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Daniele V. Morrone
Top 11 della Liga senza Barça e Madrid
12 giu 2015
12 giu 2015
L'undici ideale della Liga spagnola. Senza Barca e Real. (E anche senza Atletico).
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Daniele V. Morrone
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Se la scorsa stagione l’Atlético di Simeone era riuscito a rompere il tradizionale duopolio della Liga spagnola, quest’anno siamo tornati alla triste realtà delle due sole squadre al comando. Il ridimensionamento dell’Atlético può dar l’impressione che le distanze si siano ampliate ma, in realtà, la Liga ha visto il ritorno a grandi livelli del Valencia (grazie al lavoro dell'allenatore Nuno) e del Siviglia (grazie a Emery), che ha fatto il record storico di punti in campionato.

 

Il Siviglia, arrivato quinto, ha chiuso a -18 dal Barcellona primo, cioè un punto in più di distacco della Roma dalla Juventus (e, per rendere l’idea, il Tottenham quinto in Inghilterra ha chiuso a -23 dal Chelsea; il Napoli a -24 dalla Juventus). Questo per dire che la Liga di quest’anno, almeno per le squadre della parte alta della classifica, è stata un campionato di grande livello, sebbene privato di un’altra potenziale protagonista come il Villarreal, decimato dagli infortuni.

 

Nonostante la ritrovata competitività di squadre fuori dall’asse Barcellona-Madrid, le rose delle tre grandi rimangono talmente zeppe di talento in ogni settore che sarebbe difficile trovare un giocatore che possa entrare in un’ipotetica Top XI stagionale che non vesta la maglia del Real, dell'Atleti o del Barça.

 

Per questo la top XI che ho selezionato non comprende giocatori di Barça, Atleti e Real: ho provato a comporre una squadra che potenzialmente potrebbe giocarsela con le due corazzate. Ho impostato la formazione con il 4-3-3 con cui Nuno ha raggiunto i preliminari di Champions League.

 





 

Dopo il cileno del Barça, Claudio Bravo, il miglior portiere della Liga è stato senza ombra di dubbio il brasiliano del Valencia: Diego Alves. Per la mia squadra ipotetica, però, scelgo il portiere della Real Sociedad: Gerónimo Rulli. L’argentino, oltre al fatto di avere un nome spettacolare, ha dimostrato a 23 anni di essere già in grado di interpretare il ruolo in chiave moderna, con una buona stazza (190 cm) e un ottimo gioco con i piedi.

 

Rulli è arrivato quest’anno per sostituire proprio Bravo e, nonostante il debutto shock con 3 gol subiti e il grave infortunio che l’ha tenuto fuori fino a novembre, una volta tornato in campo ha fatto dimenticare ai tifosi baschi l’ex stella cilena. Rulli ha tutto per poter diventare un portiere d’élite, a partire dalla tranquillità con cui gestisce l’area di rigore e il possesso del pallone, fino ad arrivare agli ottimi riflessi e al rilancio millimetrico (con 11 lanci a partita è finito primo nella Liga in questa classifica). Per quanto tra i pali Diego Alves gli sia superiore, l’interpretazione del ruolo che ha Rulli è fondamentale per giocarsela alla pari contro squadre come Barcellona e Real Madrid.

 

https://youtu.be/HA50JEyuE0c?t=25s

Le premesse ci sono tutte per avere un portiere che interpreta il ruolo con i canoni d’élite contemporanei.



 





 

Cosa diano da mangiare agli esterni sinistri nelle giovanili del Valencia non è chiaro. Negli ultimi cinque anni il Valencia ha prodotto Jordi Alba, Juan Bernat e adesso José Gayá, in una dinastia in cui chi viene dopo sembra la versione riveduta e corretta del predecessore. Il Valencia con Gayá ha probabilmente il miglior prospetto per il ruolo in Europa. Gayá ama arrivare fino al fondo con continuità, salta l’uomo ma è ottimo anche quando gli si chiede di aiutare la circolazione del pallone, non solo in velocità. Rispetto ai predecessori non ha reali difetti nell’aspetto difensivo (se soprassediamo sul colpo di testa, che però con 172 cm può migliorare) dove mostra grande applicazione, senza paura di entrare anche in tackle duri.

 





 

Per la coppia centrale l’idea iniziale sarebbe stato schierare i due argentini Musacchio (Villarreal) e Otamendi (Valencia). Musacchio, nella decina di partite che ha giocato, ha dimostrato ancora una volta di essere tra i centrali più sottovalutati a livello mondiale. Però l’ennesimo infortunio gli ha fatto finire la stagione in anticipo, dopo che aveva saltato anche l’inizio.

 

Dato che, come sostiene Napoleone, i generali vanno fortunati in coppia, affianco al totem Otamendi c’è Aymeric Laporte dell’Athletic Club. Il ventunenne francese è un giocatore elegante con il pallone e perfetto per far partire l’azione, grazie all’ampia varietà di passaggi con il sinistro e all’ottimo controllo palla. Come difensore è ottimo sia in anticipo che in copertura e l’altezza (189 cm) gli garantisce vantaggi nel gioco aereo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=XMt2BmmbzrY

Purtroppo per le grandi d’Europa Laporte ha appena firmato un nuovo contratto. La clausola adesso è di 50 milioni. Io andrei con un assegno in bianco se fossi nel Barcellona.



 

L’unico difetto di Laporte è la tendenza a perdere concentrazione nell’arco dei novanta minuti. L’eccessiva sicurezza nei propri mezzi è costata cara ad esempio contro il Barcellona in questa stagione. Per coprire questa lacuna c’è però l’altro centrale di difesa, il migliore della Liga 2014/15: Nicolás Otamendi.

 





 

L’argentino ha giocato una stagione esaltante, in cui è apparso come un muro insuperabile per qualunque avversario: 3 contrasti riusciti, 3 intercetti e 1 pallone bloccato a partita spiegano solo in parte il suo dominio difensivo. Gli avversari sono stati ridotti a sperare che Otamendi non si immolasse direttamente con il corpo pur di impedire anche il minimo spazio libero per il tiro. Di testa poi le prende tutte lui. Per segnare al Valencia non basta superare il sistema difensivo, bisogna anche battere Otamendi, che quando il sistema fallisce rimane comunque l’ultimo baluardo. A 27 anni ha tirato fuori la stagione della vita, oscurando qualsiasi altro centrale della competizione, compresi mostri sacri come Diego Godín o Gerard Piqué. La coppia con Laporte potrebbe rendere la vita dura anche alla MSN del Barcellona.

 





 

Dovendo schierare sulla stessa fascia un esterno che tende ad accentrarsi, bisogna scegliere un giocatore che possa arrivare sempre sul fondo come Óscar de Marcos dell’Athletic Club. La scelta non è forse entusiasmante, ma va detto che il ruolo a livello europeo è in piena crisi, con i terzini destri di grande livello che si contano sulle dita delle mani. Comunque de Marcos, inventato nel ruolo dal "Loco" Bielsa per sfruttarne l’energia che gli permette di coprire tutta la fascia, rimane un giocatore perfetto se si vuole un esterno tecnicamente solido che mantiene sempre in allerta il diretto avversario, e non ha paura di sporcarsi la maglia per recuperare un pallone.

 





 

Davanti alla difesa non esiste opzione migliore di Bruno Soriano del Villarreal. Come Bruno non abbia attirato le attenzioni dei club più blasonati al mondo rimane per me un mistero. Giocatore intelligente, è stato il centro del sistema del Villarreal di Marcelino, che infortunatosi lui si è involuto. Ormai trentunenne, il capitano del Villarreal fungerà da capitano anche di questa squadra, in cui il suo carisma e la sua perenne concentrazione nelle letture è fondamentale con i tanti giovani in squadra. Senza palla Bruno fa da filtro utilizzando l’ottimo senso della posizione per intercettare il pallone o andare a posizionarsi per colpire la palla di testa sui rilanci avversari. Con la palla invece organizza tutta la manovra gestendo ritmo e direzione del pallone, non avendo paura di avanzare a giocare il pallone anche filtrante. Un centrocampista quindi completo, che fino all’infortunio stava giocando il miglior calcio della carriera.

 

https://vimeo.com/128765129

Non esiste una ragione per cui al prossimo Europeo Bruno non si dovrebbe giocare il posto nel centrocampo della Spagna.



 





 

Con Bruno che organizza la manovra, come mezzala destra voglio un giocatore che lo aiuti in fase di possesso, garantendo sempre un’opzione di passaggio disponibile non giocandogli in linea. La miglior opzione è il capitano del Valencia Daniel Parejo, che a 26 anni è finalmente esploso, raggiungendo i livelli solo promessi ai tempi delle giovanili del Real Madrid. Fronte alla porta Parejo è un giocatore letale, in grado di trovare il compagno con un filtrante oppure scaricare il pallone in porta dalla distanza. La precisione nei calci piazzati poi è risultata fondamentale per sfruttare appieno la bravura nello stacco del compagno Otamendi, cosa che conto di ripetere anche con la mia squadra. Con 11 gol poi ha dimostrato di poter aiutare la squadra

, aggiungendo un’ulteriore dimensione al suo gioco.

 





 

Viste le caratteristiche di Bruno e Parejo, come mezzala sinistra bisogna cercare un profilo diverso, più dinamico e in grado magari di rompere la partita con una percussione palla al piede che cambi totalmente il ritmo del gioco. Se si parla di conduzione del pallone e di cambio di ritmo l’opzione migliore è André Gomes del Valencia. Il ventunenne portoghese è uno dei freak della Liga, dove fa pesare i suoi quasi 190 cm uniti a una tecnica notevole.

 

Decisamente più veloce palla al piede di quanto possa sembrare, André è in grado di coprire ampie zone di campo, riuscendo spesso a finire in cima alla lista dei giocatori con più chilometri percorsi a partita. Un centrocampista tecnico e dinamico

, che con l’arrivo a gennaio al Valencia di Enzo Pérez avrebbe dovuto perdere il posto, ma che ha invece fatto rimanere in panchina mister 25 milioni.

 





 

Per la fascia sinistra dell’attacco le opzioni erano tante (i due esclusi all’ultimo con grande dolore sono stati Castillejo del Málaga e il rinato Kakuta del Rayo Vallecano) e il migliore del ruolo, Nolito, rimane un giocatore fondamentalmente egoista, seppur in grado di giocare in un contesto di squadra.

 

Alla fine però è difficile rinunciare a Nolito, perché la stagione disputata è stata di quelle che a 28 anni significano occasione in una grande squadra dalla prossima stagione. Nolito ha pulito le tendenze onanistiche nel cercare di superare sempre e comunque il marcatore, per arrivare a una versione più consapevole delle proprie qualità tecniche, che gli permettono di equilibrare le azioni personali e quelle corali. Tredici gol sono una quantità considerevole e, pur giocando a piede invertito, Nolito non cerca solo il tiro rientrando a testa bassa: ha chiuso la stagione con 13 assist e quasi 3 passaggi chiave a partita. Guadagnandosi anche la chiamata di del Bosque e aggiungendo al curriculum

contro il Real Madrid e

contro il Barcellona.

 





 

Sulla fascia opposta c’è un giocatore che rimane un lusso a questi livelli. Carlos Vela è stato fermato nella crescita solo dagli infortuni, che invece hanno risparmiato l’ex gemello diverso Griezmann, in grado di spiccare il volo per Madrid. Vela quando sano fa la differenza e questo basta per il posto sulla fascia destra. Tecnico e veloce

, può trovare la porta da qualsiasi posizione, ma rimane un giocatore associativo, che cerca di muoversi per aiutare meglio la manovra offensiva della squadra. Può quindi passare una partita intera a cercare il fondo, come una a tagliare verso il centro. Capisce quando accelerare il ritmo e quando invece dare una piccola pausa alla manovra per permettere al compagno di liberarsi. Versatile così tanto da non aver problemi a giocare partite intere da prima punta, è perfetto per giocare in un sistema che prevede Bacca centravanti, per sfruttarne i movimenti.

 

http://www.dailymotion.com/video/x29qda5_carlos-vela-goal-real-sociedad-1-1-atletico-madrid-liga-bbva-09-11-2014_sport

In un mondo perfetto Carlos Vela non è appesantito e sempre di ritorno da piccoli infortuni. Rimane comunque un lusso quando sano.



 





 

Carlos Bacca è la prima scelta nel ruolo di punta. Stagione in crescendo, conclusa con 29 gol e 9 assist tra Liga ed Europa League, in cui ha deciso alla grandissima la finale con una doppietta. Su Bacca non si può aggiungere molto: in questa stagione qualsiasi pallone passato nelle sue vicinanze è stato arpionato, pulito e scaricato in rete. Un giocatore che ha segnato quasi 30 gol tirando in porta meno di 2 volte a partita di media, che per dare un’idea è quasi 4 tiri e mezzo in meno di Cristiano Ronaldo.

 

La palla può arrivare anche rocambolescamente e Bacca può sembrare di non averla stoppata in modo pulito, ma alla fine riesce sempre a trovare un modo per trovarsi davanti alla porta, spesso anche con un movimento elegante, seppur non tecnicamente ortodosso. Una volta solo davanti al portiere poi è chirurgico. Il pezzo forte sono i movimenti senza palla, con cui terrorizza i centrali avversari, che

. Con Nolito a servirlo e Vela ad accompagnarlo il tridente mi sembra adatto per giocarsela contro qualunque difesa della Liga.

 
 

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