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Fabio Barcellona
Il Titanic di Massimiliano Allegri?
17 mar 2022
17 mar 2022
La Juventus è stata eliminata agli ottavi di finale di Champions per la terza volta di fila.
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Fabio Barcellona
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Per il terzo anno di fila la Juventus è stata eliminata agli ottavi di finale di Champions League, ancora una volta giocando la partita di ritorno in casa. Se contro Lione e Porto era almeno riuscita a vincere, quest’anno la Juventus è crollata all’Allianz Stadium subendo tre gol nel finale di partita. L'abolizione della regola sui gol in trasferta è stata crudele per la squadra di Allegri: il pareggio 1-1 in Spagna ha costruito l'ambiente tattico ideale per Unai Emery. Senza essere costretto a segnare per eliminare la Juventus, l’allenatore basco ha progettato una partita dai ritmi bassi, prudente e, lentamente, ha imbrigliato i bianconeri. Col progredire della partita la squadra di Allegri ha finito per cadere nella rete del Villarreal.


 

Lo 0-0 iniziale avrebbe portato le due squadre ai supplementari; il Villarreal ha giocato in modo sempre più chiuso e ha rallentato il più possibile il ritmo. Il portiere, Geronimo Rulli, ha gestito molti possessi palla da fermo e non è mai stato pressato davvero dai bianconeri. La Juventus si è trovata quasi costretta a occupare la metà campo avversaria e a gestire il pallone. Tuttavia, in una situazione di punteggio in equilibrio, la Juventus è sembrata più preoccupata di non dare il fianco a eventuali ripartenze avversarie che di scardinare la difesa avversaria.


 

La prudenza, dettata dall’importanza del match e dall’equilibrio di punteggio, ha  esasperato i tic della Juventus: la minimizzazione dei rischi con una circolazione del pallone orizzontale, la staticità senza palla e l’assenza di rotazioni posizionali. Il risultato, dopo un primo tempo in cui la Juventus era riuscita a creare un paio di palle gol e qualche situazione potenzialmente pericolosa, è stato un secondo tempo da 67% di possesso palla e 5 tiri in porta, di cui 4 da fuori area e nessuno dopo il gol del vantaggio di Gerard Moreno.


 

All'inizio Unai Emery aveva preferito l’ecuadoriano Estupiñan a Pedraza nella posizione di terzino sinistro e Yeremi Pino a Chukwueze come esterno destro di centrocampo, lasciando in panchina Gerard Moreno, appena recuperato dall’infortunio che gli aveva fatto perdere la gara d’andata.


 

Per entrambe le squadre il teorico 4-4-2 mutava, in fase di possesso palla, in un chiaro 3-5-2. In casa bianconera, come più volte visto in questa stagione, Danilo è rimasto al fianco di De Ligt e Rugani per formare una linea arretrata a tre, mentre il terzino sinistro De Sciglio si alzava per garantire l’ampiezza sul lato sinistro, con Cuadrado sul lato opposto. In mezzo al campo Arthur ha completato il rombo di costruzione. Locatelli e Rabiot erano le due mezzali: il primo si apriva sul centro destra mentre il francese stringeva per lasciare spazio a De Sciglio.


 


Il 3-5-2 offensivo della Juventus. Da notare la posizione precocemente alta e quasi schiacciata sulla linea offensiva di Locatelli


 

Dall’altro lato del campo, con una rotazione delle posizioni analoga, il Villarreal ha giocato la fase di possesso palla con una sorta di 3-5-2 col terzino destro Aurier bloccato ed Estupiñan alto a sinistra. La prudenza dei due allenatori ha suggerito di difendere l’ampiezza del 3-5-2 avversario abbandonando la teorica linea da 4 del 4-4-2 . Insomma, anche in fase di non possesso palla le due squadre hanno disegnato una linea difensiva con 5 uomini. Per i bianconeri è stato Caudrado ad abbassarsi sul fianco destro di Danilo, mentre per il Villarreal Jeremy Pino ha sempre seguito De Sciglio. Emery, che aveva individuato in Cuadrado la maggiore fonte di rifinitura della Juventus, ha aggiunto alla marcatura del colombiano i ripiegamenti costanti dell’esterno sinistro Trigueros - poi sostituito nel secondo tempo nella posizione e nelle funzioni da Coquelin.


 


Cuadrado riceve basso da Danilo (complice anche la posizione alta di Locatelli) e il Villarreal può marcare il colombiano sia con Trigueros che con Estupiñan.


 

I primi venti minuti di partita sono stati i migliori per la Juventus e gli unici in cui i bianconeri sono davvero andati vicini a realizzare il gol del vantaggio che, con ogni probabilità, avrebbe stravolto le condizioni tattiche della partita. Quella che è forse stata la migliore occasione della partita, ha avuto origine dopo 10 minuti di gioco da un cross di Cuadrado che ha trovato il colpo di testa di Morata sul secondo palo alle spalle di Aurier e davanti a Yeremi Pino. Da quel momento in poi l'esterno colombiano non è più riuscito, su azione, a raggiungere coi suoi cross un compagno di squadra. Anche la traversa colpita da Vlahovic, con una splendida girata sul primo palo è nata da un cross, stavolta dal lato opposto del campo, di De Sciglio, a testimonianza di quella che è stata l’unica fonte di rifinitura della Juventus per tutta la partita. Nella prima parte del match i bianconeri sono poi riusciti a rendersi pericolosi solo da calcio d’angolo e in un paio di azioni in ripartenza. In particolare, le due che si sono concluse con un tiro da fuori di Vlahovic e con una rifinitura di tacco dello stesso centravanti serbo su cui Morata e Cuadrado hanno pasticciato non riuscendo a concludere a rete dal cuore dell’area di rigore.


 

Le difficoltà mostrate dalla Juventus, anche nel primo tempo, dopo i primi venti minuti di gioco, ad attaccare la difesa schierata del Villarreal, hanno suggerito ad Emery di eliminare dall’equazione del match la possibilità per i bianconeri di giocare in spazi più ampi dopo qualche palla recuperata. Nella ripresa gli spagnoli hanno quindi di fatto consegnato il pallone e metà campo ai bianconeri, preoccupandosi esclusivamente di difendersi. Quando la palla gli finiva tra i piedi, i giocatori del Villarreal rallentavano il gioco ossessionati dai rischi.


 

La rete del Villarreal


Contro il blocco basso e chiuso del Villarreal del secondo tempo la Juventus ha fatto una fatica enorme a creare occasioni da rete e, addirittura, a penetrare efficacemente nell’ultimo terzo di campo. I bianconeri hanno attaccato disponendosi con il proprio 3-5-2, interpretato in maniera statica dai suoi giocatori, in un mix di prudenza posizionale per garantirsi contro le ipotetiche ripartenze degli avversari e di difetti atavici della squadra di Allegri. Senza alcuna pressione del Villarreal il rombo di costruzione ha potuto gestire il pallone con relativa tranquillità, ma, con le mezzali lontanissime da Arthur, l’unico sbocco della manovra era verso l’esterno, su Cuadrado (ben 38 passaggi da Danilo e Cuadrado) e De Sciglio, isolati e costretti a tornare indietro per disegnare la tipica ed inefficace circolazione ad U del pallone.


 


La circolazione a U della Juventus.


 

In realtà, la Juventus non è nemmeno riuscita a passare per gli esterni con efficacia, lasciando Cuadrado e De Sciglio soli contro i propri avversari, senza mai offrire loro una sovrapposizione, interna o esterna, dei terzi di difesa o delle mezzali e senza mai costruire meccanismi di “catena” che avrebbero potuto disordinare la difesa di Emery.


 

In particolare sul lato destro del campo, il lato forte della manovra bianconera per la presenza di Danilo e Cuadrado, il colombiano ha sempre ricevuto in maniera statica sui piedi e in posizione particolarmente arretrata, facilitando il lavoro di raddoppio di Trigueros e, nella fase finale del match, di Coquelin. Danilo, forse preoccupato di tenere la posizione per rimanere coperto in caso di transizione difensiva, non ha quasi mai offerto una linea di passaggio coraggiosa, con sovrapposizioni esterne o interne. Locatelli, subito schiacciato sulla linea degli attaccanti, ha solo qualche volta provato a creare spazi per il colombiano aprendosi sulla destra per ricevere in posizione alta ed esterna, forse non la migliore per le caratteristiche del centrocampista ex-Sassuolo. Sul lato destro del campo la Juventus non ha mai ruotato le posizioni di Danilo, Cuadrado e Locatelli per muovere la difesa del Villarreal e permettere a Cuadrado di ricevere più alto e senza raddoppio di marcatura. Sul lato opposto, la contemporanea presenza di Rugani - molto meno abile in palleggio di Danilo - e di un terzino puro come De Sciglio ha assegnato alla fascia sinistra una funzione di “lato debole”. Lì avrebbe potuto e dovuto inserirsi Rabiot, e lì avrebbe potuto e dovuto aprirsi Alvaro Morata. Ma anche sulla fascia sinistra la troppa prudenza delle posizioni ha isolato De Sciglio e castrato le possibilità di essere pericolosi.


 


La mappa dei passaggi nell’ultimo terzo di campo della Juventus mostra una densità centrale molto bassa, e fotografa bene come la squadra abbia provato solo a passare dall’esterno. Nonostante una percentuale di possesso palla molto maggiore del Villarreal inoltre la Juve ha completato praticamente lo stesso numero di passaggi nell’ultimo terzo di campo degli spagnoli, sintomo delle incredibili difficoltà bianconera a penetrare nelle zone calde di campo.


 

A metà del secondo tempo Emery ha inserito giocatori decisivi per indirizzare la partita. Chukwueze ha dato il cambio a Yeremi Pino sfiancatosi in una partita da terzino su De Sciglio, Coquelin ha attaccato la profondità con più convinzione, procurandosi il calcio di rigore sull’ingenua entrata in ritardo di Daniele Rugani.  Gerard Moreno, sulla trequarti, ha dato una qualità inedita alle rare ripartenze del Villarreal.


 


Prima dell’errore individuale di Rugani, la Juve commette un errore collettivo, salendo con pigrizia su un lancio lungo non controllato da Vlahovic e permettendo una ricezione comoda sulla trequarti, con tanto tempo e spazio a disposizione, a Gerard Moreno. Una ricezione che la Juventus non ha avuto per tutta la partita.


 

Bisogna ricordare una cosa. Dopo il rigore segnato da Gerard Moreno i bianconeri erano ancora a un solo gol dai supplementari e avevano almeno 15 minuti di partita per poterlo segnare. La Juventus, però, si è sciolta, subendo altre due reti e non andando nemmeno vicina a creare pericoli per la porta di Rulli.


 

Questa rovinosa eliminazione impone delle riflessioni sulla qualità del gioco della squadra di Allegri. Durante la stagione i bianconeri non sono ancora stati in grado di vincere nessuno scontro diretto contro le migliori squadre del campionato di Serie A. Insomma,  la qualità delle prestazioni della Juventus è ancora troppo bassa rispetto agli investimenti e alle ambizioni del club.


 

Di certo le assenze perano tante e di giocatori di assoluto valore. La Juventus ha affrontato la partita contro il Villarreal senza Bonucci, Alex Sandro, McKennie, Zakaria, Chiesa e con Chiellini e Dybala alla prima convocazione dopo una lunga assenza e probabilmente indisponibili per più di una breve porzione di partita. In particolare le assenze per tutta la stagione di Chiesa e McKennie hanno tolto ad Allegri i due giocatori più elettrici e capaci - il primo con la palla al piede e il secondo coi suoi movimenti senza il pallone – di accendere di energia e imprevedibilità la manovra. Se all’assenza di Chiesa e McKennie si aggiunge quella di Dybala, di gran lunga il giocatore più creativo della squadra (l’unico?), è chiaro come la manovra offensiva della Juventus possa scontare l’assenza di giocatori capaci di donare imprevedibilità tecnica alla squadra con le loro capacità individuali. Ma è proprio in virtù della qualità degli assenti e delle loro peculiari caratteristiche tecniche, che Massimiliano Allegri avrebbe dovuto concentrare il proprio lavoro di allenatore. Se non si può avere imprevedibilità tecnica individuale, bisogna costruirne una di natura tattica. La partita contro il Villarreal, non per la prima volta, hanno invece messo in luce una manovra poco dinamica, un’occupazione statica delle posizioni e un palleggio troppo prudente e reso faticoso dalla scarsezza di movimenti senza palla.


 

Alcune costanti del gioco proposto da Massimiliano Allegri sembrano ormai ignorare la realtà o comunque cozzare con l'idea che abbiamo di lui come tecnico flessibile e attento alle caratteristiche dei giocatori. Un esempio da questa partita: la posizione e l'interpretazione del gioco di Arthur e Locatelli. Il brasiliano è stato quasi sempre libero di ricevere senza alcuna pressione avversaria, ma si è limitato a distribuire orizzontalmente il gioco, soprattutto verso Danilo (35 passaggi verso il numero 6 bianconero), e non ha quasi mai forzato il passaggio in profondità o accelerato la transizione del pallone da una fascia all’altra giocando sul lungo. Al contempo Locatelli ha giocato tutta la partita schiacciato sulla linea degli attaccanti, nella zona di centro destra, lontanissimo da Arthur. Un possibile punto di forza della squadra, il palleggio corto del brasiliano - che notoriamente non ama il gioco lungo e preferisce il palleggio interno e un compagno vicino - e il supporto alla manovra di Locatelli, che invece è abile a inserirsi nell’ultimo terzo di campo dopo avere palleggiato coi compagni, è stato depotenziato dall’interpretazione del ruolo assegnata ai due da Allegri.


 

La bassa qualità della prestazione contro il Villarreal non è purtroppo un caso isolato per la Juventus di questa stagione: fallito l’obiettivo minimo di raggiungere almeno i quarti di finale in Champions League, impone al tecnico e anche alla dirigenza del club una seria riflessione sul percorso intrapreso e sul futuro tecnico-tattico della squadra.


 

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