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Mattia Pianezzi
Top 11 panchinari
05 giu 2016
05 giu 2016
I migliori panchinari della Serie A.
(di)
Mattia Pianezzi
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Prima di iniziare, da uomini di scienza, tocca definire ciò di cui stiamo parlando. Perché la riserva è una figura che va differenziata dai casi di turnover (il maggiore esempio per questa stagione, gestito alla perfezione: Evra-Alex Sandro) o di scelte tecniche precise a seconda del match che si affronta. Il panchinaro è chi non è la prima scelta, chi sta seduto se tutti sono disponibili per la partita, a prescindere da caratteristiche personali e livelli di stanchezza.

 

Altre condizioni del panchinaro sono, in ordine sparso e sufficienti ma non necessarie: a) essere uno sparigliatore, ovvero avere le potenzialità per cambiare le carte in campo con il proprio ingresso b) essere un’alternativa tattica (un centrale di difesa che entra a completare la difesa a tre, un centrocampista più difensivo, uno per l’attacco matto e disperatissimo) c) prendere il posto di un infortunato a partita in corso d) prendere il posto di un infortunato anche da titolare, ma per pochi match.

 

Questa è la formazione delle migliori riserve della Serie A, scelte non solo per le qualità tecniche effettive ma anche per l’apporto dato alle rispettive squadre quando sono stati chiamati in causa; in più, abbiamo assegnato dei Punti Panchinaro per motivazioni varie che vanno dai tagli di capelli alle epopee personali, dalla storia piccola a quella grande. Quattro-due-tre-uno, ché siamo dei modernisti calcistici e abbiamo i numeri per farlo.

 

 



 

Quando l’androide Skorupski si è fermato per ricaricare le sue batterie ioniche è apparso il ben più umano Pelagotti a fare la guardia alla porta dell’Empoli. Pelagotti ha fatto la guardia e si è anche preso la sua bella quantità di pallonate, ma in un paio di occasioni è stato uomo partita e faro dell’Empoli, tantopiù che è stato schierato anche in occasione del derby dell’Arno con la Fiorentina, vinto dall’Empoli 2 a 0 grazie a lui e a Zielinski.

 

Nonostante ci fossero portieri più blasonati e anche tecnicamente migliori, l’abbiamo scelto perché Pelagotti è simpatico e ha fatto terminare onestamente la stagione sopra le righe dell’Empoli.

 

PP (punti panchinaro): +10 per essere un portiere bello

 





 

 



 

Per la posizione di terzino sinistro c’è stata una lotta durissima tra Manuel Pasqual e Archimede Morleo. Il primo si è visto superare dallo sbocciare di Marcos Alonso che quest’anno ha dimostrato di valere tanto; il secondo, capitano storico, ha visto il giovane e talentuoso Masina sostituirlo più che degnamente. In comune hanno anche la lotta per essere i migliori crossatori della Serie A, ma Pasqual vince per la sua presenza maggiore e più puntuale e per gli acciacchi di Morleo – non possiamo mica fidarci di lui.

 

PP: +12 per la sadness perché la Fiorentina non gli rinnova il contratto :(

 


Dalla masterclass su come crossare bene, lezione numero uno.



 
 



 

Rugani sarebbe stata una scelta giusta per la posizione di centrale difensivo della squadra riserve. Un panchinaro utopico: dimostrare poco all’inizio, crescere col tempo, diventare un’alternativa valida, e poi una scelta tecnica ulteriore, più di un rattoppo. Ma questa bella favola rientra nella categoria “giovane” più che nella categoria “panchinaro”, quindi ci sentiamo di escluderlo. Chiriches, invece, del panchinaro ha tutti gli stilemi: forte, ma non abbastanza da prendere il posto ad Albiol o a Koulibaly, si è fatto trovare prontissimo a sostituire l’uno e l’altro. L’unico calo di concentrazione l’ha avuto quando ha provato a dribblare Nicola Rigoni in Napoli-Chievo, mondandosi del suo peccato con un gol di testa.

 

Allampanato, spalle larghe, stempiatura galoppante, ma sempre presente nei momenti di difficoltà: Chiriches è un buon amico da portare ai concerti per prendervi sulle spalle o un onestissimo centrale di riserva.

 

PP: +5 per l’onestà

 

 



 

Chi?! Esatto. Pontus Jansson incarna un’altra delle caratteristiche della riserva, quella meno nobile: l’essere, di fatto, poco conosciuto. Almeno “meno conosciuto”, dai. Jansson appare selvatico nell’erba alta al 16’ di una domenica di metà settembre per sostituire il rotto Danilo Avelar a centrocampo, a sinistra. Verrebbe da pensare che questa è l’unica modalità in cui può esistere Jansson, visto che non riappare per i mesi successivi. Si rivede a dicembre quando gli viene dato il ruolo di centrale tra i tre difensori granata, in una partita bruttina segnata da un gol di Perica (questo per capire che partita fosse); fa un altro pugno di presenze quando chiamato, e la sua prova migliore la dà al ritorno proprio contro l’Udinese. Nel 1-5 del Torino Jansson ha poche difficoltà ad arginare i bianconeri e segna pure l’uno a zero con una zuccata su calcio d’angolo.

 

PP: +7 per la sconosciutezza

 


Jansson e un suo compagno di nazionale.



 

 



 

Io odio Christian Maggio. Per questo sono segretamente contento di ascriverlo nella lista dei panchinari, anche se ho cercato di portare onore alla categoria; con Maggio no, Maggio è un panchinaro vero, con un po’ troppi anni per fare il giovane terzino e con poca intelligenza calcistica per fare il terzino di esperienza. Con la mascella appuntita e gli occhi piccoli, Maggio è probabilmente un rettiliano. Surclassato nelle gerarchie dal pupillo di Sarri Hysaj, ha giocato solo una gara per intero (contro la Lazio, a febbraio); per il resto solo frazioni di partite, la maggiore delle quali (26 minuti) è stata in quel Bologna Napoli 3-2 in cui Hysaj aveva preso un’insolazione e non capiva cosa stava facendo. Quindi panchinaro a tutti gli effetti, scelta tecnica secondaria, Maggio in realtà quei pochi minuti che ha fatto, costa ammetterlo, li ha fatti bene.

 

Se non vi va bene lui (vi capisco) c’è pur sempre Raimondi, CR77.

 

PP: +3 perché non è stato convocato in nazionale e quindi, grazie Sarri, non vedremo i suoi cross emuli di quelli di Simone Pepe

 


Sta controllando la vostra mente in questo momento.



 

 



 

Il primo dei due centrali di centrocampo è Hernanes della Juventus. Testato per motivi di forza maggiore (l’indisponibilità di Marchisio, dici nulla) ad inizio stagione quando la squadra si stava riassestando non è riuscito a dimostrare proprio niente, tant’è che in fase di impostazione in un paio di casi gli si è preferito Padoin. Da quando è tornato il numero 8 Hernanes non ha quasi mai visto il campo; è tornato solo recentemente in campo per via del nuovo infortunio di Marchisio, e in una squadra rodata com’è diventata la Juventus di Allegri ha anche fatto la sua figura, trovandosi ingranaggio incastrato tra altri che sapevano benissimo come girare. Hernanes abbraccia con quella sua aria androgina a due mani il punto d) dell’essere riserva.

 

PP: +8 per essere ambidestro e per essere stato, insieme a Sturaro, quelli che Allegri ha deciso di mandare in campo per buttarla in caciara all’andata contro il Bayern Monaco: ha funzionato.

 


“Guarda, non so come dirtelo, c’è Hernanes titolare”.



 

 



 

A fare da contraltare e guardia del corpo a Hernanes troviamo David Lopez, che è partito titolare sei volte in Serie A, ma ha giocato per tutti i 90’ solo tre; è subentrato 19 volte in tutta la stagione, spesso per dare più equilibrio ad una squadra offensiva, o per far riposare qualcuno dopo che il Napoli aveva rilasciato la sua furia (spesso quest’ultima aveva la forma di Higuaín). David Lopez è la rappresentazione contemporanea dell’archetipo b) del panchinaro, pedina utile al gioco ma non indispensabile, ottimo rincalzo e perfetto per far riprendere fiato ai titolari mentre lui spezza il gioco in Europa League.

 

PP: +9

 


Da grande non voglio rinascere cosce di David Lopez.



 

 



 

Dries Mertens è stato, fondamentalmente, la riserva di Insigne e Callejon nel Napoli di Sarri. Titolare 6 volte, Mertens ha giocato 90’ minuti solo in occasione della gara contro il Bologna in cui era in modalità

: tre gol e un assist, per un dieci tondo tondo in pagella. Mertens è rapido e imprevedibile, taglia il campo in due. Per il resto, 27 subentri dalla panchina, quasi sempre a 25 minuti dalla fine, lo rendono riserva d’eccellenza tra le riserve.

 

PP: +12 perché giocherebbe in qualsiasi altra squadra

 


MFW Insigne and Callejon are all right.



 
 



 

Totti è il capitano della squadra delle riserve e non solo per età/esperienza/qualità. Non si può negare che il suo apporto quest’anno sia stato quello del panchinaro d’onore; ha vinto il premio #mettiacassano dell’anno, con il quale viene premiata la scelta tecnica di un allenatore più discussa per strada e nelle piazze. Totti è la riserva più chiacchierata della Serie A 2015/2016, e c’è stato grande dibattito se questo lo rendesse più o meno riserva degli altri. La risposta ce l’ha data il minutaggio: due sole partite da titolare, manco una per novanta minuti, undici volte che è entrato in campo dalla panchina. Eppure, le ultime apparizioni di Totti in campionato sono tra le cose più approssimabili alla mistica a cui io abbia mai assistito, vuoi per la venerazione dei tifosi (davanti alle apparizioni mistiche tutti si prostrano), vuoi per l’effetto miracolante della presenza tottiana in campo.

 

PP:  +15 per l’euforia collettiva dell’Olimpico al suo ingresso

 



 

 



 

Diego Capel ha sempre voluto imitare il suo idolo Reyes, bandiera del Siviglia, che è tornato in Andalusia giusto in tempo per vincere le cinque Europa League consecutive. Quindi Diego Capel che fa? Anche lui ala destra, anche lui mancino naturale, rapidissimo, certo, e va a Genova. Sponda Genoa, dove c’è quel bravo allenatore coi capelli bianchi che fa giocare benissimo gli esterni d’attacco, gioca aggressivo, europeo, tre-quattro-tre, un po’ matto; è il tuo posto Diego, vai Diego. Prima giornata di campionato, Diego è in panchina e aspetta. Ci sono Ntcham e Pandev che là davanti fanno i numeri, ma Lazovic sembra fuori luogo, Gasperini manda a scaldarsi Diego che al 52’ entra in campo. Dopo 17 minuti, infuriato, Gasperini lo toglie per mettere Tachtsidis; l’allenatore dirà poi che l’ha visto giocare e pensava fosse ad un livello migliore di preparazione atletica, e si sbagliava. Il colmo di un panchinaro? È proprio quello. Grande Diego Capel.

 

PP: +8 per la tenerezza – e perché poi comunque ha rigiocato almeno un pochino, era una bocciatura parziale, e poi

.

 


Diego Capel non ha avuto un’annata facile manco a Lisbona.



 

 



 

Zaza ha la

. La

è una sindrome presente in nuce in molti calciatori, soprattutto italiani, soprattutto attaccanti. Di solito è asintomatica, ma lui è il primo che raggiunge i primi due stadi della malattia contemporaneamente, che includono: I) un egoismo guascone misto alla fame assoluta di risultati personali II) una discreta inconsapevolezza della propria condizione fortunata di panchinaro con lo stadio I già accennato: il malato si lamenterà almeno una volta del suo stato di riserva, senza capire che

. Questa forza in più è fisica e mentale: gli avversari sanno dell’egoismo guascone e della famelicità dei malati di

, e lo stress aumenta proprio nei minuti di stanchezza finali, quando l’infetto entra nel campo di gioco. Lo stadio III poi sono i tiri matti dalla distanza, che ancora non ci sono, ma se ne sono mostrati accenni. La fase III della malattia ha permesso a Zaza di fare quel gesto completamente senza senso sfruttando con cattiveria e fame un errore banale di Koulibaly che se l’è perso fin dall’inizio, senza pensare ad anticipare: Zaza lo sa e sa che è almeno un passo in avanti rispetto al difensore, quindi scocca il tiro. Le deviazioni, poi, sono secondarie: qui premiamo le intenzioni, le cose in potenza, quelle che stanno a scaldarsi tutto il secondo tempo e poi non entrano. Ma a volte sì.

 


Il momento in cui il campionato di Serie A si è piegato.



 

Punti Panchinaro: +10 per aver vinto il campionato


 

 

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