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Mattia Pianezzi
Top 11 panchinari 2016/17
04 lug 2017
04 lug 2017
I migliori panchinari dell'ultima Serie A.
(di)
Mattia Pianezzi
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Ci piacciono le cose in potenza e non c’è cosa più in potenza di calciatori professionisti seduti con la pettorina d’ordinanza, pronti a scattare in piedi dopo una singola occhiata significativa del mister? I panchinari sono belli e portano promesse, e la promessa, l’idea della promessa, è sempre stata più appetibile del suo eventuale non mantenimento. Visto il numero esiguo di minuti giocati ci sembra quindi giusto dare spazio anche alle riserve creando una squadra di soli panchinari e seconde scelte schierata col 4-3-3. Le regole per decretare un panchinaro sono le solite: non dev’essere membro del turnover club, neanche una scelta tecnica precisa a seconda del modulo o della squadra affrontata – bensì magari scelta obbligata in caso di infortuni e forfait. Tendenzialmente il panchinaro ideale, per essere tale, dovrebbe essere entrato almeno 10 volte dalla panchina. In caso per il ruolo non si trovi una corrispondenza numerica, il ruolo viene assegnato a chi ha più l’aria da panchinaro per motivi arbitrari, o il suo physique du rôle. Ah, e daremo premi a tutti, perché se li meritano.

 




 

Da piccolo volevo fare il portiere, però il portiere di riserva (oppure il pompiere, “così quando non ci sono gli incendi non faccio niente”). Nessuno dei miei sogni si è avverato, ma almeno si è avverato quello di Angelo Da Costa, terzo portiere e talismano del Bologna, pronto a mettersi in gioco ma felice della sua aura da gregario, pronto a farsi da parte con la sua faccia schiacciata da simpaticone al ritorno di Mirante, fermo per problemi cardiaci, o di Gomis con la mano fratturata. Appena tornato il titolare italiano, nonostante le sue buone prestazioni, è stato lieto di lasciare lo spazio al compagno di squadra, portando in dote il panchinaresimo come stato dell’anima.

 



 



 

Il povero Ali Adnan ha perso il suo primato fisico e tecnico sulla fascia sinistra del Mapei Stadium a favore del nuovo, più giovane, più alto, meno esotico Samir. Lui scalda la panchina e noi non siamo contenti. Samir è forte, ma non bisogna scordarsi di Ali Adnan. Qualcuno pensi ad Ali Adnan.

 



 



 

Juan Jesus ha passato il suo anno a fare “l’altro”, quello che si mette in campo  perché non si può fare a meno di metterlo, un po' per colpa degli infortuni e un po' perché gli altri devono ancora inserirsi, e nel frattempo si incrociano le dita. Non si capisce se è il suo passato sfortunato nell’Inter ad addossargli il mantello del giocatore inaffidabile, o se lui stesso è causa della sua inaffidabilità e proprio per questo è passato per l’Inter sfortunato; alla fine comunque JJ ha giocato buona parte della stagione senza che fosse preventivato, facendo spesso il giusto e senza dare troppo in escandescenze.

 



 



 

Rugani è interessante e bello da veder giocare. Non tanto per l’eleganza o la pulizia del suo gioco difensivo, quanto per osservare la sua crescita nell’ambiente iper-controllato della difesa juventina. Come nei giochi di ruolo, Rugani da due anni viene fatto livellare di partita in partita in una botte di ferro bianca e nera. Nella seconda metà della stagione ha rimediato un brutto infortunio al perone che gli ha impedito di essere una riserva d’eccellenza tutto l’anno, uno che giocherebbe in qualsiasi altra squadra di Serie A, ma resta uno dei prospetti difensivi maggiori del nostro campionato e vederlo in panchina è una piccola ingiustizia.

 



 



 

Terzino destro dalla grande versatilità, fa parte del Crotone e quindi si merita a prescindere qualche classifica vista la salvezza inattesa. Poi possiamo anche ragionare su perché uno faccia la riserva a Crotone, ma nel frattempo Sampirisi ha messo un gol e un assist e noi tutti zitti e fermi come la difesa dell’Empoli.

 



 



 

 

Bello, calcisticamente ordinato, sempre pronto, Leandro Paredes ha l’aria tenebrosa di chi costudisce un grande segreto o di chi ha giocato troppo poco. Magari è colpa di Spalletti, o magari quando hai Strootman, De Rossi e Nainggolan alla fine Paredes te lo puoi tenere caldo in panchina. Lui magari pensava di star lavorando sul lungo periodo, che quest’anno di purgatorio panchinaro avrebbe portato una ricompensa più grande nel futuro, e invece le troppe panchine quest’anno gli sono costate l’esilio in Russia. Trasferimento che in prospettiva dà tutta un’aria malinconica a questa stagione di bei cambi di gioco e bombe da fuori.

 



 



 

Del Chievo Verona non sai mai se si sta salvando o meno e invece si salva sempre. De Guzmán ha dalla sua 12 ingressi in campo e sulle spalle la maglia numero 1 (ispirato a quanto dice da Edgar Davids), primo giocatore di movimento nella storia della Serie A a fare così tanto il pagliaccio. Nella squadra delle riserve serve a dare quel tocco di fisicità un po’ mastina a centrocampo per difendere mentre gli altri due creano gioco. Dalla sua ha anche i due gol segnati, a Milan e Roma, entrambi completamente inutili in partite perse 3 a 1.

 

Consigliata la visione del video sopra, filmato direttamente dal cellulare tremebondo su una televisione Philips ma poi postprodotto con Thunderstruck degli AC/DC. De Guzmán che tira un rigore.

 



 



 

Zielinski è il meno panchinaro di questa classifica, e per riflesso il miglior panchinaro. Perché Zielinski è comunque entrato 18 volte a partita in corso (dato che ne giustifica la presenza in questa classifica) e ha messo insieme 5 gol e 7 assist. Un impatto spaventoso che celebriamo quest’anno che possiamo, mentre il prossimo siamo sicuri che Zielinski giocherà quasi sempre dal primo minuto, trovando il definitivo successo e salutando con la manina il mondo dei panchinari.

 



 



 

Cos’è Éder? È un giocatore talentuoso e sfortunato? È un esterno d’attacco? Una prima punta atipica? Nell’Inter di quest’anno, confusionaria e bulimica di risultati, non c’è stato alcun tempo per valutarlo, e infatti Éder ha valutato le cose sue dalla panchina, entrando una ventina di volte per provare, con la sua rapidità, a risolvere situazioni spinose, nonostante le statistiche dimostrino che sia un giocatore che da il meglio di sé se gioca dall’inizio. E però che fai, togli Icardi, togli Perisic, togli Candreva? Infatti no.

 



 



 

8 gol e 3 assist con 15 ingressi a partita in corso, sempre più rari nell’ultima parte di stagione in cui si è guadagnato una maglia da titolare. Emblema dell’ambiguità del Milan di quest’anno: una squadra un po’ giovane, un po’ operaia, un po’ sottovalutata, un po’ sopravvalutata. Lapadula si è infilato in questa stagione di vuoto con grande dedizione alla causa, provando a sfruttare l’occasione della sua vita. Durante l’anno è sempre stato supportato e sopportato dai tifosi, che hanno potuto gioire per 8 gol complessivi.

 



 



 

 

Gambe lunghe, progressione notevole, fisico da calcio contemporaneo, esplosività e tecnica, unite ad una misteriosa dotazione unica di piede sinistro. La Sampdoria è riuscita a farlo giocare il giusto per farlo sembrare un talento da prendere al volo. Nonostante l’ultimo scorcio di stagione fatto da titolare per l’infortunio di Muriel, Schick è stato il supersub per eccellenza: pronto a entrare a partita in corso, a mettersi dietro le punte e a spaccare le difese in conduzione palla al piede. È stato anche una delle rivelazioni dell’anno (è stato eletto “miglior rookie” negli UU awards) ma allo stesso tempo ha mantenuto quell’alone di mistero che te lo fa aspettare al varco il prossimo anno: sarà continuo? la sua crescita è promettente? come può adattarsi ai vari moduli? Tutti dubbi che non hanno dissuaso la Juventus dall’investirci parecchi milioncini.

 

 



 

Il re della categoria, con 22 ingressi a partita in corso e solo 5 presenze da titolare. Ha cambiato qualche partita in meno di mezz’ora (gol e assist al Cagliari) ed è uno dei pochi stangoni del calcio messi in campo proprio per fare gli stangoni col numero classico della punta di riserva: 18.

 

Come lo scorso anno, Totti è stato usato da Spalletti per provare a risolvere partite totalmente compromesse. Lo ha fatto un po' peggio dello scorso anno e alla fine il discorso è stato portato su un terreno morale: Spalletti gli mancava più di rispetto facendolo entrare solo negli ultimissimi minuti o

? Brutta storia.

 

Nel limbo dei giocatori messi per "sparigliare" c’è anche Boyé del Toro. Classe cristallina e incontrovertibile, vagamente criptico, è con tutta probabilità un attaccante dal futuro, punto di raccordo tra la prima punta e il centrocampo, abitante degli spazi tra le linee.

 

correre come una gru avendo allo stesso tempo agilità e 197 centimetri di altezza nel Palermo più noioso degli ultimi anni: check. Speriamo solo che qualcuno lo salvi dalla serie B.

 

Goran Pandev è la risposta alla domanda “ma gioca ancora Goran Pandev?”.

 

È entrato 17 volte a partita in corso, come Francesco Totti, e anche lui mi ha spezzato il cuore in qualche modo mentre già me l’immaginavo per i campi della Serie B italiana a pascolare ed essere marcato a uomo da difensori torvi e fisici mentre prova a correre con le sue gambe lunghe e magre e crea il panico nelle aree di rigore italiche. E invece no: il Crotone si è salvato anche grazie ai suoi gol della parte finale del campionato, che sono valsi 4 punti preziosissimi. Con qualche rapido calcolo scopriamo che Simy ha giocato praticamente il 16% dei minuti disponibili in tutta la Serie A (senza contare i minuti di recupero), segnando l’8,8% dei gol del Crotone ma soprattutto contribuendo con gli ultimi quasi al 12% dei punti totali della sua squadra. Uomo salvezza.

 

 

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