Come ogni anno, abbiamo schierato le formazioni con i migliori giocatori della stagione nei vari campionati europei. Qui trovate le altre Top XI.
La stagione interlocutoria dell’Atlético Madrid, e quella pessima del Real Madrid, hanno consegnato l’ennesima Liga al Barcellona, l’ottava negli ultimi undici anni, senza che ci fosse una vera concorrente. E anche chi stava subito sotto le grandi, come il Siviglia, il Valencia e l’Athletic Club, ha avuto una stagione altalenante, con lunghi periodi di crisi di gioco. Hanno avuto un’annata mediocre anche il Betis e la Real Sociedad, e addirittura il Celta e il Villarreal hanno lottato per non retrocedere fino alla fine.
Tutte queste anomalie hanno permesso a una realtà di provincia come il Getafe di sfiorare la Champions League con un budget da lotta per la salvezza e lasciato spazio nella metà alta della classifica all’Espanyol e al Deportivo Alavés. In generale, quindi, per la prima volta c’è stata la sensazione di un livellamento verso il basso del campionato, dopo anni di squilibrio tra esportazione del talento e investimenti, con la classe media della Liga portata a privilegiare le risorse interne e le occasioni.
In questo contesto non è mancata comunque la presenza di giocatori di assoluto valore, sia stelle affermate che giocatori esplosi in questa stagione. La scelta della top XI della Liga vuole andare proprio su quei nomi che hanno colorato il grigiore della stagione con le loro qualità o che si sono distinti per l’importanza del loro lavoro nel proprio sistema di gioco. Il tutto provando ovviamente a costruire una formazione realmente schierabile in campo. Il 4-4-2 con cui sia il Getafe che il Valencia si sono giocati l’ultimo posto in Champions League fino all’ultima giornata è il modulo scelto. Come sempre, non sono presenti nomi dalle tre grandi, anche se va detto che per la prima volta comunque non sarebbero stati scelti più di un paio di nomi tra Atlético e Real (forse Oblak in porta e Benzema davanti).
Portiere: David Soria - Getafe
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Il ruolo del portiere è quello dove si è percepita maggiormente la disuguaglianza di valori tra le tre grandi attuali e il resto del campionato. Per dire, le due riserve di Barcellona e Real Madrid (Cillessen e Keylor Navas) sarebbero probabilmente titolari indiscutibili in tutte le altre squadre, eccetto l’Atlético. Bisogna essere quindi consapevoli che il portiere di questa top XI non sarebbe una prima scelta per una squadra da titolo.
David Soria non ha uno stile di parata tecnico e non è nemmeno in grado di partecipare alla manovra, oltre a non essere un cecchino nei rilanci. In un campionato in cui le squadre vogliono partire dal basso è un difetto, tanto da essere stato di fatto scartato dal Siviglia. Soria ha però trovato nel Getafe una squadra che non aveva bisogno del suo aiuto fuori dai pali, che contava solo sulla sua difesa della porta. I due punti di forza di Soria sono i riflessi tra i pali e le prese alte in area piccola sui cross, due fondamentali perfetti per esaltare il tipo di difesa del Getafe, che ha dato tanti problemi soprattutto alle squadre meno ricche di talento offensivo. Tra i titolari, David Soria è stato il terzo portiere a subire meno reti (34 gol) e il terzo portiere per numero di partite senza subirne (13, in entrambi i casi dietro Oblak e ter Stegen). Anche sfruttando l’atletismo e il fisico di Soria, il Getafe ha avuto la seconda miglior difesa col Valencia, dietro all’eterno bunker dell’Atlético Madrid.
Terzino destro: Jesús Navas - Siviglia
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Nella Liga conclusa da poco ci sono stati terzini destri più completi, come Hugo Mallo del Celta, o più continui, come Rubén Peña dell’Eibar, un ex attaccante riconvertito a terzino soltanto da tre anni che a 27 anni ha fatto la stagione della vita a forza di dribbling e corse verso il fondo per il cross. Ma anche a 33 anni la qualità individuale e il talento di Navas sono semplicemente non paragonabili con nessun altro terzino destro della Liga.
L’arretramento di Jesús Navas da ala dribblomane a terzino di spinta dal suo ritorno nella Liga ha regalato una seconda giovinezza al capitano del Siviglia, tornato a essere un leader, dopo la parentesi in Inghilterra, per la terza e ultima tappa della sua carriera. Una grande partita di Navas ha coinciso in modo quasi consequenziale con un grande partita della sua squadra. Tanto è vero che con la leggera flessione delle sue prestazioni durante la stagione è arrivato anche il crollo del gioco della sua squadra, e non è un caso che 3 dei sui 5 assist sono arrivati nei primi mesi della competizione.
Navas è stato per il Siviglia un giocatore in grado di occupare tutta la fascia utilizzando connessioni dai centrocampisti agli attaccanti a seconda dell’altezza del campo: da Banega a centrocampo a Sarabia sulla trequarti fino alla punta Ben Yedder. Il pallone nel Siviglia è avanzato tanto quanto poteva avanzare Navas sulla fascia, la sua influenza nella manovra del Siviglia di Machín prima, e Caparrós poi, in tal senso è stata molto grande.
Difensore centrale destro: Djené Dakonam - Getafe
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Presente anche nella scorsa top XI, in questa stagione è arrivata la conferma che le prestazioni di Djené non si trattavano di un fuoco di paglia. Djené non è il classico centrale fisicamente dominante, in grado di imporre la sua forza fisica contro giocatori più tecnici. Il suo modo di interpretare il ruolo invece è talmente radicale dal punto di vista atletico da risultare quasi spiazzante per la determinazione con cui sfrutta la sua velocità e l’agilità per uscire dalla linea e andare in anticipo aereo o a pressare sul pallone prima che l’attaccante avversario possa controllarlo del tutto.
Le sue letture senza palla lo portano ad avere a tratti quasi un dominio psicologico, perché la capacità di dare delle scariche di atletismo puro con il tempo giusto permette al Getafe di adattarsi perfettamente a qualsiasi tipologia di attaccante da dover affrontare. Djené permette alla squadra di Bordolás di mantenere una linea bassa a protezione dell’area, e anche se la sua proattività nel difendere lo porta a essere fin troppo aggressivo e rude nell’intervento a volte, niente meglio del suo modo di giocare interpreta meglio l’identità difensiva del Getafe.
Difensore centrale sinistro: Mario Hermoso - Espanyol
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L’esplosione di Mario Hermoso è stata tra i fattori chiave nell’ottima stagione dell’Espanyol, che ha chiuso il campionato al settimo posto. Centrale mancino cresciuto nel Real Madrid senza mai debuttare, è esploso alla sua seconda stagione nella Liga, e a 23 anni è stato tra i migliori centrali con compiti di impostazione per lunghi tratti della competizione.
Hermoso è un difensore ordinato con la palla e senza, abituato a guidare la linea senza grossi errori di concentrazione o interventi sguaiati. La struttura fisica dal baricentro non altissimo gli permette di avere un’ottima reattività anche laterale e quindi di essere in grado di tenere la difesa dell’uno contro uno anche contro giocatori più veloci. Proprio la reattività nel breve lo rende estremamente preciso in anticipo, dov’è determinato e sicuro, attivandosi per uscire dalla linea quando legge che è il momento giusto.
Hermoso ha significato per l’Espanyol di Rubi la possibilità di assestarsi su di un gioco ambizioso in fase di possesso, perché la sua sicurezza col pallone tra i piedi ha permesso al regista Marc Roca di poter ricevere senza essere l’unico focus della pressione avversaria. Molto bravo nel passaggio preciso rasoterra, Hermoso è riuscito quindi a imporsi all’inizio della manovra, permettendo di raggiungere il regista Roca in situazione vantaggiosa dietro la prima linea di pressione invece che venendo incontro.
Terzino sinistro: José Gayà - Valencia
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Se non avesse saltato tutto l’inverno per infortunio, Júnior Firpo del Betis sarebbe stata la prima scelta per il picco di gioco raggiunto. Il lungo infortunio l’ha visto tornare però in un Betis grigio che l’ha contagiato. Al contrario José Gayà, veterano e simbolo del Valencia nonostante i soli 24 anni, è stato costante nel suo buon rendimento anche quando il Valencia è stato a contatto con la zona retrocessione, ed è salito di livello per la volata primaverile fino al quarto posto finale.
Il lavoro di Marcelino lo ha migliorato anche in fase difensiva. Gayà non è tanto un terzino atleticamente o tecnicamente dominante, ha una base atletica di livello e un’ottima tecnica di base, ma non distrugge gli avversari in conduzione e non cerca il fondo dopo il dribbling. È un giocatore prima di tutto intelligente, con delle letture con il pallone ben sopra la media, e che con la sua sola presenza sulla trequarti avversaria aiuta la manovra della squadra: può associarsi con qualsiasi giocatore della sua catena di fascia, rimanendo però sempre una mossa avanti rispetto agli avversari, coprendo anche le lacune di ali sinistre discontinue nel rendimento come Guedes e Cheryshev.
Esterno destro: Pablo Sarabia - Siviglia
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Come ala destra merita una menzione Jony del Deportivo Alavés, autore di 10 assist e 5 gol, ma parlando di cifre e di impatto sulla competizione il confronto con Sarabia, 12 gol e 13 assist, non si pone proprio. A 27 anni, Sarabia è un giocatore nel picco della propria carriera, in grado di aiutare la manovra e di concludere la giocata tagliando in area di rigore. Con la sua qualità tecnica innegabile, Sarabia era soprattutto un rifinitore, ora però riesce a essere determinante anche come finalizzatore, grazie a una mobilità, e soprattutto a un fiuto per la situazione critica, impensabili prima dell’ultima stagione.
Sarabia ha giocato come mezzala destra, esterno destro e sulla trequarti, e la sua posizione di ricezione nel mezzo spazio di destra per costruire un triangolo con Navas sull’esterno e con Ben Yedder come vertice alto è stata la chiave di volta del sistema del Siviglia, unica salvezza di un squadra che per tutta la stagione si è aggrappata alla sua qualità in qualsiasi zona del campo per tenere in piedi un centrocampo tremendamente lacunoso.
Centrocampista centrale: Sergio Canales - Betis
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La mancanza di una punta di livello che potesse concludere la mole di gioco creata alle sue spalle e il lungo infortunio all’esterno Junior Firpo sono state le due principali cause della pessima seconda parte di stagione del Betis, che ha fatto fallire il progetto di Quique Setién. Non tutto però è da scartare, perché ad esempio l’ultimo campionato ci ha regalato finalmente la versione migliore di uno dei grandi talenti perduti del calcio spagnolo, Sergio Canales. Esploso adolescente a Santander ormai 10 anni fa e arrivato subito al Real Madrid, gli infortuni ne hanno rallentato la crescita.
Arrivato gratis al Betis per quella che sembrava dovesse essere l’ennesima tappa grigia di una carriera in cui rimaneva solo l’immagine dell’eleganza in campo, Canales ha trovato in Setién un allenatore che l’ha condotto a un’inaspettata esplosione, arretrandone il raggio d’azione dalla trequarti alla base del gioco e lasciandogli libera di movimento offensivo all’interno di un sistema che lo circonda di giocatori tecnici come Lo Celso e Guardado. Canales può così accompagnare il pallone associandosi con i compagni e poi essere lui stesso ad andare in zona di rifinitura o alla conclusione (ha segnato 7 gol).
Va detto che Sergio Canales non è stato l’unico grande talento a rinascere: Santi Cazorla ha trovato una seconda giovinezza al Villarreal, quando ormai la carriera sembrava finita da anni per via di un bruttissimo infortunio, e ha chiuso una grande stagione con 10 assist per salvare una squadra in crisi esistenziale.
Centrocampista centrale: Dani Parejo - Valencia
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La fotografia della stagione del centenario del Valencia è il capitano Parejo che alza la Coppa del Re al termine della finale contro il Barcellona, in cui Parejo è stato per distacco il migliore in campo, tirando i fili di entrambe le squadre con la sua qualità tecnica nel controllo del pallone e nel passaggio e le sue letture con e senza palla.
Inutile girarci troppo attorno, a 30 anni ormai Dani Parejo è una delle stelle della Liga, uno dei motivi per guardare una partita del campionato spagnolo. Per fare un nome più esotico avremmo forse potuto premiare la stagione del regista Marc Roca dell’Espanyol, ma è più facile emergere che confermarsi allo stesso livello, soprattutto se parliamo di far parte dell’élite del torneo come Parejo nell’ultimo biennio.
C’è tutto il carisma e il talento di Parejo dietro la svolta del Valencia, in una stagione in cui a gennaio la squadra di Marcelino era in zona retrocessione e lui sembrava l’unico a voler cambiare le cose in campo, trascinando letteralmente la squadra con tre gol consecutivi nel momento peggiore. Alla fine sono arrivati un posto in Champions League, al termine di una esaltante volata, e il primo trofeo dopo 11 anni di digiuno. Parejo ha chiuso la stagione come il giocatore con il maggior numero di gol segnati della sua squadra (9) e con il maggior numero di assist (7) pur giocando da regista arretrato e ha soprattutto scritto il suo nome tra le leggende del Valencia.
Esterno sinistro: Mikel Oyarzabal - Real Sociedad
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La crescita costante di Mikel Oyarzabal, titolare da 4 anni e ormai veterano della Liga nonostante i soli 22 anni, l’ha portato in questa stagione a raggiungere il livello di stella della squadra. In questa stagione in cui ha ereditato la maglia numero 10 dalla leggenda del club Xabi Prieto si è caricato il peso offensivo di tutta la squadra sulle spalle. In questo momento della sua carriera è un attaccante esterno, e in una squadra dalla manovra singhiozzante le sue letture senza palla lo portano a muoversi sempre al posto giusto al momento giusto. La sua tecnica di calcio sopraffina lo rende poi uno specialista dei gol a un tocco. Basta perderlo di vista un secondo, mentre si muove tra le linee, che taglia in area per calciare in porta un cross. Oyarzabal riesce a tirare fuori anche dal nulla l’occasione da gol.
Schierato sia a sinistra che a destra, è risultato il capocannoniere della squadra con 13 gol, unica nota positiva della stagione della Real Sociedad. Di Oyarzabal sono anche le immagini più belle per i tifosi, con 3 gol nei due derby baschi vinti contro l’Athletic Club. Inoltre la sensazione è che ci siano ancora margini di crescita, perché pur avendo trascinato una squadra grigia per via di infortuni e del mancato adattamento dei giocatori presi in estate, le poche partite giocate bene dalla squadra l’hanno esaltato ancora di più. Possiamo dire che questa è stata la stagione della vera esplosione e che c’è margine per vederlo consacrarsi come una delle stelle della competizione.
Seconda punta: Iago Aspas - Celta
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Il capitano del Celta si è fatto male a fine dicembre, lasciando il Celta a metà classifica, e tre mesi dopo ha dovuto affrettare il rientro perché la sua squadra nel frattempo aveva fatto 4 punti in 10 giornate ed era terzultima in classifica. Iago Aspas ha tirato fuori di puro carisma la squadra da una situazione, soprattutto mentale, critica: nelle prime tre partite dal suo rientro ha segnato 5 gol e servito 2 assist, poi ancora altri 5 gol e 2 assist nelle ultime 6 giornate che hanno salvato il Celta (tra cui 4 gol nelle ultime, decisive tre giornate). In totale sono 20 gol e 6 assist in 26 presenze. Parlando di giocatori decisivi per le sorti della propria squadra, quindi, Iago Aspas è ormai probabilmente sotto solo a Leo Messi nelle gerarchie della Liga.
Impossibile non scegliere lui, forse solo Jaime Mata del Getafe, arrivato a sfiorare la Champions League con i suoi 14 gol e 6 assist, poteva essere anche solo considerato. Anche perché, tolto Messi, non esiste un altro giocatore con la varietà tecnica di calcio di Aspas e la capacità di sfruttarla appieno. Difficilissimo poi da marcare, perché tutta la metà campo offensiva del Celta è il suo territorio. Partendo come seconda punta dietro al centravanti Maxi Gomez, Aspas si muove liberamente per il campo scegliendo dove ricevere, dove apparire in area di rigore e come colpire gli avversari. È stato l’unico giocatore ad aver segnato in stagione almeno una volta contro Barcellona, Atlético, Real Madrid e Valencia.
Prima punta: Wissam Ben Yedder - Siviglia
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Quello di prima punta è stato forse il ruolo in cui è stato più difficile scegliere il miglior interprete della stagione: ci sono ad esempio Borja Iglesias dell’Espanyol, che è stato a tratti la migliore punta, Iñaki Williams dell’Athletic Club, che è finalmente esploso e Jorge Molina, che è stato fondamentale per portare il Getafe a 2 punti dalla Champions League. Nell’arco di tutta la stagione però Ben Yedder è quello che ha mostrato il picco di calcio più alto e ha chiuso la sua migliore stagione in carriera con 18 gol e 9 assist nella Liga, mantenendo inoltre una regolarità di rendimento che non viene intaccata neanche quando invece il progetto di Machís si è spento dopo le fiamme iniziali.
Ben Yedder non era neanche la teorica punta titolare del Siviglia, ha iniziato la stagione come riserva di André Silva, giocando meno di un’ora totale nelle prime quattro partite. Quando però contro il Levante ha debuttato come titolare è esploso con una tripletta e un assist e da lì non è stato più tolto. Oltre all’apporto diretto in termini di reti, in questa stagione si è visto come fuori dall’area alla sua capacità di giocare il pallone in spazi stretti grazie alla tecnica, Ben Yedder ha aggiunto precisione negli appoggi che sono risultati spesso fondamentali in una squadra dalla manovra non sempre fluida. A 28 anni Ben Yedder è diventato un attaccante completo.