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Lorenzo De Alexandris
Top 11 esclusi
12 giu 2016
12 giu 2016
Quanto ci mancheranno i dribbling di Ben Arfa? E le corse di Ricky Saponara? E le lentiggini di Torres?
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Lorenzo De Alexandris
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552, il numero di convocati a Euro 2016. Per un mezzo migliaio di giocatori che calcheranno il palcoscenico degli Europei, tantissimi altri rimarranno a casa, non convocati, spesso in modo sorprendente, alcuni forse immeritato. Esclusi per scelta tecnica o caratteriale saranno costretti ad assistere alla competizione continentale da casa. I due selezionatori che più di tutti hanno avuto le decisioni più complesse da prendere, sia per la qualità del materiale a disposizione che per le pesanti tensioni interne, sono stati Didier Deschamps e Vicente Del Bosque. Il primo, senza contare il duo Benzema-Valbuena fuori per i noti motivi extra-calcistici, ha lasciato a casa i vari Ribery, Lacazette e Gameiro; mentre il secondo ha tagliato

la Premier League spagnola con Santi Cazorla, Monreal e Diego Costa.

 

Tra le altre Nazionali più attese non ci sono state molte sorprese: Neuer, Leno e ter Stegen hanno fatto fuori Trapp; l'Italia tra gli attaccanti ha lasciato a casa Gabbiadini e Belotti, mentre il Belgio ha fatto il possibile per portare tutti i migliori a disposizione, anche a costo di arrivare a una proporzione ridicola tra centrocampisti e attaccanti (4 a 8). Hodgson non ha stupito con le sue scelte se non in un caso: no a Walcott, sì a Wilshere, neanche due partite intere giocate quest'anno.

 

 

 

Ecco una selezione di undici giocatori su cui ancora

ci siamo fatti un ragione. Insieme formerebbe una squadra per cuori forti, che magari arriveremmo a giocarsi le sue possibilità per la vittoria finale.

 







 

Il miglior prospetto per la porta transalpina resta fuori dall'Europeo. Certo non avrebbe avuto molte chance come primo portiere, chiuso da Lloris e Mandanda, ma forse un posto da terzo gli avrebbe fatto fare un minimo d'esperienza in un contesto di primo livello.

 

Deschamps gli ha preferito il portiere del Rennes Benoît Costil, proseguendo così sul solco di una tradizione di "numeri 22" modesti, inaugurata nel 2010 da Laundreau e portata avanti da Carrasso al Mondiale brasiliano.

 

La carriera di Areola lascia intravedere un futuro da titolare: la super stagione in Ligue 2 con il Lens, il Mondiale Under 20 vinto nel 2013 da protagonista, la stagione tra i grandi con il Bastia, infine la consacrazione al Villareal quest'anno. I sottomarini gialli sono stati, anche grazie al francese, la quarta difesa della Liga. Deschamps – in modo per certi versi simile a quanto fatto da Conte con Donnarumma - ha però preferito non intaccare le delicate gerarchie di gruppo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=aa2-78VP6Hs&feature=youtu.be&t=1m4s

Le mie due parate preferite di Areola, al Camp Nou.


 



 



 

Del Bosque ha dimostrato, almeno nel pacchetto difensivo, di sostenere il blocco che lo ha portato a questo Europeo. Così è stato anche sulla fascia destra, dove inizialmente aveva convocato Carvajal e Juanfran, non lasciando spazio ai giovani rampanti Bellerin e Gaspar. Molto fisico e intenso il primo, intelligente e tecnicamente dotato il secondo.

 

In particolare Mario Gaspar sembrava avere, a cavallo del 2015-2016, buone possibilità di scavalcare Dani Carvajal nelle gerarchie di Del Bosque. Anche per le sue doti nel gioco associativo, tradizionalmente così importanti in una selezione come quella spagnola. Un grande inizio di stagione in Liga, l'esordio choc con la maglia

con il goal all'Ucraina, poi bissato dalla magica rovesciata contro gli inglesi.

 

Con l’infortunio di Carvajal nella finale di Champions League Mario Gaspar sembrava dovesse partire per la Francia. E invece Del Bosque gli ha preferito proprio Bellerin, che tra i due sembrava il meno adatto.

 


Cosa c'è dopo questo?


 



 



 

Neanche un mese fa la convocazione di Mamadou Sakho pareva certa, poi lo scandalo doping con la sospensione della Uefa per un mese lo aveva portato ai margini del Liverpool e della stessa Nazionale. I “reds” avevano dovuto fare a meno di lui nella finale di Europa League contro il Siviglia (al suo posto K.Touré lo aveva fatto rimpiangere, eccome), e il CT Deschamps lo aveva obbligatoriamente escluso dalle preconvocazioni. Il caos dei centrali francesi con l'infortunio di Varane e Mathieu, connessi all'annullamento della sanzione nei suoi confronti, (si trattava di un

per bruciare i grassi) sembravano riaprire i giochi europei; invece la convocazione prima di Rami e poi di Umtiti (in un primo momento tagliato) hanno relegato Sakho a casa per colpe ancora da accertare.

 

La

data dal CT

per la mancata chiamata all'Europeo («se no, non avrei rispetto dei giocatori che ho scelto») stona con la gestione del

Umtiti nella girandola di centrali transalpini. Alla fine Sakho ha pagato e paga senza avere fatto nulla di sbagliato, almeno secondo la giustizia sportiva.

 


Forza della natura.


 



 



 

Ante Čačić ha affermato di aver chiamato i migliori giocatori a disposizione. Tra questi però non c’è Dejan Lovren, il centrale del Liverpool autore di una seconda parte di stagione molto positiva.

 

Lovren non è stato convocato nonostante la coperta difensiva di Čačić fosse molto corta. Oltre agli esperti, ma piuttosto fuori condizione, Ćorluka e Schoenfeld, ci sono solamente Vida della Dinamo Kiev e la scommessa ventenne Ćaleta-Car. La scelta di Čačić di non convocare Lovren ha quindi motivazioni che non hanno strettamente a che fare con questioni tecniche. Anzi, è stato lo stesso Lovren a proporre il proprio personale

al CT poco prima delle convocazioni: «o farò il titolare o non andrò». E alla fine Lovren non è andato. La sua esclusione, seppure potenzialmente sanguinosa, è stata inevitabile per una Croazia che vuole basarsi solo su "team players".

 

https://www.youtube.com/watch?v=7z8N1DhgVZA&feature=youtu.be&t=6m46s

Il momento più epico della stagione del Liverpool è passato per la sua testa.


 



 



 

La flotta di terzini che può permettersi di schierare l'Inghilterra in questa competizione fa impressione, soprattutto in un contesto internazionale molto complicato per il ruolo. Solo sulla fascia sinistra sono stati convocati Rose e Bertrand, lasciando a casa Cresswell e soprattutto Leighton Baines.

 

L’esterno dell’Everton aveva fatto di tutto per recuperare da una serie di infortuni che lo avevano accompagnato per quasi tutta la stagione stagione. Negli ultimi due mesi aveva giocato tutte le partite di Premier, concludendo addirittura con un gol all'ultima giornata. Con la sua esclusione, che ha stupito gli stessi tifosi inglesi, sembra chiudersi la porta per una generazione che non è riuscita a vincere quanto gli si chiedeva. Baines, da sempre cercato dai migliori club ma tenuto stretto dal cocciuto Presidente dell'Everton, sembra cedere il passo a interpreti del ruolo più giovani e atletici. Quando Rose sbaglierà l’ennesimo cross del suo Europeo, allora forse ripenseremo con nostalgica malinconia al magico sinistro di Leighton Baines.

 


Se apre una scuola, io vado.


 



 



 

Nell’Italia di Conte due sono stati i princìpi imprescindibili:


 

Il princìpio B ha sortito soprattutto un effetto, e cioè l’esclusione di Riccardo Saponara, forse l’unico giovane italiano con un talento sopra la media. Un’esclusione che è suonata ancora più dolorosa dopo gli infortuni di Verratti e Marchisio, gli unici due giocatori di primo livello del centrocampo “azzurro”.

 

Magari la convocazione di un trequartista come Saponara avrebbe permesso a Conte di settare diversamente la squadra, concedendo la possibilità di chiudere gli spazi davanti la difesa con un centrocampista di contenimento e un playmaker e di raccordarli con l'attacco grazie a un numero 10 comunque molto dinamico. Necessità poteva fare virtù. Ma in realtà è stata proprio la diversità di Saponara a determinarne l'esclusione, la sua inadattabilità a un contesto che non prevede un trequartista centrale che gioca spalle alla porta.

 

La forza di questa Nazionale è forse proprio la consapevolezza dei propri limiti, e allora forse meglio non metterli in discussione fino in fondo, meglio convocare Benassi.

 


33 presenze, 5 goal, 11 assist.


 







 

Gli appena 195 minuti giocati in campionato con la maglia "storica" del Leicester depongono a favore della scelta di Petkovic. Così come la scarsa condizione atletica che un giocatore, peraltro da sempre lento, come Inler ha mostrato nelle ultime due stagioni. Inler non era pronto per una competizione così difficile dopo un anno passato in panchina. Nonostante tutto, però, era il capitano "ufficiale" della Nazionale elvetica da almeno cinque anni, ovvero da quando si è ritirato Alexander Frei.

 

È stato quasi sempre presente nelle qualificazioni ma arrivati al momento di vedere chi fosse in forma e chi no, è rimasto escluso. Il

del centrocampista di origini turche è stato lo stesso dell'ex tecnico laziale, ma ha prevalso la consapevolezza di una stagione da comprimario.

 


Ne è passato di tempo...


 







 

«A centrocampo ho quattro giocatori per due posti», aveva dichiarato Wilmots, molto chiaro da subito sulla scarsità numerica in mezzo al campo con cui avrebbe voluto affrontare Euro 2016. E infatti il Belgio ha convocato solo 4 centrocampisti a fronte degli 8 attaccanti: Dembelè, Fellaini, Nainggolan e Witsel. Due di loro giocheranno, due rimarranno in panchina, tanti altri sono rimasti a casa e forse avrebbero fatto comodo al Belgio. L’esclusione belga che forse più rimpiangeremo a questi Europei – se non altro per questioni estetiche – è quella di Youri Tielemans, 19 anni, centrocampista centrale dell’Anderlecht che ha già battuto quasi tutti i record di precocità. In una squadra che accetta di giocare con grandi squilibri, i posti a centrocampo erano riservati a giocatori universali: capaci di coniugare atletismo freak, doti tecniche e intelligenza tattica. Così da mettere qualche pezza, in un modo o nell’altro, nelle falle che potrebbero aprirsi nell’asimmetrica coperta del Belgio. Youri Tielemans e i suoi tempi di gioco, il suo modo di pensare calcio, troveranno spazio al prossimo ciclo, con forse un nuovo tecnico e un diverso modo di pensare l’organizzazione di una squadra.

 


Il futuro, in ogni caso, è suo.


 



 



 

Se ad inizio stagione ci avessero detto che a maggio 2016 Fernando Santos avrebbe convocato Ricardo Quaresma da Istanbul e lasciato a casa Bernardo Silva, reduce da un Europeo Under 21 da stella e un bel campionato a Monaco, nessuno ci avrebbe creduto. Così invece è stato: il

  a casa, la

vola in Francia.

 

Tecnicamente il confronto tra i due, almeno al momento, non esiste. Bernardo Silva doveva essere la stella del giovane supporting cast di Cristiano Ronaldo a questi Europei. Ma Santos non si è fidato di lui, non facendolo mai giocare nell’ultimo anno con la selezione.

 

A mettere la pietra tombale sulle sue speranze, un piccolo fastidio alla coscia destra rimediato nel riscaldamento dell'ultimo match contro il Montpellier. Lo staff medico e Santos non hanno voluto rischiare, anche se il recupero per metà giugno sembrava più che possibile. Meglio puntare sull'usato "sicuro" e lasciare a casa uno dei calciatori inseriti da

tra i 50 talenti più attesi di Euro 2016.

 


Quando il suo Portogallo devastò la Germania U21.


 



 



 

A un certo punto ci avevamo creduto. Quando a novembre Deschamps ha convocato Ben Arfa per le amichevoli con Inghilterra e Germania sembrava l’inizio di un percorso di rinascita che lo avrebbe portato a Euro 2016. Magari non titolare, magari non stella, ma almeno convocato.

 

Invece la rinascita di Ben Arfa ha continuato, in un certo senso si è compiuta, ma la convocazione del CT non è arrivata. Nonostante i 17 goal con la maglia del Nizza e una stagione pazzesca. È un delitto sportivo che in molti non riescono a digerire: Cantona ha accusato di aver deciso così a causa delle origini di Ben Arfa, paventando un motivo razzista (e così anche per Benzema).



ha addirittura proposto una

su Change.org con una serie di "parce que" di

memoria. Ha superato i 10mila sostenitori. Qui non serve neppure fare parallelismi tra chi c'è e Ben Arfa, in quanto la scelta di Didier è unicamente dovuta al carattere del franco-tunisino. Stona questa decisione, proprio nell'anno in cui il fenomeno di Clamart aveva dato segni di rettitudine insperati, accettando anche a pieno il ruolo di leader del Nizza, interamente caricato sul suo mancino incredibile.

 


La Francia potrà anche vincere, ma nel caso lo farà di certo con meno stile.




 



 

Più di Diego Costa e di Paco Alcacer, questa Spagna sentirà la mancanza del Niño. Una cosa che sembrava incredibile fino a qualche mese fa, quando la parabola discendente di Fernando Torres sembrava abbastanza irreversibile.

 

Come già era capitato in passato però, con l’alzarsi del livello e dell’importanza delle partite, anche il rendimento di Fernando Torres è cresciuto. E così a un certo punto sembrava quasi naturale che Del Bosque potesse portarlo all’Europeo. Anche perché le scelte del CT sono state molto conservative, e quasi completamente volte a preservare i pupilli della generazione d’oro.

 

Generazione della quale Torres è stato uno dei più luminosi esponenti, sin dalle sue prime battute. Il campionato Europeo 2008, che aveva avviato la dinastia spagnola, sigillato proprio da un suo gol in finale contro la Germania. In quella competizione Torres conquistò anche il titolo di capocannoniere, a  suggello di quello che a posteriori potremmo considerare il momento più alto del Niño, anche se forse in quel momento non lo avremmo immaginato.

 


Bello, bellissimo, mozzafiato.


 

L'esperienza di due coppe Delaunay e il pragmatismo dimostrato nei

avrebbero forse fatto comodo al rinnovamento offensivo proposto da Del Bosque. Così come avrebbe fatto bene al nostro cuore, che avrebbe ancora battuto forte per lui. Invece solo tristezza e fatalismo: «

mi ha chiamato per avvertirmi, ma non sono sorpreso di non essere stato convocato».

 

 

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