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(di)
Roberto Scarcella
Il telecronista che mi ha aperto le porte della percezione
26 set 2023
26 set 2023
Piccola storia di una telecronaca sfortunata ma bellissima.
(di)
Roberto Scarcella
(foto)
IMAGO / Sven Simon
(foto) IMAGO / Sven Simon
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Nella notte in cui l’Europa si accorge di Ivan Provedel, indiscusso personaggio copertina della prima giornata di Champions League con il suo gol all’Atletico Madrid, anche io scopro il mio nuovo feticcio. La sua prestazione è in linea, se non superiore, a quella del portiere della Lazio: 90 minuti da vero campione con tanto di capolavoro in pieno recupero, il gran finale che s’incastra con il triplice fischio dell’arbitro. No, non sto parlando di un calciatore ma di un telecronista della TV svizzera: a suo modo un fuoriclasse capace di svoltare partite sonnolente che hanno bisogno di qualcosa, di un’invenzione, di uno scarto per diventare interessanti, per non portarci a cambiare canale, a un certo punto. Ho chiesto di lui ad amici e giornalisti ticinesi, ma nessuno lo conosce. In questo pezzo lo chiamerò il Formidabile Telecronista per preservarne la privacy, che lo so come funziona internet. Nella Svizzera italiana il telecronista per eccellenza è un altro, Armando Ceroni, chiamato da tutti Larmando, tutto attaccato, articolo compreso, come se fosse uno di casa. E in effetti è come se lo fosse: preparato e puntiglioso, ma anche chiassoso e caciarone, Ceroni ha uno stile che riconduce solo a se stesso, alcuni (pochi) lo odiano, altri (quasi tutti) lo vedono come una specie di divinità televisiva capace di rendere epiche le partite della Nazionale svizzera. Ceroni è latino, caldo, avvolgente, debordante, eppure non supera il confine - o se lo fa, poi rientra al suo posto come un’onda che si ritira dalla battigia. All’opposto c’è lui, il Formidabile Telecronista, con l’aria dell’interrogato impreparato che si è infilato i bigliettini nelle maniche della camicia, nell’astuccio e ovunque possa dare una sbirciata. Quel che dovrebbe sapere o almeno fingere di sapere per mestiere pare scoprirlo, con dissimulata sorpresa, in diretta. Qualsiasi cosa succeda nei 90 minuti il suo tono non cambia, il ritmo neanche. Inscalfibile davanti agli eventi e ai suoi stessi errori, il Formidabile Telecronista porta sullo schermo la stessa robotica flemma di Natolia, l’apatica presentatrice con la palpebra costantemente chiusa dei Bulgari di Mai dire gol. Mentre parla, la sovrapposizione è talmente esatta nella mia testa che mi immagino anche lui, dietro al microfono, con un cilindro e la palpebra abbassata. Il Formidabile Telecronista ha uno stile solo apparentemente soporifero, in realtà staccarsi dalle sue telecronache è praticamente impossibile. «Buona sera signore e signori, tra pochi minuti inizia la Champions League 23/24», così - professionalmente, senza troppi fronzoli - esordisce, assegnato alla telecronaca di Milan-Newcastle. Sono sul divano, mi hanno dimesso da poco più di 24 ore dall’ospedale dopo un’operazione d’urgenza per calcoli renali, l’esperienza in assoluto più dolorosa, fisicamente, della mia vita. Sono tutto sommato di buonumore nonostante la situazione, ma fino a quel momento non ho ancora riso una volta da quando un attacco di colite mi ha portato prima al pronto soccorso e poi nella sala operatoria dell’ospedale di Bellinzona. Ancora non so che grazie al Formidabile Telecronista tornerò a ridere molto presto.Prima di dirvi come è andata devo fare una veloce premessa. La prima volta che ho sentito la sua voce è stato più o meno due anni fa. Non sapevo niente di lui, nemmeno come si chiamava. Era una partita del girone di Conference League della Roma: seppure romanista, e con due romanisti ospiti in casa, non ricordo bene che partita fosse (credo contro lo Zorya Luhansk), né il risultato esatto (la Roma vinse facilmente, ma non saprei dire quanto), eppure non ho mai dimenticato la sua voce né alcuni suoi tic e svarioni. In particolare mi colpì il suo rifiuto di pronunciare "El" davanti a Shaarawy, ma anche il modo in cui, per coprire ogni silenzio, usasse delle schede (credo quelle di Wikipedia o di Transfermarkt) pressoché identiche per ogni giocatore che toccasse la palla. Sempre e solo data, luogo di nascita, altezza, lista dei trasferimenti, che in alcuni casi poteva prendere minuti.Quel giorno mi ero convinto che il vero telecronista avesse avuto un qualche guaio, non fosse arrivato in tempo al lavoro e un volenteroso collega della redazione ne avesse preso coraggiosamente il posto. I miei sospetti sembravano confermati dal fatto che, nonostante dopo quella gara lo cercassi con insistenza, il Formidabile Telecronista sembrava introvabile. Due anni dopo, invece, eccolo in diretta per Milan-Newcastle, forse la più importante partita di questo turno di Champions. Una bella sorpresa per me che sul divano - con mia madre accorsa ad assistermi dall’Italia per la convalescenza - ho bisogno di distrarmi dai dolori post-operatori. Non rimarrò deluso: a dispetto dello 0-0 in campo, riuscirà a farmi dimenticare ogni dispiacere delle ultime ore. Il Formidabile Telecronista, che ha anche l’inflessione tipica del svizzero italiano, con una strana “z” che somiglia a quella dei bergamaschi (ma non lo è), inizia a pronunciare i nomi in modo strano: passi quello dell’allenatore del Newcastle Howe, peccato veniale, il problema è che anche Loftus-Cheek (pronuncia: ciik) diventa Loftus-Check, mentre Chukwueze si trova delle “i” infilate un po’ dappertutto, da lì alla fine avrà più cognomi che dribbling all’attivo: Chikwueze, Chukwize, Chuckwezi. Le ho sentite tutte le varianti. A un certo punto, quando non sa più dove spostare la “i”, diventerà anche Chukwueke. Nel secondo tempo Florenzi non farà in tempo a entrare in campo che sarà Lorenzi, nonostante l’inquadratura mostri bene il cognome per intero. Il vero capolavoro, fin dai primi minuti e senza mai idea di un pentimento, è però «Capitan Trippié», detto così, alla francese, nonostante sia uno dei giocatori più famosi del Newcastle e sia inglese di Bury, e non marsigliese o parigino. Parliamo ovviamente di Trippier, uno che ha giocato con l’Inghilterra Europei e Mondiali e il cui nome - pronunciato correttamente - prima o poi il Formidabile Telecronista avrebbe pur dovuto sentirlo da qualche parte. Forse la sua è solo un’irresistibile attrazione per il francese visto che la pronuncia di Maignan è - invece - inappuntabile e se la fa girare in bocca come fosse la più buona delle caramelle. «Ventitré anni, un metro e 73, Tonali, la sua carriera parte da Brescia, nato a Lodi l’8 maggio 2000, Tonali, tre anni a Brescia, una stagione in prestito al Milan e poi l’acquisto del Milan e il passaggio al Newcastle, sono i casi della vita, tu fai un transfer (sì, lo chiama così, nda) a un’altra squadra e poi poche settimane dopo ti ritrovi gli ex compagni come avversari… Ma si sa il calcio è fatto soprattutto di professionisti e di professorismo». Professorismo, detto proprio così. Ora, io che lavoro per la carta stampata so bene quanto sia più facile lavorare su un testo scritto, che può essere corretto e ricorretto più volte, mentre una telecronaca è "buona la prima”. Massimo rispetto. Io lavoro con una rete di protezione (e nonostante questo gli errori, mea culpa, escono anche sul giornale), lui è senza rete. Anzi, più sbaglia e più approvo l’approccio del Formidabile Telecronista, che - imperturbabile - tira dritto come se non incespicasse mai, trovando rifugio nelle schede dei calciatori. «Pope 31enne, 1.90, portiere del Newcastle, ex Burnley; Schär, ex Lille, ex Basilea, ex Deportivo La Coruña…», interrotto, va avanti… «Steve Murphy, inglese, 28 anni…».L’apice viene toccato con Pioli: «58enne, emiliano di Parma, ha iniziato ad allenare alla Salernitana, poi due stagioni al Modena, poi Parma, Grosseto, Chievo, Palermo, tre anni al Bologna…». Interrotto da un’azione pericolosa non si dà per vinto, quella scheda c’è e ora va letta fino in fondo. «Dicevamo di Pioli, siamo rimasti a tre anni al Bologna, due anni alla Lazio, uno all’Inter, due alla Fiorentina, poi 19/20 al Milan, settima… anzi quarta stagione al Milan per Pioli. Che da giocatore giocava da centrocampista al Parma, alla Juve, al Verona, alla Fiorentina, al Padova e alla Pistoiese. Spesso infortunato: quattro fratture al piede, per Pioli, una alla spalla e al legamento del ginocchio. Al che Pioli un giorno ha deciso di lasciare il calcio per darsi all’allenatore». Lasciare il calcio per darsi all’allenatore è puro nonsense.A quel punto dopo aver sparato per un po’ sulla Croce Rossa, sulla Croce Rossa ci salgo: il Formidabile Telecronista - come la mezzanotte di Cenerentola trasformò la carrozza in zucca - trasforma un’ambulanza in carro del vincitore. E io, come detto, ci salgo, me la godo. Sono io che ho sbagliato ad essere puntiglioso, devo solo godermi il viaggio. E faccio bene, perché pochi secondi dopo Hernandez rotola a terra: «Un fallo ai danni di Hernandez… anzi di Theo», si corregge quando l’inquadratura stringe sul nome scritto sulla maglia del francese del Milan. “Theo”, appunto. Quando ricompare la faccia, lui ricompone anche il giocatore: «Ah sì, Theo Hernandez». Lo percepisci che per più di un attimo ha pensato che ci fossero in campo sia Theo che Hernandez. E lo trovo irresistibile.Poi riparte con le schede, la specialità della casa: «Lotfus Cheeeck (con la e trascinata), nigeriano 24 anni, anzi no è inglese 27 anni, ex Chelsea…». È tutto un Wikipedia, anzi ormai l'enciclopedia è tutta sua: «Maignan, francese, 28enne, è nato oltremare nelle Guyane francesi…», ma la Guyana francese è una sola. Ce n’è un’altra, ma non è francese. Ma a questo punto chissenefrega. La sua puntigliosità colpirà fino alla fine, elencando altezza e trasferimenti di almeno metà dei giocatori entrati in campo. Quando esce dal copione, vacilla, ma io ormai sto con lui. Accade quando parla di Tomori «che si è trovato chiuso nel campionato inglese dove ci sono grandi squadre come Arsenal, Chelsea, Manchester, Manchester eeee… chi più ne ha più ne metta». È chiaro che a questo punto non è più Milan-Newcastle, ma lo show del Formidabile Telecronista. E lui rilancia con "c’è un altro detto nel calcio, ‘se non la metti dentro. Attenzione, non prenderla’". Non era proprio così, il detto, ma è quello scarto tra la frase fatta ripetuta perfettamente dal telecronista medio e come le dice lui che rende la sua cronaca degna di attenzione.«Ha tolto Calabria perché con un altro cartellino giallo vola dal campo». Vola dal campo, mai sentito dire. Ne voglio ancora. E mentre inizia il secondo tempo capisco che non cambierò mai più canale, nonostante la partita - col passare dei minuti - si faccia sempre più noiosa, sempre più uno zeroazero scritto. Il Formidabile Telecronista ricorda come il Milan sia una delle squadre più titolate al mondo tra «UEFA, Conference, Intercontinentale…». Sono esempi, ma di tutte le coppe che c’erano riesce a citarne due che il Milan non ha mai vinto.Al 62esimo, quando Florenzi è già diventato Lorenzi e tornato Florenzi almeno un altro paio di volte, il Newcastle (che era già stato il Norwich) diventa l’Everton. Poi l’Everton per un poco si trasforma in Everten, prima di tornare Newcastle. Io ringrazio e finalmente - dopo il dolore, la morfina, l’anestesia, il catetere, il momento in cui ti tolgono il catetere - posso di nuovo ridere quando davanti a un primo piano di Tonali ormai in panchina, sostituito, fa una giocata delle sue: «Ecco Tomori, non Tomori, Tomali, Tonali. Tomori è ancora in campo». Anche mia madre, a cui della partita non interessava nulla e giochicchiava con il cellulare in mano, ormai è conquistata dalla telecronaca.Il capolavoro arriva quando siamo in pieno recupero. Il Formidabile Telecronista dice: «Abbiamo visto l’arbitro mettere mano al portafoglio, ma non per estrarre il cartellino». L’arbitro che mette mano al portafoglio. Poesia. Sarà perché per tutta la partita ha ricordato che di professione fa il «banchiere» - anche se più probabilmente è un impiegato di banca. Ma quello non è il suo ultimo guizzo: quando l’arbitro fischia inequivocabilmente la fine della partita, lui continua a dire - agitandosi (per i suoi standard) per la prima volta - «attenzione Var, attenzione Var». L’arbitro in effetti aveva fatto un gesto equivoco dopo l’ultimo calcio d’angolo per il Newcastle. Nel frattempo, però, sullo schermo - e da diversi secondi - si vede l’arbitro che stringe la mano ai giocatori, vengono anche inquadrati Howe e Pioli che si stringono le mano, ma il Formidabile Telecronista in sottofondo ci avverte che «la partita non è ancora finita». No, era finita. Fa in tempo a dirlo, «la partita è finita», e viene subito interrotto da una brevissima pubblicità. Quando tornano le immagini dal campo, la sua voce non c’è più, sparita. E sparito lui: nemmeno una frase di commiato, un saluto. Una scheda di Wikipedia. Niente. Come se fosse stata una mia allucinazione. Il giorno dopo, quando accendo la TV, l’unico criterio di scelta per la partita da vedere è stato la sua voce. Mi dicevo che avrei visto la partita che avrebbe commentato lui: che fosse l’Inter, il Napoli, la classica Bayern Monaco-Manchester United o gare minori come Galatasaray-Copenaghen. Mi sarebbe andato bene tutto, basta che ci fosse stato lui. Ma lui non c’era. E ci sono restato un po’ male. Alla faccia degli strafalcioni, delle ripetizioni, della parlata buffa: il Formidabile Telecronista m’intrattiene, e tanto basta.

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