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Foto di Adrian Dennis / AFP
Calcio Tommaso Naccari 9 marzo 2019 4'

Lo strano rapporto tra sport e tatuaggi

Alessandro ci ha chiesto del rapporto tra sport e tatuaggi. Risponde Tommaso Naccari.

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Nel calcio esiste un codice di identificazione basato sul tatuaggio. Nella NBA americana, il trinomio tatuaggi, gioielli e vestiti “sgargianti” è uno standard comunicativo per molti. Il tatuaggio sembra rivestire un’importanza notevole per la celebrazione dell’immagine di atleti di alto livello in alcuni sport ma non in altri, come il tennis e, eccezioni a parte, il rugby o il volley.

 

Cosa spiega questa differenza?  E, al contrario, cosa spinge alcuni calciatori di vertice come Cristiano Ronaldo o Salah a rinunciare del tutto ai tatuaggi?

 

Grazie.

 

Alessandro

 

Risponde il capo, Tommaso Naccari
È scontato dire che oggi parte della comunicazione del proprio brand personale passi anche dall’aspetto fisico e dunque, per andare al sodo, anche dai tatuaggi.

 

È recentissima la polemica tra la EA Sports (casa produttrice di NBA 2k19) e una serie di tatuatori che ha decorato il corpo di alcuni cestisti e rivendica la proprietà intellettuale delle proprie opere d’arte, chiedendo di essere pagata per la riproposizione digitale dei propri lavori. D’altra parte: LeBron James sarebbe lo stesso LeBron James senza tatuaggi? «In una materia giuridica così fresca la legge, oltretutto, non sembra propendere dalla parte degli atleti. Se è vero che un’incisione sul proprio corpo rappresenta un elemento della propria identità, è altrettanto vero che dal punto di vista giuridico quella stessa incisione non appartiene direttamente alla persona in questione ma a chi l’ha realizzata. Le illustrazioni “fissate su un mezzo tangibile”, ad esempio, sono soggette a copyright per lo United States Copyright Office», si è scritto in un articolo un po’ di tempo fa.

 

Questo esempio è utile per cogliere l’importanza dei tatuaggi nella definizione dell’aspetto fisico di una persona, e di un’atleta in particolare. Il motivo per cui nella NBA e in altri sport come la lotta libera il ruolo del tatuaggio è così dominante è facilmente riconducibile alle origini popolari di queste discipline, e alla cultura di strada attorno a cui nascono. Un segno impresso sulla pelle, come le impronte digitali, è forse il più forte tratto di unicità, un modo quindi per distinguersi dalla massa. In ambito musicale il tatuaggio è associato soprattutto al rap. dove è arrivato all’estremismo del tatuaggio sul volto. Un mezzo che non serve solo a distinguersi ma in qualche modo a marchiarsi: per far capire alla prima occhiata da dove vengo, e soprattutto per distinguersi dal corpo sociale conformista, prendendo una scelta di vita netta e da cui non si può tornare indietro.

 

Il tennis, per riprendere l’esempio da te citato, ha ovviamente tutt’altra estrazione: non escludo ci siano tennisti tatuati, ma in uno sport così conservatore l’immaginario ha a che fare con polo e i calzoncini bianchi. Nonostante i colori sempre più sgargianti delle divise degli ultimi anni, non sembrano esserci tennisti che non vogliano aderire a quello stile castigato nella sostanza.

 

Ovviamente più si va avanti, più si perde quello che tu chiami “codice d’identificazione”. Se tutti sono tatuati è come se nessuno lo fosse, anche perché non esiste un “tatuaggio da calciatore” (quando ero piccolo io erano i più “zarri”, come le raffigurazioni religiose o le scritte in ideogrammi, che però ormai sono persino sul corpo di Ariana Grande).

 

C’è però un motivo per cui il tatuaggio potrebbe essere così importante nel mondo del calcio, anche se, caro Alessandro, è solo un’ipotesi. Come nell’NBA, dove queste regole sono ancora più ferree, da parte delle varie Leghe che gestiscono la comunicazione dei campionati c’è la volontà di vendere un’immagine quanto più coordinata possibile. Ormai è sempre più rara persino la possibilità di scegliere la lunghezza delle maniche della divisa. In questo contesto il tatuaggio, tornando al discorso di prima, spicca e rimane quasi l’unico strumento per differenziarsi. Persino un logo su cui lucrare in futuro.

 

Ci sono poi casi particolari in cui il tatuaggio ha completamente cambiato la narrazione di un certo personaggio: basti pensare a Messi, che abbiamo sempre associato a un’immagine di ingenuità e candore, e che probabilmente lui ha voluto ribaltare anche attraverso i tatuaggi.

 

In un calcio sempre più spietato e darwinista è ovvio che il bravo ragazzo, soprattutto se contrapposto a un uomo da copertina come Cristiano Ronaldo, non venda. Così negli ultimi anni — in contemporanea con i dubbi sulla sua salute fisica e sul suo carisma in campo con la Nazionale — abbiamo visto Leo Messi cambiare taglio di capelli e dunque smettere i panni di Semola della Spada nella Roccia e iniziare a tatuarsi, prima sul braccio, poi con un invadente cover up sul polpaccio sinistro.

 

Proprio perché non ha bisogno di nessun altro tipo di narrazione rispetto a quella che ha già — è bello, muscoloso, vincente e arrogante il giusto — Cristiano Ronaldo ha il corpo completamente vergine, probabilmente anche per un mero gusto estetico: la cura per il proprio corpo è a livelli così estremi che un tatuaggio potrebbe persino diventare una deleteria forma d’inquinamento.

 

Diverso il discorso per Salah, o in generale per gli atleti musulmani, che non hanno tatuaggi per una questione religiosa: semplificando al massimo, nel loro credo il corpo è solo uno strumento “in affitto”, di proprietà di Allah. Il tatuaggio sarebbe allora ridotto a un atto vandalico.

 

Come vedi era una domanda semplice solo all’apparenza ed è in ogni caso impossibile rispondere senza sconfinare nel campo delle ipotesi. Spero se non altro di averti offerto degli spunti.

 

 

Tags : la posta del cuorelebron jamesricardo quaresmatatuaggi

Tommaso Naccari è nato nel '94 a Genova, è un autore freelance che scrive (o ha scritto) cose per il web, la carta e la radio.

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