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Terence Crawford è il più grande pugile di questa epoca?
16 set 2025
L’incontro con Canelo Alvarez ha rasentato la perfezione.
(articolo)
9 min
(copertina)
IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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C’è una costante nella carriera dello statunitense Terence “Bud” Crawford. Ogni volta che è salito di categoria - partendo dai pesi leggeri (al limite dei 61 kg nella boxe) fino ad arrivare ai supermedi (76 kg) - Crawford ha sempre rivelato una versione di sé migliore rispetto alla precedente.

Non è facile per un pugile che, all’età di 38 anni (li compirà a fine mese), si è seduto sul picco più alto della montagna superando in maniera decisa Canelo Alvarez, davanti ai 70mila spettatori dell’Allegiant Stadium di Paradise, Nevada, e in diretta su Netflix. Crawford ha strappato a Canelo il titolo di campione indiscusso dei supermedi nel primo evento pugilistico promosso dalla Zuffa Boxing con TKO, con Dana White in persona a metterci la faccia.

Ormai dal 2020 Crawford combatte un match all’anno, tutti di proporzioni gigantesche. Questo era un incontro semplicemente epocale e il valore del suo avversario (che invece di match all’anno ne ha sempre garantiti almeno due, ad eccezione del 2020) era il più alto possibile. Canelo ha 35 anni, e prima d’ora aveva dominato tutti i suoi avversari, abbassando la testa solo davanti a Dmitry Bivol - che però ha sfidato nella categoria di appartenenza del russo - e, ormai molto tempo fa, davanti al miglior Floyd Mayweather.

Nell’incontro con Crawford, preceduto da una conferenza stampa al vetriolo e un intenso face-off, Canelo non ha trovato risposte né a parole né sul ring, subendo la boxe rapida, continua e di movimento di Crawford, oltre alle sue lunghe combinazioni.

CHE SIGNIFICA AVER SCONFITTO CANELO
Nell’era delle quattro cinture, Crawford era diventato il primo campione di due categorie diverse, ma era stato raggiunto da Oleksandr Usyk e dal mostruoso Naoya Inoue in questo record. Da sabato notte è diventato il primo uomo ad essere campione indiscusso in ben tre categorie di peso: la light welterweight, la welterweight e la super middleweight.

Canelo non ha certo bisogno di presentazioni. Ne abbiamo scritto molte volte: è uno dei pugili più forti e completi di questa generazione, la sua crescita nel corso degli anni è stata incredibile e nel 2021 è diventato il primo campione indiscusso dei supermedi. Sarebbe superfluo elencare i punti di forza di Canelo: una boxe superiore nella potenza e nel colpo singolo a quella dei suoi pari peso; la capacità di uscire quasi sempre vincitore dagli scontri sulla brevissima distanza; un mento d’acciaio che viene considerato tra i migliori in circolazione; per non parlare dell’intelligenza nella lettura anticipata delle intenzioni degli avversari, mandati spesso a vuoto per farli cadere preda dei suoi micidiali rientri.

Non solo: un grandissimo controllo delle distanze dentro al ring, la capacità di gestire l’avversario e costringerlo nello spazio a lui più congeniale per fargli trovare i suoi micidiali ganci tra volto e figura. Canelo ha sempre avuto un’occupazione degli spazi e una capacità di tagliare le distanze all’interno del ring davvero di élite.

Crawford, d’altro canto, è sempre stato un pugile che fa della rapidità e delle combinazioni lunghe e imprevedibili tra corpo e figura i suoi punti forti. È dotato di un footwork da vero peso leggero, ha portato con sé tutte le qualità delle divisioni di peso inferiori e nessun difetto: è parso davvero letale nei supermedi, non ha perso particolarmente in potenza e ha conservato una rapidità insolita per questa categoria. Anche con Canelo, contro il quale si è presentato nella sua versione più apprezzabile, Crawford ha ribaltato aspettative e pronostici e, ancor di più, ha offerto una versione completa, rapida, precisa, pericolosa anche sulla cortissima distanza, terreno congeniale spesso al messicano.

Crawford ha avuto dei momenti memorabili e si può dire che abbia dominato in lungo e in largo la danza sul quadrato. Canelo, uscito sconfitto, ha mostrato una grande durezza oltre alla capacità, quando riusciva ad inquadrare bene il bersaglio, di scatenare una boxe potente, sebbene non paragonabile in rapidità e tempismo a quella di Crawford.

C’è anche da dire che Crawford ha una capacità di incassatore insolita: non solo riesce a muoversi ad una velocità superiore, ma addirittura - senza perdere in maniera visibile condizione atletica - sceglie bene i colpi da incassare, i momenti sul ring da controllare e quelli in cui deve riprendere ritmo e distanze. Con la prestazione di ieri, si è avvicinato in maniera estrema alla perfezione e questo è stato sottolineato anche dal suo avversario, che l’ha definito «superiore a Floyd Mayweather», ovvero a quello che viene considerato il miglior pugile dell’ultima generazione.

Anche Usyk, di certo non l’ultimo dei campioni (anzi, personalmente lo ritengo la più grande meraviglia nella boxe dai tempi di Tyson, non quanto a potenza, ma quanto a longevità e intelligenza), ritiene che Crawford sia il miglior pugile sul pianeta terra e, se qualcuno fino a ieri aveva difficoltà a crederci, oggi deve fare i conti con la storia. Crawford ricorda, nei movimenti, nella guardia, nell’impostazione stilistica uno dei quattro re, il “Motor City Cobra” Thomas Hearns, che offrì contro Marvin Hagler uno degli incontri più belli della storia del pugilato.

Dal punto di vista del punteggio, nulla da dire o da obiettare: il pugilato di Crawford ha avuto la meglio sui cartellini dei giudici in maniera nettissima, e a ragion veduta. Forte di un allungo superiore, nonostante la differenza di stazza, di una rapidità fuori dal comune e della capacità più unica che rara di andare oltre le combinazioni fatte di tre colpi (in effetti, se ci si pensa, un altro è Bivol e questo potrebbe essere un punto particolarmente sofferto da Canelo, sul quale Crawford ha spinto), Crawford ha costretto Canelo ad inseguirlo per buona parte del match, gestendo il ritmo, mandandolo a vuoto ma anche sacrificandosi e incassando ottimi colpi al corpo per restituire dei colpi di rimessa che arrivavano puntuali tra il bersaglio grosso e quello piccolo dell’ex campione.

Mentre Canelo affondava un colpo, Crawford assorbiva e rispondeva triplicando il numero di colpi e non perdendo nulla in potenza. Canelo ha sofferto dall’inizio la rapidità sia di braccia che di gambe di Crawford, che più di una volta ha accettato di rispondere in rientro verticale indietreggiando agli affondi di Canelo. Crawford si è saputo spostare dall’angolo schivando sotto e mandando a vuoto il gancio destro o l’overhand del suo avversario, il cui scopo sembrava proprio quello di costringerlo nello spazio stretto; un’idea presto abbandonata poiché la rapidità di gambe dell’americano non ha consentito a Canelo di tagliare le distanze come avrebbe voluto.

Anche il gancio no-look al corpo di Canelo, il suo marchio di fabbrica, non è stato una formula vincente: Crawford lo vedeva arrivare e ad ogni colpo incassato, triplicava la risposta. La guardia southpaw (mancina) di Crawford gli ha consentito di girare anche sul lato forte di Canelo e di concedersi non pochi incroci, che il messicano ha letteralmente fagocitato. Ecco: un’altra grande caratteristica di Crawford è sempre stata quella di avere la capacità di combattere in maniera naturale con tutte e due le guardie, aprendosi angoli per attaccare.

Crawford non cambia solo il piede davanti, ma anche gli angoli d’attacco, quando cambia guardia, e questo lo rende imprevedibile nelle offensive, considerando anche che boxa con qualità identica da tutte e due le stance. Con Canelo non lo ha fatto molte volte, probabilmente per non offrire al messicano la possibilità di leggerne le intenzioni sulla guardia ortodossa, preferendo mantenere un assetto più morigerato in southpaw, congeniale al controllo sia delle distanze che del ritmo.

Spesso Crawford attira i suoi avversari nello spazio per farsi colpire e deviare prima di rientrare in maniera precisa e soprattutto potente. La shoulder roll, che si vede spesso utilizzare all’americano (e che è stata resa famosa in questa generazione soprattutto da Floyd Mayweather), è una specifica della guardia cosiddetta “Philly Shell”, che Crawford usa da guardia mancina. Lo stiff jab dello statunitense ha gestito il ritmo, senza permettere a Canelo di avventurarsi nell’idea di colpire in verticale dall’interno.

Non si sono visti molti clinch, solo un paio nelle fasi finali, sempre chiamati da Crawford per gestire il ritmo, togliersi dall’angolo e riprendere il centro, la sua zona preferita dalla quale ha dettato ritmo e legge. Anche qui, non più fresco, Crawford ha mostrato intelligenza e qualità fisiche non indifferenti, riguadagnando l'inerzia e le distanze ideali, senza soffrire particolarmente la fisicità del campione messicano.

Anche quando Canelo ha voluto portare il match sulla distanze più breve, Crawford non si è tirato indietro, non ha cercato la distanza a lui più congeniale, ma ha accettato di scambiare. Anche lì, nonostante i colpi di Canelo siano arrivati e anche in maniera abbastanza dura, Crawford non ha sofferto la potenza avversaria, anzi, ha risposto con delle combinazioni efficaci per la loro rapidità e imprevedibilità.

Gli anglofoni direbbero “outboxed”, ovvero superare in termini di boxe pura il proprio avversario, e questo è il termine giusto per descrivere la masterclass di Crawford sul messicano, un capolavoro di movimento e rientro degno dei migliori pugili della storia. Sia chiaro: Canelo non è mai parso davvero appannato o rinunciatario, se non nelle ultime due riprese, quando si era ormai reso conto che i suoi colpi non provocavano il danno che avrebbe voluto, né riuscivano a dargli il margine di distanza desiderata per proseguire l’azione. È lì che si è vista la maggiore frustrazione per il messicano.

Spesso, sui colpi diretti al volto, Crawford ha schivato col peso in avanti, mandando completamente a vuoto Canelo e rientrando con combinazioni brevi, violente, precise, prima di ricollocarsi ad una distanza medio-breve, dalla quale poteva sfruttare al massimo la combinazione tra il suo gioco di gambe e un diretto mancino che ha anche aperto delle combinazioni, oltre che a chiuderle.

Alla fine i giudici hanno espresso un verdetto di 116-112 e due 115-113 e Crawford ha portato il suo record perfetto a 42 vittorie e nessuna sconfitta, mentre Canelo conta oggi 63 successi, 3 sconfitte e 2 pareggi. Il commentatore Max Kellerman, al termine dell’intervista post-match, ha incoronato Craford chiamandolo «Greatest of this Era». Primo campione indiscusso (ossia capace di riunire tutte le maggiori cinture) nel pugilato in due categorie di peso diverse e, da sabato notte, anche primo campione indiscusso nel pugilato in tre diverse categorie di peso. Terence Crawford è sempre più importante nella storia di questo sport.

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