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Daniele Manusia
Toni Rudiger, difensore ottimista
18 apr 2024
18 apr 2024
La grande partita difensiva del Real Madrid è passata soprattutto per la sua prestazione.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Action Plus
(foto) IMAGO / Action Plus
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«Ci sono due tipi di difensori, nel mio modo di vedere il calcio. I difensori ottimisti e i difensori pessimisti», ha generalizzato Ancelotti qualche anno fa, cercando un modo per descrivere Nacho, per elogiarlo davanti alla stampa. «Lui è difensore pessimista, perché pensa in continuazione a quello che può succedere e per questo resta concentrato 90 minuti». Verrebbe da aggiungere, però, che ci sono modi diversi di concentrarsi, che non tutti i difensori hanno bisogno di pensare al peggior scenario possibile - ogni pochi secondi, aggiornando la propria immaginazione pessimista e paranoica sulla circolazione di palla avversaria - come un maestro zen alla ricerca di un nirvana negativo, in eterna contemplazione delle rovine del mondo (dal punto di vista di un difensore). Se il punto è la concentrazione, non è veramente una questione di ottimismo e pessimismo, perché c’è anche chi, nel difendere, nel restare concentrato, si esalta. Chi vede nei problemi un trampolino per esercitarsi, uno stimolo per sentirsi vivi. Chi sulla palla nei piedi di un avversario, anziché l'attenzione torva di chi prefigura tragedie, posa uno sguardo bruciante di ottimismo, come se da un momento all’altro potessero uscirgli i laser di Superman dagli occhi e potesse bucare la palla, come se per difendere sarebbe disposto a mangiaserla, o a mangiarsi uno dei suoi avversari, in un trionfo di euforia difensiva. Insomma, per ogni Nacho, ieri tornato titolare al suo posto, nel centro-sinistra della difesa madridista, c’è un Antonio Rudiger, sul centro-destra. ___STEADY_PAYWALL___ Uno dei migliori in campo, ieri sera, in una partita in cui, per più di un’ora intera, il Madrid ha dovuto difendere contro una squadra che se non sei pessimista farà di tutto per fartici diventare, per farti perdere ogni speranza, ogni voglia di giocare a calcio. Decisivo, alla fine, calciando il rigore che sarebbe stato di Valverde (lo ha raccontato Davide Ancelotti a fine partita) che però Valverde era troppo stanco per tirare. E allora, perché no, lasciamolo tirare al difensore centrale pazzo che non ha mai calciato un rigore in carriera prima d’ora (d’altra parte il rigore prima il City lo aveva fatto tirare al proprio portiere, Ederson, quindi insomma, follia per follia…). Rudiger ha preso la palla e l’ha sistemata sul dischetto come se stesse appendendo un quadro piccolo al centro di una parete troppo grande: un po’ più a destra, no un po’ più a sinistra… Come se il dischetto non fosse esattamente in piano e la palla rischiasse di scivolare facendolo calciare male. Poi è rimasto piegato sulla palla, guardando Ederson, e forse per errore per un attimo gli entra anche lo sguardo nella camera che lo inquadra. Poi si tira su, prende pochi passi di rincorsa e quando Orsato fischia fa un grande respiro a bocca aperta (poco efficiente, gli esperti consigliano di tirare dentro l’aria col naso prima di un momento del genere, anzi pare che respirando con la bocca aperta si diminuiscano le possibilità di segnare, guardate Southgate a Euro ‘96). Ederson rimane immobile ma Rudiger non ci fa caso, calcia nell’angolo in basso a sinistra, abbastanza forte ma non troppo (un rigore calciato, dirà sempre Ancelotti jr., con i “huevos”, cioè con le palle).

Ma, come si dice, non è mica da questi particolari che si giudica un difensore. Giudichiamolo invece da come, al 36esimo, mette una pezza a quello che è praticamente l’unico attacco in transizione del Manchester City di tutta la partita. Il Madrid era già in vantaggio e aveva iniziato la sua seconda partita della serata, quella più puramente difensiva, ma basta una palla persa a metà campo, come in questo caso, a ricordarci le potenzialità di Haaland in campo aperto, o quelle di Grealish quando non deve giocare in equilibrio sulla linea laterale, a fintare di fare qualcosa di diverso, quando tutti - a partire da Carvajal - sanno che rientrerà sul destro.Ecco, Haaland riceve una palla da Bernardo Silva con tre avversari intorno e Nacho in particolare che accorcia velocemente da dietro. Nella prima mezz’ora, il pessimista lo ha già anticipato un paio di volte, ma stavolta Haaland è troppo rapido a girarsi e allungarsi la palla nello spazio. Da sinistra però arriva velocissimo Carvajal, che ha lasciato Grealish con campo davanti: Haaland lo vede e anziché andare in direzione di Rudiger e ingaggiare un duello uno contro due, serve di esterno Grealish. Rudiger a quel punto sembra lontano, ma con quella corsa un po’ gobba recupera Grealish e appena entra in area e carica il tiro gli piomba addosso, deviandolo in angolo. Anche Rudiger, nella partita di andata della passata stagione, come nella partita di andata una settimana fa (dove giocava sul centro-sinistra con affianco Tchouameni), ha anticipato spesso Haaland, con ottimismo. Dal settimo secondo di gioco gli si è appiccicato gioiosamente alla schiena, come un bambino piccolo che tormenta un cane, ignaro che quello ha denti per morderlo, come se questo tipo di duelli esprimessero veramente, fino in fondo, la sua personalità e il suo talento. Gli occhi sgranati, le gambe piegate per diventare la sedia della tortura di Haaland, mentre con le mani lo tocca, lo sposta, lo pizzica.C’è quel video fantastico (se vi piacciono questo genere di cose) in cui Rudiger, appunto un anno fa, marca Haaland da dietro infilandogli la testa sotto le ascelle, trasformandosi in un ingombro che Haaland deve trasportare, spostandosi da un lato all’altro come un wrestler che cerca di controllare il suo avversario. Haaland prova a toglierselo di dosso, lo scaccia come fosse una gigantesca zanzara, usa il gomito, le scapole taglienti, Rudiger resta lì e risponde con la spalla. Se il difensore non può dimenticarsi neanche per un istante dell’attaccante, in questo modo Rudiger ricorda in continuazione ad Haaland la sua presenza alle sue spalle, prova a invertire il rapporto di forza comune: non sono io che devo stare attento a te, piuttosto è il contrario.

Rudiger è un difensore che si prende molte libertà (non è questo, forse, l’ottimismo, più che immaginare le cose migliori di quello che sono veramente?). Libertà anche piccole e infantili, talvolta, come quando una settimana fa ha strizzato il capezzolo a Grealish, abbastanza forte da farlo gridare. O quando è andato da Stones che lo aveva spinto con freddezza e, mentre quello protestava con l’arbitro ignorandolo, gli ha bussato in testa con l’indice, come a dire: ehi, c’è qualcuno là dentro? Non sono solamente manifestazioni di un temperamento sottilmente violento, piccoli atti di bullismo, ma anche maniere per Rudiger per restare nella partita, per non diventare passivo, per divertirsi anche a lui, riempiendo quei momenti vuoti con la sua energia.Sono come quelle corse assurde che fa ogni tanto, alzando le ginocchia davanti ai suoi avversari, prima di arrivare sul pallone, con un senso dell’umorismo tutto suo. Perché limitarsi ad arrivare per primo sul pallone, o ad annullare uno dei centravanti più forti al mondo, quando puoi fare tutte queste cose divertendoti, rifiutando in blocco l’idea che il calcio sia una cosa seria, la più importante delle meno importanti eccetera eccetera?Perché difendere, ricordiamolo sempre, è una tortura. Specie contro squadre come il Manchester City. Ieri sera è bastato cambiare l’esterno sinistro, come Harry Potter che cambia il modello della sua scopa a Quidditch, passando da un esterno che andava da zero a cento in quattro secondi a uno che ci andava in tre secondi e mezzo. Quel mezzo secondo, quella rapidità di Doku nello sterzare lungolinea (anche questo, in realtà, è cambiato rispetto a Grealish) e nel mettere dentro una palla curva di sinistro, è bastato a irrigidirgli le gambe, a trasformare Rudiger in una vittima del talento altrui, incapace persino di spazzare la palla più lontana di un metro, lasciandola a disposizione di De Bruyne per il pareggio. Sarebbe stato fantastico se, ben oltre il centesimo minuto di gioco, Rudiger avesse messo dentro quella palla incredibile che Brahim Diaz gli aveva servito in area di rigore e che Akanji aveva lasciato sfilare (perché difendere, appunto, è una tortura, e uno come Akanji può anche fare una partita pazzesca, nella propria area e in quella avversaria, ma basta un niente per finire nel poster sbagliato). Di sinistro, di prima intenzione, forse sarebbe stato troppo persino per Rudiger. Meglio aspettare i rigori.Ma al di là delle cose più o meno buffe, Rudiger ha giocato una partita eccezionale nel trasformare la tensione del Manchester City in ordinaria amministrazione. Con Haaland nella zona di Nacho, a Rudiger è toccato più che altro cucire lo spazio che lo separava dal terzino, o dal centrocampista che si abbassava sulla loro linea, quando il City piegava il Madrid su se stesso, quasi tutto su una sola lunga linea difensiva. È stata soprattutto una battaglia di nervi, una gara a chi riesce a non battere gli occhi più a lungo, piuttosto che un braccio di ferro o una lotta corpo a corpo tra dinosauri. E Rudigier c’è stato dentro dal primo all’ultimo minuto.Per Ancelotti i difensori migliori sono quelli che restano concentrati per 90 minuti, Rudiger ha fatto il suo ultimo intervento difensivo al 113esimo, seguendo l’inserimento di Kovacic in area e contrastandone il tiro in angolo. Poco prima si era trovato uno contro uno con De Bruyne, spingendolo verso l’esterno sinistro, togliendogli palla due volte. In una partita in cui persino gli spettatori erano esausti, nauseati dal continuo movimento della palla, snervati dall’opera di lenta erosione poco ispirata della squadra di Guardiola, Antonio Rudiger sembrava poter andare avanti all’infinito.Rudiger è uno dei difensori centrali più in forma d’Europa, più è alta la tensione e il livello agonistico più sembra a suo agio. Lui ha raccontato che quando era al Chelsea commetteva appositamente degli errori per svegliare lo stadio che gli pareva troppo calmo. Anche se non fosse vero, il fatto che lui abbia inventato un aneddoto simile dimostra se non altro che a Rudiger non piace la tranquillità, che quello non è il suo modo di concentrarsi. Una volta sul muro di una camera da letto ho visto un poster con sopra scritto: “La felicità e non avere niente per la testa”. Ma quale felicità, mi sono detto, non pensare a niente deve essere un inferno! Qualcosa mi dice che anche Rudiger sarebbe d’accordo, che anche la sua felicità sia, al contrario di quello che c’era scritto su quel muro, avere sempre qualcosa in testa che gli frulla.

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