).




Centrocampista centrale: Dani Parejo (Villarreal)

La Liga è il campionato dei centrocampisti, che siano mostri sacri come Modric, Busquets o Kroos o specialisti come il mediano Guido Rodriguez o l’incursore Carlos Soler, che sarebbero per esempio potuti entrambi entrare nella formazione. Tra gli specialisti a centrocampo nessuno raggiunge però il livello di eccellenza di Dani Parejo. Superati i 32 anni il suo impatto nella Liga non ha risentito dell'età.

Passano gli anni ma Dani Parejo è sempre lì a centrocampo pronto a ricevere il pallone, eludere l’intervento avversario, alzare la testa, fare una piccola pausa per dare il tempo al compagno e verticalizzare rasoterra per lui e poi la volta dopo a smarcarsi di un paio di metri, ricevere col corpo già indirizzato e di prima lanciare per la punta. Come scritto da Daniele Manusia:«Le partite di Dani Parejo sono per feticisti del gioco di sponda, per chi ama la sua capacità di giocare di prima sull’uomo libero».

Col tempo Parejo sta spiccando come una delle leggende minori della Liga, un manierista che fa fare al pallone quello che dice lui e che nel momento del ritiro probabilmente verrà ricordato come un giocatore di culto anche dai tifosi neutrali.


Centrocampista centrale: Mikel Merino (Real Sociedad)

Uscito dalle giovanili dell’Osasuna come uno dei centrocampisti baschi più promettenti del decennio per il suo mix di tecnica e fisicità, Merino è stato preso subito dal Borussia Dortmund, non riuscendo però ad affermarsi in Bundesliga. Passato in Premier League, anche al Newcastle ha mostrato difficoltà a esprimersi. Tornato nella Liga nel 2018, alla Real Sociedad ha trovato uno dei migliori contesti per sviluppare il talento a disposizione. Merino ha mostrato un impatto atletico sopra la media del campionato, e che prescinde dal suo metro e novanta. È notevole soprattutto la reattività e la resistenza che mantiene nell'arco dei novanta minuti. All'atletismo aggiunge tecnica e letture di gioco da box to box a tutto tondo.

A 25 anni Merino è nel suo picco, rappresenta l’ingranaggio principale che permetta la versatilità nel gioco della Real Sociedad di Alguacil, una squadra che ricerca la fluidità in possesso e ha bisogno quindi di uno come Merino per gestire il pallone nelle differenti altezze del campo per avere la sicurezza di non perderlo in punti delicati.

Merino sa come usare il corpo nei duelli individuali e ha una tranquillità nella gestione del pallone anche sotto pressione che si esprime in tocchi di suola nella trequarti avversaria e filtranti nella propria. La sua visione di gioco risalta negli spazi stretti dove può usare anche la sua abilità nel duello fisico. Il jolly di una squadra dalla manovra sicura e bilanciata, che con queste caratteristiche è riuscita a mascherare la propria sterilità offensiva rispetto alle altre pretendenti all’Europa.




Ala destra: Nabil Fekir (Betis)

Dal brutto infortunio dei tempi del Lione, il fisico pesante di Fekir l’ha portato a dover aggiustare il suo gioco, metterlo maggiormente al servizio della squadra ora che non può più controllare il contesto da solo come succedeva nei primi anni in Francia. Proprio l’incontro tra come vuole giocare Pellegrini e quello che oggi è Fekir come giocatore, ha portato alla stagione da stella della competizione da parte del trequartista francese. Come scritto nell’introduzione il Betis di Pellegrini è stata la squadra che ha tratti ha giocato il miglior calcio della competizione: d'altra parte ha chiuso il campionato in quinta posizione e ha alzato la Coppa del Re. Il Betis è una squadra la cui manovra si basa sulla tecnica e sulle connessione dei propri giocatori per far avanzare il pallone sul campo. Per questo lo schieramento tende naturalmente ad assumere la fisionomia di un 4-2-2-2 in cui la fascia centrale del campo è dove vengono addensati giocatori così da farli associare tra loro. La manovra del Betis funziona tanto quanto Fekir riesce ad intervenire sulla trequarti, facendo da connessione tra i due centrocampisti e i due attaccanti, navigando tra le linee per far avanzare il pallone nella metà campo avversaria.

Il fisico pesante che non gli permette più di lanciarsi in profondità in area, gli serve però ora per proteggere il pallone una volta venuto incontro per riceverlo, così da crearsi lo spazio e il tempo per la giocata successiva: che sia partendo in conduzione o che sia gestendo il possesso associandosi nel corto, Fekir è stato il barometro del gioco del Betis, accentratore e allo stesso tempo votato al gioco di squadra. Penso che il dato che meglio riassume chi è stato Nabil Fekir per questa Liga è quello dei falli subiti: 117, ben 18 in più del secondo in classifica. Quando parte in conduzione, per fermarlo sulla trequarti spesso l’unica soluzione trovata dalle difese avversarie è quella di abbatterlo.




Trequartista: Iker Muniain (Athletic Club)

Delle tante vite di Iker Munian, giocatore di alto livello da quando era ancora minorenne, questa è forse la più affascinante. I capelli corti ingelatinati e il sorriso beffardo stampato in faccia che avevano portato al soprannome di “Bart Simpson”, hanno lasciato il posto a capelli portati all’indietro, barba e un’espressione sempre un po’ malinconica, forse dettata dal peso delle responsabilità della fascia da capitano al braccio.

A inizio carriera era considerato il “Messi basco”, diavolo della Tasmania che si fiondava in area palla al piede. A quasi trent’anni è diventato un rifinitore tutto tecnica, pausa e carisma, che preferisce ricevere entrando nel campo e da lì trovare la giocata per servire la punta. Il controllo del pallone e la tecnica di calcio che lo facevano risultare uno dei grandi interpreti del gioco dell’Athletic Club di Bielsa, ora sono diventati la base per essere il perfetto rifinitore dell’Athletic Club di Marcelino.

Accentrandosi palla al piede dalla fascia sinistra o ricevendo direttamente al centro della trequarti, Muniain conserva il possesso, ordina la squadra, sceglie il compagno a cui dare l’ultimo passaggio, batte le punizioni e i calci d’angolo, si prende i falli proteggendo il pallone. Il giocatore che era tutto istinto, ora è uno dei più cerebrali della Liga con le sue letture col pallone. Ci sono le 2.68 p90 conduzioni nella trequarti avversaria e i 6.17 p90 passaggi che fanno progredire la manovra (migliore tra i giocatori offensivi della Liga), ma soprattutto nessuno nella Liga ha apportato i 108 passaggi chiave totali (il secondo migliore è Fekir con 25 in meno). Per capirci Muniain ha creato 5.56 p90 azioni che portano ad un tiro e 0.31 xA p90 (per contestualizzare Benzema ha chiuso con 0.33 e Vínicius 0.26). In pratica ha chiuso con 9 assist totali solo perché davanti non c’è più Aritz Aduriz e l’Athletic Club ha segnato solo 40 gol pur avendo accumulato 50.1 xG, molti di questi grazie al contributo di Munian.




Ala sinistra: Vinícius Júnior (Real Madrid)

Se il Real Madrid ha avuto di gran lunga il miglior attacco della competizione (73 xG e 80 gol fatti, col Barcellona secondo con 61.3 xG e 68 gol fatti) è anche perché in questa stagione è finalmente esploso l’atteso talento di Vinícius. Atteso perché evidente fin da subito, per quanto inconcludente. Jorge Valdano lo aveva definito: «un grande magazzino pieno di dribbling ma senza gol».

Quest'anno Vinícius ha reso tangibile questo talento, chiudendo la stagione con 17 gol e 13 assist, terzo miglior marcatore e terzo miglior assistman della Liga, solo Benzema meglio di lui. Per capirci, nella precedente stagione aveva chiuso con 3 gol e 5 assist. Che fosse una stagione diversa per Vinícius lo si è capito subito, quando nelle prime 6 giornate ha segnato 5 gol e fornito 3 assist per lanciare la prima volata della squadra di Ancelotti.

Ridurre il tutto ai gol, però, non rende giustizia al suo impatto generale, al modo in cui ha influenzato con il suo stile di gioco la manovra della squadra di Ancelotti. Ha scritto Marco D’Ottavi a metà stagione: «La sua capacità di far risalire il pallone con la sola forza del suo talento è fondamentale per una squadra che non sempre mette in mostra una costruzione dal basso limpida. Questa capacità di far succedere le cose, di essere caos, era evidente anche prima di questa stagione. Vinicius Junior è uno di quei calciatori che ha bisogno di provare cose difficili spesso, di riuscire alcune volte e di fallire altre. In questa stagione prova 7 dribbling ogni 90’ e gliene riescono esattamente la metà; perde più di due palloni a partita, ma ha velocità e determinazione, la forza mentale per riprovare quando non riesce».

Vinícius è stato talento e determinazione, ha aggiunto la testa dove arrivavano prima i piedi e, com’era prevedibile, questo lo ha reso uno dei migliori giocatori della Liga già a 21 anni.


Punta: Karim Benzema (Real Madrid)

L’ultimo dei titani, essere mitologico sopravvissuto dall’età dell’oro e ormai non soltanto miglior attaccante della competizione, ma chiaramente miglior giocatore della Liga per distacco.

I numeri dicono 27 reti in 32 partite, soltanto per due volte ha avuto due giornate consecutive senza segnare, 0.82 xG p90 e 4.3 p90 azioni che portano a un tiro (in entrambi i casi migliore della Liga), a cui vanno aggiunti 12 assist. Nessuno può arrivare neanche remotamente vicino al suo impatto statistico. Numeri che comunque non possono mostrare un carisma a tutto tondo devastante. Così lo descrive Emanuele Atturo ad aprile: «C’è un’estetica morbida e rilassata che descrive bene la presenza di Karim Benzema su un campo da calcio. Nessuno in questo momento come lui riesce a conciliare carisma e capacità tecniche».

Suo è stato anche l'ultimo gol che ha assicurato al Real la Liga.

Benzema è stato semplicemente il motivo principale per cui il Real Madrid ha vinto con così tanta tranquillità questo campionato ed è ormai da considerare di diritto una leggenda vivente della Liga.




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