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Giuliano Adaglio
Top 11 Primeira Liga
10 mag 2016
10 mag 2016
I migliori giocatori, ruolo per ruolo, del campionato portoghese.
(di)
Giuliano Adaglio
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Da qualche anno il campionato portoghese non è più visibile in Italia, non sui canali televisivi tradizionali almeno. La scelta di non acquistarne i diritti potrebbe essere giustificata dalla forbice da sempre molto ampia fra le tre “grandi” – Porto, Benfica e Sporting – e il resto delle squadre del torneo. Spesso, infatti, la Primeira Liga si trasforma in una lunga litania a tre voci (se va bene) durante la quale, a parte gli scontri diretti, le uniche emozioni sono affidate a un (improbabile) passo falso delle contendenti al titolo. La stagione che volge al termine ha confermato questo trend, vedendo peraltro il Porto quasi subito attardato rispetto alle rivali di Lisbona.

 

Peccato, perché il massimo torneo portoghese – pur non rappresentando un esempio virtuoso in termini di ritmo e aggressività– possiede una qualità media piuttosto elevata, come dimostra il buon rendimento delle compagini lusitane nelle coppe europee. Al momento la Primeira Liga è il 5° campionato d’Europa secondo il ranking Uefa, dopo Spagna, Germania, Inghilterra e Italia, comunque molto distanziate nel punteggio. Merito della continuità espressa dal Benfica negli ultimi anni (6° nel ranking europeo per club, davanti a PSG, Borussia e Juventus), ma anche dei risultati delle squadre “di contorno” come lo Sporting Braga, finalista dell’Europa League nel 2011 (persa con i connazionali del Porto) e capace anche quest’anno di raggiungere i quarti di finale.

 

Pur essendoci alcuni elementi interessanti nelle formazioni minori, l’undici qui proposto è basato soprattutto sui giocatori delle squadre nobili della nazione. La stagione negativa (in rapporto alle aspettative) del Porto, ha favorito nelle scelte Benfica e Sporting, presenti con quattro giocatori ciascuno. Lo schema è il 4-4-2, prediletto da entrambe le formazioni della capitale, pur con i dovuti adattamenti: il centrocampo non prevede ali pure, ma un esterno anomalo a destra e una seconda punta/trequartista a sinistra. L’attacco è composto da due punte complementari, peraltro abituate a giocare in uno schema simile nei rispettivi club.

 

 



 



 

Annata complicata per i portieri in Portogallo. Iker Casillas, che doveva rappresentare il valore aggiunto per il Porto, è stato protagonista di una stagione negativa, ricevendo dure critiche anche dal presidente Pinto da Costa, stufo delle tante 

(papere) dell’ex numero uno del Real Madrid. Julio Cesar, interprete di un discreto inizio di torneo con il Benfica, pur coinciso con tre sconfitte in sette partite, ha dovuto fermarsi in primavera per colpa di un infortunio, lasciando la porta al connazionale Ederson, recentemente entrato nel giro della nazionale brasiliana. A contendersi il ruolo di migliore 

 del campionato sono stati così Rui Patrício dello Sporting e Rafael Bracali (o Bracalli, come riportano alcune fonti) del sorprendente Arouca. Quest’ultimo è un esperto 

 brasiliano di origine italiana che ha speso gran parte della sua carriera al Nacional de Madeira. Lasciata l’isola per il Porto, senza fortuna, ha ripiegato in Grecia, al modesto Panetolikos. Da quest’anno è tornato in Portogallo, dove ha contribuito all’ottima stagione dell’Arouca, piccolo club della provincia di Porto, qualificatosi per la prima volta nella sua storia a una competizione europea. Il migliore in assoluto però è stato Rui Patrício, da alcuni anni titolare della nazionale portoghese.

 

https://www.youtube.com/watch?v=TPHgOIO4HqI

 

“São Patrício”, come lo chiamano i suoi tifosi, è un portiere vecchia scuola, dotato di ottimi riflessi che lo rendono uno specialista dei rigori: in carriera ne ha neutralizzati 11 su 45,

a nei preliminari di Champions lo scorso agosto. Bravissimo nell’

, non è un fenomeno con i piedi, ma col tempo è migliorato anche in questo fondamentale. Da diverso tempo sul taccuino dei maggiori club europei, ha dichiarato fedeltà ai 

, ma la sua permanenza è tutt’altro che scontata.

 

 



 



 

Dopo quello del tecnico Jorge Jesus, passato allo Sporting, quello di Maxi Pereira è stato il “tradimento” estivo più doloroso per i tifosi del Benfica. Lo scorso giugno, il giocatore, in scadenza di contratto, non ha trovato l’accordo con la società e, dopo qualche settimana, ha firmato per gli acerrimi rivali del Nord. Uno smacco mal digerito dagli ultras del Benfica, che hanno pensato bene di ripagarlo così.

 



 

L’immagine – non particolarmente elegante– testimonia però quanto i sostenitori delle Aquile stimassero il terzino uruguaiano, uno dei migliori interpreti del ruolo, non solo in Portogallo. Nella non brillante stagione del Porto, Maxi Pereira è stato uno dei più continui, con prestazioni sempre oltre la sufficienza. Grande professionista, “El mono” si è calato subito nella nuova realtà, riprendendo a percorrere senza sosta la fascia destra del campo: bravo nel dribbling, nel cross e negli inserimenti senza palla, ha il suo punto di forza nelle sovrapposizioni

 

https://www.youtube.com/watch?v=Eqvdt_i51D4

 

, il Benfica ha ripiegato su un terzino adattato (André Almeida), visto che il suo sostituto naturale, il giovane Nélson Semedo, ha dovuto saltare buona parte della stagione per un infortunio al ginocchio. Nella stagione tutto sommato positiva dell’Estoril, si è confermato il brasiliano Ânderson Luís, autore di 6 assist, beneficiario dei quali è stato spesso l’ex meteora juventina Léo Bonatini.

 

 



 



 

L’uomo della continuità: al suo fianco, vista l’assenza prolungata del totem Luisão, si sono alternati il promettente argentino Lisandro López, e il giovane svedese Victor Nilsson-Lindelöf, impostosi come titolare nella seconda parte della stagione. Il centrale del Benfica ha mostrato anche una buona confidenza con la porta avversaria nell’ultimo biennio, segnando 8 gol, di cui 7 in campionato. La sua specialità è il

, grazie anche all’apporto di un assistman come

. Non più giovanissimo (ha compiuto 30 anni a marzo), è cresciuto nel sottobosco portoghese (Estoril, Olhanense), per poi raggiungere la capitale nel gennaio 2011, dopo la cessione al Chelsea di David Luiz.

 

https://www.youtube.com/watch?v=VIXESOpHpMc

 

In Portogallo molti pensano che meriterebbe una convocazione nel Brasile, per la tranquillità che sa regalare ai compagni di reparto e per la leadership dimostrata in campo (è stato spesso capitano, in assenza di Gaitán). Dunga la pensa diversamente, non avendolo neanche inserito nella lista provvisoria per la Copa America.

 

 



 



 

Elogiato da Lewandowski dopo l’incontro in Champions League come “uno dei migliori difensori affrontati quest’anno”, è stato la rivelazione della seconda parte del campionato. Con lui in campo al fianco di Jardel, il Benfica ha vinto 13 partite su 14 (escluso l’1-2 subito in casa dal Porto il 12 febbraio), subendo appena 8 gol. Come spiegato bene

 da Federico Aquè, la sua capacità d’iniziare l’azione palla al piede è stata fondamentale nell’idea di calcio proposta da Rui Vitoria, essendo il ragazzo nativo di Västerås molto abile nella gestione del pallone.

 

https://www.youtube.com/watch?v=eUi2sc7etHw

 

Non a caso, nell’Under 21 svedese laureatasi campione d’Europa giocava terzino destro, lasciando il ruolo di centrale a elementi più ruvidi come Milosevic, Baffo o Helander. Ora, dopo una primavera sontuosa, in Svezia molti reclamano la sua convocazione per l’Europeo, per registrare a una difesa che negli ultimi anni ha denunciato limiti preoccupanti. Nel frattempo, a lui si sono interessati PSG, Borussia Mönchengladbach e Newcastle: non male per un ragazzo che fino a pochi mesi fa giocava nella squadra B degli 

, della quale è stato un pilastro fin dal suo arrivo in Portogallo, appena 18enne, nel 2012. Anche Porto e Sporting hanno ricorso, durante l’anno, a ragazzi provenienti dalle giovanili come Chidozie Awaziem e Rúben Semedo, ma nessuno dei due ha mostrato la continuità e la maturità dello svedese.

 

 



 



 

Terza nomination su quattro per un benfiquista: anche il miglior terzino sinistro del campionato, infatti, è un rappresentante dello storico club capitolino. Ed è anche una vecchia conoscenza del campionato italiano, essendo Eliseu un ex della Lazio, anche se pochi lo ricorderanno. A Roma, il ragazzo nativo delle Azzorre giocava (poco) esterno alto di centrocampo, ruolo nel quale si era rivelato nel Malaga come uno dei migliori interpreti della Liga. Tornato in Andalusia dopo l’infelice parentesi laziale, Eliseu ha ripreso a macinare chilometri sulla fascia, arretrando progressivamente il proprio raggio d’azione. Il passaggio al Benfica, alla soglia dei trent’anni, è coinciso con la definitiva consacrazione di un giocatore molto dotato sul piano tecnico e della corsa, che negli ultimi mesi ha conquistato anche un posto da titolare in Nazionale.

 

https://youtu.be/YIbTLRuzKxE?t=23s

Eliseu ha un bel sinistro. E Riley Curry una concorrente, da questa parte dell’Oceano.


 

Tra gli outsider del ruolo, da segnalare la buona stagione di Lucas Lima dell’Arouca, 24enne brasiliano specialista dei calci piazzati (4 gol e 5 assist per lui).

potete apprezzarne le prodezze con un sottofondo metal (sic).

 

 



 



 

Già visto e apprezzato con la maglia dell’Under 21 portoghese, João Mário è un giocatore molto moderno: un ala-non-ala, alla Koke dell’Atletico per intenderci, dotato di un fisico asciutto molto armonico, flessuoso, che gli consente sia la giocata in allungo che la progressione costante. La sua duttilità tattica ha contribuito a renderne nebulosa la descrizione sui media, specie quelli nostrani che tendono a definirlo “regista”. Fino all’anno scorso, in effetti, era impiegato stabilmente al centro del campo, come interno o come trequartista, mai però con compiti classici di regia. Quest’anno Jorge Jesus – complice anche la 

contrattuale che ha relegato ai margini della rosa l’ala peruviana André Carrillo – gli ha ritagliato uno spazio diverso sulla destra del suo centrocampo a quattro, con ampia libertà di movimento. João Mário ha risposto con una stagione sontuosa, che lo ha visto primeggiare in quasi tutte le classifiche di rendimento dei giornali specializzati.

 

https://youtu.be/iGw3HUszBiI

João Mário è nato a Porto il 19 gennaio 1993. L’aria di casa, evidentemente, gli fa bene.


 

Pur avendo interpretato con qualità il ruolo di esterno, la sua collocazione naturale resta quella di mezzala di centrocampo, come nell’Under 21 vice campione d’Europa, dove il numero 17 dello Sporting e il 

 Sergio Oliveira componevano un rombo con William Carvalho 

 basso e Bernardo Silva vertice alto.

 

 



 



 

L’ex promessa del Parma ha raggiunto un livello di gioco inatteso nel corso della stagione, costituendo una delle maggiori soprese del campionato. Alto (1,88) e potente, ha nel tempismo e nel fisico i suoi punti forza. Classico mediano da impiegare davanti alla difesa accanto a un regista classico, non disdegna la giocata in verticale, pur non possedendo una visione di gioco eccelsa. Solido nelle chiusure, specie in quelle laterali nelle quali può far valere le lunghe leve, ama salire sui calci piazzati per sfruttare la sua altezza. Chi non lo conosce avrà modo di apprezzarne le qualità nel corso del prossimo Europeo: pur essendo nato in Guinea Bissau, Danilo ha scelto fin da ragazzo di rappresentare il Portogallo nelle competizioni internazionali e da un anno fa parte stabilmente del gruppo della nazionale maggiore. Cosa non abbia funzionato nella sua esperienza italiana non è chiaro, ma indubbiamente le condizioni tecnico-finanziare dell’ultimo Parma targato Ghirardi non l’hanno aiutato.

 

https://www.youtube.com/watch?v=xilH0tEaixI

 

Il paragone affibbiatogli a inizio carriera (“O novo Vieira”) resta azzardato, ma chi cerca un colosso in grado di garantire solidità e un

 a centrocampo può rivolgersi alla bottega di Pinto da Costa. Peccato si tratti di una delle più care d’Europa…

 

 



 



 

Se per la posizione di difensore centrale ho incontrato qualche difficoltà a individuare la coppia da inserire in questa Top 11, per quello di centrocampista centrale di costruzione c’è l’imbarazzo della scelta. Il ruolo, d’altronde, è da sempre uno dei cardini della scuola portoghese, che privilegia tecnica, visione di gioco e creatività agli altri aspetti del gioco. Quasi ambidestro, faccia pulita, Adrien Silva è il classico giocatore dal quale sai sempre cosa aspettarti. Il suo ruolo di leader nello Sporting è ampiamente riconosciuto, come dimostra la fascia di capitano che indossa dall’inizio di questa stagione. Non è un regista classico, quanto piuttosto un centrocampista completo, che ben si integra con il più fisico e reclamizzatissimo William Carvalho, la cui stagione non è però stata altrettanto brillante, a dispetto dell’

 che lo contraddistingue da un paio d’anni (Indovinate chi è il suo procuratore? La risposta la trovate nel paragrafo successivo). Come detto, la Primeira Liga abbonda di ottimi centrocampisti centrali: dall’intrigante prospetto del Benfica Renato Sanches (appena passato al Bayern Monaco e di cui vi avevamo parlato già

), seguito da Barcellona e Manchester United, all’esperto Carlos Martins del Belenenses.

 

https://www.youtube.com/watch?v=aMdr4o2UhfA

 

Ottima anche la stagione del mediano del Maritimo Fransérgio, mentre meno positivo – soprattutto in ragione della qualità assoluta del giocatore – è stato il campionato del messicano del Porto Héctor Herrera. Nel ruolo di trequartista, che questa Top 11 non prevede, meritano una citazione

, messosi in luce anche in Europa League, e i giovani

del Vitoria Guimarães, scuola Internacional, e

della Moreirense, mancino impiegato con piede invertito sulla destra. Non illudetevi: il primo è di proprietà del Porto, il secondo dello Sporting.

 

 



 



 

La stella del campionato nel ruolo è ovviamente Nicolás Gaitán. Va però premiata la stagione sontuosa di questo giovane (nato nel dicembre del ’96) talento del Paços de Ferreira, l’ultimo gioiello della sterminata scuderia di Jorge Mendes. Mesi fa – come svelato dai cosiddetti Football Leaks – il 

 del calcio portoghese aveva messo le mani sul 60% del cartellino di Jota, per la risibile somma di 65mila euro. A luglio, quando si concretizzerà il passaggio del talento del Paços all’Atletico Madrid, la Gestifute incasserà la bellezza di 4,2 milioni di euro, il 60% appunto dei circa sette milioni di euro che la società colchonera sborserà per assicurarsene le prestazioni calcistiche. Un film già visto, che testimonia il domino di Mendes sul mercato lusitano e il fiuto nell’individuare i talenti in rampa di lancio. All’epoca dell’accordo tra il Paços e la Gestifute (dicembre 2014), infatti, Jota non aveva ancora debuttato in Primeira. Lo farà nel febbraio 2015, rivelandosi qualche mese dopo con una doppietta all’Academica de Coimbra e diventando il più giovane marcatore dei 

 nella massima serie. Quest’anno il ragazzo è esploso: 12 gol e 8 assist in 31 partite, giocando prevalentemente da ala sinistra. In realtà il Paços adotta un 4-2-3-1 nel quale Jota funge in sostanza da seconda punta, partendo largo dalla fascia per poi accentrarsi e concludere col destro, il suo piede naturale.

 

https://youtu.be/KoM-RGTpSr0

 

Quest’azione è un po’ l’archetipo di quel che Jota sa fare sul campo da calcio. Controllo elegante, dribbling secco a eludere l’intervento del difensore e destro chirurgico sul primo palo. Un’azione simile a quella che regala al Paços il momentaneo pareggio nel

, poi perso 3-1. Jota però sa far male anche col sinistro, come dimostra

. Il salto dalla provincia portoghese a Madrid potrebbe essere troppo ampio per lui, considerando anche l’attuale profilo – altissimo – dell’Atletico e la probabile concorrenza con la quale dovrà misurarsi. Rapido ma piuttosto esile, difficilmente potrà ritagliarsi un posto tra i vari Griezmann, Vietto e compagnia: più probabile che l’Atletico lo giri in prestito a un club disposto a concedergli minutaggio, considerando anche la relativa mancanza di esperienza del ragazzo a livello internazionale (9 partite con l’Under 19 portoghese, 1 con l’Under 21 e 1 con l’Under 23).

 

 



 



 

31 gol, al momento quarto nella classifica della Scarpa d’Oro alle spalle di Suarez, Ronaldo e Higuaín. Per quanto sia abbastanza evidente che segnare 30 gol in Portogallo non sia lo stesso che segnarli in Spagna o in Italia, i numeri sono dalla parte di questo esperto attaccante brasiliano, dallo stile però molto europeo. Costante, essenziale, cerca la giocata ad effetto solo se funzionale all’obiettivo. Non troppo elegante, Jonas vive per il gol, pur fornendo un contributo di corsa e movimento molto utile alla squadra. Bravo sia negli inserimenti senza palla che nel gioco di sponda, si è integrato molto bene con gli altri attaccanti schierati da Rui Vitoria nel suo classico 4-4-2, Mitroglu e Raul Jimenez, più portati a occupare l’area di rigore di quanto non faccia il ragazzo nativo di Bebedouro, nella (relativamente) ricca provincia paulista. Tutta la carriera di Jonas è un inno al gol: nel 2010, in particolare, è inarrestabile, segna 42 reti stagionali con la maglia del Grêmio e il suo trasferimento in Europa sembra solo questione di tempo. Se lo aggiudica il Valencia per poco più di un milione di euro, versando al club di Porto Alegre la clausola per la risoluzione del contratto. Nelle tre stagioni e mezza al Mestalla Jonas mostra una discreta confidenza con la porta avversaria, andando sempre in doppia cifra, pur senza incantare. Nel settembre 2014 firma per il Benfica e a Lisbona, alla soglia dei trent’anni, trova definitivamente la propria dimensione.

 

https://www.youtube.com/watch?v=MTLPvNNYkXU

Il suo soprannome, in italiano, non suona benissimo.


 

 



 



 

Nel 2014 Slimani si era da poco trasferito a Lisbona e pochi ne avevano sentito parlare. Nei mondiali in Brasile con l’Algeria aveva mostrato però un ottimo feeling con la porta e una certa naturalezza dei suoi movimenti. L’Algeria uscirà negli ottavi contro la Germania, futura campione del mondo, e Slimani chiuderà il torneo con 2 gol personali. Da quel momento la sua carriera – sia con le 

 che con i 

 – sarà un crescendo continuo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=o45oQeFcox4

 

Quest’anno, sotto la guida di Jorge Jesus, l’affermazione definitiva: 26 gol, senza rigori, con 7 doppiette e una tripletta. La sua specialità è il colpo di testa, grazie all’ottima elevazione unita alla capacità di imprimere forza al pallone, anche in condizioni di

. Ciononostante non è un centravanti statico, ama svariare e buttarsi nello spazio, qualità questa abbinata a una discreta “cattiveria” negli interventi e nei contrasti. In un contesto più competitivo di quello portoghese potrebbe scontare la tecnica piuttosto approssimativa, ma in un calcio istintivo – come quello inglese ad esempio – potrebbe esprimersi a discreti livelli.

 

 

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