Il 7 febbraio nella cornice del Levi's Stadium di San Francisco i Carolina Panthers affronteranno i Denver Broncos nel 50° Super Bowl della storia. Ma se i Broncos dall'arrivo di Peyton Manning non hanno mai mancato la post season, i Panthers si affacciavano a questa stagione con molti punti di domanda. Una stagione da 7-9 alle spalle, l'infortunio di Kevin Benjamin, le incognite in pass rush e in offensive line. Eppure, contro ogni pronostico, la squadra ha chiuso l'anno con uno sbalorditivo 15-1 e da lì non si è più fermata. Pensare che un solo, per quanto grande, protagonista sia artefice di questa cavalcata sarebbe irrispettoso e fuorviante. Ma, oltre alla stagione di un candidato MVP come Cam Newton, chi sono gli altri protagonisti di una squadra che potrebbe alzare il Vince Lombardi Throphy tra una settimana?
The Real Side
Se c'è qualcuno a cui il film The Blind Side non è piaciuto è proprio il protagonista di quella storia, Michael Oher: «La gente mi guarda e si fa una cattiva idea di me a causa del film. Non vedono davvero le mie qualità e il giocatore che sono. Sono peggiorato per lo più a causa di questioni extra-campo». Le esigenze di Hollywood da una parte e la errata percezione del giocatore dopo che la versione distorta della sua storia è divenuta di dominio pubblico negli ambienti NFL, hanno in parte danneggiato la carriera di Oher. Ma chi è davvero Michael Oher e che carriera ha avuto dopo fu scelto al draft del 2009?
Michael Jerome Williams jr nasce a Memphis, nel cuore del Tennessee, ed è uno dei 12 figli nati da Michael Williams Sr e Denis Oher. La presenza del padre, che passa da una prigione a un'altra prima di venire assassinato, è evanescente. Mike vive con la madre cocainomane nelle complicate case popolari di Hurt Village, a nord di Memphis, alternando una famiglia adottiva a un'altra, e passando parecchi periodi da senzatetto, imparando così a sopravvivere da solo fin dall'età di 7 anni. Di scuola nemmeno a parlarne: ne ha cambiate 11 in 9 anni, il numero di giorni persi più alto dei voti, le bocciature scontate come il tacchino il giorno del Ringraziamento. A 15 anni Michael è già un armadio di 190 cm e 140 kg, un fisico che ti fa finire presto al draft delle gang. Con quelle misure è una guardia del corpo ideale da far crescere sotto le ali di qualche gruppo criminale della zona. Il suo destino pareva scritto. Senza famiglia, spesso senza un tetto o qualcosa da mangiare (nonostante i 140 kg), e con un’educazione disastrosa.
Da freshman alla high school il suo "grade" scolastico è un improbabile ma veritiero 0.6. L'unica cosa che lo salva è che, a differenza di molti pari età, ha piuttosto chiaro cosa bisogna fare per avere successo nella vita. È solo un ragazzino quando viene folgorato da una partita NBA: Chicago Bulls contro Phoenix Suns finale 1993. Se lo sport ti permette di essere così famoso da pagarti l'affitto, allora quella è la soluzione.
Michael capisce presto che c'è una differenza tra i bambini che sognano di diventare qualcuno e quelli che lavorano per diventarlo davvero. Se c'è una nota positiva nel saltare la scuola e non avere molto da fare è quello di poter giocare nelle case popolari.
Michael non si limita a imparare a giocare a football e basket, ma diventa uno studioso del gioco, caratteristica che lo segnerà anche nella carriera da pro. Oltre all'attitudine, Michael trova finalmente anche delle figure di riferimento che possono guidarlo.
È stato Big Tony Henderson il primo a occuparsi di lui. Dopo avergli dato un tetto nel momento del bisogno, lo fa partecipare a tornei amatoriali di basket e, intravedendone le lodi atletiche, muove parecchi fili per permettergli l’iscrizione alla privata Briarcrest Christian HS. Oher riesce a rientrare nei parametri richiesti in tempi record per l'iscrizione al semestre successivo e mette in mostra fin da subito le qualità sul parquet, chiudendo il biennio con 22 punti e 10 rimbalzi di media, trascinando i Saints a al record di 27 vinte e 6 perse.
Nell'anno da junior, Big Mike fa il suo esordio anche nel football, giocando fin da subito left tackle, uno dei ruoli più difficili da assimilare. Mike, a dispetto delle apparenze e delle dimensioni, è agile, forte ed esplosivo. Non ci mette molto a diventare uno dei migliori offensive lineman dello Stato, nonostante a un anno dal recruiting nessuno sa ancora chi sia. Né tra gli scout più informati, né tanto meno a Memphis.
Nonostante Mike riesca a strappare spesso un tetto sotto cui dormire, rimane un ragazzo povero delle case popolari. Un giorno innevato nell'inverno del Tennessee prende il bus e si dirige alla palestra della scuola sperando di trovarla aperta per ripararsi dal freddo. È in quella occasione che Leigh Anne Tuohy e suo marito Sean, durante la pausa scolastica del giorno del ringraziamento, vedono Michael per la prima volta. Interior designer lei, ex stella del college basketball a Ole Miss lui (che draftato dai New Jersey Nets preferì la carriera da imprenditore), sono una delle famiglie i cui figli frequentano il Briarcrest Christian.
Mike sta camminando sul marciapiede in pieno inverno in pantaloncini e maniche corte e questo colpisce i Tuohy. Sean a quel punto si offre più volte di pagare il pranzo a Mike.
«What did you have to eat for lunch today?» gli chiede Sean.
«In the cafeteria,».
«I didn’t ask where you ate, I asked what you ate.»
«Had a few things, I don’t need any money.»
Qualche tempo dopo lo invita a dormire a casa loro qualche sera, fino al trasferimento definitivo a casa Tuohy. Senza che se ne accorgessero, Mike stava diventando in modo naturale un membro della loro famiglia.
Tra Mike, Leigh Anne, Sean e i figli Collins e Sean jr. si crea un’empatia e un affetto insospettabile, che attira addirittura maldicenze. I Tuohy erano pur sempre una famiglia benestante (Sean è a capo di una società che gestisce oltre 80 ristoranti), i cui figli erano iscritti a un scuola a forte stampo religioso che preparava più ad essere bravi cristiani che bravi studenti, che avevano fatto entrare in casa un ragazzo di 16 anni di 190 cm.
La famiglia si impegna a pagargli un tutor che lo segua tutta la settimana nello studio e un nuovo letto dove poter adagiare i suoi 100 e passa kg. Nonostante la riconoscenza a Mike ci vuole comunque più di un anno per ripagare l'affetto esplicito di Leigh Anne. Non si cancellano in un secondo anni di sofferenze, di rabbia covata, di anaffettività, di mancanze di attenzioni e di cure.
Come detto, nessuno fino all'anno da senior aveva sul taccuino il nome di Michael Oher. Neppure Tom Lemming, forse il più grande conoscitore di prospetti high school di tutta la nazione. Quando si approccia allo studio del ragazzo non ha altre informazioni che qualche video fornito da un allenatore della squadra; organizza un'intervista con lui ma non risponde a una singola domanda. Nulla. Scena muta. Mike non sa chi sia e non vuole parlare con lui. Quello che per molti sarebbe stata una occasione imperdibile, visto l'influenza della sua classifica dei prospetti sul reclutamento collegiale, per Mike fu solamente un viaggio fino al campus di Memphis University. Mike era una meteora misteriosa per tutti.
Questo non impedisce a Lemmings di metterlo in cima alla classe di quell'anno e valutarlo, ovviamente, un prospetto 5 stelle. 12 mesi prima non lo conosceva nessuno nell'area di Memphis e in poco tempo è diventato uno dei migliori prospetti dell'intera nazione. Per Lemmings è un prospetto ideale. Ha altezza ma esplosività, massa ma agilità e piedi veloci. Il background poi è perfetto. Tutta la rabbia covata fa di lui un giocatore dall'indole perfetta per il football. Si sbilancia accostando Oher a Orlando Pace, uno dei grandissimi tackle della storia dei Rams.
Eppure tra lui e una ricca borsa di studio balena la questione dei voti scolastici. Molte scuole per liberarsi del ragazzo lo promuovono con voti bassissimi, il che gli rovina la media in maniera quasi irrecuperabile. Gli standard NCAA prevedono una soglia di ammissibilità fissata a 2.65 punti di media. Alla fine dell'anno da junior Mike arriva a malapena a 0.9. In un anno avrebbe dovuto recuperare 1.75 punti. Con il supporto di Leigh Anne i suoi voti passano da una sfilza di D a una sfilza di dignitosi B. Mike arriva a quota 2.05 alla fine dell'anno da senior, un risultato insperato ma vano. La soglia rimane lontana. Sean aveva sentito di questi corsi di integrazione della BYU che permettevano, con esami praticamente farlocchi, di rimpiazzare i vecchi voti scolastici. Con corsi imbarazzanti Mike riesce in un’estate a rimpiazzare vecchie F di scuole pubbliche di Memphis con A della prestigiosa BYU. Uno stratagemma, paradossalmente legale, che gli permette di rientrare nei parametri minimi NCAA appena 2 giorni prima della deadline.
A quel punto arrivano offerte da mezzo Paese. LSU, Clemson, Notre Dame, South Carolina, Tennessee, Auburn, Arkansas. 100 lettere di reclutamento e un unico major program a non offrirgli una borsa i studio: Penn State. La scelta infine ricade su Mississippi, casualmente l'alma mater di Sean.
L’insieme dei fatti mette in allarme la NCAA, che si mette a indagare sia sui famosi corsi di BYU che su eventuali pressioni della famiglia Tuohy per la scelta del college. Oltretutto Hugh Freeze, head coach di Mike al high school, viene assunto proprio a Mississippi 20 giorni dopo la lettera d'intenti di Oher.
Il tutto si risolve con un nulla di fatto e Mike diventa un first team freshman All-American al primo anno in maglia Rebels, mentre proprio Freeze dopo 6 anni diventerà head coach di Mississipi. Contro ogni pronostico della vita finisce per laurearsi a Mississippi dopo 4 anni intensi, vincendo nel 2008 il Jacobs Blocking Throphy dato al miglior bloccatore della SEC. Al draft 2009 ci è entrato come prospetto da primo giro.
Ai Rebels dopo un primo anno da guardia gioca 3 strepitosi anni da left tackle, un ruolo sempre più fondamentale in una lega più pass oriented che mai.
Durante la combine Oher fa sfoggio delle sua abilità atletiche, provocando un aumento delle sue quotazioni. A livello di scouting si pensava fosse più dotato in pass protection che in run block, per questi motivi i Baltimore Ravens fanno trade up al draft, cedendo un primo e un quinto giro ai Patriots, e pescano dal cilindro Michael Oher. Il 26 aprile Big Mike firma un contratto quinquennale da oltre 13 milioni di dollari.
Il primo anno, nel 2009, gioca da right tackle, un'entrata morbida a livello pro non rara da vedere. E l'annata si conclude con il secondo posto al rookie of the year. Spostato definitivamente a left tackle gioca 5 anni in Maryland, e nel 2012 fa parte dell'incredibile cavalcata che porta i Ravens a vincere il Super Bowl contro San Francisco.
Se consideriamo solo questa parte della storia allora la sua appare come una perfetta parabola di successo. In realtà, per quanto il suo percorso umano sia incredibile, la sua carriera NFL si è rivelata una parziale delusione. Nonostante la solidità, di gioco e fisica, Oher non ha mantenuto la promessa di Lemmings di diventare il nuovo Orlando Pace, anzi.
Nel corso degli anni sono venute a galla le sue mancanze nel gioco contro le corse evidenziate in fase di scouting. Michael non riesce nemmeno a garantire la continuità di risultati in pass protection per un left tackle NFL, un ruolo incredibilmente competitivo, popolato da rusher sempre più veloci ed esplosivi. Negli ultimi anni viene addirittura ri-spostato a destra della linea, e dopo la disastrosa campagna 2013 (uno dei peggiori tackle della lega secondo le statistiche di Pro Football Focus) e l'acquisizione del tackle Eugene Monroe dai Jaguars i Ravens scaricano Oher. Cinque anni agrodolci per l'ex first rounder da Ole Miss che molti definirono impietosamente “bust”.
Ma nel 2014, a sorpresa, la squadra di casa dei Titans richiama Oher in Tennessee facendogli firmare un contratto faraonico (quadriennale da 20 milioni) in rapporto alla sua quotazione. Oher può finalmente scrollarsi di dosso le vicissitudini di Baltimore e dimostrare il suo talento a 28 anni compiuti. E invece Mike si dimostra nuovamente poco più di un backup. La stagione in Tennessee è disastrosa, tanto che Pro Football Focus lo piazza tra i 5 peggiori tackle della lega. Nonostante i 6 milioni di garantiti, i Titans lo rilasciano a fine stagione. A 28 anni avrebbe dovuto essere al massimo delle sua espressione sportiva invece era uno dei peggiori giocatori della intera NFL. La parabola sportiva di Oher era caduta nel dimenticatoio e di lui non restava che la favola di The Blind Side.
I Carolina Panthers arrivavano da una stagione piena di problemi, specie in offensive line, e la dirigenza non aveva intenzione di investire sul reparto. Con appena 16 milioni di dollari complessivi il reparto dei Panthers è uno dei meno pagati in NFL. Se dietro la trincea hai Cam Newton te lo puoi anche permettere, avranno pensato a Charlotte. Carolina si era appena liberata di Byron Bell, un undrafted pescato qualche anno prima, che stava volando ai Titans per rimpiazzare il partente Oher e aveva bisogno di un left tackle a basso costo. E fu così che Oher contro ogni previsione riesce a strappare il terzo contratto della carriera e un posto da titolare, aiutato da un sponsor del calibro di Cam Newton, il cui fratello Cecil era stato entusiasta compagno di reparto qualche anno prima.
Un biennale da quasi 7 milioni per lui. Uno di quelle tipiche firme low risk - high reward. Oher torna a giocare a livelli decenti, seppur con i difetti di sempre, e fa parte di una delle migliori offensive line della lega. I suoi Panthers sono al Super Bowl dopo 17 vittorie in 18 partite e Oher potrebbe infilarsi un secondo anello al dito. Ancora una volta contro tutto e tutti, e soprattutto contro ogni previsione. Ha lottato una vita, prima contro le ingiustizie poi contro le etichette. Dovesse vincere avrebbe qualche argomento per chi lo continua a definire “bust”:«Dicono che io sia un flop, ma è un giudizio che non ha niente a che fare con il football. È qualcosa che c'entra invece con quanto successo fuori dal campo. È per questo che non mi piace quel film ».
The Shakespearean
Robin Edwards Russell ha iniziato la sua carriera al Shakespear Theater di Washington recitando Riccardo III con Stacey Keach e Otello con Avery Brooks. Quella mattina entrando nel teatro della Coastal Carolina vide immediatamente come la teatralità gravitasse intorno a quel ragazzo.
«Ecco cos’era così affascinante in lui. Non c’è niente di peggio che qualche idiota che pensa "vado nei teatri maggiori perché voglio essere una star". Lui voleva essere importante a teatro, essere sul palco e raccontare una storia».
Nonostante tenesse il palco alla perfezione, qualsiasi esso fosse, Josh ha dovuto fare parecchia strada per raggiungere i suoi obiettivi.
È cresciuto con il sogno di giocare a football, eppure in uscita da Greenwood High in South Carolina, dove era diventato All-State ed era stato valutato come un prospetto 2 stelle, non ricevette nessuna borsa di studio. Gli si era avvicinata addirittura Alabama ma i problemi legati alla sua velocità alla fine gli costarono una grande possibilità.
Suo fratello Marrio invece ottenne una borsa di studio completa per giocare a Coastal Carolina, e così Josh decise di seguire dei corsi nella vicina Horry Georgetown Tech, dormendo sul divano di suo fratello. L’anno seguente, dopo essersi iscritto a major arts, Coastal Carolina gli concesse un posto in squadra come walk on. Josh non fece una piega e si mise sotto, sapendo qual era il suo destino. Ma quante possibilità poteva avere un giocatore che uscito dalla high school nessun programma voleva e adesso era appena walk on in un piccolo college della Big South Conference che aveva spedito in NFL solamente due giocatori nella storia?
Ma Josh viveva al massimo delle sue possibilità ogni fase della sua vita. Chiuse il primo anno con 7 partite da starter e come uno dei migliori difensive back della conference. Abbastanza per meritare una borsa di studio dal secondo anno in cui esplose completamente. I suoi 8 intercetti diventarono record di conference e secondo migliore dato della stagione di college. Conseguì meritatamente il first team All-Big South per due anni consecutivi prima di dichiararsi per il draft 2012.
La cosa interessante di Josh Norman è come il concetto di palcoscenico e del suo aspetto teatrale di giocare sia un filo conduttore da chi lo ha visto da vicino. L'allenatore dei Chanticleers ha detto di lui: «Il campo da football è il suo palcoscenico. Il suo teatro. Se lo tiri fuori dal campo è un ragazzo dolcissimo. Sorride, scherza. Ma quando gli metti un casco diventa Mr. Hyde. Non è più il Dr. Jekyll».
Nonostante fosse uno delle gemme più brillanti del NCAA football Norman è stato sottovalutato anche al draft. I pregiudizi sulla conference di provenienza sportiva e i soliti dubbi legati alla velocità lo hanno spinto fino al quinto giro. Sono stati proprio i Panthers a pescarlo facendogli firmare un contratto quadriennale da 2.30 milioni. Poco più di mezzo milione all'anno. Dopo tre anni in sordina da backup, i Panthers lo nominano starter nel 2015.
Dopo una partenza complicata – condita da un’azzuffata con Cam Newton - la sua stagione sboccia, con la dichiarazione d'intenti che arriva probabilmente in week 3 contro i New Orleans Saints. Sotto di 5 NOLA entra in redzone e prova il sorpasso. Il backup quarterback Luke McCown prova il lancio su direttamente in endzone su Brandind Cooks. Norman prima sembra battuto poi con uno slancio irreale per uno di 180 cm decolla, allunga le braccia e intercetta il pallone. Una giocata incredibile. Dicevano che era basso, poco veloce e agile con i piedi.
Anche in campo ha un approccio molto attoriale. Sia verbalmente che fisicamente cerca di entrare sottopelle all'avversario e di dominarlo mentalmente. Così è riuscito a badare a gente come Julio Jones e far uscire dalla partita, letteralmente, Odell Beckham jr. Si costruisce una parte e lavora di logorio sull'avversario. Così è diventato un serio candidato al premio come miglior difensore dell'anno e una pietra angolare della secondaria dei Panthers che domenica si gioca il Super Bowl. Dopo aver rifiutato un biennale da 7 milioni potrebbe, a 27 anni, cercare il contratto della vita firmando un contratto simile a quello che ha firmato Darrelle Revis: 70 milioni in 5 anni. Dal palco del teatro della Coastal Carolina a quello del Super Bowl. Dal walk ok a 70 million-man.
The Others
Ma le storie che intrecciano questi Carolina Panthers non finiscono qua. C'è Jared Allen che dopo una carriera da pro bowler, ma scaricato da Kansas City prima e passato alla barricata dei Bears dopo anni di militanza nelle fila dei rivali Vikings, arriva all'ultima chiamata per vincere un titolo dopo essere stato spedito a Carolina in stagione in corsa. C'è Tedd Ginn, la cui assenza in postseason come returner nel 2011 costò ai 49ers il Championship, che dopo la sconfitta nel Super Bowl 2012 contro i Ravens di Oher torna da insospettabile protagonista offensivo e cerca il riscatto. C'è Mike Tolbert, un leggiadro fullback di 115 kg, sempre più specie romantica e old school in via d'estinzione in NFL. C'è Kurt Coleman scaricato da Eagles, Vikings e Chiefs nel giro di 12 mesi e adesso starter al Super Bowl. C'è Star Lotulelei, un nativo di Tsonga. Ci sono 10 pro bowler. C'è una squadra talentuosa, compatta e funzionale. E un solo atto alla fine del sogno.